lunedì 24 dicembre 2012

venerdì 21 dicembre 2012

Le recita

Ieri c'è stata la festa all'asilo di Dede.
"Fate una recita amore?"
"Uh? non lo so"
"Dite una poesia? o una conzonina?"
"Uh? Mi sa di si. No, un indovinello anzi"
"Davvero? Che bello! E me lo vuoi far sentire prima?" chiede Mamma, sempre curiosa come una scimmia.
"Eh... Ehm, in realtà no"
"Capisco... vuoi che sia una sorpresa"
"No, il fatto è che non me lo ricordo più. Fa così ma non ne sono sicuro..."
E recita un indovinello in rima: dolcino, simpatico, perfetto.

La festa inizia alle 15.30. Orario ideale nell'unico pomeriggio in cui Mamma lavora e per di più ha Macco a casa in convalescenza.
Alle 15.45 una Mamma trafelata, trascinando un bimbo riottoso infagottato nella giacca a vento, si ferma sulla porta dell'aula mentre i bimbi cantano una canzoncina in inglese e il pubblico è seduto a filmare e fotografare inorgoglito.
La maestra la fulmina con lo sguardo.
"Colpa sua!" dice poi Mamma indicando Macco, quando la canzone finisce e lei entra a sedersi con gli altri. Qualcuno ride, qualcuno la prende in giro mentre Dede la guarda innamorato, felice che lei sia lì.

Poi recitano l'indovinello, cantano un altro paio di canzoni, una poesia in inglese e Mamma filma tutto mandandogli baci da lontano, guardandolo dal primo istante all'ultimo, il suo bambino grande.
La sua prima recita: chissà se se ne rende conto, chissà se si sente fiero come lo è la sua mamma!
Attorno a lei mamme e alcune nonne, e ci sono anche dei papà.
Ci sono anche dei papà. Questo ha pensato Mamma.

Anche?

giovedì 20 dicembre 2012

Qualcuno viene da Venere, qualcuno da Marte

"Mamma scei brutta. Va' via!" strilla quotidianamente Aia a mamma Mery.
Lei guarda Mamma sospirando "E' mestruata da quando è nata..."
Mamma sghignazza alla battuta.

"Mamma ti sembra il caso di mangiare ancora dolce?" rimprovera la madre corrugata, la cugina Anna.
Lei alza gli occhi al cielo e commenta "Avevo la fortuna di non avere la suocera... e invece guarda che figlia mi ritrovo..."
Mamma compatisce solidale.

"Mamma n...n...n... non sei blutta, ssssssei bella!" balbetta Macco annuendo convinto, col ditino all'insù.
"No no Macco, è molto più che bella!" lo riprende trasognato il fratello.
Mamma si squaglia.

Qualcuno vuole per caso chiederle se le dispiace ancora di non aver avuto una femmina?

mercoledì 19 dicembre 2012

Ogni traversina al suo posto

SGUORP!
"Ma cosa diav... oh, no! Macco amore, hai vomitato! Brontolo, toglilo dal nostro letto, io provo a salvare il telefonino dal vomito..." E' mattina, Mamma corre in bagno affidando il piccolo svomitazzante al papà, e prova ad asciugare il cellulare finito sotto la "doccia" del secolo.
RI-SGUORP! SGUISCHHH!
"Rachele? Ha vomitato ancora" fa Brontolo dalla camera da letto, e Mamma torna dal bagno col telefonino miracolosamente ripulito.
Il piccolo è solo sul lettone, ovviamente allagato, e Brontolo sta leggendo una mail.
"Ma che fai? Ti avevo detto di prenderlo e toglierlo dal letto!"
"Si, stavo andando! Oh, un attimo, che cavolo!" risponde il bruto.

Macco viene preso fra le braccia della mamma, stordito e stralunato.
"Che dici, dobbiamo cambiare le lenzuola?" chiede lui.
"Ma noooo... perché? Ma ti pare, conserviamole! Dai, toglile in fretta prima che arrivi a bagnare il materasso"
"Si, adesso vado"
E ci pensa.
E tira via un cuscino.
E sposta l'altro cuscino.
E piega il pigiama (ebbene si).

"Tira via il lenzuolo in fretta, Brontolo!" sollecita lei.
"Si, adesso"
E sposta il plaid dai piedi.
E tira via il lenzuolo. Quello di sopra.

"Argh!" fa lei frustrata "Ti sbrighi o no?"
"Un attimo! Tanto ha vomitato dove abbiamo la traversina, no?"
In effetti Mamma aveva deciso di  mettere una traversina impermeabile in mezzo al letto, ad altezza culetto di bimbo, per evitare sorprese da parte dei due ospiti fissi del lettone. E la cosa sarebbe proprio provvidenziale.
"Ah, è vero! Speriamo! Speriamo solo che ieri Tony non l'abbia spostata..."

Ieri è venuto il mitico Tony, e ha cambiato le lenzuola. Rifacendo il letto, ha spostato la traversina, che ovviamente non è servita a nulla.
E guarda caso l'ha messa proprio all'altezza del sedere di Brontolo, dalla sua parte.

Così, mentre faceva il quarto bucato gastroenterico degli ultimi dieci giorni (e si spera l'ultimo),  Mamma si domandava ridendo che cosa deve aver pensato l'astuto filippino del distinto Brontolo, tanto da mettere il telino impermeabile proprio dove ce l'ha Dede...

martedì 18 dicembre 2012

La gente

"Mamma, ma non hanno preparato niente da mangiare! Che cosa siamo venuti a fare all'asilo di Macco?"
La voce della verità bisbiglia piagnucolando al Santo Asilo, e Mamma scoppia a ridere per la beata faccia tosta del primogenito.
C'è la festa di Natale, e i bambini sanno che le maestre danno il meglio di sè come pasticcere in quelle occasioni.
Ma la sala è vuota.
O meglio.
La sala è gremita di gente, ma non c'è cibo.

Tanta Gente è arrivata alla festa del Santo Asilo e lo riempie di sè.
Nonni, zii, cugini, fidanzati dei cugini, compagni di scuola dei fidanzati... La sala è così piena che i bambini piangono aggrappati alle mamme, e i genitori non riescono ad entrare.
Ma la Gente non si sposta.
Gambe larghe, braccia incrociate, giacconi e sciarpe allacciati fino ai denti con una temperatura che sfiora i trenta gradi.

All'asilo hanno preparato un piccolo intrattenimento: hanno creato due grandi slitte con degli scatoloni, tirate dalle maestre, e da ogni scatolone spuntano due piccoli alunni con il berretto di Babbo Natale. Macco chiude la carovana.
Alcuni genitori però sono dal lato opposto del pubblico: non c'è posto per loro fra la Gente, e i brambilla sono fra questi.
Seduta al posto d'onore, Gente e ancora Gente. Mai visti prima, da nessuno a quanto pare, ma non fanno posto ai genitori.

Poi una maestra annuncia "Potete avvicinarvi al buffet, nell'altra sala!" e la Gente sparisce.
Roba da grandi prestigiatori!
I bambini escono dagli scatoloni alla spicciolata, con i genitori accanto che fanno fotografie, parlano fra loro, parlano con le maestre. La sala è rimasta piena solo di noi: bambini, genitori, famiglie dell'asilo.
E tutta quella Gente?

Uno spostamento d'aria, e anche Dede sparisce come tutti gli altri.

Un istante dopo Mamma è nella stanza del rinfresco a difendere due nanetti golosi piazzati davanti al tavolino delle cibarie, inconsapevoli del pericolo che corrono.
Li protegge da borsoni a tracolla sbattuti in faccia, da pedate pesanti, da spintoni di Gente piena di piatti in mano.
I pupi masticano beati mentre lei cerca di insegnar loro la moderazione, ma deve ammettere che quello non è proprio il momento più adatto, nè chi c'è intorno dà l'esempio più adatto.
Alla fine anche lei mastica quello che cade loro di mano, quello che lasciano per la fretta di assaggiare qualcos'altro e quello che non riescono a finire perchè i loro occhi hanno mangiato troppo per le loro pance.
Si sacrifica, insomma.

E nel giro di mezz'ora la Gente se ne va.
Resta un tavolo quasi vuoto, bicchieri di plastica sparsi ovunque, pezzi di torta al cioccolato calpestati.
Le famiglie dell'asilo rimangono di più, la temperatura cala rapidamente, e i bambini iniziano a giocare nelle sale sgombre.
Nella sala della nanna c'è un mercatino per beneficenza, e Mamma entra con due amiche.
"Sono passata prima, era pieno di Gente. Ora posso guardare con calma" dice alla maestra addetta. "Avete venduto tanto? Con tutta quella Gente..."
La maestra sorride mesta.
Mamma e le sue due amiche hanno comprato, oltre ad un paio di nonni.
Nessun altro.

E tutta quella Gente?

(Avranno pure la stessa faccia tosta di Dede, ma lui, per lo meno, ha solo quattro anni...)

lunedì 17 dicembre 2012

Venerdi

C'era la neve che copriva tutto.
Nevicava dall'intera notte quando Mamma e Macco si sono avvicinati alla finestra, e fiocchi grossi come noci scivolavano giù dal cielo grigio uniforme dell'alba.
"Ti piace amore? E' bella vero?"
"E' bellissima..." ha risposto incantato nel suo pigiamino celeste, in braccio a lei.
Piano piano poi tutto si è svegliato, e l'incanto è terminato.
Le auto hanno segnato la strada di solchi scuri, Macco e Dede hanno iniziato a giocare rumorosamente e Brontolo ha comunicato al mondo che era in preda alla gastroenterite, dilungandosi in dettagli fondamentali per iniziare bene la giornata.

"Mica vorrai andare all'asilo in macchina, con questa neve?", le ha chiesto poi.
"Perchè no? non c'è ghiaccio, che problema c'è?"
"C'è che saresti in macchina con Macco e non mi sento tranquillo. E poi se vai a piedi fai anche prima"
Mamma aveva la lezione di pilates alle 9, ma nemmeno volando avrebbe mai potuto preparare i bambini e accompagnarli con quel tempo da lupi, arrivando poi alla lezione in orario.
"Tarderò una mezz'oretta", aveva pensato, e l'idea di impiegare meno tempo le piaceva. E fu così che Mamma rispolverò il passeggino, tentata dalla sicurezza del marito.

Alle otto e quaranta Mamma iniziava a chiamare a gran voce i figli, invogliandoli con una battaglia di palle di neve.
Alle 9 passate erano finalmente in strada, dopo aver cambiato i pantaloni a Macco che era stato capace di bagnarseli di neve ancora prima di uscire dal portone.
(Queste sono doti!)
Soltanto a quell'ora i bimbi hanno ricordato che le palle di neve sono molto divertenti.
Mamma e Macco sono riusciti ad uscire dall'asilo di Dede un minuto dopo l'orario massimo di entrata di Macco: 9.31.
Addio pilates, ha pensato lei aprendo il passeggino per Macco e tirando fuori un ombrello.

Ora.
Avete mai provato a far salire sul passeggino un bambino di due anni nel bel mezzo di una strada ricoperta di una valangata di neve? La sua prima neve da bambino grande?
E avete mai provato a guidare un passeggino nel bel mezzo di una strada ricoperta di una valangata di neve?
E vi siete mai trovati a dover decidere con quale mano tenere un ombrello, sotto una bufera di neve, spingendo nel contempo un passeggino che slitta in ogni dove e che fa un fatica boia ad avanzare?
No?
Ecco, forse perchè voi siete intelligenti!
O almeno, più intelligenti di Brontolo.
O di sicuro, molto più intelligenti di Mamma...

Alle 10 la maestra del Santo Asilo le sorrideva impietosita, senza sgridarla come fanno sempre con i ritardatari, prendendo in consegna un bambino tanto eccitato da sembrare un grillo impazzito.
Dopo pochi minuti Mamma telefonava al moribondo a casa, e inveiva contro la sua idea luminosissima di andare a piedi, guardando le strade perfettamente pulite mentre lei incespicava sul marciapiedi.

E poi la neve si è posata anche su di lei, ha appianato tutto, ha livellato le asprezze, e Mamma ha goduto di ogni passo facendo scrunch, respirando il gelo, sentendo bruciare le guance, e liberando le piante che incrociava dal loro inchino gravoso.

Alla fine è arrivata a casa alle 10.30.
Tutto sommato poteva andare peggio. O no?

venerdì 14 dicembre 2012

Ma allora, si muore o no?

Mamma in questi mesi ha diligentemente seguito le lezioni di Archeoastronomia che l'hanno fatta sognare e innamorare pure un po' del suo professore.
Dall'alto delle sue nuove conoscenze, dunque, ha deciso di diffondere il Verbo, e di spiegare al mondo mammesco perché, alla fine, hanno fatto bene a non delapidare il patrimonio familiare per godersi questi ultimi sette giorni di esistenza.
E, sopra ogni altra cosa, perché hanno fatto bene a non mangiarsi gli ultimi quattro cioccolatini del calendario dell'avvento dei figli, nonostante la convinzione che tanto non se ne sarebbero mai accorti...
(A lei ne sarebbero spettati ben otto, avendo due calendari, capite quale colpo tremendo sia stata per lei questa notizia?)

Ecco qui, dunque, la spiegazione del perchè no, non si muore tutti insieme la prossima settimana (o almeno non per colpa dei Maya).
Prendiamo un'ora, un giorno, una settimana, un mese.
Sappiamo tutti che sono convenzioni del nostro calendario, e sono cicliche: una volta finite le ventiquattro ore del giorno, i sette giorni della settimana, i trenta giorni del mese o i dodici mesi dell'anno, si ricomincia da capo.
Si riparte dalla mezzanotte, dal lunedi, da gennaio, e così via.
L'unica cosa che non è ciclica, da noi modernissimi, è l'anno: quello -purtroppo- aumenta sempre, si incrementa all'infinito.

E' per questo motivo che invecchiamo ragazze mie, perchè nessuno ci resetta mai l'età dando un bel colpo di spugna all'anno in cui siamo.
Se anzichè arrivare al tanto atteso 2000, per esempio, avessimo ricominciato dall'anno 1, Mamma a quest'ora avrebbe dodici anni, esattamente come tutti voi, lasciando indietro gli "erotti" che appartenevano al duemillennio precedente. Non poteva essere una gran bella cosa? E ivvece no!, come direbbe Macco.

Prendiamo adesso i Maya. Quelli si che erano furbi, perchè avevano già capito questo trucchetto. (Probabilmente il loro calendario è stato inventato da un bel gruppo di fanciulle astronome un po' datate, ma questo non l'ha detto nessuno scienziato che si rispetti, è una mia personalissima considerazione.)
E allora, anzichè avere gli anni che si incrementano all'infinito, avevano nel loro famoso calendario anche una fase ciclica per gli anni, che si azzeravano ogni 5000 "anni" (perchè non si chiamavano ovviamente così e non erano lunghi come i nostri)
Arrivati all'anno 5000, si ripartiva da uno, esattamente come dopo dicembre noi ripartiamo da gennaio.

Facendo i conti, un ciclo di 5000 anni del calendario Maya andrà a terminare proprio al Solstizio d'Inverno di questo 2012, ossia il 21 dicembre prossimo venturo. Sarà il ciclo a terminare, e non il mondo!
Per i Maya, sarà quindi l'anno 13.0.0.0.0.

Le furbe Maya, se esistessero ancora, avrebbero la chance di azzerare tutto e ripartire da capo a contare la loro età. Fortunelle, eh?
Ma visto che in realtà non ci sono più, povere, direi che forse siamo più fortunate noi.
Perchè è vero che il prossimo anno avremo inevitabilmente un anno in più, ma questo significa che per noi il prossimo anno ci sarà, o per essere più precisi e scaramantici, che il prossimo anno, con tutta probabilità, ci sarà.

Perché poi fidarsi è bene, ma a godersi la vita come se fossero i nostri ultimi giorni... si fa sempre meglio! 
Cioccolatini a parte.


P.S.
Qui trovate l'intervista che hanno fatto al prof. Magli sull'argomento
Qui trovate una spiegazione molto chiara del calendario Maya, di Mariano Tomatis

giovedì 13 dicembre 2012

Il cicchetto

"Ma porca puzzona!"
"Pecchè puzzona?"
"Eh amore, non hai sentito quel botto?"
"Si, la macchina?" chiede Macco dal suo seggiolino mentre Mamma guida un po' troppo sportiva...
"Si, era proprio la macchina"
"Cos'ela una buca?"
"No, era il marciapiede"
"E' andata contlo?" chiede ancora, non pago, girando ancora il dito nella piaga.
"Si, sono andata contro il marciapiede"
"E pecchè?"
"Perchè andavo troppo veloce in quella curva..."

"Non devi andale veloce mamma, devi stale attenta. Piano piano"
"Hai ragione amore"
"Devi andale piano co' macchina glossa. No piccola, è velo mamma?"
"E' vero amore... verissimo anima mia..." 
Mamma si vergogna come una bimba sorpresa con le mani nella marmellata, ma ride di gusto.

Ripresa e bacchettata da un bambino di due anni la cui massima aspirazione è ancora la tatta, Mamma ha proseguito il viaggio non oltrepassando i trenta km/h, superata da tutti, clacsonata a più non posso, vergognosamente avvilita e umiliata.

"Amore?"
"Eh mamma?"
"Ehm... niente tesoro, ti amo tanto."
Che in gergo mammesco significa: questa non la raccontiamo a papà, vero?

mercoledì 12 dicembre 2012

Alla Scala e conseguenze

Uno va alla Scala per la prima volta in vita sua, alla Scala-di-Milano capito, mica cotiche, e si sente depresso.
Ma sarà possibile?

Perchè è bello uscire vestita elegante e passeggiare lentamente per il centro di Milano. E' bello guardare le persone e non dover temere che il tuo accompagnatore ti scappi all'improvviso di mano per sparire fra la folla.
Perchè è bello entrare nel tempio della lirica mondiale e dirsi caspita, sono qui anch'io.
Perchè dopo lo stupore, dopo la bellezza del posto, del concerto, della gente, uno comincia a guardarsi intorno sospirando, e a riempirsi la testa di "come vorrei...".

Mamma ha tutto quello che le serve per essere felice, e ringrazia costantemente per la condizione di fortuna in cui vive, ma è questo un motivo per non avere altri sogni?
Per non avere qualche rammarico?
Per non desiderare di più?
... E per non essere un po' masochisti?

Avere qualcuno a cui lasciare i bimbi serenamente e andare regolarmente a teatro senza pensieri di alcun genere: non guardare al costo, non frugare nel guardaroba nella speranza che si materializzi qualcosa di accettabile, arrivare sciallata in taxi e fermarsi per un aperitivo al bistrò della Scala (dove un tramezzino si paga diciotto euro), e ordinare quello che le va. Sedersi come se fosse la padrona del locale e guardarsi intorno con un sorriso vacuo.
Come vorrei!

Una bella sorpresa, tipo "Ehi, guarda qui, ti ho preparato il tuo cibo preferito!", scoprendo così che qualcuno conosce il tuo cibo preferito.
Come vorrei!

Qualcuno che ti aiuti a piantare quei dannati chiodi sul muro, tenendo ferma la lastra di compensato tre volte più grande di te, anzichè piangere per la frustrazione mentre ti cade da tutte le parti con i bimbi che ti tirano giù i pantaloni.
Come vorrei!

Una famiglia intorno che non si limiti soltanto a Mamma e i bimbi, Mamma-e-i-bimbi più Brontolo, una città amica e alla portata anche loro, una vita facile...
Mamma vorrebbe tornare a sentirsi Figlia anche per le piccole cose, solo un pochino, di tanto in tanto, come quando tutto era più semplice e qualcuno pensava anche per lei.

Piena di sospiri e con la lista dei vorrei nel cuore, pensa che se questo è l'effetto che fa la Scala, meno male che non le ricapiterà più una tale fortuna!
 

martedì 11 dicembre 2012

Anniversario

Ieri è stato l'anniversario di matrimonio.
Anniversario numero sette.
(Dove non si è ben capito se l'evento sancisca la fine dell'anno funesto o l'inizio di 365 giorni di crisi)

Alle 0.24 in punto Mamma è già richiamata in camera dei pargoli da un urlo allarmato.
Poggia la mano sul cuscino di Dede per avvicinarsi al suo viso, e il cuscino fa splaf.
Quale modo migliore per terminare una gastroenterite, se non pulire i resti di quella di qualcun altro?
Dopo un'oretta Mamma aveva fatto il bucato di tutta la biancheria di Dede, cambiato le lenzuola, raccolto cose immonde dal pavimento e lavato e disinfettato al buio letto, comodino e pavimento.
In tutto questo, con stupore e stima incondizionata, Mamma comunica che Brontolo si è alzato ad aiutarla!

Sono le 8.40 quando bussano alla porta ed è nonna Tonia, venuta a Milano per un concerto, che entra in casa grigia e febbricitante, e si butta esausta sul divano.
E siamo a tre vittime. Il virus deve aver fatto molta baldoria in questi due giorni.

Nonna e nipote malaticci, nonno smaniante di noia, Mamma in fase di riabilitazione gastrica, casa invasa da cappotti, coperte, piumoni, termometri, giornali, vestiti per il teatro ("Ti vorrei aiutare a sistemare un po' le cose in giro se riesco ad alzarmi" "Lascia stare nonna Tonia, ci vorrebbe il napalm per mettere un po' di ordine in questo momento...")

Alle 13.15 Brontolo la chiama "Ma mi ero proprio dimenticato, buon anniversario!", ed è tutto quello che è stato detto sull'argomento, per l'intera giornata.
Solo Mery, la sua amica-sorella, l'ha chiamata allegra. "Ti ho preso le cialde di Montecatini e anche i brigidini! Posso portarteli così li mangiate stasera?"
Mamma ha rifiutato questa ventata di freschezza, valutando che l'immondo ricettacolo di virus dovesse rimanere isolato fra le mura domestiche, ma infinitamente commossa per il pensiero e per la tenerezza dell'amica.

Dopo un sontuoso pranzo a base di riso in bianco, Mamma prova a sedersi un istante.
"Ma che fai?!" esclama inorridita nonna Tonia, con la lista delle cose da fare stampata in mente.
"Faccio che o svengo, o mi siedo un secondo..." risponde Mamma. Alzandosi.
E allora spesa, asilo, e all'improvviso la notizia: vai tu al concerto con nonno Buno, io non ce la farò mai.
Capelli, prova dell'abito-borsa-scarpe-cappotto ("Ma possibile che tu non abbia qualcosa di decente per andare a teatro una sera?" fa la Fata Turchina a Cenerentola), trucco e pure smalto.
E poi corsa e arrivo a teatro, e finalmente PAUSA.
E' dura rimanere svegli.

Mamma rientra in casa alle 23.15, saluta Brontolo, fa il letto per la nonna Tonia sempre più malata, impiega un'eternità a struccarsi, e finalmente si sdraia.
"Ciao Brontolo, bell'anniversario, eh?"
"... E perché?" risponde lui tranquillo.
"Niente, così. Tanto per dire... Buona notte allora"
"Notte"

Buon anniversario brambilloni.

lunedì 10 dicembre 2012

La bella addormentata

Ieri notte Mamma sognava mostri e si rigirava incessante nel letto per una sensazione di disagio continua.
All'alba ha avuto la splendida idea di alzarsi, e per fortuna perchè ha fatto appena in tempo ad arrivare in bagno.
La gastroenterite ha dato il meglio di sé, e per svariati minuti Mamma è rimasta seduta sulla tazza abbracciata al lavandino, con la testa infilata dentro, sudando freddo dalla testa ai piedi.
Immagine poco romantica, è vero, ma profondamente realistica.
Acciaccata come dopo una ipotetica lezione di spinning si è sdraiata sul divano, e lì è rimasta a giacere a gambe alzate, tremando come una foglia, fino al risveglio del resto della famiglia.
A quel punto ha implorato il riposo, così Brontolo e Dede, sgusciato nottetempo nel lettone, hanno lasciato il talamo e hanno chiuso la porta lasciando il campo alla moribonda.

Dieci minuti e sbarabam! La porta si apre con un: "Rachi come stai?"
Meglio, grazie, ma vorrei proprio dormire.

Dieci minuti e sbarabam! "Vuoi qualcosa da bere?"
Ah, si, grazie. Ma dopo, ora lasciami dormire.

Cinque minuti e sbarabam! (Brontolo ha la dote rara di aprire le porte come se le stesse sbattendo per chiuderle) "Ti ho preparato la tisana"
Ecco, appunto. Grazie...

Dieci minuti e "Mamma possiamo aprire il calendario dell'avvento? Eh? Possiamo?"
Si... Ma adesso vai di là, lasciatemi dormire un po'.

Cinque minuti e "Mamma vojo tatta! Tatta, tatta, bella tatta!"
No amore, meglio di no.
"Si ivvece, mejo di si"

Dieci minuti e sbarabam! con la luce accesa lui cerca le sue calze. In punta di piedi però.

Cinque minuti e "Smack!", un bacino fresco sulla guancia e due piedini leggeri scappano di corsa da dove sono venuti.

Fra una interruzione e l'altra, Mamma è piombata ogni volta in una letargia pesante, piena di immagini e sogni strani, incapace di reagire, con un sottofondo di grida e pianti e urla e poi silenzio.
Finalmente tranquillità.

Sbarabam. "Stanno guardando i dinosauri al computer. Ora stanno buoni. Ma tu che fai, mica vuoi dormire ancora? Sono già le otto e mezza!"

Mamma si è girata dall'altra parte, forse ha grugnito, forse ha piagnucolato, ma di sicuro si è domandata perché, perchè non esistono dinosauri anche per adulti?

venerdì 7 dicembre 2012

Benedetta fiera

"Brontolo, domani vado alla fiera.
Porti tu i bimbi all'asilo, così io riesco a partire ad un orario decente? E che ne dici se anzichè prendere tram, metrò gialla e metrò rossa vado con la metrò blu? E' un po' fuori mano, ma secondo te impiegherà meno?"
"Certo che si. Garantito. E' la cosa migliore!" sentenzia lui.
E quando Brontolo è così sicuro, le dovrebbe già scattare un campanello di allarme.
"Ma fai una furbata: anzichè andare in tram fino alla metro, vacci direttamente in macchina", prosegue.
"Bè, ma non parcheggerò mai a quell'ora..."
"Parcheggi, parcheggi, tranquilla."
"Ma sei sicuro?"
"Lo trovo sempre, io. Garantito!"

Mamma dunque dà retta al garante della rapidità, e va in auto fino alla metrò.
Come da lei previsto, nessun parcheggio nel raggio di chilometri.
Così torna indietro, lascia la macchina al solito parcheggione, aspetta il solito tram, e manda un messaggio di invettive a Brontolo. Ha già perso venti minuti.
Appena arriva il tram, sale, timbra l'esoso biglietto e parte. Poco dopo il tram curva.
Curva? Ma non dovrebbe curvare!
Mamma ha chiaramente sbagliato linea, e ora si trova a deviare verso chissà dove.
"Se va fino alla stazione e poi cambia tram, arriva direttamente alla linea blu", le dice l'autista.

Peccato che la linea blu non era poi tanto diretta, visto che per raggiungerla è stata altri venti minuti sul secondo tram e ha dovuto camminare per quattro isolati, scoprendo poi con gioia che se evitava i mezzi e andava a piedi, avrebbe fatto sei isolati in tutto.
Invia il secondo messaggio satanico al marito e scende ai treni.
I dieci minuti di attesa per il convoglio, aggiunti ai dieci minuti di ritardo, hanno portato l'orologio alle 12.
E Mamma era ancora soltanto ad un paio di chilometri da casa!

Erano le 12.30 quando i piedi di Mamma calzavano suolo fieristico, ed erano passate quasi due ore dall'uscita di casa.

Una fiera enorme, ma così enorme che soltanto per raggiungere l'ingresso dei padiglioni, Mamma e la folla hanno dovuto camminare per almeno mezzo chilometro.
E poi bancarelle di sciarpe indiane (dieci, venti, cinquanta...), e bancarelle di dolci di mandorle siciliane, (dieci, venti, cento...), e ancora decine di bancarelle di saponi, e cuscini etnici, e ciabatte di pelo, e cappelli andini... insomma, la fiera è bella, enorme, mastodontica, ma i piedi di Mamma sono pur sempre e soltanto due.
E all'improvviso: Drin... drin...
"Pronto? Qui è l'asilo di Dede!"

No, non ci poteva credere nemmeno lei.
"Venitelo a prendere per favore perché non ha una bella faccia e ha qualche linea di febbre"
Alle 13.55 Mamma chiama Brontolo: "Ho impiegato quasi due ore ad arrivare qui, vai a prenderlo tu subito per favore che non sta bene"
Nel frattempo lei esce dal mega padiglione senza nemmeno aver dato un'occhiata all'esposizione di Cake Design, e procede alla volta della porta Est.
Alle 14.28, Mamma chiama ancora Brontolo mentre rantola verso l'irraggiungibile porta Est.
"Dimmi, devo andare?" chiede lui.
"Come devo andare?!? Non sei ancora uscito?"
"No, aspettavo che l'asilo ci chiamasse"
"Ma l'asilo ha chiamato già mezz'ora fa, te l'ho detto, cosa aspetti una convocazione ufficiale?"

Irritata, agitata, innervosita e soprattutto carica come un somaro, Mamma arriva in fondo al viale e si accorge che quella che credeva la porta Est in realtà è la porta Ovest.
E' intrappolata dentro le dodici fatiche di Asterix...

Sono le 15.40 quando timbra il biglietto di ritorno della metropolitana.
Correndo nel corridoio urta con le ruote del suo piccolo trolley la scarpa di una signora.
Le chiede scusa, la signora strilla di rimando "Eh no! Niente mi scusi, questa proprio non la scuso!".
La tentazione di fermarsi e scaricare su quella nobildonna incartapecorita tutto il nervosismo della giornata è immaginabile, e invece, educata, troppo educata, risponde "Ok, ritiro le scuse allora" e riprende a correre.
(Troppo educata, perchè è così educata?)

Bilancio della giornata: Mamma ha preso 7 mezzi pubblici, percorso a piedi negli spostamenti qualcosa come tre chilometri in totale, visto bancarelle tutte uguali da pensare di essere sempre nello stesso posto a girare su se stessa, e fatto venire un'otite al figlio.

Questa estate, durante l'ultima fiera, era riuscita a scatenare un nubifragio intero.
Ci sono ancora ampi margini di miglioramento.


(Chiedo scusa: il post è troppo lungo, ma avevo tanto da raccontare...)

giovedì 6 dicembre 2012

Le domande giuste

"Mamma! Mamma! Chi ha staccato il fiore dal muro?"
"Quale Dede?"
"Questo fiore qui che era attaccato al muro del bagno. E' staccato, vedi? Chi è stato?"
"Uhm... fammi pensare... credo proprio sia stato un bambino biondino, piccolo e birichino"
"Chi, io? Io-Dede, mamma?" chiede innocente lui.
"Mi sa di no amore!" risponde divertita lei indicando Macco.

"Io?! Io mamma?" fa Macco dal viso angelico. "No sciono tato io!"
"Si, sei stato tu", strilla Dede.
"No, no sciono tato iooooooo" urla con voce acuta l'accusato, divenuto paonazzo per lo sforzo.
"Siiiiiii invece! Sei stato tu!"
"No invece, è tato asilo"conclude Macco soddisfatto dopo svariati battibecco.
"L'asilo? è stato un tuo amico dell'asilo?" si placa il fratello abboccando.
"E' tata Gegècaca!" risponde furbo Macco, nominando la compagna del cuore di Dede.
"Ma mamma, ma non è vero! Macco dice che non è stato lui ma invece è stato lui!"

Mamma risponde che non è importante chi sia stato, che non è una cosa grave. E' inutile sgridare un bambino di due anni per una bugia, dal momento che è sicuramente convinto che quella appena inventata sia la realtà, e dal momento che è il degno figlio di indegno e bugiardissimo padre!

"Ma Macco, perchè l'hai staccato?" chiede poi più calmo Dede.
"Eh, pecchè doveva fale doccia"
"Il fiore amore? volevi fare la doccia al fiore?" domanda mamma.
"Sci, fatta doccia al fiole io"
"Per questo l'hai staccato?" indaga ancora Dede.
"Sci" conclude Macco, confessando come nei più assurdi telefilm polizieschi, dove anche il criminale più incallito alla fine ammette la sua colpa, chissà perché.

"Mamma, hai visto questo fiore che Macco ha staccato?" ricomincia agguerrito mostrandole il fiore adesivo.
"Nooo! No sciono tato io! Tato papà!"

La lezione di oggi ci insegna che nella vita, se vuoi la risposta giusta, devi imparare a fare la domanda giusta.
Con questo trucchetto alla fine confessano anche i criminali più incalliti, anche quelli dello stampo di Macco.
Salvo poi ritrattare tutto dopo un istante, non appena te ne esci di nuovo con la domanda sbagliata...


mercoledì 5 dicembre 2012

Un rimborso speciale

"Brontolo, domani vado alla fiera dell'artigianato. Senti il programma: accompagno Dede all'asilo alle 9 e vado subito alla metro. In un'ora arrivo alla fiera e girovago fra uno stand e l'altro fino alle 14.30. Poi torno all'asilo. Ah che bellezza!"

Detto, fatto.

Ieri mattina Mamma fa per portare Dede all'asilo e scopre che la sua classe è chiusa fino alle 11 per assemblea sindacale. Per la terza volta da quando è iniziato l'anno.
Mamma riorganizza le tempistiche, tiene il figlio a casa fino alle 11 e parte per la meta desiderata con quasi due ore di ritardo sulla tabella di marcia.
Corre in macchina fino al parcheggione, in tram fino alla metrò gialla, in metrò gialla fino alla metrò rossa, e dopo 40 minuti Mamma è in Duomo ad aspettare la terza coincidenza.
Passo veloce, sguardo fisso verso il futuro, biglietto speciale per la fiera (e quindi extra costoso) in tasca, in corsa sul lato sinistro delle scale mobili (riservato agli impegnatissimi e super di fretta come lei), Mamma è lanciata e carica.
Arriva al marciapiede della metrò rossa col fiatone.
Aspetta e aspetta.
"Tò, guarda, il cartellone che pubblicizza la mia fiera!"

Apertura fiera giorni feriali ore 15, chiusura ore 22.30.
"Figuriamoci, le 22.30, uno arriva morto a quell'ora!" pensa: ci mette sempre un po' a realizzare le cose, ma alla fine ci arriva anche lei, lasciatela solo carburare!
Sono le 11.45, ha attraversato mezza città cambiando tre mezzi di trasporto in attesa del quarto, ha chiamato l'asilo per avvisare che forse avrebbe fatto tardi, ha la borsa piena di buste per gli acquisti e il cuore di aspettative... e la fiera apre alle 15!

Così com'è arrivata, Mamma gira i tacchi e se ne va, col broncio delle occasioni più deludenti.
Poi vede un cartello di un ufficio e, animata da una natalizia buona speranza, si incammina verso l'ATM point, l'azienda dei trasporti milanesi.

"Scusi? Buongiorno. Ecco, vede, io dovevo andare alla fiera e ho fatto tutto di corsa ma la fiera apre alle 15 e l'asilo chiude alle 16 e ora sono solo le 12... il fatto è che ho già timbrato il biglietto, e mi chiedevo... non è che magari fate un rimborso speciale per deficienti?"

Il rimborso ovviamente non c'è stato, ma almeno loro, gli impiegati, ancora se la ridono.

martedì 4 dicembre 2012

Liberi di non picchiare

Ecco, questo titolo Mamma l'ha ritrovato un po' ovunque sui blog che visita ultimamente, e ogni volta che ne vede uno e inizia a leggere si scoraggia, si sente una nullità, e si affligge l'anima.
E così ha deciso di dire la sua sull'argomento, in modo che se ci fosse qualcuna come lei, in giro per il mondo, per una volta non si sentirebbe così misera, meschina e sola.

Perchè liberi di non picchiare è bello... ma purtroppo lei tanto libera non è.

Perchè quando i monellacci scappano con il monopattino e non si fermano nonostante l'ALT intimato, lei li raggiunge, li blocca e sequestra il mezzo incurante degli strilli.
Ma se i monelli in questione sono a piedi che corrono verso la strada senza ascoltarla, allora Mamma parte con uno sculaccione.
Non può sequestrare loro le scarpe, o per lo meno non con queste temperature, e una sgridata non sarebbe altrettanto eloquente per i suoi gusti.
La mano di Mamma ha un eloquio un po' brusco, è vero, ma non si sente in colpa per questo: è il gesto che conta, non la forza impressa, e devono assolutamente capire la serietà della cosa.

La frustrazione, piuttosto, subentra subdola quando la sculacciata arriva per esasperazione.
E' libera di non picchiare, è vero, ma è anche schiava della propria stanchezza, dei propri difetti, della propria imperfetta umanità.
E allora a volte scivola.
Così qualche sculacciata è volata quando, dopo 60 minuti di tiritera per la nanna Macco si è bagnato tutto con la camomilla, versandosela appositamente sul pigiama per la seconda volta, e lei ha dovuto cambiarlo e ricambiarlo mentre lui sgambettava isterico per casa;
e qualche piccola tirata di capelli è stata data mentre uno dei due bimbi, in fase sadico-sperimentale, le tirava con forza i capelli facendola lacrimare, e già che vuota il sacco, anche qualche sberla è arrivata con dolce fermezza sulla gota di quello dei due che, a turno, mordeva a sangue il fratello senza mollare la presa.
Lei li ricorda tutti, questi antipatici episodi, e tornano a tormentarla ogni volta che qualcuna dice di non averlo fatto mai. Le stima profondamente e le invidia ancora di più, ma sa che ha ancora parecchio da lavorare, per arrivare a tanto autocontrollo.

Non sono giustificazioni, non sono scusanti, sono cedimenti di una donna sfinita.

Certa che questo non incrinerà mai il rapporto che ha con i figli, nè turberà irrimediabilmente la loro psiche, a volte chiede scusa, a volte grida, a volte minaccia: imperfettamente umana.

lunedì 3 dicembre 2012

Un brunch domenicale

Ieri i brambilla sono andati in massa all'asilo di Macco.
Si, era domenica, ma l'asilo organizzava un brunch per famiglie al suo interno.

Appena entrata, Mamma ha guardato il buffet, e in quelle tre ore ha dimenticato di avere dei figli, un marito e un'allergia alimentare. 
Per non parlare della dignità.
Ha assaggiato quasi tutto l'edibile, iniziando dai dolci, facendo una rapidissima tappa al tavolo dei salati e tornando senza ritegno ai dolci.
Ha aperto le danze con una torta al cioccolato su cui ha versato della crema all'arancia, e da allora il mondo si è colorato di rosa.
Ha assaggiato una chiffon cake, mangiato un paio di pancakes ricoperti di sciroppo d'acero come faceva Arnold, circa tre coppette di yogurt con muesli croccanti assolutamente banditi da casa sua ormai da tempo, ed era felice.
(No, ora che ci pensa si rende conto che ha assaggiato nemmeno la metà dei dolci, e questa presa di coscienza la sta turbando parecchio)

Al pensiero che in tutto quel bendiddio fatto in casa, la casa non era la sua e lei non ha sbattuto nemmeno un ovetto, le si è allargato il cuore: qualcun altro ha preparato per lei!
Al pensiero che sotto il tavolo dei bambini qualcuno avrebbe spazzato al posto suo, e pure senza scandalizzarsi perchè avvezzo a tale modo di mangiare, voleva baciare le maestre.
E quando si è messa a raccogliere i giochi prima di andar via, e ha realizzato che forse poteva anche esimersi, visto che non sapeva dove sistemare il tutto e visto che poi altri bambini avrebbero continuato a giocare, voleva piangere dalla commozione: qualcun altro avrebbe riordinato per loro!
Ha provato celestiali sensazioni inedite che le hanno scombussolato l'equilibrio psichico, e ora si sente già in astinenza.

Santo subito per favore.