mercoledì 30 aprile 2014

Una nuova amica

"Oh tesoro, che cosa ti è successo al piede?"
"Salve…  (sorrisino) caduto un armadio di venticinque chili sopra dito"
"Oh povera ma guarda che scarpone, fammi un po' vedere. Anche a me è successo una volta, insegnavo in una palestra e giocando a tennis mi si è rotta la caviglia. E bla bla bla…"
Mamma annuisce, ride quando ride la sconosciuta, si fa seria quando si fa seria lei e scuote la testa quando pensa che il discorso lo richieda.
Sono ferme davanti ai carrelli del supermercato, e Mamma sta aspettando che Brontolo la venga a prendere dopo la spesa.

"Ma sei qui da sola? non hai dei vicini di casa? una madre? un marito?"
"Siamo soli qui, ho un marito e i vicini di casa non sono troppo amichevoli"
"Ma come? Pazzesco! Ti aiuterei io, ma non guido… chiedi ai genitori dei compagni di asilo dei tuoi figli! Bambina, parla! I Tedeschi sono molto disponibili ad aiutare chi ha bisogno"
La signora ha parlato e parlato per tutti i trenta minuti in cui Brontolo si è fatto aspettare, le ha raccontato dei figli, delle case in cui ha vissuto, della morte del cane del suo vicino, del fatto che Brontolo ha senz'altro un'amante e ha fermato un signore per accompagnare a casa Mamma, visto che l'attesa stava diventando troppo lunga per una bambina in quello stato.
Quando infine Brontolo è arrivato lo ha sgridato per il ritardo e lo ha ammonito aspramente di aiutare in casa la sua dolcissima moglie.
Poi ha abbracciato Mamma, l'ha baciata e il suo profumo le è rimasto addosso per ore.

Lei l'ha adorata dal primo istante, quell'anziana signora in tuta da ginnastica con le ballerine, i capelli a spazzola biondo platino e il rossetto fuxia.
Ha il suo indirizzo e numero di telefono, e non vede già l'ora di reincontrarla.
Così ora Mamma ha una nuova amica...

martedì 29 aprile 2014

Un cruccompleanno

Mica vorrai andare ad una festa di compleanno senza sapere esattamente che cosa faranno i bambini?
E in che ordine, e a che ora, eh?
Tipo, vorrai sapere a che ora potranno giocare e quando mangeranno la torta, o no?
Dede ha ricevuto un invito ad una festa, e Mamma ha aperto un biglietto in formato A4 scritto fitto fitto.
"Ci vedremo alle 15.30 nell'area grill accanto al vivaio"
"Fino alle 16.30 apriremo i regali e mangeremo la torta"
"Alle 17 andremo alla ricerca del tesoro con Peter Pan e Trilly" Wow! Sembra emozionante.
"Alle 17.30 accenderemo la brace e cuoceremo würstel di pollo, pane allo spiedo e mangeremo insalata di patate" Caspita, questa si che è una festa!
"Per favore confermate la vostra presenza con un messaggio in segreteria" Pronto, salve, siamo i brambillen, Dede sarà felice di venire, grazie non vediamo l'ora!

Mamma era elettrizzata. Ha comprato un regalo, poi un secondo e infine un terzo, indecisa su quale fosse più adatto all'occasione.
Poi ha monitorato le previsioni del tempo per giorni, incrociando le dita ad ogni nuvolone.
Infine, ha improvvisamente realizzato che l'invitata non era lei, e che qui i genitori non sono affatto contemplati.
Inaccettabile.

Ha atteso con pazienza meditando una scappatoia, e il giorno prima dell'evento ha fatto una telefonata tattica, tirando in ballo insicurezze linguistiche dell'invitato, sanabili solo con la presenza materna.
E così si sono presentati all'area grill designata: un invitato ufficiale e due imbucati, ma per lo meno con un regalo a testa.
Diciotto bambini scorrazzavano allegramente in una radura al limitare del bosco, con una mangiatoia addobbata a festa e un rotolo di carta igienica infilato in una cazzuola su un tronco.
Per facilitare le cose al piedone-one di Mamma, la caccia al tesoro si è svolta nella foresta fra radici nascoste da miriadi di foglie secche e imprecazioni fortunatamente non comprese dai piccoli.
Il forziere del tesoro, una volta aperto, conteneva buste di dolci per ciascun invitato.
Imbucato compreso!

Mamma ha scoperto che cos'è il pane alla brace tedesco (Stockbrot) e che un barbecue di quel genere, con il cibo infilzato sui bastoncini che ciascuno mette sul fuoco, significa riportarsi a casa un bambino completamente grigio, coperto di fuliggine dai capelli all'interno delle calze.
Quando Brontolo è arrivato a prenderli, "Aspetta!" le ha detto premurosa la nonna del festeggiato "Siamo stati a giocare nella foresta. Quando arrivi a casa controlla attentamente ogni vestito e il corpo dei bambini. Sai, le zecche…"
Dopo aver docciato, strigliato, controllato ogni piega della pelle e fatto il bucato di ogni cosa indossata, Mamma ha per un attimo ricordato le feste milanesi… quelle ai pulitissimi gonfiabili… quelle al cementosissimo cinema… e con un sospiro di comprensione tardiva si è pazientemente messa ad asciugare, phonare, stendere…

lunedì 28 aprile 2014

Che rottura!

Pare non fosse più possibile vivere in crucconia senza un mobile per la sala.
Dopo una gita all'Ikea, il solito carico di scatoloni è in giro per casa.
La mattina dopo Mamma inizia da quello più grosso: "Ora lo apr… oh cade!"
In un istante pensa di metterci un piede sotto per attutirne la caduta, poi realizza che essendo scalza la cosa non sarebbe molto furba. E così lo sfila via...
SBOOONK!

C'è quell'attimo dopo un trauma in cui il tuo cervello realizza prima del tuo corpo che qualcosa è successo.
Un momento di quiete prima della tempesta, in cui pensi che in fondo poteva andarti peggio, che sei riuscita a togliere quasi tutto il piede.
Ma poi il corpo realizza.
Ahia. (No, forse peggio non poteva andare)
Mamma è trafitta da un dolore che non si può spiegare. Si butta a terra, affonda la testa in due cuscini e urla, comprendendo appieno per la prima volta l'utilità del grido di dolore.
Dopo due ore sta ancora piangendo sul ditone pesto quando decide che è ora di finirla, si mette le ciabatte e va a prendere i bambini all'asilo, passando l'intero pomeriggio fuori.

E' sera quando Brontolo la rimprovera aspramente guardando il ditone-sempre-più-one, e nonostante i bambini siano già in pigiama e pronti per la nanna, li riveste e accondiscende a farsi portare al pronto soccorso.
"Sono entrata alle 20.30 e sono uscita alle 3 di notte", le aveva detto nonna Tonia.
"Per un dito rotto avrei aspettato diverse ore, per questo ho deciso di non andare", le aveva detto l'amica  Valentina.
Ma lei confida nell'efficienza crucca, e va.

Ha aspettato anche lei, con le scuse dell'infermiera dell'accettazione per i quaranta minuti di attesa.
Sono entrati in sala visita tutti e quattro in pompa magna, con un bimbo addormentato in braccio al papà e il medico che gli cedeva il posto sorridendo, dopo essersi presentato educatamente.
Ha fatto le lastre nella stanza adiacente, e il dottore gliele ha poi mostrate più volte per accertarsi che avesse visto bene la frattura.
Poi le ha prescritto uno scarpone super-tecnologico al posto dell'ingessatura, ha chiamato l'infermiera e glielo hanno infilato scusandosi per l'ulteriore attesa di cinque minuti.
Uscendo, le hanno consegnato uno scatolone per restituire lo scarpone a guarigione avvenuta, verranno a casa a prenderselo, con tanti auguri da tutto lo staff e un blister di antidolorifici e gastroprotettori da assumere a gogò.

Ora Mamma sa che è possibile entrare in un ospedale di sera, per una cosa di non vitale importanza, e uscirne la sera stessa.
E ora lo sapete anche voi, grazie alla rottura di piede di Mamma: si può!

Cosa non si fa per amore di conoscenza...

sabato 19 aprile 2014

Auguri!

Ciao!
se volete conoscere le tradizioni tedesche per Pasqua guardate il BBMAG!
L'articolo lo trovate qui.

... Ma soprattutto...

 BUONA PASQUA AMICI MIEI!

Rachele

(immagine da rovistando.blogspot.com)


"Le candele? è il mio compleanno?"
"No Macco è Pasqua!"
"Ah... è il suo compleanno?"
"Di chi?"
"Di Pasqua..."
"Ah! Bè, una specie!"
"Allora le spegne lui le candeline? Facciamo una festa? E quando arriva?"
...
"Auguri Pasqua! Gli ho fatto gli auguri mamma, va bene?"

Auguri, Pasqua, da parte dei brambillen tutti!

giovedì 17 aprile 2014

Le uova dipinte

Il destino crudele di molti genitori è rimanere intrappolati nel proprio passato a volte, e cercare di dare ai figli quello che si sarebbe voluto per sé, da bambini.

Nonna Tonia, ahimè, non ha mai avuto alcuna velleità artistica, né la pazienza di sedersi a tavolino a pasticciare con la figlie volenterose di creare.
Ecco quindi che una trentina di anni dopo arriva Mamma-Nemesi a prendere i brambillini all'asilo in un bel pomeriggio pre-pasquale.
"Indovinate cosa facciamo oggi?" trilla eccitata appena salgono nella macchina lucidata a specchio.
"Che cosa? che cosa?" scalpitano loro.
"Dipingiamo le uovaaaaa!"
"Siiiiiiiii!" è il coro unanime che risponde dai sedili posteriori.

Mamma ha comprato una confezione gigante di uova, il set di colori per uova che imperversano in ogni negozio, e ha sognato di creare con i pargoli deliziosi ovetti artistici di ogni colore e fantasia.
Così ha foderato il tavolo di giornali, bollito le uova, preparato i colori e chiamato a raccolta i bambini.
"Io lo voglio rosso!" grida uno.
"Io lo voglio d'oro, uffa" brontola l'altro.
Mamma dipinge la base di colori cangianti e brillanti, e i bambini con i pennelli possono scatenare la fantasia.
"Cosa ci faccio adesso?" chiede Dede rotolando l'uovo rosso fra le dita.
"Amore, quello che vuoi! Vuoi fare dei pois? Dei fiori? gli occhi e la bocca? un coniglio? Tutto quello che vuoi! Non è bello?"
"Mamma, fai tu" le dice Macco porgendole il suo uovo dorato.
"Mamma, ho finito, adesso basta" conclude Dede dopo aver pasticciato sul suo.
"E adesso cosa facciamo? Eh? possiamo giocare con gli Angry Birds? Non abbiamo più niente da fare…"

Mamma resta sola fra i giornali, con altre dieci uova da decorare e tutto il suo entusiasmo ammaccato...

mercoledì 16 aprile 2014

Contadini

Sono settimane che lavorano.
A volte in pantaloncini e scarpe da ginnastica, ma quando piove hanno giacche e guanti per il freddo. Sono in dieci, quindici, magari anche di più e Mamma ha perso il conto.
Lavorano senza sosta da settimane nel campo vicino al cruccasilo, e ormai saranno convinti che Mamma sia una molestatrice di onesti lavoratori.
Loro sono sempre lì e lei compare all'improvviso, con le mani in tasca e la bocca aperta, e non si muove dalla sua posizione di osservatrice.
Oppure passa in macchina e accosta con le quattro frecce, con le mani sul volante e la bocca ancora aperta.
Il fatto è che Mamma non resiste alla curiosità, adora il giardinaggio e qui sta imparando delle cose che non aveva mai immaginato.
Tipo come si avviano le piantagioni di lamponi.
O tipo come si fanno gli asparagi bianchi, e come si raccolgono.
O come si montano serre lunghe centinaia di metri (con una precisione che perfino Brontolo si potrebbe soltanto sognare), coperte con un unico telo.
No, dico, un unico telo!
E tipo come sono le piantagioni di fragole...

Mamma è esaltata come un bambino in una cioccolateria.

Ci sono mestieri che snobbiamo, li consideriamo banali e alla portata di tutti.
E poi li vedi al lavoro, e capisci che non sapresti nemmeno da dove cominciare.
A questo punto a lei resta solo da sperare che non le arrivi fra capo e collo una denuncia per stalking...

martedì 15 aprile 2014

Autolavaggio

I brambillen sono persone molto pulite, e lavano la loro auto regolarmente.
Puntualmente ogni fine estate, mese più mese meno.
La cosa non aveva mai destato alcuno stupore nella patria originaria, e una volta emigrati si sono portati con sé i loro usi e costumi.
Ma un giorno, inaspettatamente, il russo ha fatto notare a Brontolo che la sua auto era un tantino sporca.
Dopo nemmeno due settimane ha cortesemente ribadito che non poteva nemmeno più definirla un'auto bianca.
Infine un altro collega, all'insaputa del primo, ha commentato che sua moglie non si sarebbe mai azzardata a salire su una macchina ridotta in quello stato.

Mamma guardava l'utilitaria e si chiedeva se l'avessero scambiata per qualche altra: "Ma tu dici davvero che parlano della nostra macchina? Questa qui bianca? Ma non ti sembra pulita?"
"Pulitissima!" rispondeva lui allargando le braccia con impotenza "Ma che ne so… saranno matti!"
Hanno indugiato ancora un paio di mesi raccontandosi che tanto avrebbe piovuto, che in fondo la usavano poco e che sicuramente si erano sbagliati gli altri.

Finchè alla radio hanno comunicato con gioia che le previsioni del tempo erano buone, e che tutti potevano lavare l'auto senza timore.
Poi che era finalmente riaperta la stagione per lavare le macchine in giardino.
E infine, un bel giorno, i due hanno fatto caso alla fila davanti all'autolavaggio.
Una coda inimmaginabile di auto splendenti e pulitissime che i brambillen avrebbero aspettato ancora quattordici mesi prima di iniziare soltanto a pensarci.
E così si sono detti "Ma si, facciamo 'sta pazzia, dai..."

Ora anche loro sono uniformati alla tedesca maniera, e possono tornare a girare per strada senza essere additati con sdegno.
Ora anche Mamma può osservare le macchine sporche e storcere il naso altezzosa, fingendo un'irritazione che la fa sentire molto "inserita".
E ora anche Brontolo passa davanti alla sua auto e si gira a rimirarla, commentando "Però… non sembra nemmeno lei…"

Quindi amici, se vedrete arrivare un'auto lucida e splendente per le vacanze di Pasqua, sappiate che non avete sbagliato famiglia: sono veramente i brambillen!
Incredibile, ma vero.

lunedì 14 aprile 2014

Nel giardino

E' una splendida giornata, ed è pure sabato: il connubio quasi ideale per la perfezione.
Mamma e i suoi accompagnatori decidono per una gita allo zoo, mentre Dede saltella frenetico per l'eccitazione.
Il posto è sempre splendido, e lo si può godere in tutto il suo splendore ora che la primavera lo colora con le tinte più allegre.
"Guardate, hanno rimesso al loro posto le tartarughe! Erano nel rifugio invernale fino alla volta scorsa, e ora eccole lì" dice Mamma indicando dei bestioni enormi corazzati e pieni di corni sul carapace.
"Quanto mi piacerebbe avere una tartaruga così in giardino!" dice Brontolo.

"Passiamo per di qua oggi, cambiamo giro per una volta" implora Mamma "Andiamo a vedere il giardino giapponese? sarà tutto fiorito e deve essere un incanto" I quattro si incamminano verso il giardino fiorito, che è all'altezza delle aspettative: meraviglioso.
Mamma fotografa ogni tulipano, Macco si fa la pipì addosso e "Quanto mi piacerebbe avere un giardino giapponese in giardino…" sospira Brontolo. Mamma si immagina sdraiata su un lettino di bambù in riva al laghetto, con un bicchiere di bibita in mano, a leggere un libro all'ombra della magnolia giapponese fiorita.
La tartaruga disturba un po' la scena, ma si può sempre relegarla in un angolo.

"E quel cartello? Oh, no… dice che è morto un elefante! Andiamo a vedere quale manca, tanto li riconosciamo tutti"
Arrivati al recinto dei pachidermi, Mamma capisce che l'animale più piccolo e magro, quello che sembrava malatissimo, non c'è più. La cosa la rattrista molto, dopo decine di visite nell'ultimo anno.
"Belli però gli elefanti…" dice qualcuno. E sì, come da copione: "Quanto mi piacerebbe avere un elefante in giardino!" commenta, indifferente al dispiacere di Mamma.

Lei si figura un elefante bloccato dalla siepe, che tenta di girarsi su se stesso nel minuscolo giardino giapponese abitato dalla tartaruga. Fa appena in tempo a saltar già dal lettino che il pachiderma posa il deretano sulla sua sdraio di bambù e la schiaccia.

Sognare ad occhi aperti è sempre una bella attività.
Per fortuna i brambillen non hanno più di ottanta centimetri di balcone…

venerdì 11 aprile 2014

Quasi un terzo figlio

Si, lo so: c'è gente che ha tre o quattro figli, uno o più cani, criceti, gatti, canarini e non batte un ciglio.
Ma a Mamma bastano un marito e due figli, e quel che resta del suo antico impulso da crocerossina è già saturato così. Proprio non ce la farebbe ad occuparsi di qualcun altro, nemmeno di un pesciolino rosso.

Sarà che c'era il sole quel giorno, e lei era particolarmente allegra.
Sarà pure che l'ha trovato in supersconto e sembrava così bello, fatto sta che ha fatto il passo più lungo della gamba, e ha deciso di comprarlo.
Così, senza pensarci, come se fosse una cosa bella e basta.
"Dede ne sarà contento!" ha pensato quando è andata a pagare.

E poi si è scontrata con le reali necessità quotidiane e ha capito i suoi limiti.
Fa troppo caldo e deve occuparsene tutti i giorni, e già non ne può più.
Ora vorrebbe prenderlo a calci, fargli fare un volo dalla finestra, lasciarlo senz'acqua per giorni e infilarlo a pezzi nel congelatore, senza lasciare tracce che ne tradiscano la misera fine.
Quel briciolo di pietas che alberga ancora in lei le dice che in fondo lui non ha colpa, e già che l'ha preso, ora deve sostentarlo.

Ma Mamma aspetta con ansia il momento in cui potrà staccare foglia per foglia, infilare tutto nel frullatore e farci un bel pesto come si deve.
Perché che tu lo voglia o no, questa sarà la tua fine, maledetto basilico!

giovedì 10 aprile 2014

Femmine, che schifezza

"Non poterei mai vivere senza di te amore, lo sai vero?"
"Mh mh" fa lui gongolandosi un po'
"Anche se un giorno succederà comunque…"
"E perché?" chiede Dede allarmato.
"Perché ti sposerai, e andrai a vivere con tua moglie, e avrai dei figli"
"Ah, vero... Ma io non voglio vivere con gli estranei!"
"Giusto tesoro. Allora facciamo che anche la mamma viene a vivere con voi, che dici?"
"Si mamma, stai sempre con me tu"
"Bene amore. Se non altro ne sarà molto contenta tua moglie"
"Ma mamma… io non ci posso nemmeno pensare di sposarmi con una femmina! Sarebbe proprio una schifezza!"

Mamma rimane sdraiata sul suo letto, trattenendo l'impulso di una standing ovation con annesso bacio accademico.
La creatura sta crescendo proprio bene...

mercoledì 9 aprile 2014

Nascondino

Vedere tuo figlio che gioca a nascondino è cosa da nulla.
Sentire tuo figlio che conta fino a quindici è cosa banale, se il figlio in questione ha già sei anni.
Ma sentire che lo fa in tedesco, e dopo il 15 grida "Fertig!", e corre a cercare "Santiagos e Gianlucas", ecco, questo fa la differenza.
Anche se si chiamano Santiago e Lukas, ma a qualcuno questo proprio non entra in testa.

Perché forse, dopo sette mesi, qualcosa si smuove.
E forse, dopo tanto tempo, Mamma può iniziare a respirare, uscendo da questa prolungata apnea…


P.S.
Ieri Mamma ha deciso di testare il suo livello di tedesco.
E' andata dunque in un'accreditata scuola di lingua per sostenere un esame, e il risultato è stato talmente sbalorditivo che lei stessa non ci poteva credere!
Da allora si pavoneggia tutta, e parla a destra e a manca nel suo elevatissimo tedesco B1.2, rinvigorita da questa massiccia iniezione di fiducia.
Continua a non capirla nessuno, esattamente come prima, ma per lo meno adesso è felice!

martedì 8 aprile 2014

Schiamazzi

In cucina, una sera qualunque.

M: "Dedeeee! Vieni a metterti le calze! Cosa dicevi Brontolo?"
B: "Ho parlato col mio collega russo. Dice che la signora del piano di sotto sta esagerando"
M: "Si, in effetti… Però posso capire che un po' le diamo fastidio, era abituata a non avere nessuno sopra di sè per quattro anni."
B: "Lui dice che dovremmo dirle che deve abbassare il volume della tv"
M: "Vabè, dai, mi sembra eccessivo, in fondo a me non dà fastidio. Dedeeeee! Le caaaalzeeeee!"
B: "Sai, in Germania i bambini possono fare ciò che vogliono. C'è stata una sentenza rivoluzionaria, in base alla quale le famiglie non possono essere perseguite per gli atti compiuti dai figli, perché essendo bambini tutto gli è concesso. Il mio collega dice che se quella viene ancora a dirci di non farli correre nel corridoio, dobbiamo mandarla a quel paese e invitarla a chiamare la polizia!"
M: "Deeeeeeedeeeeeeee! Vieni a mettere queste calze SI O NO? Brontolo, io non voglio farle la guerra. Se torna su a brontolare è meglio parlarci con calma"
B: "Il Russo ha detto…"
M: "Bambiiiiniiiii! E' proooontoooo! … ha detto?"
B: "Si, ecco, ha detto che lui ha una famiglia sopra di lui, e che sono terribili"
M: "Bambiiiiniiiiii!"
B: "Mi ha detto Pensa che si parlano addirittura da una stanza all'altra! Voi non fate così spero! Io gli ho risposto No, ma scherzi?! Non siamo mica matti!"
M: "…"
B: "…"
M: "…"
B:  "Non potevo dirgli la verità, mi vergognavo troppo..."
M: " Psssss… bimbi… è pronto in tavola… ehi, bambini, andiamo di là piano piano, su, facciamo silenzio"

Mamma deve ancora elaborare la vergogna.
Ci riuscirà, forse, solo quando avrà finito di ridere...

lunedì 7 aprile 2014

Festicciola

Dopo giorni di attesa, Macco ha finalmente fatto la lista degli invitati al suo compleanno.
Un nome solo.
"Tesoro, invita altri bambini, vuoi? Se inviti solo Taha non è una vera festa, e poi ci rimani male che Dede ha avuto un compleanno più bello. Chi altri invitiamo?"
Dopo qualche minuto di tentennamento, Macco ha snocciolato altri nomi di compagni d'asilo.
"Bene. Poi invitiamo anche Antonino, Leo e Lisa, giusto?"
"No mamma! Loro sono italiani e non sono della mia classe"
"E allora? Sono amici nostri!"
"No mamma, io voglio la festa solo con i bambini tedeschi della mia classe"

Mamma tace di fronte alle idee così chiare del suo neo quattrenne, e si adatta a malincuore a tale desiderio. (Ha scoperto solo dopo che la "regola" tedesca vuole che per il quarto compleanno si invitino quattro bambini, per il quinto cinque, e così via).
Dopo la lista dei desideri per il buffet, Mamma inizia a spignattare: "Ci saranno cinque bambini. Uno di loro ha tre fratelli, se festeggiamo al parco magari vengono anche loro. Magari verranno le mamme, i papà non li ho mai visti… vabè, io preparo per una ventina di persone, al limite avanza"

Il giorno della festa, spaccato il secondo, suona il campanello.
"Noi andiamo via subito. A che ora veniamo a prendere il bambino?"
La scena si ripete per altre quattro volte, e dopo dieci minuti Mamma e Brontolo si ritrovano a guardarsi in faccia nella sala vuota, con sette maschietti che giocano composti nella camera dei bambini e il tavolo apparecchiato per un reggimento.
Nessuno corre, nessuno grida, ma soprattutto nessuno mangia.
Il silenzio in casa è tale che Mamma e Brontolo si sentono quasi a disagio, e vanno a verificare che siano ancora tutti vivi.
I piccoli giocano felici e tranquilli, e sono così bravi che sono capaci perfino di litigare sottovoce.
All'ora convenuta -secondo più secondo meno- il campanello suona ancora e, discreti come sono arrivati, così se ne vanno.

Abituata alle feste di Dede, che se non si è almeno in trenta non vale e che impieghi i successivi otto giorni per rimettere in ordine, Mamma non riesce ancora a credere di aver festeggiato il compleanno di Macco.

E dopo, non ha nemmeno dovuto spazzare per terra...

venerdì 4 aprile 2014

Primavera

E' primavera inoltrata quassù.
E' così tanto primavera che sembra quasi estate, e i tedeschi sono già tutti in manichette.
Mamma, ligia al dictat, continua ad indossare maniche lunghe e a trascinarsi dietro giacche di ogni pesantezza, ma ha la decenza di lasciarle in macchina quando il termometro supera i 25 gradi.

Come fa spesso ultimamente, ha caricato in macchina la bicicletta di Macco, il monopattino da grandi di Dede e i pattini suoi ed è andata a prendere i pupi all'asilo. Senza nemmeno passare da casa sono scesi in quello che ormai da mesi chiamano "il Paradiso delle Lumache", la pista ciclabile che porta fino al bosco costeggiando immensi campi coltivati, e si sono esercitati ciascuno nel suo sport.
Ma questa volta è stato un incanto.

Perché mai e poi mai Mamma avrebbe immaginato un tale concerto di profumi.
Odori di fiori che non aveva mai sentito, nemmeno nella casa dei nonni al mare, perché così delicati e lievi li puoi apprezzare solo nell'aria pura di un posto incontaminato.
Mai aveva visto alberi così carichi di fiori da esserne quasi piegati, nè il vischio fiorito sulla pianta, e non avrebbe mai sognato di potersi allenare senza pericoli, senza pensieri, nel suo perfetto stile da pattinatrice olimpionica e con i bambini al seguito, ognuno instabile a modo suo sulle proprie rotelle.

E ridere di Macco che si ferma per fare la pipì, e semplicemente la fa fra i cespugli con la naturalezza di chi appartiene alla natura, e alla natura si affida.
E sospirare di piacere ascoltando il canto degli uccelli, unico suono nella campagna assolata.
E salutare col sorriso ogni persona che incontri, perché così si usa qui.
E riempirsi i polmoni di quell'aria dolce e tiepida, che ti profuma di buono anche l'umore.

E' primavera inoltrata quassù. 
La prima, vera, primavera che le narici di Mamma abbiano mai annusato!

giovedì 3 aprile 2014

La sposa

"Benvenuta Frau Leba!" diceva il cartello sulla porta dell'asilo di Macco.
"Macco, avete una maestra nuova? Mi scusi, chi è questa Frau Leba? Una nuova maestra?" chiedeva Mamma alla maestra Sarah.
Lei sorridendo rispondeva "No... sono io! Mi sono sposata in comune venerdì ed ho cambiato nome"
Mamma la baciava per congratularsi e se ne andava pensierosa.
Lei è sposata da quasi dieci anni, ma in pochi conoscono il cognome del marito. Non deve essere considerata una grande moglie, qui in terra teutonica, dove per le donne sposate non resta alcuna traccia del cognome originario.

Una settimana dopo, il matrimonio religioso.
I bambini dell'asilo erano invitati all'uscita della chiesa per farle una sorpresa, e i brambillen erano puntuali più dei tedeschi, sul sagrato della chiesa, con Mamma curiosa come una scimmia.
Ci sono cose che non puoi immaginare in maniera diversa da come sei abituata, ed è per questo che vivere all'estero ti "apre la mente".
Ma contemporaneamente, mentre ti stupisci per le differenze, ti rendi conto ti quanto ottusa sia in realtà la tua mente, proprio per il fatto di stupirti.

Perché dopo una serie prolungata di canti la Messa termina.
Gli ospiti escono.
Gli sposi escono per mano e guardano la gente dall'alto dello scalino della chiesa.
Silenzio.
La sposa è bellissima. La gente guarda un po' gli sposi, un po' si fa i fatti suoi.
No, niente riso, non usa tirarlo. 
Possibile? Si, possibile.
Finalmente un bambino acclama la sua maestra e Mamma applaude, mentre Brontolo fa lo stesso da un'altra parte.
E sono gli unici tre chiassosi del gruppo. 
Poi in silenzio gli sposi scendono, e Sarah raccoglie le rose che i bimbi le porgono.
Dopo qualche minuto di impasse, gli invitati si mettono in fila per baciare la sposa, porgendole fiori e pacchetti regalo.
Una fila ordinata e composta.
Mamma si intrufola e l'abbraccia con Macco, saltando almeno una trentina di persone; ma ha dalla sua che non aveva il minimo sospetto che si potesse fare una fila per i saluti.
Si: si può fare una fila ordinata e silenziosa per il bacio alla sposa.
Poi sottovoce un amico mostra loro un ceppo di legno da tagliare con una sega, mentre qualcuno li guarda e il resto della gente si serve al buffet allestito sul piazzale della chiesa.
Mamma sorride al ricordo dei megafoni e dei microfoni a cui è abituata.
Ma carino il buffet all'uscita della chiesa!
Abbandonato il ceppo a metà dell'opera per manifesta incapacità di falegnameria, gli sposi ritagliano un grosso cuore dipinto su un lenzuolo, e poi ci passano in mezzo.
I più continuano a mangiare.
E in questo tutto il mondo è Paese.
Mentre i bambini giocano a rincorrersi nella fontana vuota della chiesa, accanto al cimitero, la gente se ne va alla spicciolata.
Mamma non può fare a meno di domandarsi: ma secondo voi, si sono divertiti?

martedì 1 aprile 2014

Incoraggiamoli

"Ce la puoi fare, coraggio!"
"Come sarebbe non ce la faccio? Certo che ce la fai, sei bravo, vedrai!"
"Su, la mamma è vicino a te, andrà tutto bene, forza!"

Anni e anni di incoraggiamenti, perché così si deve fare.
Perché sappiano che la mamma crede in loro.
Perché sappiano che possono arrivare a fare tutto, se lo vogliono.

E poi "Cosa mangi mamma?"
"Una pasticca di propoli Macco, serve per il mal di gola"
"Anche io!"
"Amore no! Fa schifo! Dede l'ha sputata quella volta che ho provato a dargliela. E' amara e cattiva, lascia stare"
"La voglio, ho mal di gola anch'io"
"Ma sei sicuro? guarda che non ce la fai a mangiarla tutta. E' terribile, ti assicuro!"
"Dammela"
"Sicuro sicuro?"
"Si si"
Macco si infila in bocca una pasticca di propoli pura.
"E' buona!" dice subito.
"E' buonina" dice poco dopo.
Mamma lo guarda in attesa. "Vuoi sputarla?"
"No no, è buona buona"
Macco è scosso da brividi di ripugnanza, ma non molla.
Mamma ride e gli prepara un cucchiaino di miele.
Lui lo trangugia, poi fa un bel ruttino che appesta l'aria di propoli.
"Mamma, ma perché è così felice Macco?" chiede Dede notando il sorriso di trionfo del fratello.

Dì a qualcuno che non può fare qualcosa.
Dì a qualcuno che non può fare qualcosa e impegnerà tutte le sue forze per smentirti.
Occorre una buona dose di strafottenza, ma questa, è la verità.