venerdì 26 febbraio 2016

Quando c'è il sangue freddo...

Lui si ammala di rado, ricordo al massimo un paio di sfebbrate in tutta la sua vita ma questa è la peggiore, con febbre alta e dolore forte alla gola.
Il dottore ci riceve immediatamente e mi tranquillizza sulla natura virale della cosa.
Lo curo come sono abituata: coccole, riposo, spremute d'arancia e miele per la gola.
E con il tempo, che se gli dai fiducia fa sempre un ottimo lavoro.

Prima notte, febbre a 38.5, ore 5.30.
Entro in camera e scuoto mio marito.
"Brontolo, scusa se ti sveglio ma Macco vorrebbe venire con me nel lettone. Puoi andare tu a dormire di là adesso?"
"Ma certo" risponde lui non muovendo un muscolo. Al terzo sollecito si alza, e quando porta in braccio Macco dalla sua camera alla nostra bisbiglia allarmato:
"Ma ha la febbre alta!"
"No, ha 38.5. Prima era più alta ma l'ho scoperto un po' ed è scesa da sola"
"Lo portiamo in ospedale?"
"Ma che dici? Ha solo un po' di febbre!"
"Ah, giusto. Chiamiamo la guardia medica allora"

Mattina ore 9, febbre a 38.
"Come sta?"
"E' scesa a 38, l'ho appena misurata"
"Tachipirina subito! Subito! Ora chiamo il pediatra e glielo riportiamo. Eh?"

Ore 14.00, febbre a 39
"Chiamiamo l'ambulanza! Chiama il pediatra italiano! Riportiamolo dal pediatra tedesco!"
"Macco amore come ti senti? Quando non ce la fai ti dò un pochino di tachipirina, me lo dici tu quando la vuoi va bene?"
"Non ce la faccio mamma..."
Preso lo sciroppo alle 14.10, dopo ben 10 minuti la febbre non è ancora scesa.
"E' normale che non faccia effetto? Non è grave? Il dottore ha detto che se non scende…"
"Brontolo basta!"
"Ma mi devo preoccupare? Tu non sei preoccupata? Perché non vuoi chiamare il pediatra? Ha ancora la febbre… Tu dici che non è grave? Bè in fondo l'influenza l'ho avuta anch'io quando ero piccolo… ma tu dici… ?
"Aaargh!"

Pomeriggio, ore 18.
"Come sta? Quanto ha?"
"Non lo so ma ha giocato fino a poco fa, ora gli si sta rialzando"
"Ma insomma Rachele, tu gliela devi misurare sempre! Non possiamo stare senza sapere quanto ha esattamente! Non puoi comportarti così, avrà di sicuro più di 39"
Il bambino è fresco e mi sorride, misuriamo la bellezza di 38.2.
"Contento? Hai visto?" chiedo sarcastica.

"Ho visto si! Lo portiamo in ospedale?"


giovedì 18 febbraio 2016

Amarcord

A quei tempi si poteva ancora festeggiare a scuola.
Mamma mi preparava un dolce e una grande ciotola di pop-corn fatti in casa.
Ora lo posso dire, ma mi vergognavo di quei pop-corn insipidi esplosi nella macchinetta ad aria.
Gli altri avevano patate fritte e salatini colanti di grassi idrogenati; io avevo il sale che scivolava giù e rimaneva sul fondo della ciotola, che ci toccava raccoglierlo e leccarci le dita per sentire un po' di sapore.
Ma in fondo poco importava, e la realtà era ben più luminosa di una misera ciotola vuota con i pezzetti di mais inesploso: era il sei marzo, e io ero felice!

Me lo ricordo bene. Iniziavo a contare i giorni da quando ci stavano sulle due mani, e ogni mattina era uno in meno. Non passavano mai abbastanza in fretta, finchè finalmente un bel giorno mi svegliavo e realizzavo: "E' il sei marzo!"
Con l'adrenalina costante che mi faceva saltellare di continuo, ripetevo come un mantra  "E' il sei marzo! E' il sei marzo!" mentre iniziava l'attesa della festa.
La focaccia di mia zia, la crostata delle nonne, i panini di mia madre: il tavolo era pronto.
Quando il campanello suonava una prima volta, il cuore mi esplodeva di emozione.

E oggi, qualche anno dopo, osservo un bambino che fa il conto alla rovescia da settimane e finalmente si sveglia ed esclama "E' il diciotto febbraio!"
Mi abbraccia stretto stretto, tutti e due in pigiama nel suo letto, chiedendomi di rimanere così per le prossime tre ore. Salvo poi vedere un pacco regalo sul comodino, e le tre ore di abbraccio sono già dimenticate.
Saltella qua e là e ripete la sua data con il sorriso emozionato di chi è davvero felice.
Ed è già in attesa della festa, lo so bene.

Da ora in poi i suoi ricordi saranno sempre più nitidi (perchè otto anni sono tanti!), e io ho la responsabilità di renderli belli per lui.
Lo guardo dalla finestra mentre va a scuola con lo zaino pieno di cioccolata per i suoi compagni -niente pop-corn per loro-, e penso che a quest'ora era ancora qui dentro a scalciare.

Goditi il nostro giorno, amore, e sii felice. 

martedì 9 febbraio 2016

Elogio del silenzio

Ci sono dei suoni speciali che adoro ascoltare:
il ticchettare ciocco dell'orologio in cucina, con il ronzio del frigorifero di sottofondo. E il rintocco delle campane in lontananza, al tramondo.

Suoni che percepisci nel silenzio, quando nessuno ti fa rumore accanto.

Per me è la voce della quiete perfetta, della solitudine fiacca che invade la casa in alcuni rari momenti. Solo nel silenzio puoi percepirla, e solo allora i tuoi sensi si espandono tanto da sentire finalmente il mormorio della tua anima.

L'orologio ticchetta e lei ti bisbiglia, finchè il suo parlare diventa così invadente da non sentire altri che lei.
E tutto torna a galla: dolori soffocati nell'indifferenza, gioie di cui non hai avuto il tempo di godere, preoccupazioni che hai cercato di ignorare…

Nel silenzio di una casa deserta, amo ritrovare me stessa.