venerdì 30 settembre 2016

La macchina del tempo

Immagina.
Immagina che ti venga data la possibilità di tornare per un momento indietro nel tempo.
Tu, che ti chiedi come abbia fatto il tuo bambino a diventare così grande, immagina ad un certo punto di avere la possibilità di tornare ad avvolgerlo con le tue braccia e di annusare la sua testolina morbida di neonato.
Puoi tornare a sentire i suoi versi buffi quando mangia così voracemente da strozzarsi, o i suoi mugugni di piacere quando lo allatti, con gli occhi che gli si chiudono roteando verso l'alto, incapace di restare sveglio.

Lui, così grande da non credere quanto sia passato in fretta il tempo, d'un tratto ce l'hai di nuovo fra le braccia e dorme con la bocca spalancata e i pugni chiusi all'insù, con i tuoi capelli impigliati fra le dita cicciotte.
E puzza anche un po' di yogurt, ma è sempre meglio di quando la fa da grande, garantito.
Puoi provare di nuovo una tenerezza che non ricordavi neppure, un amore incredibilmente puro, lo stupore per quella vita che inizia ad incamminarsi dentro il mondo in simbiosi con te.
Puoi sentire il cuore che si scioglie quando ti sorride per la prima volta, sdentato e col testolone ciondoloni, e squarcia il cielo di luce.

Immagina di tornare indietro anche solo per pochi minuti e sbaciucchiarlo in quella piega del collo che odora di latte, mentre lui tira calci all'aria con lo sguardo serio e concentrato.
Una sorpresa inaspettata,  uno scorcio di vita passata che pensavi di aver perso per sempre e che non tornerà più.

Io questa magia la provo tutti i giorni perché questo è il terzo figlio per me: da cinque mesi, il mio tuffo perpetuo nell'amore infinito!


martedì 27 settembre 2016

Io speriamo che domani è un altro giorno

Giornata campale ieri:
qualcuno con lo scatto di crescita,
qualcuno con la febbre,
qualcuno con la crisi anticompiti.

Nei suoi dieci minuti di libertà, dopo ore di mammitudine non-stop, Mamma si è chiusa in bagno ad eliminare capelli bianchi.

Ad ogni età la sua croce.

venerdì 23 settembre 2016

Sbrigati che è tardi

Da quando è iniziata la scuola qualcuno è stato impossessato dal demone della puntualità.
Giustissimo direte voi. Perché non c'è cosa più giusta che arrivare puntuali a scuola, soprattutto in una crucco-scuola.
Giustissimo, dico anche io, e infatti in due anni Dede ha tardato appena un paio di volte.

L'organizzazione mattutina funziona perfettamente; ci sono soltanto un paio di cosette da limare… Ma poca cosa, sia chiaro.
Tipo.
Quando Dede ha scuola alle 7.45 Brontolo mette la nostra sveglia alle 6.40.
Così facciamo tutto con calma, dice. Di recente pare abbia espresso il desiderio di anticipare il risveglio di una ventina di minuti, per avere il tempo di fare anche qualche esercizio per gli addominali.
Mamma è sempre conciliante e accondiscendente: "D'accordo. Da domani ti preparo il letto in camera dei bambini".
Peccato che nonostante le migliori intenzioni si dimentichi di svegliare il figlio, e solo all'alba delle 7.20 si accorge che Dede manca all'appello.
"Su Dede, svegliati che è tardi. Non sei ancora in piedi? Ti ho detto che è tardi, sbrigati porca miseria non voglio arrivare sempre in ritardo a scuola"
Alle 7.21 il pargolo si riaddormenta sfacciatamente, nonostante la luce accesa e i richiami del genitore dall'altra stanza.
Soltanto alle 7.30 Brontolo si accorge che il bambino dorme ancora, ed entra in panico spinto. Quello che succede dopo è tutto un urlare sotto voce  (perché si può, sapete?), un piangere e ribellarsi, un voglio mamma lasciami stare e lezioni varie sulla puntualità.

Quando c'è scuola alle 8.30 le cose cambiano leggermente: Brontolo li sveglia alle 8.10 ed è finalmente libero di gridare a piena voce.
Fino allo scorso anno Mamma non riusciva ad alzarsi presto per via del suo stato interessante, e il copione si è ripetuto incessantemente uguale a se stesso.
Quest'anno, esasperata da tali scene penose, ha preso in mano la situazione.
Alle 7.45 sveglia entrambi i bimbi con coccole e bacetti. Brontolo li guarda dalla porta della loro stanza con la tazza del caffè in mano "Ah, bene che li hai svegliati. Oggi voglio arrivare puntuale"
7.50: "Ancora giocano questi? Si devono vestire, presto! Rachele non sono ancora vestiti!" mentre Mamma controlla che i vestiti sistemati la sera prima non siano di nuovo spariti.
7.55: "Avete già lavato la faccia? Rachele! Devono lavare la faccia!" mentre Mamma prepara la colazione per Macco.
Alle 8.00 Macco si siede a tavola. Mentre lui sbocconcella pigramente i suoi biscotti, Mamma prepara la colazione al sacco per Dede, che al risveglio non ha mai fame e fa colazione a scuola.
8.01 Brontolo compare in cucina ansimando "Dai Macco che è tardi! Sbrigati a mangiare sono già le ott… ah, no, hai ancora tempo. Cinque minuti però, eh? Non hai ancora finito? Sbrigati a mangiare sono quasi le otto e venti!" e sparisce.
Mamma coordina la vestizione mentre qualcuno è già in iperventilazione ("Dede non sei ancora vestito? Ma cavolo Rachele! Ah, si, sei vestito, bravo."), il lavaggio ("Macco non hai ancora lavato la faccia? Rachele la faccia! Ah l'hai già lavata? Bene!"), ripete loro le ultime indicazioni delle cose da ricordare a scuola ("Le scarpe! Andate a mettere le scarpe! Rachele sono senza giacca! Dov'è la giacca? Io non sopporto che dobbiamo sempre correre! Da domani li sveglio un'ora prima, vedrai come si sbrigano... Argh sono ancora scalzi!") e alle 8.15 tutti sono pronti per uscire.
A quel punto l'agitazione del capo famiglia tocca vette inenarrabili.
Le minacce di rappresaglie da parte dei maestri si sprecano. Le promesse di essere buttati già dal letto prima del sorgere del sole pure. Le incitazioni ad infilarsi scarpe e giacca vengono udite anche dalla maestra in classe, che già sa che da lì a breve i brambillen arriveranno.
E più lui grida, più loro rallentano.

A quel punto, quando Mamma ha svolto tutti i suoi compiti e l'unica cosa da fare è uscire, può andare finalmente in bagno.
Nel turbinio di invettive, minacce, punizioni, stamattina echeggia un grido.
"Rachele! Sono le 8.15! Sbrigati a finire quella pipì, non lo vedi che siamo in ritardo?"

Ma Mamma è ancora conciliante e accondiscendente: da domani gli prepara il letto in cantina...

giovedì 22 settembre 2016

Divorziamo?

Un paio di giorni fa.
"Pronto? Oh ciao Brontolo!"
"Ciao. Senti, vorrei il divorzio"
"Ah... Beh… D'accordo, come vuoi"
"Brad e Angiolina si sono lasciati" aggiunge.
"Urca, prepariamo le carte subito, non sia mai che ci colgano impreparati! Mi potrei anche far tatuare il trucco sugli occhi, così sono sempre a posto e non rischio figuracce. Che ne dici?"
"Ma si! Metti caso che lo incontri e -non si capisce bene perché- si innamori di te…"

"Brontolo?"
"Dimmi"
"Voglio il divorzio"

mercoledì 21 settembre 2016

Esserci

Ieri Mamma è tornata a lavorare.
Insegna italiano in una scuola serale e alcune sere lascia i bambini per la bellezza di tre-ore-tre.
E' di rito il saluto sulla porta, mentre lei corre via trafelata (sempre corre, sempre trafelata, sempre sul filo del ritardo), con i bimbi che le si attaccano alle gambe gridando "Perché? No mamma non andare!"
Al suo ritorno sono già a letto, ma non appena sentono il portone che si chiude corrono entrambi alla porta ad accoglierla.

Ieri sera dunque le lezioni sono ricominciate.
Mamma infila la chiave nella toppa e la porta si apre da sola, sul sorriso sdentato di un Macco in piagiama.
Saltella e la saluta vantandosi di averla anticipata nell'aprire.
Saltella e ride.
Saltella e la abbraccia forte.
Saltella e la segue in bagno ridendo ancora, e le racconta una marea di cose come se non si vedessero da giorni.
Lei sta un po' con loro, poi li mette a letto e dà la buona notte ora all'uno ora all'altro.
Quando è il turno di Macco lui continua a ridere e a saltellare sul letto, agitatissimo.
"Macco, amore, ma come mai sei così felice stasera?" gli chiede incuriosita da tanta incontenibile euforia.
"Perché ci sei!" è la risposta disarmante.

Tre parole che racchiudono un mondo.
Semplicemente esserci… questa è la felicità!

lunedì 19 settembre 2016

Un nuovo inizio

Sono le sette e un grufolare inequivocabile mi sveglia da una notte agitata. Sto allattando quando Dede si infila nel lettone per salutarmi: oggi entra a scuola presto, ed è già in piedi anche lui.
Macco dorme ancora perché può entrare un'ora dopo.
Va a scuola!
E' il suo primo giorno.
(No, dico, ve lo ricordate il suo primo giorno di cruccasilo?)
Cinque minuti dopo si unisce a noi, svegliato dall'agitazione -anche se non lo ammetterà mai-.
Segue un'ora di puro delirio in stile Villa: preparazione di colazioni da mangiare a casa, di merende per la scuola, vestiti già pronti dalla sera prima che spariscono al mattino dopo, borse di quaderni da portare alla maestra di disegno dell'uno e dell'altro, zaini, ruttini da fare, vestiti per lo sport nella sacca blu, ciabatte per la scuola nella sacca bianca, rigurgiti da raccogliere, lenzuola svomitazzate da lavare, istruzioni dettagliate da dare, facce da lavare, orologio da controllare, bambini da spronare, Dede da accompagnare, bebè da intrattenere…
Finalmente è l'ora: anche Macco deve uscire.
"Mamma, ma io non mi ricordo in quale classe devo andare!"
"Non ti preoccupare" rispondo strofinando le lenzuola col sapone da bucato "Te lo diciamo noi, veniamo dentro con t…"
Mi interrompo.
E' il suo primo giorno!
E io sono ancora qui a lavare lenzuola?
Mi guardo velocemente: camicia da notte (senza un bottone, ma almeno non è vomitata perché l'ho cambiata stanotte), scalza, faccia da sonno, capelli scarmigliati, e mancano sei minuti all'inizio della scuola.
Mentre Macco infila le scarpe mi lavo e mi vesto a tempo record, raccolgo un bebè col pannolone gonfio della sera prima ("così stanno più caldi" diceva mia nonna), me lo infilo in fascia, metto la giacca e sono già fuori, a fotografare ogni passo del primo giorno.
Arriviamo in classe in ritardo, ma siamo Italiani e abbiamo una certa nomea da mantenere.
La maestra ci saluta allontanandoci e sta per chiudere la porta, io imploro ancora qualche scatto e poi finalmente torno a casa.
Lenzuola da finire di strofinare, pigiami da raccogliere, tazze da lavare, pannolino da cambiare…
E d'improvviso il silenzio.