martedì 27 ottobre 2020

Esistono

E dopo averla prenotata svariati mesi orsono, è finalmente arrivata la visita conoscitiva per la logopedia al piccolo.

Lui va pieno di entusiasmo, io lo aspetto fuori. All'uscita la neuropsichiatra mi avvicina: "Signora le devo dire una cosa". Mi fermo ad ascoltare, incerta se essere preoccupata.

"In quarant'anni di lavoro non mi era mai capitata una risposta del genere, ed è giusto che lei lo sappia. Ho chiesto al bambino 'Che cosa faresti se andassi dal panettiere e avesse finito tutto il pane?' Lui ha risposto così: Tonno a casa, plendo il mio pane e gliene polto un po'"

E questo è Fianci. 

Ora scusate, vado a commuovermi un po'...


lunedì 19 ottobre 2020

Una casa di nuvole

La casa è piccola, troppo piccola per 5 persone.

Ma il problema non sono le persone: sono le cose ammonticchiate qua e là, e prima di valutare un improbabile trasloco i brambilli hanno deciso di fare un repulisti generale, per liberare spazi ormai inaccessibili.

"Chiamiamo l'omino che sgombra le cantine e facciamo buttare via tutto? Giù non c'è più posto nemmeno per uno spillo" propone lui.

"Dammi qualche giorno, fammi scendere a vedere cosa tenere, cosa buttare, cosa regalare. Abbiamo aspettato tanto, giorno più giorno meno cosa vuoi che cambi" rispondo io.

E così i coniugi brambilli, tornati milanesi, sono scesi in cantina per liberare quello che sembrava il bozzolo di una farfalla, tanto era stipato di oggetti di ogni tipo. Fra le tante cose ritrovate a sorpresa ("No, ma dai, c'è anche un termosifone qua sotto!" , "Ma pensa, la caffettiera era finita qui!"), emergono una busta di carta e una valigetta piene di fogli.

Brontolo apre la busta: "La mia prima palla da baseball! E il quadretto che mi hanno regalato quando sono nato! E una lettera di auguri di mia nonna... ok butta tutto, non ci serve nulla". Lo guardo perplessa, ma lui non batte ciglio. Non ha bisogno di oggetti per ricordare ciò a cui tiene, dice.

Apriamo la valigia: "Oddio! Tutti i miei bigliettini! E le lettere, i miei ricordi di sempre! Porta su che seleziono e conservo solo il necessario" dico io quasi commossa.

E così ho passato la domenica pomeriggio seduta sul pavimento, davanti alla porta, a leggere lettere antiche, bigliettini di auguri lontanissimi e a ricordare momenti di qualche vita fa, persa fra carte sparse ovunque.

E ho pianto. 

Ho riso. 

Ho sospirato. 

Ho pensato a come ero, ho ricordato persone che non ci sono più da tempo, di cui ho accarezzato le parole come se fossero state appena scritte.

"Che brava!" ha detto lui al suo rientro, "tutta questa roba è da buttare?"

"No tesoro, la valigia resta così com'è. Ma puoi buttare via gli scontrini se ti fa piacere", ho risposto indicando una manciata di foglietti ingialliti conservati da ogni viaggio.

Ci sono persone che hanno l'anima impastata con particelle di nuvole; altre il cui spirito è ancorato al suolo come una radice robusta, che affonda salda e nulla la smuove. 

Sono una accumulatrice seriale che cerca di redimersi -a volte-. Ma la grafia incerta della nonna che scriveva così di rado, la lettera di addio di un vecchio fidanzato, gli auguri di mio nonno per la prima comunione, ecco, quelli verranno con me ovunque.

Perchè sono vento, impastata di nuvole, e ho bisogno della mia valigia pesante di fogli per rimanere con i piedi ancorati al terreno.





sabato 17 ottobre 2020

La mamma dei maschi -3 anni dopo-

 In fondo non è passato tanto tempo.

Sono appena tre anni dall'ultima volta che ho preso sulle ginocchia il mio lap top e scrivevo "La mamma dei maschi".

Nel frattempo ci sono stati ulteriori trasferimenti, pandemie, nuovi lavori... bazzecole in fondo. 

Perchè le cose che veramente contano non sono mai cambiate.

Tipo: "Andiamo Fianci, saluta i tuoi amici dell'asilo e torniamo a casa!"

"Ciao fanculo! Ciao fanculo a tutti!"

O tipo: "Macco come è andata a scuola amore?"

"Mamma non mi sento troppo bene... Ho appena imparato a fare dei meravigliosi rutti sonori ma ho mandato giù troppa aria e non riesco più a tirarla fuori, e adesso mi fa male tutto dentro..."

La vita ci può mettere di fronte a dure prove, ma sapere che certe cose non cambiano ci infonde una serenità e una pace che scaldano il cuore.

I brambilli ci sono ancora, più prolifici che mai. 

E io? 

Tra un "Tre maschi? Tutti suoi? Poverina!" e un "Quattro uomini in casa povera te, sarai la regina del focolare" devo dire che mi sento bene. 

Ho imparato a fare solo una cosa per volta perchè non me ne riescono di più contemporaneamente. Ho imparato a lanciare le scarpe nel corridoio quando entro in casa, far scivolare la borsa per terra e buttare la giacca sul divano, e vivo serena nel caos eterno.

Meditando la fuga.



giovedì 19 ottobre 2017

La mamma dei maschi

"Mamma possiamo cantarti la canzone di Clash Royale? Eh?"
Silenzio, ci penso.
"Dai mamma possiamo?" mi guardano con gli occhi sgranati su di me.
Tentenno.
"Eddai mamma è bellissima cantata così vedrai! Possiamo? Dai Macco inizio io!"
Macco mi guarda e non osa, poi sbatte gli occhioni e aspetta speranzoso.
"Bambini, non lo so... uff... No dai..."
"Eddai mamma una sola volta!" insiste Dede.

Che ci sarà mai in una canzone? Insomma, sono così felici! Non vedono l'ora di esibirsi e in fondo sono bambini, sono maschi, sono fatti così... Ma io che faccio? Avvallo o stronco sul nascere queste veemenze canore così orribili?
"Dai provate. Solo un po' però"

Si illuminano.
"Macco! Quando ti faccio segno con la mano tu fai la musica ok?"
Macco si rizza sulla sedia, si prepara, ingoia più volte -si vede che è emozionato.
Dede inizia a cantare: "La strategia di Clash Royale è proprio affascinante...".
Macco accompagna.
A suon di rutti: è ritmato, intonato, praticamente perfetto.

Rido con le lacrime mentre la casa si riempie di tale raffinatissima melodia.
La performance è impeccabile ed esilarante, loro sono felici.
Io non ho più speranze: la principessa che era in me credo sia fuggita per sempre...

mercoledì 4 ottobre 2017

Aggiornamenti

Ecco si, ce ne siamo andati.
Trasferiti, traslocato, ciao ciao, più più!

Inizia una nuova vita che ci travolge nel suo flusso vivace, mentre noi ci guardiamo in giro senza riconoscere il paesaggio.
Ma non importa, posso essere trasportata ovunque io.
Sballottata, sradicata, perduta... che importa di me, riesco perfino a trovarlo stimolante!
Quello che importa sono i miei piccoli compagni di viaggio, trascinati in seguito a decisioni più grandi di loro che possono solo subire, ma che non si potevano evitare.
I loro occhi sono sgranati sul futuro che li aspetta e non riescono ad immaginare, e non osano fare domande, rassegnati a non avere appigli.
E' questo che importa: "Quanto mi mancano i miei amici mamma"
E "In quale casa dobbiamo andare?", quando dici un banale andiamo a casa.

Si, siamo tornati, e devo dire che mi trovo bene anche se a volte la nostalgia mi devasta.
Mi manca la gente, i luoghi, la luce che ci inondava nella casa dalle mille finestre, perfino i supermercati, che sicuramente sono già invasi di Speculatius alla cannella e babbo natali di cioccolata.
Perfino i vicini di casa!
E l'odore di vernice del nostro appartamento,  la classica e tedeschissima muffa in bagno...
Perché non ne ho mai parlato, ma la muffa è una piaga ben nota a chiunque viva in crucconia, dove sono così bravi a fare tutto che pure le finestre sono a prova di spiffero. Ma così tanto a prova di spiffero che ti ammuffisce tutta casa in men che non si dica! (*)

E ora amo stare qui, nella mia città d'infanzia, dove l'aria è così umida da sembrare dolce e l'odore salmastro di certe mattinate mi riporta all'età della scuola. Dove conosco i luoghi, i visi, le tradizioni locali e i modi di dire più sofisticati, e questo mi fa sentire al mio posto.

Ma piango spesso per chi abbiamo lasciato,
in quel paesino sperduto al limitare del bosco,
lontano,
dove siamo stati felici.


(*) E per non rompere il flusso dei ricordi lo scrivo qui, in calce, che in realtà ripensandoci la muffa non mi manca proprio per niente! Ecco, l'ho detto.