giovedì 19 ottobre 2017

La mamma dei maschi

"Mamma possiamo cantarti la canzone di Clash Royale? Eh?"
Silenzio, ci penso.
"Dai mamma possiamo?" mi guardano con gli occhi sgranati su di me.
Tentenno.
"Eddai mamma è bellissima cantata così vedrai! Possiamo? Dai Macco inizio io!"
Macco mi guarda e non osa, poi sbatte gli occhioni e aspetta speranzoso.
"Bambini, non lo so... uff... No dai..."
"Eddai mamma una sola volta!" insiste Dede.

Che ci sarà mai in una canzone? Insomma, sono così felici! Non vedono l'ora di esibirsi e in fondo sono bambini, sono maschi, sono fatti così... Ma io che faccio? Avvallo o stronco sul nascere queste veemenze canore così orribili?
"Dai provate. Solo un po' però"

Si illuminano.
"Macco! Quando ti faccio segno con la mano tu fai la musica ok?"
Macco si rizza sulla sedia, si prepara, ingoia più volte -si vede che è emozionato.
Dede inizia a cantare: "La strategia di Clash Royale è proprio affascinante...".
Macco accompagna.
A suon di rutti: è ritmato, intonato, praticamente perfetto.

Rido con le lacrime mentre la casa si riempie di tale raffinatissima melodia.
La performance è impeccabile ed esilarante, loro sono felici.
Io non ho più speranze: la principessa che era in me credo sia fuggita per sempre...

mercoledì 4 ottobre 2017

Aggiornamenti

Ecco si, ce ne siamo andati.
Trasferiti, traslocato, ciao ciao, più più!

Inizia una nuova vita che ci travolge nel suo flusso vivace, mentre noi ci guardiamo in giro senza riconoscere il paesaggio.
Ma non importa, posso essere trasportata ovunque io.
Sballottata, sradicata, perduta... che importa di me, riesco perfino a trovarlo stimolante!
Quello che importa sono i miei piccoli compagni di viaggio, trascinati in seguito a decisioni più grandi di loro che possono solo subire, ma che non si potevano evitare.
I loro occhi sono sgranati sul futuro che li aspetta e non riescono ad immaginare, e non osano fare domande, rassegnati a non avere appigli.
E' questo che importa: "Quanto mi mancano i miei amici mamma"
E "In quale casa dobbiamo andare?", quando dici un banale andiamo a casa.

Si, siamo tornati, e devo dire che mi trovo bene anche se a volte la nostalgia mi devasta.
Mi manca la gente, i luoghi, la luce che ci inondava nella casa dalle mille finestre, perfino i supermercati, che sicuramente sono già invasi di Speculatius alla cannella e babbo natali di cioccolata.
Perfino i vicini di casa!
E l'odore di vernice del nostro appartamento,  la classica e tedeschissima muffa in bagno...
Perché non ne ho mai parlato, ma la muffa è una piaga ben nota a chiunque viva in crucconia, dove sono così bravi a fare tutto che pure le finestre sono a prova di spiffero. Ma così tanto a prova di spiffero che ti ammuffisce tutta casa in men che non si dica! (*)

E ora amo stare qui, nella mia città d'infanzia, dove l'aria è così umida da sembrare dolce e l'odore salmastro di certe mattinate mi riporta all'età della scuola. Dove conosco i luoghi, i visi, le tradizioni locali e i modi di dire più sofisticati, e questo mi fa sentire al mio posto.

Ma piango spesso per chi abbiamo lasciato,
in quel paesino sperduto al limitare del bosco,
lontano,
dove siamo stati felici.


(*) E per non rompere il flusso dei ricordi lo scrivo qui, in calce, che in realtà ripensandoci la muffa non mi manca proprio per niente! Ecco, l'ho detto.

giovedì 27 luglio 2017

Il bello delle cose

Sono giorni che mi dispero:
"E' terribile! La casa è un disastro, ci sono scatoloni dappertutto, cose di ogni genere in giro, mobili smontati e tutto è appoggiato per terra... come faranno i bambini? Sarà uno schock per loro? Ne risentiranno? Come posso proteggerli da tutto questo trambusto, poveri cari?"

La sera, sul letto.
"Mamma, lo sai qual è la cosa più bella della nostra camera? Che è tutto in disordine! Tutti i fogli buttati per terra, i giochi in giro... è stupendo finalmente!"

Questi adulti non sanno mai vedere il bello delle cose più belle!


sabato 13 maggio 2017

Il mio capolavoro

Sono negata a disegnare. Negata!
Non lo dico per atteggiarmi, è proprio così: sono nullo-dotata per natura.
Eppure adoro farlo fin da quando ero piccina, quando profondevo il massimo impegno per miseri risultati.

Non so quindi cosa mi sia passato per la mente quando un bel giorno ho deciso di disegnare una favola per i miei figli. Avete presente quei libri per bimbi piccoli, con le pagine rigide, tutte disegnate e con un testo di poche righe in rima?
Ecco, pervasa da un'aurea di ispirazione artistica mi sono cimentata, e per qualche tempo sono riuscita a tenere nascosto il frutto della mia creazione, temendo l'ilarità generale.
Finchè: "Mamma ma cos'hai fatto? Ma sei bravissima!"

Certo, dico io, non è difficile essere più brava dei brambillini, visto che loro hanno preso tutto da mammà e io ho il vantaggio di avere trent'anni in più.
Ma poi: "Quando vai avanti?"
E ancora: "Come finisce?"
E addirittura: "Non sapevo che fossi così brava!"
Entusiasmo puro, sincero.
Quasi quasi per un attimo ci credi e così vai avanti con una nuova pagina (che si chiama tavola, nel linguaggio di noi disegnatori), e la lasci in bella mostra confidando in un nuovo complimento.

Ma mai avresti potuto immaginare un "Mamma! Sei andata avanti con il tuo capolavoro! Non vedo l'ora di leggerlo!", gridato da Dede mentre Macco mi guarda a bocca aperta e chiede ammirato "Ma come fai a disegnare così bene?"

Il mio capolavoro.
Il mio capolavoro!
Me lo ripeto ogni volta che prendo in mano la matita e provo a disegnare un viso -che è sempre troppo sbilenco- o i piedi che non stanno mai come dovrebbero.
E' il mio capolavoro e ora ci credo, e grazie a loro vado avanti con fiducia… nonostante l'evidenza.
Perché so che qualcuno lo apprezza, e questo mi dà una carica che nemmeno lo spirito di Giotto in persona potrebbe mai donare.

E dunque incoraggiate i vostri cari, con sincerità, e lasciate che i vostri occhi parlino per voi.
Incoraggiateli sempre perché la lode può essere un balsamo magico su ferite antichissime.
Incoraggiate chi amate in ogni suo capolavoro, perché è questo ciò di cui tutti abbiamo bisogno: l'entusiasmo di chi ti guarda a bocca aperta, e con ammirazione ti mormora "Non sapevo che fossi così bravo…"

martedì 9 maggio 2017

L'arte del venditore

Dapprima ha convinto qualcuno a farsi regalare due carte dei Ninjago:
     "Cosa te ne fai? Tu ne hai tante nuove e queste ormai sono vecchie!"
Poi ha convinto qualcun altro che quelle carte erano in realtà preziosissime:
     "Lo so che questa carta è vecchia, ma proprio per questo è rarissima! Come fai a trovarne un'altra ormai? Te la dò in cambio di tre nuove!"
Dopo due settimane di trattative, Macco ha ben diciotto carte Ninjago senza aver speso un centesimo.

Questa estate riuscirà a rifilare alla Pellegrini i suoi braccioli usati, lo so.

lunedì 6 marzo 2017

Due regali per me

"Mamma, guarda un po' cosa c'è sul tuo cuscino?"
I due fratelli saltellano e ridacchiano.
Apro gli occhi dopo essere stata risucchiata in un sonno pomeridiano buio e breve, abbracciata al piccolo ammalato, e trovo due pacchetti accanto alla mia testa.
"Ma cosa sono questi?" chiedo.
Loro ridono e saltellano ancora.
Apro un pacchetto dopo l'altro.
"Allora? Ti piacciono i nostri regali? Sei contenta?
"Eh mamma? Dici che non ricevi mai regali per il compleanno. Ora ne hai ben due!"
"Allora, ti piacciono?"

Rido e dico che si, mi piacciono molto.
"Perchè ridi? Non ti piacciono i nostri regali?"
Rido ancora senza rispondere.

Hanno preso la carta da regalo nuova, quella rossa coi robot.
Hanno preso i bigliettini di natale, lo scotch, la penna indelebile e ci hanno scritto nome e titolo: RACHELE MAMMA.
Hanno cercato la busta dei regalini, quelli che tengo di scorta in caso capiti una necessità improvvisa, e hanno scelto i più adatti.
"Hai visto che bravi? E pensa che non abbiamo speso nemmeno un centesimo, era tutto gratis!"

Ora sono la felice proprietaria di un cavallino di sapone e tre pezzi di Didò.

giovedì 2 febbraio 2017

Ha detto no

"Ehi mamma guarda quel bambino ha le scarpe slacciate! Glielo dico?"
"Certo, diglielo se vuoi"
"Kartoffelnkaputtenskarpenslacciaten!* "
"Weiss ich!" risponde il bambino.

"Mamma, ha detto che lo sa"
"Ho sentito amore. Tu sei stato gentile comunque."

Poco dopo: "Macco perché non chiedi al tuo amico Leon se anche domani c'è lezione di ginnastica?"
"Kartoffelndomanenatletiken?* "
"Nein!" risponde Leon guardando me.

"Mamma, ha detto di no" traduce Macco.

Alcune volte ho come l'impressione che i miei figli vogliano lanciarmi un messaggio fra le righe sulle mie conoscenze linguistiche…


* Naturalmente la sua frase è stata formulata in un tedesco perfetto

lunedì 30 gennaio 2017

Cosa dici sempre?

Da qualche giorno gira in rete un breve test da fare ai propri figli.
Funziona così: poni loro delle domande e poi pubblichi le risposte dei bambini. Semplicissimo!
Senza alcuna intenzione di condividere domande e risposte, ho provato a farlo anche ai miei bimbi, per curiosità.

La prima domanda era "Cosa dico sempre?"
Ecco, chissà, mi chiedevo.
Andate subito a letto?
Sbrigati che fai tardi a scuola?
Conto fino a tre?
Smettila di saltare su tuo fratello?
Chi ha fatto questa terribile puzza?

 Ma la loro risposta (all'insaputa l'uno dell'altro) è stata tutt'altra.
"Dici sempre Ti amo tanto!"
"Dici sempre Quanto mi piaci!"

 Che dire... Per me il test finisce qui, sicura di averlo superato.
Perché per fortuna l'insegnamento più importante ha colpito nel segno!

martedì 24 gennaio 2017

Il fantastico lettino

"Brontolo guarda che il pupo non ci sta quasi più nel lettino" (Il fantastico lettino comprato apposta per lui, side-bed, che adoro perché mi ha svoltato le notti allattanti)
"Vedo. Dovremo prenderne uno più grande"
"Questo è lungo 90 cm, pensavo che fino ad un anno sarebbe andato bene, ma lui è 80 cm già ora… ormai tocca i cuscini in fondo"
"Va bene, ok, ne prendiamo un altro e questo lo vendiamo subito"

Lo vendiamo subito?
Il fantastico lettino side-bed che mi ha svoltato la vita?
La culla dove ho messo a nannina santa il mio piccolo terzogenito?
Quella dove ha dormito sonni sereni e sonni agitati? Che ha visto i suoi primi dentini? I suoi innumerevoli rigurgiti? I suoi primi sorrisi?
Vuoi svendere così una parte dell'infanzia della tua creatura?!?
Come si può essere tanto insensibili…

(Ha ragione lui.
Sono un'accumulatrice seriale.
Non ce la posso fare.
Salvatemi)

lunedì 23 gennaio 2017

Un macabro gioco

Ieri sera ho letto un bel necrologio, di quelli che pensi che veramente il mondo ha perso una persona speciale.
E stamattina, mentre cambiavo le lenzuola ai bambini, ho immaginato il mio, di necrologio.

"E' mancata all'affetto dei propri cari Rachele.
Conosceva a memoria tutti i testi delle canzoni, comprese quelle dello Zecchino d'Oro, ma di Storia non ricordava niente.
Sapeva essere dolcissima e a volte una vera strega-comandacolor.
A volte simpatica, a volte pungente e acida.
Qualcuno la amava, qualcuno no.
La rimpiangono i suoi cari per la rachi-pizza, di cui aveva affinato la panificazione con gli anni, e i suoi grani di kefir, che curava con abnegazione e che senza di lei finiranno in pattumiera.
Amava Carramba che sorpresa e inzuppare i biscotti nel latte di riso."

E ora immagina il tuo.
Se pensi che il mondo intero, forse, non ha poi perso tantissimo dalla tua dipartita, hai due possibilità.
Cambiare vita, viverla al massimo, dare sempre il meglio lasciando tracce uniche del tuo passaggio,  oppure non morire mai.

E' che a volte la seconda soluzione sembra molto più semplice da realizzare…

sabato 21 gennaio 2017

Vita con Lluca

"Mi sento un po' malinconica, Lluca"
"E perché, Ra?"
"Mah, così, non ci sono motivi particolari"
"Capita a volte, Ra. Succede quando non si fanno cose che si amano a sufficienza"
"Dici, Lluca?"
"Certo Ra. Perché non mi prepari una bella pizza per cena, così ti passa?"

venerdì 20 gennaio 2017

Il fiume

Tutti sapevano che alla fine del fiume si trovava una cascata.
Era per quello che le acque erano così agitate e la corrente tanto forte.
Più a monte, dove erano nati, c'era un bacino di acqua bassa e calma, ma ben presto il fiume diventava ampio e impetuoso e trascinava nella sua foga ogni cosa che indugiava sulle rive.
Rametti, foglie, girini: finiva tutto prima o poi giù per la cascata.

L'intera popolazione dei girini sapeva che un giorno ci sarebbe stato il grande salto, ma non per questo viveva in attesa che arrivasse. Anzi!
Vivevano come se la cascata fosse lontana anni luce, come se non li riguardasse affatto, come se il loro percorso nel fiume dovesse non avere mai fine.
C'era chi, fra loro, si era lasciato trascinare fino al primo meandro e impiegava ogni energia per rimanere fermo in quello che era diventato il suo mondo.
C'era chi veniva sbalzato qua e là dai flutti e trascorreva la vita annebbiato dalla schiuma dei vortici, e arrabbiato con il destino ruotava per ogni angolo del fiume senza nemmeno accorgersi dei paesaggi che gli scorrevano accanto.
C'era anche chi aveva trovato una piccola insenatura adorabile, e lì si era fermato felice senza desiderare di più.
O c'era chi si opponeva a tutti i costi alla corrente, fino a crollare stremato e finire risucchiato dal flusso che lo portava rapidamente alle cascate.

E c'era chi si lasciava trascinare dai flutti.
Senza opporsi, senza rabbia, senza rimpianto.
Lasciava le insenature adorabili incontrate nel suo cammino e le guardava allontanarsi con nostalgia, ma era subito pronto a stupirsi per quanto avrebbe ancora visto nel corso del viaggio.
Quei girini avevano imparato a scivolare leggeri assecondando i flutti, ma non in maniera passiva. Se non potevano opporsi alla corrente, potevano d'altra parte indirizzarsi con la coda fin dove volevano, costruendo il loro percorso senza subirlo.
Oltre la schiuma dei flutti vedevano nuove insenature, nuovi panorami, nuove prospettive.

E quando il loro tempo giungeva al termine, quando il loro corpo iniziava a cambiare, ovunque essi fossero venivano trascinati via.
Tutti indistintamente.
Per loro arrivava la cascata.
Un salto, tutti insieme.

Tutti sapevano che alla fine del fiume si trovava il mare.
L'intera popolazione delle rane sapeva che presto o tardi l'acqua si faceva salata…


mercoledì 11 gennaio 2017

I colori magici

La Silvia aveva i pennarelli di Biancaneve e i sette nani.
Erano sette colori magici a forma di nano col cappello, che se ci passavi sopra con Biancaneve cambiavano tinta e Mammolo -tanto per dirne uno- da verde diventava marrone.
La Silvia li portava a scuola e dava un bacino al foglio ogni volta che faceva un disegno.
Avevo otto anni e la guardavo sospirando, io che quei colori li desideravo con tutta me stessa.
Così mamma mi suggerì di scrivere una letterina al coniglio pasquale ("Caro coniglio, vorrei i colori magici come la Silvia"), e mio nonno a sorpresa me li regalò.
Non ci avevo creduto un solo istante di poterli avere, e invece… Gioia assoluta!
Alla faccia della Silvia che non me li prestava mai.

Ed ero così felice che per non sciuparli non li usai.
Forse appena qualche volta, tre o quattro, stando attenta a non colorare troppo in fretta o a non premere troppo forte con la punta, altrimenti si consumavano.
Così i sette nani si sono seccati e ho dovuto buttarli, ma che vuoi farci: sono fatta così.

Oggi i miei figli hanno quattro pacchi di colori magici a testa: uno per usarlo, uno di scorta, uno per ridondanza e uno perchè non si sa mai…
Perchè non puoi essere genitore senza portarti dietro le tue esperienze e il tuo bagaglio di vita, e non è facile prescindere dai propri desideri quando ci si pone di fronte a loro.
I miei figli abbondano di pennarelli magici di cui non importa un fico secco, perché in realtà rappresentano i miei sogni, non i loro.

E' così, amici.
Non ci resta che individuare anche i loro, di colori magici, e non permettere che li lascino mai seccare…