venerdì 30 novembre 2012

Tattattero

"Ecco due mandarini per te, ma mangiali adesso, non farti vedere da Macco altrimenti poi li vuole pure lui che invece ha già fatto merenda" dice Mamma al figlio maggiore, andando a prendere il piccolo all'asilo.
Dede non batte ciglio e mastica compunto.

Dopo le solite corse per arrivare primi al cancello, le solite ricerche di cacche sul marciapiedi, il solito piccolo cioccolatino che si mangia in macchina, i tre sono fermi al semaforo in silenzio.
"Macco! Tu non lo sai ma io ho mangiato prima due mandarini perchè tu non mi dovevi vedere perchè c'erano solo per mee, tattattero, e per te niente, tattattà!" trilla allegro il fedifrago, mentre Mamma si rode per l'impossibilità di obiettare: in fondo gli era stato solo detto di non farsi vedere...

Occorre descrivere la tonalità e l'intensità dei piagnistei conseguenti, o è sufficiente un velo pietoso?

giovedì 29 novembre 2012

Ritorno


Mamma sta tornando a casa.
Ha fatto il suo viaggio da sola, ha accompagnato la nonna all’ultima dimora e sta tornando a casa.
E’ stata lontana una notte, e per la prima volta nella sua vita ha lasciato i bambini.
Col senno di poi non è stato drammatico, né per loro né per lei.
Forse solo Brontolo non avrà la stessa versione dei fatti: ha dovuto affrontare per la prima volta il rito della nanna, la vestizione mattutina e pure l’accompagnamento all’asilo… sant’uomo.

Mamma è partita salutando dal treno due bimbi piccini, straziata, chiedendosi come si possa resistere senza di loro.
Ha passato una notte a svegliarsi al pensiero di doverli coprire, di doverli curare da svariati malanni e riaddormentandosi appena ricordava di essere lontana.
Si è svegliata come di consueto senza nemmeno godere della sua unica possibilità di dormire, e ha telefonato ai suoi piccoli.
“Tonia!” l’ha festosamente salutata Macco.
“Amore, non sono nonna Tonia. Sono mamma”
“Tonia come tai? Guadda miei topolini. Ecco, senti mio Teddy nuovo?"
“Sento Teddy, ma non sono la nonna! Come stai tesoro? Hai già fatto colazione?”
“No. Pelò maggiato biccotto, Tonia”
“Ma amore, non sono la nonna, ancora non mi hai riconosciuta?”
“Cosa?”
“Non hai capito chi sono?”
“Cosa?”
“Sono la mamma!”
“Mamma! (gioia) Mamma… (lamento), dove sei?”
“Sono qui nel telefono amore” - “Ma dove sei?”
“Dalla nonna Tina.” - “Acch’io vojo venile”
“No tesoro, la nonna sta tanto male e i bambini non possono venire”
“Acch’io sto tanto male… male olecchio mamma… buaaaa! Vitto? Veni?”
“…”
“Plonto Tonia? Belli miei topini Tonia, velo?”

Gli uomini imparano a far leva sul nostro patologico istinto da crocerossine molto prima di quanto potremmo immaginare.
Siamo proprio delle prevedibili fessacchiotte!


P.S.
E' stato bello sentirvi così vicine e amiche.
Grazie per il vostro sostegno e i vostri messaggi, pubblici e privati, grazie ancora.

Racconto

C'è un nuovo racconto.
Qui

mercoledì 28 novembre 2012

Vorrei credere

Vorrei che andassero a letto presto stasera.
Avrei bisogno di stare un po' con i miei pensieri, stasera.
Vorrei il mio spazio e il mio tempo, vorrei raccogliere le idee e riuscire a scrivere qualcosa.
Ma forse è chiedere troppo.
Non riesco nemmeno a pensare.

Vorrei credere che ti possa fare piacere questo via vai di gente. Vorrei credere che ti importi di come sei vestita, e che ti compiaccia dell'aspetto che hai.
Mi farebbe piacere credere che le preghiere che hai chiesto possano davvero servire a qualcosa.
Vorrei credere che provi dell'affetto a guardarci tutti da lì.
Dove sia questo , non lo so, ma mi basterebbe solo credere che tu sia da qualche parte.

Vorrei tanto che non si riducesse tutto soltanto a scambi chimici di informazioni.
Vorrei tanto che ora che si sono spente quelle sinapsi, possa rimanere acceso qualcosa, da qualche parte, in qualche modo, e che non smetta di esistere ogni cosa che era te.

Ma sento solo vuoto.

Vorrei tanto poter credere.

martedì 27 novembre 2012

Un "bel" periodo

Capita che un pomeriggio nonna Tonia ti chiami e ti comunichi che una persona a cui tieni tantissimo ha appena avuto un infarto.
Capita che la sera stessa tu senta la zia novantenne, e ti dica che tuo zio novantenne è in ospedale.
Capita anche che il giorno dopo tua sorella ti chiami afflitta, perchè tua nonna è in coma.

Ci sono periodi in cui sembra che il fato si diverta un mondo a tirarti addosso un macigno dietro l'altro.
Tu ti pieghi e incassi.
E allora guardi quella provetta che volevi portare al laboratorio analisi e la metti via, rimandando l'esame ad un periodo migliore, convinta che oggi non potrebbe che dare esito positivo.

In questi periodi di belle notizie, si diventa incredibilmente superstiziosi.

lunedì 26 novembre 2012

Autostima a me?

Mamma guarda la medusa in bottiglia che ha fatto coi bimbi qualche settimana fa, i lavoretti col didò casalingo, i resti dei biscotti senza uova-burro-zucchero preparati insieme e razziati in meno di dodici ore, e pensa che è brava quando vuole.
Ha appeso in camera sua il quadretto con l'acquerello di Dede, ha quasi finito di isolare il muro della loro stanza perchè fa troppo freddo, è riuscita a fargli passare il raffreddore in tre giorni contro qualsiasi più rosea aspettativa, e si sente bene.
Li adora, ed è brava con i suoi bambini.
Oh come sono brava! si dice contemplando i loro sorrisi, quando giocano insieme.

                                                                                                                                      Autostima alle stelle.

Poi una mattina si svegliano alle 6.40, e la mattina dopo alle 6.20, e quella dopo ancora alle 6.45.
E si scatena l'inferno.
Piangono dal risveglio fino all'entrata all'asilo, stanchi e capricciosi, e le urla riprendono dall'uscita dell'asilo fino a quando crollano addormentati, ossia sempre troppo tardi per le sue orecchie.
Inoltre all'asilo sono tranquilli e paciosi, dimostrando una volta per tutte che il peggio di loro è riservato a lei, e soltanto a lei.
E allora basta.

Non è più la brava mamma di ieri, ma una strega megera e vendicativa disposta a tutto pur di rimanere in pace una notte.
Sarebbe capace di strozzarli, di venderli al miglior offerente, e col ricavato andarci a fare una crociera rilassante intorno al mondo.
E già che c'è, darebbe via pure Brontolo, che contribuisce a creare entropia e aumentare vertiginosamente il livello di urla della casa.
Farebbe volentieri volare la medusa con tutto il suo acquario fuori dalla finestra, seguita a ruota da quelle orribili paperelle di didò che si ritrova ovunque in mezzo ai piedi, e prenderebbe a calci tutti i giochi sparpagliati per terra.
Vorrebbe strillare pure lei, dimenando le braccia al cielo con i pungi stretti, e porterebbe i figli all'asilo senza passare del via, senza lavarli, in pigiama e scalzi. Magari trascinandoli per le orecchie.
Che soddisfazione!
E invece fa un grosso sospiro, minaccia uno, ricatta l'altro, ringhia col terzo ma li lava, li veste, li calma, facendosi venire la gastrite.

Loro fanno a gara a chi si addormenta più tardi la sera e a chi si sveglia prima la mattina.
Invece lei sa perfettamente che ha già vinto la sua gara personale come Peggior Madre del mondo.

I figli degli altri non fanno mai così.
I figli degli altri non sono mai così. Mai.
LORO soltanto sono così, e se sono così è perchè LEI sta sbagliando qualcosa.
Lei, la peggiore educatrice dell'ultimo secolo.
                                                                                                                                  Autostima sotto i piedi.

Ma in certi giorni l'idea di chiuderli a chiave nel bagnetto cieco, potrebbe non essere così malsana...

Questo post partecipa al blogstorming, che nel mese corrente tratta dell'autostima (questa grande altalena!)

venerdì 23 novembre 2012

Brutti sogni

Sera uno.
"Mamma! Mamma! Mamma! Mamma! Mamma! Mamma! Mamma!"
"Dede, che c'è?"
"Ho fatto un brutto sogno"
"Ma come hai fatto a fare un brutto sogno se sei appena andato a letto? non dormivi nemmeno!"
"Ma io ho fatto un brutto sogno"
"Oh, mi dispiace allora. E cosa hai sognato?"
"Ehm... ho sognato... aspetta che ci penso..."
(Ridendo) "Dai Dede, ora dormi per davvero che è tardi"
"Ehm... ho sognato..."
"Io ora vado di là e voi fate la nanna"
"Ho sognato... ehm...."
"Buona notte tesoro"
"Ci sono! Ho sognato una talpa che... ehi, ma che cosa mangiano le talpe?
"Le radici"
"Ecco, ho sognato una talpa che mangiava le radic... anzi no, non mangiava mica le radici mamma, sai?  Era proprio terribile. La talpa... mangiava le castagne!"


Sera due.
"Mamma, sai che ieri ho fatto un brutto sogno?"
"Ah si? E cosa hai sognato stavolta?"
"Eh... c'era una tigre"
Silenzio.
"E cosa faceva la tigre?" chiede Mamma dopo doversi secondi di silenzio.
"Eh... cosa mangiano le tigri mamma?"
"Sono carnivore, mangiano la carne di altri animali"
"No, ehm, ecco... la tigre combatteva con due elefanti, uno grande e uno piccolo. Quello grande le cornava la schiena e quello piccolo le dava un morso.
Poi arrivava una papera che la beccava.
Poi c'era un pellicano che le staccava gli occhietti con il suo becco lungo lungo e glieli buttava via.
Arrivava una giraffa che le dava un calcio fino al cielo, lei cadeva giù nel bidone dell'immondizia e poi rotolava per terra, dove tutti gli animali la beccavano ancora.
E alla fine arrivava un topo... e cosa gli facciamo fare mamma a questo topino? ehm... gli facciamo fare... ehm.... il topino... ecco, si, le tirava le orecchie così"
"Ahia Dede, ho capito! Ma povera tigre! Perchè la trattavano così  male gli animali?"
"Eh, perché lei era cattiva. E mamma, cosa mangiano i serpenti?"
"I topi"
"No, i serpenti"
"I topi"
"Ho detto i serpentiiiiii!"
"Mangiano i topi Dede, i serpenti mangiano i to-pi"
"Ahahahah! Ho capito. Buona notte mamma"

Che gran lavoro avrà da fare quel poveretto del suo analista, un giorno.
Perchè ci sarà un analista un giorno, oh, se ci sarà!

giovedì 22 novembre 2012

Vita da casalinga

L'aria profuma di baita di montagna.
Davanti al centro commerciale c'è odore di panino con la salsiccia alla brace, quello che ti rende le gambe molli quando scendi dalla seggiovia, quando il suo profumo denso ti solletica il naso e ti riempie di struggimento lo stomaco. Quello che dopo la seconda o terza discesa cedi alla tentazione e ti fermi a mangiare, slacciando gli scarponi, col viso rivolto al sole gelido dell'alta montagna.
L'aria è frizzante anche qui oggi, e il sole rende pulito il cielo.

Ho concluso una commissione, prendo la macchina e procedo verso la meta successiva.
Alla radio una canzone di tanto tempo fa, che mi fa pensare a Robin Hood e alle foreste rigogliose, allentando ogni tensione e ogni brutto pensiero.
Gli alberi sono carichi di colori e spiccano fra il grigio, accesi di luce da un raggio delicato. Non hanno ancora perso le loro foglie, ed è questo lento indugiare fra l'autunno che tarda e l'inverno che avanza che li veste di splendore come non mai.

Anche la seconda commissione è fatta; procedo canticchiando e mi guardo in giro, mentre la città vive al rallentatore e mi sorride, in quell'orario di un giorno feriale che appartiene totalmente a noi, impegnatissimi sfaccendati.
Provo il brivido di libertà che mi inebriava quando ancora lavoravo e per qualche motivo avevo la mattina libera.
Un lieve brivido di libertà, di vita che si sta facendo vivere.

Casalinga, si direbbe, sebbene io non riesca a sentirmi tale. Preferisco dirmi disoccupata, dà l'idea di qualcosa in divenire, di uno stato che può cambiare anche domani.

Ma libera, questo si.

Libera di uscire e rientrare, libera di fare o restare, di parlare o stare in silenzio.
Libera di vivere al meglio che posso, in questo luogo così poco amichevole per un animo romantico.

Grazie, mia dolce famiglia, grazie per regalarmi ogni giorno la possibilità di vivere in questo modo, così che questa mia anima inquieta abbia per un istante l'illusione - l'inebriante illusione-  di poter volare fuori da ogni gabbia...

mercoledì 21 novembre 2012

Come mi ascolti tu...

Mentre i piccoli sono a letto, i grandi guardano una puntata di una nuova serie tv.
Una schifezza di zombie a cui Brontolo ha deciso di immolare le nostre future serate: un copiaticcio lungo e lento di mille altre storie più riuscite, ma lui non demorde, e vanno guardate tutte le puntate.
In inglese.
E brontolando.
E addormentandosi per la noia, lui (magari si addormentasse pure Mamma...).
Ma potrebbe sempre succedere qualcosa di imprevedibile, prima o poi, no?

"Ra, vogliamo vedere che altri film ci sono sugli zombie?" fa Brontolo alla fine della puntata, non ancora soddisfatto da tanto splatter.
"Ma anche no, grazie"
"Ok. Guarda, qui c'è "28 giorni dopo",  oppure "L'armata delle tenebre", senò "L'alba dei morti dementi"... quale vuoi?" continua imperterrito cercando su Internet.
"Nessuno, grazie."
"Ok. Allora guardiamo "28 giorni dopo". Non sei curiosa?"
"Ma nòo! Sono stufa di quella roba"
"Ok. Ho cliccato. Guarda qui. Ehi, non guardi? Eddai, e guarda, ma non ti interessa?"

Mentre Brontolo si infervorava all'idea di inculcare tanta cultura nella refrattaria sposa, Mamma arrotolava con amore le brioches per la colazione dei bambini.
Momento ideale per guardare altre budella sanguinanti e denti marci, secondo lui.

Ma al di là del momento, con Brontolo, la cosa più bella è sentirsi sempre così ascoltati...

martedì 20 novembre 2012

Fare il pane

Al di là della bella personcina e a modo che è, Mamma ha anche lei qualche lato oscuro.
Uno di questi, tanto per seguire i recenti eventi che l'hanno toccata, si può riassumere in un avvertimento: non ti mettere mai in competizione con lei, se si tratta di fare il pane.

Sul pane non si scherza, il pane non è semplicemente "fare".  E' pazienza, è tempo, è maestria e amore.
E fare il pane non è "fare il pane". E' semplicemente arte.
Da un ammasso di farina senza futuro puoi creare un grumo di lieviti che hanno una prospettiva di vita anche eterna, se non trascuri di curarli a modo.
E con il tempo e il calore, la costanza e la pazienza, la farina assume forme definite, si gonfia e si riempie di bolle, prende sapore e colore, diventa croccante fuori e soffice dentro... la perfezione della creazione umana.

Ciò premesso, ieri è venuta a casa brambilla l'amica di Mamma dai capelli leonini, che nel frattempo sono diventati arancione mattone, coerentemente con la stagione entrante.
Adocchia la farina sullo scaffale e con un sorrisetto che gridava a 36 denti "Ah ah ah. Ti ho sgamata!", esclama: "Ma come?! La farina bianca per fare il pane? Ma chi fa il pane in casa SERIAMENTE lo fa integrale, non bianco"
Lo stomaco di Mamma si strizza, poi si dilata, le manda una vampata di sangue direttamente al cervello e si acquieta. Sa perfettamente che ha ragione, e ha toccato un tasto dolente.
La bocca si apre per giustificarsi: "Sai, da quando so di essere allergica al nichel mi hanno proibito gli alimenti integrali..."
Quasi ignorando la risposta, l'amica prosegue "Anche io faccio il pane in casa, lo faccio solo nel fine settimana."
"Anche io lo faccio una volta alla settimana!" fa eco Mamma.
"Sai, è così buono che in un giorno ce lo mangiamo tutto: pane a colazione, pane a pranzo, a merenda e pure a cena. Poi, per il resto della settimana, lo compro"
"A me dura per tutta la settimana" prova a dire Mamma, ignorata.
"Da quando ho scoperto il pane integrale, lo adoriamo!"
"Eh si, capisco, anche a me piaceva."
"Il nostro non è solo di farina integrale, sai? ci sono cinque diverse farine"
"Bello!" risponde Mamma, iniziando a stimare l'interlocutrice. "Io ai tempi miscelavo farina integrale di frumento, di segale, grano duro, semi di sesamo, di lino, e bla bla bla: anche a noi piaceva misto"

"Ma và" conclude con aria di sufficienza l'amica.
"Io compro già tutto pronto. Prendo la farina "presto pane" e il gioco è fatto. Che mi importa di miscelarle, scusa, è già pronta così. C'è pure il lievito dentro!"

Mamma resta a bocca aperta. Poi la chiude.

Dopo aver creduto di parlare con Van Gogh per una buona mezz'ora, che cosa si risponde quando scopri che sei al cospetto del re dei trasferelli?

lunedì 19 novembre 2012

Coincidenze

Il viso tutto rosso, le manine alla gola.
Lo riconosci da questi segni, il soffocamento.
Ma non hai bisogno che te lo spieghino ad un corso della Croce Rossa, perchè quando ti ci trovi lo capisci in un istante: ti basta guardare quegli occhietti sbarrati, la bocca spalancata, il viso cianotico, e il cuore ti si arresta.
In un attimo sei da lui, tutto il mondo ronza in lontananza, il resto non esiste più.

Una spallata da Brontolo che si fa largo, prende in mano la situazione, vuole intervenire lui.
Coincidenza, è stato fino ad un'ora prima al corso "Disostruzione delle vie aeree", e si sente sicuro di quello che gli hanno spiegato.
Mamma lo vede sicuro come non è mai stato e gli cede il passo.
Gli mette in mano la vita del suo amore più grande.
Dede soffoca, e tutto ora dipende da qualcun altro; non puoi far niente se non sperare.
In un attimo si gioca tutto, e quell'attimo diventa un anno, un anno di vita che nessuno ti ridarà più indietro.
Guardi il tuo bambino impotente, con le manine alla gola e il viso tutto rosso, e pensi che potrebbe tutto finire da lì a breve.
Sai che la sua vita potrebbe finire da lì a breve.
E con la sua, la tua.

E intanto pensi che qualsiasi cosa succeda, la responsabilità non ce l'hai tu. Non sai se è un bene o un male, ma non sei nemmeno sicura di poterti accollare una simile responsabilità.
"E se non ce la faccio?" ti stavi chiedendo proprio mentre ti precipitavi al suo fianco.
Quella è la svolta, da quel momento in poi la tua vita potrebbe finire per sempre e tutto potrebbe spegnersi in un soffio.
E la sua maglietta a righe, quella beige e bianca che gli sta tanto bene con i pantaloni in tinta, che poche ore prima si è infilato da solo dicendoti "Guarda mamma, sono grande", e tu lo hai abbracciato ridendo con lui, e il ciuffo di capelli ribelle, quello che rimane in piedi e non riesci a pettinare, perchè hai esagerato con le forbici quando ti ha chiesto di accorciarglielo un pochino.
Dettagli.
Dettagli che in quel momento noti, e sanno di una vita intera.
Chissà come fanno a starci tanti pensieri dentro un solo istante...

Brontolo batte forte sulla schiena e senti i colpi sordi, noti che Dede impugna ancora la forchettina e ti chini per togliergliela, e in quel momento ti accorgi che mastica.
"Dede, ma che fai, mangi?"
Col viso gonfio piegato in avanti, ancora colpi sulla schiena, lui mastica.
"Amore, sputa, sputa tutto!"
Cinque pennette mezze ciancicate.
Era un gioco: "Vuoi vedere che le mangio tutte insieme?", chiedeva al cuginetto qualche minuto prima con la forchetta sollevata al cielo, Macco distrae Mamma prima che lei riesca ad intervenire, e tutto può cambiare per sempre.

Ma Brontolo ha fatto il corso all'asilo, al Santo asilo di Macco, e non ha esitazioni.
Proprio la stessa mattina. Che miscuglio di strane coincidenze, la vita.

Con le gambe ancora tremanti Mamma si è chiusa in camera lontana da tutti, e finalmente, ha pianto.


(P.S. Vista la cruciale importanza dell'argomento, vi invito a dedicare tre minuti a questo)

venerdì 16 novembre 2012

Vasca infame

Lei, l'aveva proprio sognata tanto. La faceva rilassare, l'adorava, e tutto funzionava perfettamente.
Finchè impunemente, la vigliacca, un bel giorno le ha sputato fuori un ignaro esserino nero, dal guscio duro e lucido nell'acqua, nel bel mezzo di un bagno caldo. Si, esatto, era proprio uno scarafaggio, e riposava in pace nell'acqua del bagno di Mamma, stecchito con le sei zampette al cielo, girando su se stesso seguendo oscuri mulinelli.
Per fortuna la poveretta era fuori dall'acqua in quel preciso istante, ma l'effetto è stato ugualmente devastante.
Lei era la sua adorata vasca idromassaggio, che dopo un'estate che giaceva inutilizzata, ha accolto Mamma fra le sue acque in questo modo ignobile, segnandola per sempre.

E' passato un anno da quell'esperienza, e ancora Mamma non ha avuto l'ardire di provarla nuovamente:  una delle lezioni che le hanno insegnato i suoi genitori, fin da quando era piccolina, è di non fidarsi di nessuno, e lei l'ha imparata benissimo.

Così fra le caramelle degli sconosciuti, i passaggi in macchina, il salire in motorino con gli amici, il non aprire a nessuno, ecc ecc, Mamma ha ora aggiunto alla lista uno fra gli avvertimenti mai dati, ma che si sarebbe potuto rivelare, in realtà, molto utile:
mai fidarsi di stupide vasche idromassaggio.

giovedì 15 novembre 2012

Il peluche

"Ciao, io sono Dede e questo è Teddy, il mio pupazzo preferito"
Senza dubbio si distingue il mio bambino al parco giochi, presentandosi in questo modo a tutti i bimbi con cui desidera giocare.
Lo dice in modo così serio che nessuno ha mai osato dubitare dell'importanza dell'orso di peluche, che troneggia ovunque.
Teddy viene portato all'asilo, sullo scivolo, ha il suo posto sull'altalena, viene appeso al monopattino, e non si muove foglia senza che anche Teddy possa partecipare.
Nemmeno le favole possono iniziare se il peluche non è seduto in prima fila.

"Etciù! Etciù!" starnutiva ieri Dede dalla sua stanza.
Brontolo chiede: "Salute! Ma ha fatto uno starnuto anche Teddy?"
"No" risponde indifferente il bambino.
"Perchè no?" incalza il padre.
"Papà, perchè Teddy è un pupazzo..."

E mentre Mamma si rotolava dal ridere davanti ai fornelli, Brontolo tornava al suo posto con la coda fra le gambe.
Ridimensionato da un quattrenne così precocemente agnostico e, senza dubbio, molto più saggio di lui.

mercoledì 14 novembre 2012

Gentilezza

"Sono 2 euro e 49 centesimi"
"Oh... mi dispiace, ma ne ho soltanto 50"
"No, 50 non vanno bene. Non ho il resto" risponde secca la cassiera.
"Ho il bancomat allora" dice Mamma tirando fuori la tesserina gialla.
"Macchè bancomat, per quella cifra, scherziamo?"
"Ok. Allora? mi dica lei cosa vuole fare, ma spicci proprio non ne ho"
"Insomma, dovete abituarvi ad andare a prelevare prima di venire qui!" sbotta la commessa.
"Guardi che io i soldi li ho... e i bancomat che conosco non distribuiscono monetine" risponde Mamma forzando un sorriso e trattenendo l'istinto di mollare quelle due cose e andarsene.

Alla fine, il resto di 50 euro l'ha trovato. E' bastato aprire il cassetto.
Mamma fa per andarsene e sente la cliente successiva mormorare "Si, sono ancora io"
"Ah. Di nuovo lei? non poteva comprare tutto prima? adesso devo battere di nuovo il numero della sua tessera"
"Ma glielo avevo detto prima, che mi mancava una cosa... domandare è lecito, rispondere è cortesia, no?" risponde intimorita la cliente.
Mamma interviene al volo "Bè, cortesia... oggi la signora è un po' nervosa, non vede?"
"Chi? Io nervosa?! Ma figuriamoci! E' che uno non ha la tessera, una torna due volte, una non ha i soldi e devo anche dare il resto..." risponde acida la cassiera, dimenticando -forse- che proprio in quello consisterebbe il suo lavoro.
Mamma se ne va scuotendo la testa: questa città e i suoi abitanti non le andranno mai a genio.

Ieri era la giornata mondiale della gentilezza, dal motto "Oggi sono gentile... più del solito".
Se la commessa ha fatto suo questo slogan, per fortuna che Mamma non l'ha incontrata il giorno prima...

martedì 13 novembre 2012

L'offerta di lavoro

(Sottotitolo: Trova le differenze)

Mamma:
Pronto, Brontolo? Sono molto giù!
Una signora mi aveva chiamata per un lavoro, io le ho detto alcune cose e lei dopo mezz'ora mi ha richiamata e ha detto che ci deve ripensare, che mi farà sapere fra un paio di giorni.
Vedrai che non mi chiama più, e ci sono rimasta maaaaaleeeee!

Brontolo:
No, che strxxxx...
Bè, certo che non ti richiamerà, ci scommetto. Ma perchè quando ti ha chiesto questo e quest'altro non hai risposto diversamente? Sei stata proprio scema a rispondere come hai fatto, insomma, hai sbagliato tu!

M: Lo so, lo so, ma io non ce la faccio a dire bugie. Uno deve sapere le cose come stanno. Non è strxxxx, poveretta, nei suoi panni nemmeno io mi chiamerei più... però sono dispiaciuta!

B: Eh, anche io sono dispiaciuto! Ma che scema che sei stata, hai proprio sbagliato tutto, ci potevamo divertire, ti avrei aiutata io la sera perchè mi piacciono quelle cose, insomma, bla, bla, bla...

M: Amore? Dai, può bastare. Ora vado: sto già molto meglio ora che mi hai consolata tu. Grazie.
Click.

Mamma, stranamente poco rinfrancata dalla telefonata, ci riprova.
Pronto, Sorilla? Sono molto giù!
(stessa solfa di prima)

Sorilla:
Embè? Ti chiamerà qualcun altro. Si, magari hai sbagliato a rispondere così, ma hai imparato per la prossima volta, no? In fondo ti ha presa alla sprovvista, non eri preparata. E poi che ne sai che ci vuole ripensare a causa della tua risposta? Magari ci avrebbe ripensato comunque.


Qualcuno mi può spiegare il motivo, ma quello vero, per cui le donne si sono andate a complicare così tanto la vita con questa storia dell'amore eterosessuale?

lunedì 12 novembre 2012

Il torrente

Il livello del torrente è pericolosamente alto.
Mamma lo nota all'andata e se ne preoccupa un po'. 
Poi ci ripassa al ritorno e vede che sta per rompere gli argini. Un capannello di gente forma una lunga fila grigia e lucida davanti al parco dei Passeggi, nella città del mare.
Piove e sono tutti bagnati, senza ombrello, ma nessuno ha fretta.
"Avete visto il torrente? Sta per straripare", li allerta lei. "Cosa aspettate qui, danno forse qualcosa per l'inondazione?"
Il tipo interpellato da Mamma arrossisce appena, poi risponde che si, danno qualcosa, ma è soltanto del vino rosso...

Mamma scuote la testa e se ne va velocemente verso casa, a piedi.
"Devo sbrigarmi, se arriva l'inondazione come ci arrivo a casa... Ma soprattutto come prendo i bambini dall'asilo? Posso sempre appenderli col marsupio uno avanti alla pancia e uno dietro alla schiena... sarà un po' pesantino ma ce la posso fare. Anche perchè non ho altra scelta"
Un lieve senso di ansia la assale mentre cammina veloce lungo la strada di casa. Dell'acqua si riversa in strada, e Mamma sale sul muretto di una recinzione per non bagnarsi i piedi.
Non può rimanere lì ancora per molto perchè l'inondazione non migliorerà, e non c'è tempo da perdere se vuole che i bambini non corrano rischi senza di lei.
Poi l'acqua scema, e lei corre giù giù lungo la strada, fino a che vede che dalla montagna sta scendendo un nuovo torrente di acqua lungo la strada.
Sale su un cancello, il più in alto che può, sfiora gli spunzoni e guarda il fiume d'acqua che si riversa in strada.
Col cellulare chiama la zia novantenne per salutarla, poi pensa di chiamare suo padre per chiedere aiuto, prova a chiamare sua madre ma chiude il telefono e lo mette via: sa che nessuno l'aiuterà in quella situazione.

Deve correre a casa: prendere gli stivaletti per la pioggia dei bimbi e precipitarsi all'asilo a prenderli col marsupio, appenderseli al collo e portarli in salvo. Una lotta contro il tempo.

Poi Macco l'ha chiamata, e non sapremo mai come finiva questo sogno. 
So soltanto che Mamma ha vissuto un periodo terribilmente pesante fino allo scorso anno, buio e faticoso, e che ora ne è felicemente uscita.
Ha caricato i bambini al collo, ha inforcato gli stivali per la pioggia e ha superato il suo torrente in piena.
Ora sono tutti insieme in salvo.
Finalmente a casa.

venerdì 9 novembre 2012

Il cilindro nuovo

Mamma ha cambiato la serratura della porta.
Il fabbro di qualche settimana fa, dopo essersi fatto offrire un "caffè" altamente indigesto per Mamma, ha elargito un consiglio compreso nel prezzo, ossia di cambiare la serratura della porta blindata.
"Ma come? La porta è nuova di zecca!" ha esclamato Mamma diffidente.
"Si signora, ma i ladri hanno imparato ad aprire questo tipo di serratura, le consiglio di cambiarla in blocco"
Il buon fabbro aggiungeva che con la modica cifra di sette/ottocento euro, ne avrebbe sostituite ben due: quella sopra e quella sotto. Troppo buono...
Ovviamente la modica cifra ha disincentivato Mamma da qualsiasi autorizzazione a procedere, ma da allora non ha più dormito sonni tranquilli, e ogni sera malediceva il giorno in cui ha oliato la porta, perchè il cigolio che emetteva era sicuramente meglio di qualsiasi impianto di allarme.

Dopo essersi documentata sul web, armata di cacciavite ha smontato la serratura e l'ha portata in ferramenta per sostituirla col modello più moderno di cui aveva letto meraviglie, e che con meno di cento euro le ha ridonato sonni tranquilli (tranquilli, insomma...)
"Come lo avvito questo?" ha chiesto al proprietario, indicando un minuscolo forellino nella manopola.
"Perchè? Non c'è qualcuno che te lo monta?"
"No, lo faccio io"
"Ah. Da sola?!?"
"Bè, si! Oddio, non mi sembra un lavoro tale da necessitare aiuto... O è più difficile di quel che sembra?"
Il ragazzo si è ripreso dallo shock e ha concluso "No, no. Ma se non hai una brugola del due te la dò io"

Una volta a casa, Tony la guardava di sottecchi, e un paio di volte ha fatto capolino per vedere se poteva dare una mano maschile all'opera, in modo da risolvere nel migliore dei modi la complicatissima faccenda.

La sera Mamma spiegava a Brontolo gli aspetti tecnici della nuova serratura, a grandi linee, e mentre parlava lui l'ha interrotta sul più bello, senza nemmeno ascoltarla:
"Ma chi è venuto a montarla?"
"Nessuno, ho fatto io!" ha risposto spazientita lei.
"Aaaah... Ma allora è una cagata!"

(Grazie amore, grazie compagno di vita, quello che ha promesso di rispettare e sostenere e incoraggiare la sua metà finchè morte non li separi)

E vabè che sono solo una donna.
Ma come si fa a spiegare a questi maschilisti che quella era, in fondo, solo una serratura?
... e che se lo può fare un uomo, a maggior ragione ne è capace una donna, aggiungerei poi con un placido sorriso?

giovedì 8 novembre 2012

Quindici anni


Su alcuni blog ho di recente trovato un post di risposta alla domanda: 
"Quale consiglio daresti a te stessa a quindici anni?"
Questo gioco senza regole mi è sembrato carino, e mi accodo volentieri per dire la mia.

Si, lo so, me lo ricordo benissimo.
“Non vorrai mica fare la suora a vita” ti ha detto quel cretinetto, infastidito da un netto rifiuto.
Ti voglio dire solo una cosa: è davvero soltanto un cretino, non rimanerci male.
Tanto ti sposerai, e avrai pure due bambini, e quindi suora no!
Sappi che rimanere coerenti con se stessi è una delle più grandi dimostrazioni di forza che potrai dare, a qualunque età, e tu l'hai fatto.
E ti dirò di più: avrai anche diversi fidanzati prima di trovare marito, che purtroppo no, non sarà Morten Harket -mi dispiace deluderti- e nemmeno Morris, il tuo maestro di danza dalla pelle color ebano e dai capelli arancioni.
(Che detto fra noi è davvero gay, accettalo, è inutile che ti ostini a rifiutare la realtà)

Dunque stai tranquilla: ti ho detto che ti sposerai e che avrai pure due bambini, al momento giusto.
E’ inutile che ti dica altro, no? So bene che l’unico cruccio a questa età è se mai troverete il principe azzurro, tu e la tua amica del cuore, quindi non ha senso parlare d'altro.
La risposta è no, non sarà il principe a sposarti mia cara Biancaneve, ma uno dei sette nani, quello più brontolone di tutti. Anche se proprio nano in realtà non è...

Un’ultima cosa, mia piccola io quindicenne: non aspettarti altri consigli da me. 
Fai tutto ciò che credi giusto, ripeti pure tutti gli errori, con tutto il dolore, perché è soltanto percorrendo la tua strada esattamente come hai già fatto, che io ho la fortuna di esserci.
Proprio così, esattamente come sono.
E non voglio cambiare una virgola.


P.S.
Per una volta voglio ringraziare il mio Brontolo, che permette che lo prenda in giro in tutte le salse senza battere ciglio, anzi, divertendosi pure.
(Sei forte tesoro!)

mercoledì 7 novembre 2012

Conclusioni

"Dede, allora, cosa racconterai alla maestra quando vi chiederà cosa avete fatto nel lungo weekend?" domanda Mamma, prendendo d'anticipo il toro dalle corna.
"Ehm, uhm, non lo so"
"Ma come non lo sai?!"
"No, vedi... il fatto è che... non me lo ricordo"
"Ah, pure! Bello fare la cose con te!"
"No, dai, dimmi solo per cosa comincia?"
"Ma come per cosa comincia?! non ti dico proprio niente, adesso concentrati e ricordatelo, altrimenti ci rimango proprio male stavolta"
"Il fatto è che ci sto provando, ehm, ma proprio non me lo ricordo sai?"

Mamma passa in rassegna mentalmente l'acqua parco, il bosco, il bowling per la prima volta ("Mamma, ti ricordi quando ho fatto otto goal? Anzi no, ho buttato giù otto colonne, te lo ricordi?"), la serata film mangiando toast e castagne tutti insieme sul divano, il didò fatto in casa e una giornata intera a creare pupazzetti, una merenda con thè e vassoio pieno di pasticcini... insomma, qualcosa da ricordare dovrà pure trovarla!

"Mi dispiace, ma il fatto è che non mi viene in mente proprio niente"
Brontolo entra ridendo mentre Mamma sbatte ripetutamente la testa sul tavolo, fra papere e cavalli di didò domestico, e chiede un riassunto.

"Papà, ecco, non me lo ricordo cosa abbiamo fatto. E' qualcosa con tante piscine forse?"
"Io licoddo, io!" interrompe Macco.
"Oh, amore di mamma, dimmi tu, dai, cosa abbiamo fatto nel fine settimana"

"Fatta fetta di àuwin ieli, si!"

martedì 6 novembre 2012

Cronaca di un ponte annunciato # 2

La vacanza dei brambilla non si è limitata all'acqua park, ovviamente, e nella bella giornata di sole che è stata venerdi, hanno organizzato una scampagnata.
In auto, lanciati in direzione Nord, si sono fermati a comprare mozzarelle di bufala che hanno mangiato in macchina al ritorno, e carichi di monopattini e giacche di ogni pesantezza sono finalmente arrivati alla meta.
Il parco della Villa Reale di Monza, in tutta la sua magnificenza.

Chi avesse incontrato una serie di persone vestite per la Groenlandia in una giornata simil-estiva, ciascuno con un paio di giacche d'avanzo legate al sedere, i monopattini impantanati nella fanghiglia del bosco e un passeggino d'emergenza pronto a sostituire i suddetti monopattini,
chi avesse sentito l'urlo ferino di una madre al figlio che in un attacco di "no" si è buttato ginocchioni nella pozzanghera più putrida, facendo starnazzare spaventate le papere,
chi avesse incontrato due pupi che per segnalare il proprio territorio hanno picchiato qualsiasi altro bambino che abbia cercato di entrare nell'antro del "loro" tronco cavo,
chi fosse stato richiamato dal grido acuto di un bambino con la lingua di fuori, terribilmente bruciata da una succhiatina ad una caramella alla menta,
chi avesse riso alla vista di una gaia fanciulla seduta a mo' di water sotto un albero, con un pupino biondo seduto sopra a cercare di espletare un bisognone incontenibile,

bè, allora doppio evviva!
Avete di nuovo incontrato la truppa brambillesca in trasferta al parco del re.

Alla fine della giornata, Mamma ha concluso che quando rinascerà, oltre che magica, rinascerà pure regina.

lunedì 5 novembre 2012

Cronaca di un ponte annunciato

In questo lungo ponte i brambilla sono rimasti nella ridente città di Milano.
Volevano passare qualche giorno in montagna, ma in previsione del loro arrivo è stata allertata addirittura la protezione civile; i quattro hanno avuto compassione per quei poveretti e dunque hanno desistito. In montagna non ha più nemmeno piovuto.
Erano stati tentati da Villa Delirio, ma poi l'idea del viaggio, del delirio annesso concentrato in due giorni, e del lungo rientro nel pieno del traffico li ha rapidamente disincentivati.
Erano stati invitati in Toscana, ma pure lì le previsioni erano di brutto tempo, e visto il cattivo stato di salute di Mamma, hanno deciso di rimanere a Milano.
Tanto grigio per grigio...
E così Mamma ha sentenziato: che Milano sia, ma faremo finta di essere in vacanza.

Così sabato i brambilla si sono recati al parco acquatico al coperto.
Detta così sembra pure facile, perchè tutto quello che ha preceduto l'uscita di casa (avvenuta alle ore 11.00) e che si è consumato ai piedi di un wàttele che non aspettava altro che Macco, ma che ha atteso invano, è stato volutamente taciuto.

Se in quella bolla di umidità qualcuno avesse visto un bambino con le mutandine a righe e i calzetti ai piedi, e un altro con dei pantaloncini a fiori e le ciabattine taglia 6 mesi, visto che la loro madre ha lasciato tutto l'occorrente per la piscina nella città del mare,
se qualcuno avesse sentito un bimbo gridare come un'aquila e grattarsi la testa come se avesse del fuoco per aver respirato un poco di acqua clorata,
se avesse sentito lo stesso bambino piangere per un bernoccolo gigante dovuto agli esiti di una corsa scalzo ai piedi delle piscine, o l'altoparlante chiedere di un certo Brontolo perchè la propria moglie, dopo averlo aspettato oltre venti minuti ai piedi di uno scivolo che aveva fatto da solo, ha pensato si fosse dato alla macchia,
se qualcuno avesse visto una manina accanita nel cercare di tirare fuori qualcosa di pornografico dal costume della disperata madre,
o se qualcuno avesse intercettato fra uno scivolo e l'altro una domanda estemporanea del tipo "Ma mamma, è vero che gli struzzi sanno volare, ma mica troppo bene vero mamma?"

allora, cari miei, evviva!
Avete proprio incontrato la brambillesca truppa al gran completo.

venerdì 2 novembre 2012

I Barbapapà

Babba-pà
Mamma-mamma
Balla-lalla
Babba-folte
Babba-babba
Battolina
Babba-bella
Po ( Ma no amore, quello è un Teletubbie, tutt'altra famiglia) Ah, ocheeeei.
Babba-blavo
Ba-zozzò

Abbiamo trasmesso "La famiglia Barpapapà" in re minore, secondo Macco.


giovedì 1 novembre 2012

La fatina della nanna

L'avete letta la mia nuova versione della Fatina della nanna, con i disegni di Scleros?
La trovate qui!