sabato 3 ottobre 2015

3 ottobre 1990

"Ho detto che me ne vado! Non ne posso più di questa vita e ormai ho 17 anni, non ho bisogno del vostro permesso!"
Tom alza la voce quel tanto da far capire ai genitori che è inutile discutere della questione. Ha intenzione di scappare da casa, con quell'esasperazione che un adolescente riesce a stento a reprimere.
Il padre posa il bicchiere opaco sul tavolo e china la testa. Poi lo guarda con fermezza: "E sia. Se hai deciso di andartene, ti accompagno io al confine"
I due salgono in macchina in silenzio, e l'uomo guida per due ore nel buio fitto di una notte senza luci. Forse si parlano, forse non c'è bisogno di parole.
Quando manca poco ad arrivare, Tom cede: "D'accordo papà. Torna indietro. Torno con te"

Quasi 30 anni dopo Tom racconta questo episodio con gli occhi lucidi, poi smette di parlare.
"Vedi quella torre?" riprende poi "Da lì trasmettevano un programma radio che ascoltavamo di nascosto, era Una voce libera. Avevamo una radiolina che per fortuna non ha smesso di funzionare, sai non era facile conservare le cose funzionanti, non esistevano pezzi di ricambio. Ci arrivava un segnale radio solo da lì, e io passavo le ore a sognare il mondo al di fuori, ascoltandoli"
La macchina attraversa la Germania da Ovest verso Est, diretta a Dresda, e Tom racconta a Brontolo la storia della sua vita, prima.

"Ho passato 18 anni senza muovermi dalla mia città e nessuno di noi è mai uscito. Mia madre una volta è andata al matrimonio di sua sorella, fuori, e ha dovuto consegnare i passaporti di tutti noi. Se non fosse tornata entro 7 giorni ci avrebbero arrestato."

"Quei pochi che avevano la televisione erano controllati a vista dai militari, e se notavano che spostavi la parabola verso occidente venivi arrestato. Con 400mila militari in giro per le strade, ogni giorno, non era possibile farla franca."

"Giocare a calcio? Ma scherzi! Giocare non era proprio possibile! Non potevamo uscire, si andava solo a scuola e poi subito a casa. Quando avevo 8 anni hanno preteso che firmassi un impegno a servire il partito, una volta cresciuto, ma io mi sono rifiutato. Da allora la mia vita è stata impossibile ed ero bersaglio di vessazioni continue da parte del maestro. Ma non ho mai ceduto, ero un reazionario fin da allora!"

"Le case dopo tanti anni di isolamento cominciavano a cadere a pezzi. Avevamo amici a cui si erano rotti i vetri delle finestre e sono rimasti decenni con i cartoni sopra, per ripararsi dal freddo. Perchè il riscaldamento, ovviamente, non funzionava mica sempre…"

"La pizza? Ma figurati! Non sapevamo neppure che esistesse, la pizza! In realtà facevamo la fame, anche se la mia famiglia era di quelle fortunate… Anche l'inglese era proibito, ne era vietato l'insegnamento ed eravamo costretti ad imparare il russo."

"Il confine… bastava avvicinarsi per venire falciato dalle mitragliatrici. Erano automatiche, non c'era nemmeno bisogno che qualcuno ti puntasse: se superavi una certa soglia scattava il fuoco. Ne ho vista di gente morire, gente che ha provato a scappare per la disperazione e non è riuscita a muovere più di pochi passi… Ma no, non ce l'ho con i Russi. Che colpa ne avevano loro? E' che odio il comunismo, e tutte le ideologie e gli estremismi"

Mamma ascolta come quando ascoltava sua nonna parlare della guerra, ma questa volta le cose sono diverse: Tom non è un vecchio reduce, ha solo la sua età ed è nato in una prigione di cui poco sappiamo in Italia: la DDR.

Oggi si festeggia l'unificazione tedesca, seguita alla caduta del muro dell'autunno precedente.
Tom festeggia con ogni fibra del suo essere, Tom che si commuove a ricordare quel giorno del 1989 e poi ride pensando al suo primo viaggio fuori dal confine:
"Appena caduto il muro siamo partiti per vedere il paese più vicino. Volevamo essere lì per le 9 di mattina, e ci siamo messi in macchina alle 3.30. Ovviamente alle 4 eravamo arrivati, ma per noi l'idea di andare in Occidente era così pazzesca che credevamo di dover attraversare il mondo intero! A quel punto siamo arrivati fino a Monaco, che sognavamo di vedere da sempre. Il nostro sogno si era finalmente realizzato…"


E allora tanti auguri, Tom: felice unificazione!


5 commenti:

  1. Ma cheemozionante questo racconto, questa testimonianza!
    Grazie per averla condivisa, cara :)

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  2. Uuu ma che bello sto racconto di vita! Sn sempre affascinata da questi scorci dell'est. Anna

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  3. Wow! Che storia! Complimenti per come ce l'hai presentata. Mi piacerebbe sapere di più di quel passato non così tanto lontano, in Italia effettivamente non ne sappiamo niente.

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  4. Io la sento tanto mia la storia di Tom. Le dittature, dovunque, infliggono tanto dolori, alcuni sottili e difficili da raccontare. Eppure essendo nata nel 80, ho preso gli anni "morbidi" del regime nel mio paese ma gli anni morbidi erano duri per le famiglie dei sindacalisti. Tanti auguri alla Germania unificata - e dille che provo ancora lo stesso mix di gioia e sollievo ogni volta che ricordo le scene del muro crollando in diretta tv .

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  5. Sono tornato da poco da Berlino. Ci sono stato 5 gg. e ho cercato di vedere tutto quello che ancora ricorda la separazione: la East Side Gallery, Postdamer Platz, il museo della DDR, l'Historiale Berlin Museum... Il pensiero che tutto quello che vedevo era finito "solo" nel 1989... Ho pianto spesso.
    M.
    P.S.: Brontolo, ho pianto anche all'Olympiadstadion , ma per motivi diversi: il cielo era azzurro, sopra Berlino!

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