lunedì 24 dicembre 2012

venerdì 21 dicembre 2012

Le recita

Ieri c'è stata la festa all'asilo di Dede.
"Fate una recita amore?"
"Uh? non lo so"
"Dite una poesia? o una conzonina?"
"Uh? Mi sa di si. No, un indovinello anzi"
"Davvero? Che bello! E me lo vuoi far sentire prima?" chiede Mamma, sempre curiosa come una scimmia.
"Eh... Ehm, in realtà no"
"Capisco... vuoi che sia una sorpresa"
"No, il fatto è che non me lo ricordo più. Fa così ma non ne sono sicuro..."
E recita un indovinello in rima: dolcino, simpatico, perfetto.

La festa inizia alle 15.30. Orario ideale nell'unico pomeriggio in cui Mamma lavora e per di più ha Macco a casa in convalescenza.
Alle 15.45 una Mamma trafelata, trascinando un bimbo riottoso infagottato nella giacca a vento, si ferma sulla porta dell'aula mentre i bimbi cantano una canzoncina in inglese e il pubblico è seduto a filmare e fotografare inorgoglito.
La maestra la fulmina con lo sguardo.
"Colpa sua!" dice poi Mamma indicando Macco, quando la canzone finisce e lei entra a sedersi con gli altri. Qualcuno ride, qualcuno la prende in giro mentre Dede la guarda innamorato, felice che lei sia lì.

Poi recitano l'indovinello, cantano un altro paio di canzoni, una poesia in inglese e Mamma filma tutto mandandogli baci da lontano, guardandolo dal primo istante all'ultimo, il suo bambino grande.
La sua prima recita: chissà se se ne rende conto, chissà se si sente fiero come lo è la sua mamma!
Attorno a lei mamme e alcune nonne, e ci sono anche dei papà.
Ci sono anche dei papà. Questo ha pensato Mamma.

Anche?

giovedì 20 dicembre 2012

Qualcuno viene da Venere, qualcuno da Marte

"Mamma scei brutta. Va' via!" strilla quotidianamente Aia a mamma Mery.
Lei guarda Mamma sospirando "E' mestruata da quando è nata..."
Mamma sghignazza alla battuta.

"Mamma ti sembra il caso di mangiare ancora dolce?" rimprovera la madre corrugata, la cugina Anna.
Lei alza gli occhi al cielo e commenta "Avevo la fortuna di non avere la suocera... e invece guarda che figlia mi ritrovo..."
Mamma compatisce solidale.

"Mamma n...n...n... non sei blutta, ssssssei bella!" balbetta Macco annuendo convinto, col ditino all'insù.
"No no Macco, è molto più che bella!" lo riprende trasognato il fratello.
Mamma si squaglia.

Qualcuno vuole per caso chiederle se le dispiace ancora di non aver avuto una femmina?

mercoledì 19 dicembre 2012

Ogni traversina al suo posto

SGUORP!
"Ma cosa diav... oh, no! Macco amore, hai vomitato! Brontolo, toglilo dal nostro letto, io provo a salvare il telefonino dal vomito..." E' mattina, Mamma corre in bagno affidando il piccolo svomitazzante al papà, e prova ad asciugare il cellulare finito sotto la "doccia" del secolo.
RI-SGUORP! SGUISCHHH!
"Rachele? Ha vomitato ancora" fa Brontolo dalla camera da letto, e Mamma torna dal bagno col telefonino miracolosamente ripulito.
Il piccolo è solo sul lettone, ovviamente allagato, e Brontolo sta leggendo una mail.
"Ma che fai? Ti avevo detto di prenderlo e toglierlo dal letto!"
"Si, stavo andando! Oh, un attimo, che cavolo!" risponde il bruto.

Macco viene preso fra le braccia della mamma, stordito e stralunato.
"Che dici, dobbiamo cambiare le lenzuola?" chiede lui.
"Ma noooo... perché? Ma ti pare, conserviamole! Dai, toglile in fretta prima che arrivi a bagnare il materasso"
"Si, adesso vado"
E ci pensa.
E tira via un cuscino.
E sposta l'altro cuscino.
E piega il pigiama (ebbene si).

"Tira via il lenzuolo in fretta, Brontolo!" sollecita lei.
"Si, adesso"
E sposta il plaid dai piedi.
E tira via il lenzuolo. Quello di sopra.

"Argh!" fa lei frustrata "Ti sbrighi o no?"
"Un attimo! Tanto ha vomitato dove abbiamo la traversina, no?"
In effetti Mamma aveva deciso di  mettere una traversina impermeabile in mezzo al letto, ad altezza culetto di bimbo, per evitare sorprese da parte dei due ospiti fissi del lettone. E la cosa sarebbe proprio provvidenziale.
"Ah, è vero! Speriamo! Speriamo solo che ieri Tony non l'abbia spostata..."

Ieri è venuto il mitico Tony, e ha cambiato le lenzuola. Rifacendo il letto, ha spostato la traversina, che ovviamente non è servita a nulla.
E guarda caso l'ha messa proprio all'altezza del sedere di Brontolo, dalla sua parte.

Così, mentre faceva il quarto bucato gastroenterico degli ultimi dieci giorni (e si spera l'ultimo),  Mamma si domandava ridendo che cosa deve aver pensato l'astuto filippino del distinto Brontolo, tanto da mettere il telino impermeabile proprio dove ce l'ha Dede...

martedì 18 dicembre 2012

La gente

"Mamma, ma non hanno preparato niente da mangiare! Che cosa siamo venuti a fare all'asilo di Macco?"
La voce della verità bisbiglia piagnucolando al Santo Asilo, e Mamma scoppia a ridere per la beata faccia tosta del primogenito.
C'è la festa di Natale, e i bambini sanno che le maestre danno il meglio di sè come pasticcere in quelle occasioni.
Ma la sala è vuota.
O meglio.
La sala è gremita di gente, ma non c'è cibo.

Tanta Gente è arrivata alla festa del Santo Asilo e lo riempie di sè.
Nonni, zii, cugini, fidanzati dei cugini, compagni di scuola dei fidanzati... La sala è così piena che i bambini piangono aggrappati alle mamme, e i genitori non riescono ad entrare.
Ma la Gente non si sposta.
Gambe larghe, braccia incrociate, giacconi e sciarpe allacciati fino ai denti con una temperatura che sfiora i trenta gradi.

All'asilo hanno preparato un piccolo intrattenimento: hanno creato due grandi slitte con degli scatoloni, tirate dalle maestre, e da ogni scatolone spuntano due piccoli alunni con il berretto di Babbo Natale. Macco chiude la carovana.
Alcuni genitori però sono dal lato opposto del pubblico: non c'è posto per loro fra la Gente, e i brambilla sono fra questi.
Seduta al posto d'onore, Gente e ancora Gente. Mai visti prima, da nessuno a quanto pare, ma non fanno posto ai genitori.

Poi una maestra annuncia "Potete avvicinarvi al buffet, nell'altra sala!" e la Gente sparisce.
Roba da grandi prestigiatori!
I bambini escono dagli scatoloni alla spicciolata, con i genitori accanto che fanno fotografie, parlano fra loro, parlano con le maestre. La sala è rimasta piena solo di noi: bambini, genitori, famiglie dell'asilo.
E tutta quella Gente?

Uno spostamento d'aria, e anche Dede sparisce come tutti gli altri.

Un istante dopo Mamma è nella stanza del rinfresco a difendere due nanetti golosi piazzati davanti al tavolino delle cibarie, inconsapevoli del pericolo che corrono.
Li protegge da borsoni a tracolla sbattuti in faccia, da pedate pesanti, da spintoni di Gente piena di piatti in mano.
I pupi masticano beati mentre lei cerca di insegnar loro la moderazione, ma deve ammettere che quello non è proprio il momento più adatto, nè chi c'è intorno dà l'esempio più adatto.
Alla fine anche lei mastica quello che cade loro di mano, quello che lasciano per la fretta di assaggiare qualcos'altro e quello che non riescono a finire perchè i loro occhi hanno mangiato troppo per le loro pance.
Si sacrifica, insomma.

E nel giro di mezz'ora la Gente se ne va.
Resta un tavolo quasi vuoto, bicchieri di plastica sparsi ovunque, pezzi di torta al cioccolato calpestati.
Le famiglie dell'asilo rimangono di più, la temperatura cala rapidamente, e i bambini iniziano a giocare nelle sale sgombre.
Nella sala della nanna c'è un mercatino per beneficenza, e Mamma entra con due amiche.
"Sono passata prima, era pieno di Gente. Ora posso guardare con calma" dice alla maestra addetta. "Avete venduto tanto? Con tutta quella Gente..."
La maestra sorride mesta.
Mamma e le sue due amiche hanno comprato, oltre ad un paio di nonni.
Nessun altro.

E tutta quella Gente?

(Avranno pure la stessa faccia tosta di Dede, ma lui, per lo meno, ha solo quattro anni...)

lunedì 17 dicembre 2012

Venerdi

C'era la neve che copriva tutto.
Nevicava dall'intera notte quando Mamma e Macco si sono avvicinati alla finestra, e fiocchi grossi come noci scivolavano giù dal cielo grigio uniforme dell'alba.
"Ti piace amore? E' bella vero?"
"E' bellissima..." ha risposto incantato nel suo pigiamino celeste, in braccio a lei.
Piano piano poi tutto si è svegliato, e l'incanto è terminato.
Le auto hanno segnato la strada di solchi scuri, Macco e Dede hanno iniziato a giocare rumorosamente e Brontolo ha comunicato al mondo che era in preda alla gastroenterite, dilungandosi in dettagli fondamentali per iniziare bene la giornata.

"Mica vorrai andare all'asilo in macchina, con questa neve?", le ha chiesto poi.
"Perchè no? non c'è ghiaccio, che problema c'è?"
"C'è che saresti in macchina con Macco e non mi sento tranquillo. E poi se vai a piedi fai anche prima"
Mamma aveva la lezione di pilates alle 9, ma nemmeno volando avrebbe mai potuto preparare i bambini e accompagnarli con quel tempo da lupi, arrivando poi alla lezione in orario.
"Tarderò una mezz'oretta", aveva pensato, e l'idea di impiegare meno tempo le piaceva. E fu così che Mamma rispolverò il passeggino, tentata dalla sicurezza del marito.

Alle otto e quaranta Mamma iniziava a chiamare a gran voce i figli, invogliandoli con una battaglia di palle di neve.
Alle 9 passate erano finalmente in strada, dopo aver cambiato i pantaloni a Macco che era stato capace di bagnarseli di neve ancora prima di uscire dal portone.
(Queste sono doti!)
Soltanto a quell'ora i bimbi hanno ricordato che le palle di neve sono molto divertenti.
Mamma e Macco sono riusciti ad uscire dall'asilo di Dede un minuto dopo l'orario massimo di entrata di Macco: 9.31.
Addio pilates, ha pensato lei aprendo il passeggino per Macco e tirando fuori un ombrello.

Ora.
Avete mai provato a far salire sul passeggino un bambino di due anni nel bel mezzo di una strada ricoperta di una valangata di neve? La sua prima neve da bambino grande?
E avete mai provato a guidare un passeggino nel bel mezzo di una strada ricoperta di una valangata di neve?
E vi siete mai trovati a dover decidere con quale mano tenere un ombrello, sotto una bufera di neve, spingendo nel contempo un passeggino che slitta in ogni dove e che fa un fatica boia ad avanzare?
No?
Ecco, forse perchè voi siete intelligenti!
O almeno, più intelligenti di Brontolo.
O di sicuro, molto più intelligenti di Mamma...

Alle 10 la maestra del Santo Asilo le sorrideva impietosita, senza sgridarla come fanno sempre con i ritardatari, prendendo in consegna un bambino tanto eccitato da sembrare un grillo impazzito.
Dopo pochi minuti Mamma telefonava al moribondo a casa, e inveiva contro la sua idea luminosissima di andare a piedi, guardando le strade perfettamente pulite mentre lei incespicava sul marciapiedi.

E poi la neve si è posata anche su di lei, ha appianato tutto, ha livellato le asprezze, e Mamma ha goduto di ogni passo facendo scrunch, respirando il gelo, sentendo bruciare le guance, e liberando le piante che incrociava dal loro inchino gravoso.

Alla fine è arrivata a casa alle 10.30.
Tutto sommato poteva andare peggio. O no?

venerdì 14 dicembre 2012

Ma allora, si muore o no?

Mamma in questi mesi ha diligentemente seguito le lezioni di Archeoastronomia che l'hanno fatta sognare e innamorare pure un po' del suo professore.
Dall'alto delle sue nuove conoscenze, dunque, ha deciso di diffondere il Verbo, e di spiegare al mondo mammesco perché, alla fine, hanno fatto bene a non delapidare il patrimonio familiare per godersi questi ultimi sette giorni di esistenza.
E, sopra ogni altra cosa, perché hanno fatto bene a non mangiarsi gli ultimi quattro cioccolatini del calendario dell'avvento dei figli, nonostante la convinzione che tanto non se ne sarebbero mai accorti...
(A lei ne sarebbero spettati ben otto, avendo due calendari, capite quale colpo tremendo sia stata per lei questa notizia?)

Ecco qui, dunque, la spiegazione del perchè no, non si muore tutti insieme la prossima settimana (o almeno non per colpa dei Maya).
Prendiamo un'ora, un giorno, una settimana, un mese.
Sappiamo tutti che sono convenzioni del nostro calendario, e sono cicliche: una volta finite le ventiquattro ore del giorno, i sette giorni della settimana, i trenta giorni del mese o i dodici mesi dell'anno, si ricomincia da capo.
Si riparte dalla mezzanotte, dal lunedi, da gennaio, e così via.
L'unica cosa che non è ciclica, da noi modernissimi, è l'anno: quello -purtroppo- aumenta sempre, si incrementa all'infinito.

E' per questo motivo che invecchiamo ragazze mie, perchè nessuno ci resetta mai l'età dando un bel colpo di spugna all'anno in cui siamo.
Se anzichè arrivare al tanto atteso 2000, per esempio, avessimo ricominciato dall'anno 1, Mamma a quest'ora avrebbe dodici anni, esattamente come tutti voi, lasciando indietro gli "erotti" che appartenevano al duemillennio precedente. Non poteva essere una gran bella cosa? E ivvece no!, come direbbe Macco.

Prendiamo adesso i Maya. Quelli si che erano furbi, perchè avevano già capito questo trucchetto. (Probabilmente il loro calendario è stato inventato da un bel gruppo di fanciulle astronome un po' datate, ma questo non l'ha detto nessuno scienziato che si rispetti, è una mia personalissima considerazione.)
E allora, anzichè avere gli anni che si incrementano all'infinito, avevano nel loro famoso calendario anche una fase ciclica per gli anni, che si azzeravano ogni 5000 "anni" (perchè non si chiamavano ovviamente così e non erano lunghi come i nostri)
Arrivati all'anno 5000, si ripartiva da uno, esattamente come dopo dicembre noi ripartiamo da gennaio.

Facendo i conti, un ciclo di 5000 anni del calendario Maya andrà a terminare proprio al Solstizio d'Inverno di questo 2012, ossia il 21 dicembre prossimo venturo. Sarà il ciclo a terminare, e non il mondo!
Per i Maya, sarà quindi l'anno 13.0.0.0.0.

Le furbe Maya, se esistessero ancora, avrebbero la chance di azzerare tutto e ripartire da capo a contare la loro età. Fortunelle, eh?
Ma visto che in realtà non ci sono più, povere, direi che forse siamo più fortunate noi.
Perchè è vero che il prossimo anno avremo inevitabilmente un anno in più, ma questo significa che per noi il prossimo anno ci sarà, o per essere più precisi e scaramantici, che il prossimo anno, con tutta probabilità, ci sarà.

Perché poi fidarsi è bene, ma a godersi la vita come se fossero i nostri ultimi giorni... si fa sempre meglio! 
Cioccolatini a parte.


P.S.
Qui trovate l'intervista che hanno fatto al prof. Magli sull'argomento
Qui trovate una spiegazione molto chiara del calendario Maya, di Mariano Tomatis

giovedì 13 dicembre 2012

Il cicchetto

"Ma porca puzzona!"
"Pecchè puzzona?"
"Eh amore, non hai sentito quel botto?"
"Si, la macchina?" chiede Macco dal suo seggiolino mentre Mamma guida un po' troppo sportiva...
"Si, era proprio la macchina"
"Cos'ela una buca?"
"No, era il marciapiede"
"E' andata contlo?" chiede ancora, non pago, girando ancora il dito nella piaga.
"Si, sono andata contro il marciapiede"
"E pecchè?"
"Perchè andavo troppo veloce in quella curva..."

"Non devi andale veloce mamma, devi stale attenta. Piano piano"
"Hai ragione amore"
"Devi andale piano co' macchina glossa. No piccola, è velo mamma?"
"E' vero amore... verissimo anima mia..." 
Mamma si vergogna come una bimba sorpresa con le mani nella marmellata, ma ride di gusto.

Ripresa e bacchettata da un bambino di due anni la cui massima aspirazione è ancora la tatta, Mamma ha proseguito il viaggio non oltrepassando i trenta km/h, superata da tutti, clacsonata a più non posso, vergognosamente avvilita e umiliata.

"Amore?"
"Eh mamma?"
"Ehm... niente tesoro, ti amo tanto."
Che in gergo mammesco significa: questa non la raccontiamo a papà, vero?

mercoledì 12 dicembre 2012

Alla Scala e conseguenze

Uno va alla Scala per la prima volta in vita sua, alla Scala-di-Milano capito, mica cotiche, e si sente depresso.
Ma sarà possibile?

Perchè è bello uscire vestita elegante e passeggiare lentamente per il centro di Milano. E' bello guardare le persone e non dover temere che il tuo accompagnatore ti scappi all'improvviso di mano per sparire fra la folla.
Perchè è bello entrare nel tempio della lirica mondiale e dirsi caspita, sono qui anch'io.
Perchè dopo lo stupore, dopo la bellezza del posto, del concerto, della gente, uno comincia a guardarsi intorno sospirando, e a riempirsi la testa di "come vorrei...".

Mamma ha tutto quello che le serve per essere felice, e ringrazia costantemente per la condizione di fortuna in cui vive, ma è questo un motivo per non avere altri sogni?
Per non avere qualche rammarico?
Per non desiderare di più?
... E per non essere un po' masochisti?

Avere qualcuno a cui lasciare i bimbi serenamente e andare regolarmente a teatro senza pensieri di alcun genere: non guardare al costo, non frugare nel guardaroba nella speranza che si materializzi qualcosa di accettabile, arrivare sciallata in taxi e fermarsi per un aperitivo al bistrò della Scala (dove un tramezzino si paga diciotto euro), e ordinare quello che le va. Sedersi come se fosse la padrona del locale e guardarsi intorno con un sorriso vacuo.
Come vorrei!

Una bella sorpresa, tipo "Ehi, guarda qui, ti ho preparato il tuo cibo preferito!", scoprendo così che qualcuno conosce il tuo cibo preferito.
Come vorrei!

Qualcuno che ti aiuti a piantare quei dannati chiodi sul muro, tenendo ferma la lastra di compensato tre volte più grande di te, anzichè piangere per la frustrazione mentre ti cade da tutte le parti con i bimbi che ti tirano giù i pantaloni.
Come vorrei!

Una famiglia intorno che non si limiti soltanto a Mamma e i bimbi, Mamma-e-i-bimbi più Brontolo, una città amica e alla portata anche loro, una vita facile...
Mamma vorrebbe tornare a sentirsi Figlia anche per le piccole cose, solo un pochino, di tanto in tanto, come quando tutto era più semplice e qualcuno pensava anche per lei.

Piena di sospiri e con la lista dei vorrei nel cuore, pensa che se questo è l'effetto che fa la Scala, meno male che non le ricapiterà più una tale fortuna!
 

martedì 11 dicembre 2012

Anniversario

Ieri è stato l'anniversario di matrimonio.
Anniversario numero sette.
(Dove non si è ben capito se l'evento sancisca la fine dell'anno funesto o l'inizio di 365 giorni di crisi)

Alle 0.24 in punto Mamma è già richiamata in camera dei pargoli da un urlo allarmato.
Poggia la mano sul cuscino di Dede per avvicinarsi al suo viso, e il cuscino fa splaf.
Quale modo migliore per terminare una gastroenterite, se non pulire i resti di quella di qualcun altro?
Dopo un'oretta Mamma aveva fatto il bucato di tutta la biancheria di Dede, cambiato le lenzuola, raccolto cose immonde dal pavimento e lavato e disinfettato al buio letto, comodino e pavimento.
In tutto questo, con stupore e stima incondizionata, Mamma comunica che Brontolo si è alzato ad aiutarla!

Sono le 8.40 quando bussano alla porta ed è nonna Tonia, venuta a Milano per un concerto, che entra in casa grigia e febbricitante, e si butta esausta sul divano.
E siamo a tre vittime. Il virus deve aver fatto molta baldoria in questi due giorni.

Nonna e nipote malaticci, nonno smaniante di noia, Mamma in fase di riabilitazione gastrica, casa invasa da cappotti, coperte, piumoni, termometri, giornali, vestiti per il teatro ("Ti vorrei aiutare a sistemare un po' le cose in giro se riesco ad alzarmi" "Lascia stare nonna Tonia, ci vorrebbe il napalm per mettere un po' di ordine in questo momento...")

Alle 13.15 Brontolo la chiama "Ma mi ero proprio dimenticato, buon anniversario!", ed è tutto quello che è stato detto sull'argomento, per l'intera giornata.
Solo Mery, la sua amica-sorella, l'ha chiamata allegra. "Ti ho preso le cialde di Montecatini e anche i brigidini! Posso portarteli così li mangiate stasera?"
Mamma ha rifiutato questa ventata di freschezza, valutando che l'immondo ricettacolo di virus dovesse rimanere isolato fra le mura domestiche, ma infinitamente commossa per il pensiero e per la tenerezza dell'amica.

Dopo un sontuoso pranzo a base di riso in bianco, Mamma prova a sedersi un istante.
"Ma che fai?!" esclama inorridita nonna Tonia, con la lista delle cose da fare stampata in mente.
"Faccio che o svengo, o mi siedo un secondo..." risponde Mamma. Alzandosi.
E allora spesa, asilo, e all'improvviso la notizia: vai tu al concerto con nonno Buno, io non ce la farò mai.
Capelli, prova dell'abito-borsa-scarpe-cappotto ("Ma possibile che tu non abbia qualcosa di decente per andare a teatro una sera?" fa la Fata Turchina a Cenerentola), trucco e pure smalto.
E poi corsa e arrivo a teatro, e finalmente PAUSA.
E' dura rimanere svegli.

Mamma rientra in casa alle 23.15, saluta Brontolo, fa il letto per la nonna Tonia sempre più malata, impiega un'eternità a struccarsi, e finalmente si sdraia.
"Ciao Brontolo, bell'anniversario, eh?"
"... E perché?" risponde lui tranquillo.
"Niente, così. Tanto per dire... Buona notte allora"
"Notte"

Buon anniversario brambilloni.

lunedì 10 dicembre 2012

La bella addormentata

Ieri notte Mamma sognava mostri e si rigirava incessante nel letto per una sensazione di disagio continua.
All'alba ha avuto la splendida idea di alzarsi, e per fortuna perchè ha fatto appena in tempo ad arrivare in bagno.
La gastroenterite ha dato il meglio di sé, e per svariati minuti Mamma è rimasta seduta sulla tazza abbracciata al lavandino, con la testa infilata dentro, sudando freddo dalla testa ai piedi.
Immagine poco romantica, è vero, ma profondamente realistica.
Acciaccata come dopo una ipotetica lezione di spinning si è sdraiata sul divano, e lì è rimasta a giacere a gambe alzate, tremando come una foglia, fino al risveglio del resto della famiglia.
A quel punto ha implorato il riposo, così Brontolo e Dede, sgusciato nottetempo nel lettone, hanno lasciato il talamo e hanno chiuso la porta lasciando il campo alla moribonda.

Dieci minuti e sbarabam! La porta si apre con un: "Rachi come stai?"
Meglio, grazie, ma vorrei proprio dormire.

Dieci minuti e sbarabam! "Vuoi qualcosa da bere?"
Ah, si, grazie. Ma dopo, ora lasciami dormire.

Cinque minuti e sbarabam! (Brontolo ha la dote rara di aprire le porte come se le stesse sbattendo per chiuderle) "Ti ho preparato la tisana"
Ecco, appunto. Grazie...

Dieci minuti e "Mamma possiamo aprire il calendario dell'avvento? Eh? Possiamo?"
Si... Ma adesso vai di là, lasciatemi dormire un po'.

Cinque minuti e "Mamma vojo tatta! Tatta, tatta, bella tatta!"
No amore, meglio di no.
"Si ivvece, mejo di si"

Dieci minuti e sbarabam! con la luce accesa lui cerca le sue calze. In punta di piedi però.

Cinque minuti e "Smack!", un bacino fresco sulla guancia e due piedini leggeri scappano di corsa da dove sono venuti.

Fra una interruzione e l'altra, Mamma è piombata ogni volta in una letargia pesante, piena di immagini e sogni strani, incapace di reagire, con un sottofondo di grida e pianti e urla e poi silenzio.
Finalmente tranquillità.

Sbarabam. "Stanno guardando i dinosauri al computer. Ora stanno buoni. Ma tu che fai, mica vuoi dormire ancora? Sono già le otto e mezza!"

Mamma si è girata dall'altra parte, forse ha grugnito, forse ha piagnucolato, ma di sicuro si è domandata perché, perchè non esistono dinosauri anche per adulti?

venerdì 7 dicembre 2012

Benedetta fiera

"Brontolo, domani vado alla fiera.
Porti tu i bimbi all'asilo, così io riesco a partire ad un orario decente? E che ne dici se anzichè prendere tram, metrò gialla e metrò rossa vado con la metrò blu? E' un po' fuori mano, ma secondo te impiegherà meno?"
"Certo che si. Garantito. E' la cosa migliore!" sentenzia lui.
E quando Brontolo è così sicuro, le dovrebbe già scattare un campanello di allarme.
"Ma fai una furbata: anzichè andare in tram fino alla metro, vacci direttamente in macchina", prosegue.
"Bè, ma non parcheggerò mai a quell'ora..."
"Parcheggi, parcheggi, tranquilla."
"Ma sei sicuro?"
"Lo trovo sempre, io. Garantito!"

Mamma dunque dà retta al garante della rapidità, e va in auto fino alla metrò.
Come da lei previsto, nessun parcheggio nel raggio di chilometri.
Così torna indietro, lascia la macchina al solito parcheggione, aspetta il solito tram, e manda un messaggio di invettive a Brontolo. Ha già perso venti minuti.
Appena arriva il tram, sale, timbra l'esoso biglietto e parte. Poco dopo il tram curva.
Curva? Ma non dovrebbe curvare!
Mamma ha chiaramente sbagliato linea, e ora si trova a deviare verso chissà dove.
"Se va fino alla stazione e poi cambia tram, arriva direttamente alla linea blu", le dice l'autista.

Peccato che la linea blu non era poi tanto diretta, visto che per raggiungerla è stata altri venti minuti sul secondo tram e ha dovuto camminare per quattro isolati, scoprendo poi con gioia che se evitava i mezzi e andava a piedi, avrebbe fatto sei isolati in tutto.
Invia il secondo messaggio satanico al marito e scende ai treni.
I dieci minuti di attesa per il convoglio, aggiunti ai dieci minuti di ritardo, hanno portato l'orologio alle 12.
E Mamma era ancora soltanto ad un paio di chilometri da casa!

Erano le 12.30 quando i piedi di Mamma calzavano suolo fieristico, ed erano passate quasi due ore dall'uscita di casa.

Una fiera enorme, ma così enorme che soltanto per raggiungere l'ingresso dei padiglioni, Mamma e la folla hanno dovuto camminare per almeno mezzo chilometro.
E poi bancarelle di sciarpe indiane (dieci, venti, cinquanta...), e bancarelle di dolci di mandorle siciliane, (dieci, venti, cento...), e ancora decine di bancarelle di saponi, e cuscini etnici, e ciabatte di pelo, e cappelli andini... insomma, la fiera è bella, enorme, mastodontica, ma i piedi di Mamma sono pur sempre e soltanto due.
E all'improvviso: Drin... drin...
"Pronto? Qui è l'asilo di Dede!"

No, non ci poteva credere nemmeno lei.
"Venitelo a prendere per favore perché non ha una bella faccia e ha qualche linea di febbre"
Alle 13.55 Mamma chiama Brontolo: "Ho impiegato quasi due ore ad arrivare qui, vai a prenderlo tu subito per favore che non sta bene"
Nel frattempo lei esce dal mega padiglione senza nemmeno aver dato un'occhiata all'esposizione di Cake Design, e procede alla volta della porta Est.
Alle 14.28, Mamma chiama ancora Brontolo mentre rantola verso l'irraggiungibile porta Est.
"Dimmi, devo andare?" chiede lui.
"Come devo andare?!? Non sei ancora uscito?"
"No, aspettavo che l'asilo ci chiamasse"
"Ma l'asilo ha chiamato già mezz'ora fa, te l'ho detto, cosa aspetti una convocazione ufficiale?"

Irritata, agitata, innervosita e soprattutto carica come un somaro, Mamma arriva in fondo al viale e si accorge che quella che credeva la porta Est in realtà è la porta Ovest.
E' intrappolata dentro le dodici fatiche di Asterix...

Sono le 15.40 quando timbra il biglietto di ritorno della metropolitana.
Correndo nel corridoio urta con le ruote del suo piccolo trolley la scarpa di una signora.
Le chiede scusa, la signora strilla di rimando "Eh no! Niente mi scusi, questa proprio non la scuso!".
La tentazione di fermarsi e scaricare su quella nobildonna incartapecorita tutto il nervosismo della giornata è immaginabile, e invece, educata, troppo educata, risponde "Ok, ritiro le scuse allora" e riprende a correre.
(Troppo educata, perchè è così educata?)

Bilancio della giornata: Mamma ha preso 7 mezzi pubblici, percorso a piedi negli spostamenti qualcosa come tre chilometri in totale, visto bancarelle tutte uguali da pensare di essere sempre nello stesso posto a girare su se stessa, e fatto venire un'otite al figlio.

Questa estate, durante l'ultima fiera, era riuscita a scatenare un nubifragio intero.
Ci sono ancora ampi margini di miglioramento.


(Chiedo scusa: il post è troppo lungo, ma avevo tanto da raccontare...)

giovedì 6 dicembre 2012

Le domande giuste

"Mamma! Mamma! Chi ha staccato il fiore dal muro?"
"Quale Dede?"
"Questo fiore qui che era attaccato al muro del bagno. E' staccato, vedi? Chi è stato?"
"Uhm... fammi pensare... credo proprio sia stato un bambino biondino, piccolo e birichino"
"Chi, io? Io-Dede, mamma?" chiede innocente lui.
"Mi sa di no amore!" risponde divertita lei indicando Macco.

"Io?! Io mamma?" fa Macco dal viso angelico. "No sciono tato io!"
"Si, sei stato tu", strilla Dede.
"No, no sciono tato iooooooo" urla con voce acuta l'accusato, divenuto paonazzo per lo sforzo.
"Siiiiiii invece! Sei stato tu!"
"No invece, è tato asilo"conclude Macco soddisfatto dopo svariati battibecco.
"L'asilo? è stato un tuo amico dell'asilo?" si placa il fratello abboccando.
"E' tata Gegècaca!" risponde furbo Macco, nominando la compagna del cuore di Dede.
"Ma mamma, ma non è vero! Macco dice che non è stato lui ma invece è stato lui!"

Mamma risponde che non è importante chi sia stato, che non è una cosa grave. E' inutile sgridare un bambino di due anni per una bugia, dal momento che è sicuramente convinto che quella appena inventata sia la realtà, e dal momento che è il degno figlio di indegno e bugiardissimo padre!

"Ma Macco, perchè l'hai staccato?" chiede poi più calmo Dede.
"Eh, pecchè doveva fale doccia"
"Il fiore amore? volevi fare la doccia al fiore?" domanda mamma.
"Sci, fatta doccia al fiole io"
"Per questo l'hai staccato?" indaga ancora Dede.
"Sci" conclude Macco, confessando come nei più assurdi telefilm polizieschi, dove anche il criminale più incallito alla fine ammette la sua colpa, chissà perché.

"Mamma, hai visto questo fiore che Macco ha staccato?" ricomincia agguerrito mostrandole il fiore adesivo.
"Nooo! No sciono tato io! Tato papà!"

La lezione di oggi ci insegna che nella vita, se vuoi la risposta giusta, devi imparare a fare la domanda giusta.
Con questo trucchetto alla fine confessano anche i criminali più incalliti, anche quelli dello stampo di Macco.
Salvo poi ritrattare tutto dopo un istante, non appena te ne esci di nuovo con la domanda sbagliata...


mercoledì 5 dicembre 2012

Un rimborso speciale

"Brontolo, domani vado alla fiera dell'artigianato. Senti il programma: accompagno Dede all'asilo alle 9 e vado subito alla metro. In un'ora arrivo alla fiera e girovago fra uno stand e l'altro fino alle 14.30. Poi torno all'asilo. Ah che bellezza!"

Detto, fatto.

Ieri mattina Mamma fa per portare Dede all'asilo e scopre che la sua classe è chiusa fino alle 11 per assemblea sindacale. Per la terza volta da quando è iniziato l'anno.
Mamma riorganizza le tempistiche, tiene il figlio a casa fino alle 11 e parte per la meta desiderata con quasi due ore di ritardo sulla tabella di marcia.
Corre in macchina fino al parcheggione, in tram fino alla metrò gialla, in metrò gialla fino alla metrò rossa, e dopo 40 minuti Mamma è in Duomo ad aspettare la terza coincidenza.
Passo veloce, sguardo fisso verso il futuro, biglietto speciale per la fiera (e quindi extra costoso) in tasca, in corsa sul lato sinistro delle scale mobili (riservato agli impegnatissimi e super di fretta come lei), Mamma è lanciata e carica.
Arriva al marciapiede della metrò rossa col fiatone.
Aspetta e aspetta.
"Tò, guarda, il cartellone che pubblicizza la mia fiera!"

Apertura fiera giorni feriali ore 15, chiusura ore 22.30.
"Figuriamoci, le 22.30, uno arriva morto a quell'ora!" pensa: ci mette sempre un po' a realizzare le cose, ma alla fine ci arriva anche lei, lasciatela solo carburare!
Sono le 11.45, ha attraversato mezza città cambiando tre mezzi di trasporto in attesa del quarto, ha chiamato l'asilo per avvisare che forse avrebbe fatto tardi, ha la borsa piena di buste per gli acquisti e il cuore di aspettative... e la fiera apre alle 15!

Così com'è arrivata, Mamma gira i tacchi e se ne va, col broncio delle occasioni più deludenti.
Poi vede un cartello di un ufficio e, animata da una natalizia buona speranza, si incammina verso l'ATM point, l'azienda dei trasporti milanesi.

"Scusi? Buongiorno. Ecco, vede, io dovevo andare alla fiera e ho fatto tutto di corsa ma la fiera apre alle 15 e l'asilo chiude alle 16 e ora sono solo le 12... il fatto è che ho già timbrato il biglietto, e mi chiedevo... non è che magari fate un rimborso speciale per deficienti?"

Il rimborso ovviamente non c'è stato, ma almeno loro, gli impiegati, ancora se la ridono.

martedì 4 dicembre 2012

Liberi di non picchiare

Ecco, questo titolo Mamma l'ha ritrovato un po' ovunque sui blog che visita ultimamente, e ogni volta che ne vede uno e inizia a leggere si scoraggia, si sente una nullità, e si affligge l'anima.
E così ha deciso di dire la sua sull'argomento, in modo che se ci fosse qualcuna come lei, in giro per il mondo, per una volta non si sentirebbe così misera, meschina e sola.

Perchè liberi di non picchiare è bello... ma purtroppo lei tanto libera non è.

Perchè quando i monellacci scappano con il monopattino e non si fermano nonostante l'ALT intimato, lei li raggiunge, li blocca e sequestra il mezzo incurante degli strilli.
Ma se i monelli in questione sono a piedi che corrono verso la strada senza ascoltarla, allora Mamma parte con uno sculaccione.
Non può sequestrare loro le scarpe, o per lo meno non con queste temperature, e una sgridata non sarebbe altrettanto eloquente per i suoi gusti.
La mano di Mamma ha un eloquio un po' brusco, è vero, ma non si sente in colpa per questo: è il gesto che conta, non la forza impressa, e devono assolutamente capire la serietà della cosa.

La frustrazione, piuttosto, subentra subdola quando la sculacciata arriva per esasperazione.
E' libera di non picchiare, è vero, ma è anche schiava della propria stanchezza, dei propri difetti, della propria imperfetta umanità.
E allora a volte scivola.
Così qualche sculacciata è volata quando, dopo 60 minuti di tiritera per la nanna Macco si è bagnato tutto con la camomilla, versandosela appositamente sul pigiama per la seconda volta, e lei ha dovuto cambiarlo e ricambiarlo mentre lui sgambettava isterico per casa;
e qualche piccola tirata di capelli è stata data mentre uno dei due bimbi, in fase sadico-sperimentale, le tirava con forza i capelli facendola lacrimare, e già che vuota il sacco, anche qualche sberla è arrivata con dolce fermezza sulla gota di quello dei due che, a turno, mordeva a sangue il fratello senza mollare la presa.
Lei li ricorda tutti, questi antipatici episodi, e tornano a tormentarla ogni volta che qualcuna dice di non averlo fatto mai. Le stima profondamente e le invidia ancora di più, ma sa che ha ancora parecchio da lavorare, per arrivare a tanto autocontrollo.

Non sono giustificazioni, non sono scusanti, sono cedimenti di una donna sfinita.

Certa che questo non incrinerà mai il rapporto che ha con i figli, nè turberà irrimediabilmente la loro psiche, a volte chiede scusa, a volte grida, a volte minaccia: imperfettamente umana.

lunedì 3 dicembre 2012

Un brunch domenicale

Ieri i brambilla sono andati in massa all'asilo di Macco.
Si, era domenica, ma l'asilo organizzava un brunch per famiglie al suo interno.

Appena entrata, Mamma ha guardato il buffet, e in quelle tre ore ha dimenticato di avere dei figli, un marito e un'allergia alimentare. 
Per non parlare della dignità.
Ha assaggiato quasi tutto l'edibile, iniziando dai dolci, facendo una rapidissima tappa al tavolo dei salati e tornando senza ritegno ai dolci.
Ha aperto le danze con una torta al cioccolato su cui ha versato della crema all'arancia, e da allora il mondo si è colorato di rosa.
Ha assaggiato una chiffon cake, mangiato un paio di pancakes ricoperti di sciroppo d'acero come faceva Arnold, circa tre coppette di yogurt con muesli croccanti assolutamente banditi da casa sua ormai da tempo, ed era felice.
(No, ora che ci pensa si rende conto che ha assaggiato nemmeno la metà dei dolci, e questa presa di coscienza la sta turbando parecchio)

Al pensiero che in tutto quel bendiddio fatto in casa, la casa non era la sua e lei non ha sbattuto nemmeno un ovetto, le si è allargato il cuore: qualcun altro ha preparato per lei!
Al pensiero che sotto il tavolo dei bambini qualcuno avrebbe spazzato al posto suo, e pure senza scandalizzarsi perchè avvezzo a tale modo di mangiare, voleva baciare le maestre.
E quando si è messa a raccogliere i giochi prima di andar via, e ha realizzato che forse poteva anche esimersi, visto che non sapeva dove sistemare il tutto e visto che poi altri bambini avrebbero continuato a giocare, voleva piangere dalla commozione: qualcun altro avrebbe riordinato per loro!
Ha provato celestiali sensazioni inedite che le hanno scombussolato l'equilibrio psichico, e ora si sente già in astinenza.

Santo subito per favore.

venerdì 30 novembre 2012

Tattattero

"Ecco due mandarini per te, ma mangiali adesso, non farti vedere da Macco altrimenti poi li vuole pure lui che invece ha già fatto merenda" dice Mamma al figlio maggiore, andando a prendere il piccolo all'asilo.
Dede non batte ciglio e mastica compunto.

Dopo le solite corse per arrivare primi al cancello, le solite ricerche di cacche sul marciapiedi, il solito piccolo cioccolatino che si mangia in macchina, i tre sono fermi al semaforo in silenzio.
"Macco! Tu non lo sai ma io ho mangiato prima due mandarini perchè tu non mi dovevi vedere perchè c'erano solo per mee, tattattero, e per te niente, tattattà!" trilla allegro il fedifrago, mentre Mamma si rode per l'impossibilità di obiettare: in fondo gli era stato solo detto di non farsi vedere...

Occorre descrivere la tonalità e l'intensità dei piagnistei conseguenti, o è sufficiente un velo pietoso?

giovedì 29 novembre 2012

Ritorno


Mamma sta tornando a casa.
Ha fatto il suo viaggio da sola, ha accompagnato la nonna all’ultima dimora e sta tornando a casa.
E’ stata lontana una notte, e per la prima volta nella sua vita ha lasciato i bambini.
Col senno di poi non è stato drammatico, né per loro né per lei.
Forse solo Brontolo non avrà la stessa versione dei fatti: ha dovuto affrontare per la prima volta il rito della nanna, la vestizione mattutina e pure l’accompagnamento all’asilo… sant’uomo.

Mamma è partita salutando dal treno due bimbi piccini, straziata, chiedendosi come si possa resistere senza di loro.
Ha passato una notte a svegliarsi al pensiero di doverli coprire, di doverli curare da svariati malanni e riaddormentandosi appena ricordava di essere lontana.
Si è svegliata come di consueto senza nemmeno godere della sua unica possibilità di dormire, e ha telefonato ai suoi piccoli.
“Tonia!” l’ha festosamente salutata Macco.
“Amore, non sono nonna Tonia. Sono mamma”
“Tonia come tai? Guadda miei topolini. Ecco, senti mio Teddy nuovo?"
“Sento Teddy, ma non sono la nonna! Come stai tesoro? Hai già fatto colazione?”
“No. Pelò maggiato biccotto, Tonia”
“Ma amore, non sono la nonna, ancora non mi hai riconosciuta?”
“Cosa?”
“Non hai capito chi sono?”
“Cosa?”
“Sono la mamma!”
“Mamma! (gioia) Mamma… (lamento), dove sei?”
“Sono qui nel telefono amore” - “Ma dove sei?”
“Dalla nonna Tina.” - “Acch’io vojo venile”
“No tesoro, la nonna sta tanto male e i bambini non possono venire”
“Acch’io sto tanto male… male olecchio mamma… buaaaa! Vitto? Veni?”
“…”
“Plonto Tonia? Belli miei topini Tonia, velo?”

Gli uomini imparano a far leva sul nostro patologico istinto da crocerossine molto prima di quanto potremmo immaginare.
Siamo proprio delle prevedibili fessacchiotte!


P.S.
E' stato bello sentirvi così vicine e amiche.
Grazie per il vostro sostegno e i vostri messaggi, pubblici e privati, grazie ancora.

Racconto

C'è un nuovo racconto.
Qui

mercoledì 28 novembre 2012

Vorrei credere

Vorrei che andassero a letto presto stasera.
Avrei bisogno di stare un po' con i miei pensieri, stasera.
Vorrei il mio spazio e il mio tempo, vorrei raccogliere le idee e riuscire a scrivere qualcosa.
Ma forse è chiedere troppo.
Non riesco nemmeno a pensare.

Vorrei credere che ti possa fare piacere questo via vai di gente. Vorrei credere che ti importi di come sei vestita, e che ti compiaccia dell'aspetto che hai.
Mi farebbe piacere credere che le preghiere che hai chiesto possano davvero servire a qualcosa.
Vorrei credere che provi dell'affetto a guardarci tutti da lì.
Dove sia questo , non lo so, ma mi basterebbe solo credere che tu sia da qualche parte.

Vorrei tanto che non si riducesse tutto soltanto a scambi chimici di informazioni.
Vorrei tanto che ora che si sono spente quelle sinapsi, possa rimanere acceso qualcosa, da qualche parte, in qualche modo, e che non smetta di esistere ogni cosa che era te.

Ma sento solo vuoto.

Vorrei tanto poter credere.

martedì 27 novembre 2012

Un "bel" periodo

Capita che un pomeriggio nonna Tonia ti chiami e ti comunichi che una persona a cui tieni tantissimo ha appena avuto un infarto.
Capita che la sera stessa tu senta la zia novantenne, e ti dica che tuo zio novantenne è in ospedale.
Capita anche che il giorno dopo tua sorella ti chiami afflitta, perchè tua nonna è in coma.

Ci sono periodi in cui sembra che il fato si diverta un mondo a tirarti addosso un macigno dietro l'altro.
Tu ti pieghi e incassi.
E allora guardi quella provetta che volevi portare al laboratorio analisi e la metti via, rimandando l'esame ad un periodo migliore, convinta che oggi non potrebbe che dare esito positivo.

In questi periodi di belle notizie, si diventa incredibilmente superstiziosi.

lunedì 26 novembre 2012

Autostima a me?

Mamma guarda la medusa in bottiglia che ha fatto coi bimbi qualche settimana fa, i lavoretti col didò casalingo, i resti dei biscotti senza uova-burro-zucchero preparati insieme e razziati in meno di dodici ore, e pensa che è brava quando vuole.
Ha appeso in camera sua il quadretto con l'acquerello di Dede, ha quasi finito di isolare il muro della loro stanza perchè fa troppo freddo, è riuscita a fargli passare il raffreddore in tre giorni contro qualsiasi più rosea aspettativa, e si sente bene.
Li adora, ed è brava con i suoi bambini.
Oh come sono brava! si dice contemplando i loro sorrisi, quando giocano insieme.

                                                                                                                                      Autostima alle stelle.

Poi una mattina si svegliano alle 6.40, e la mattina dopo alle 6.20, e quella dopo ancora alle 6.45.
E si scatena l'inferno.
Piangono dal risveglio fino all'entrata all'asilo, stanchi e capricciosi, e le urla riprendono dall'uscita dell'asilo fino a quando crollano addormentati, ossia sempre troppo tardi per le sue orecchie.
Inoltre all'asilo sono tranquilli e paciosi, dimostrando una volta per tutte che il peggio di loro è riservato a lei, e soltanto a lei.
E allora basta.

Non è più la brava mamma di ieri, ma una strega megera e vendicativa disposta a tutto pur di rimanere in pace una notte.
Sarebbe capace di strozzarli, di venderli al miglior offerente, e col ricavato andarci a fare una crociera rilassante intorno al mondo.
E già che c'è, darebbe via pure Brontolo, che contribuisce a creare entropia e aumentare vertiginosamente il livello di urla della casa.
Farebbe volentieri volare la medusa con tutto il suo acquario fuori dalla finestra, seguita a ruota da quelle orribili paperelle di didò che si ritrova ovunque in mezzo ai piedi, e prenderebbe a calci tutti i giochi sparpagliati per terra.
Vorrebbe strillare pure lei, dimenando le braccia al cielo con i pungi stretti, e porterebbe i figli all'asilo senza passare del via, senza lavarli, in pigiama e scalzi. Magari trascinandoli per le orecchie.
Che soddisfazione!
E invece fa un grosso sospiro, minaccia uno, ricatta l'altro, ringhia col terzo ma li lava, li veste, li calma, facendosi venire la gastrite.

Loro fanno a gara a chi si addormenta più tardi la sera e a chi si sveglia prima la mattina.
Invece lei sa perfettamente che ha già vinto la sua gara personale come Peggior Madre del mondo.

I figli degli altri non fanno mai così.
I figli degli altri non sono mai così. Mai.
LORO soltanto sono così, e se sono così è perchè LEI sta sbagliando qualcosa.
Lei, la peggiore educatrice dell'ultimo secolo.
                                                                                                                                  Autostima sotto i piedi.

Ma in certi giorni l'idea di chiuderli a chiave nel bagnetto cieco, potrebbe non essere così malsana...

Questo post partecipa al blogstorming, che nel mese corrente tratta dell'autostima (questa grande altalena!)

venerdì 23 novembre 2012

Brutti sogni

Sera uno.
"Mamma! Mamma! Mamma! Mamma! Mamma! Mamma! Mamma!"
"Dede, che c'è?"
"Ho fatto un brutto sogno"
"Ma come hai fatto a fare un brutto sogno se sei appena andato a letto? non dormivi nemmeno!"
"Ma io ho fatto un brutto sogno"
"Oh, mi dispiace allora. E cosa hai sognato?"
"Ehm... ho sognato... aspetta che ci penso..."
(Ridendo) "Dai Dede, ora dormi per davvero che è tardi"
"Ehm... ho sognato..."
"Io ora vado di là e voi fate la nanna"
"Ho sognato... ehm...."
"Buona notte tesoro"
"Ci sono! Ho sognato una talpa che... ehi, ma che cosa mangiano le talpe?
"Le radici"
"Ecco, ho sognato una talpa che mangiava le radic... anzi no, non mangiava mica le radici mamma, sai?  Era proprio terribile. La talpa... mangiava le castagne!"


Sera due.
"Mamma, sai che ieri ho fatto un brutto sogno?"
"Ah si? E cosa hai sognato stavolta?"
"Eh... c'era una tigre"
Silenzio.
"E cosa faceva la tigre?" chiede Mamma dopo doversi secondi di silenzio.
"Eh... cosa mangiano le tigri mamma?"
"Sono carnivore, mangiano la carne di altri animali"
"No, ehm, ecco... la tigre combatteva con due elefanti, uno grande e uno piccolo. Quello grande le cornava la schiena e quello piccolo le dava un morso.
Poi arrivava una papera che la beccava.
Poi c'era un pellicano che le staccava gli occhietti con il suo becco lungo lungo e glieli buttava via.
Arrivava una giraffa che le dava un calcio fino al cielo, lei cadeva giù nel bidone dell'immondizia e poi rotolava per terra, dove tutti gli animali la beccavano ancora.
E alla fine arrivava un topo... e cosa gli facciamo fare mamma a questo topino? ehm... gli facciamo fare... ehm.... il topino... ecco, si, le tirava le orecchie così"
"Ahia Dede, ho capito! Ma povera tigre! Perchè la trattavano così  male gli animali?"
"Eh, perché lei era cattiva. E mamma, cosa mangiano i serpenti?"
"I topi"
"No, i serpenti"
"I topi"
"Ho detto i serpentiiiiii!"
"Mangiano i topi Dede, i serpenti mangiano i to-pi"
"Ahahahah! Ho capito. Buona notte mamma"

Che gran lavoro avrà da fare quel poveretto del suo analista, un giorno.
Perchè ci sarà un analista un giorno, oh, se ci sarà!

giovedì 22 novembre 2012

Vita da casalinga

L'aria profuma di baita di montagna.
Davanti al centro commerciale c'è odore di panino con la salsiccia alla brace, quello che ti rende le gambe molli quando scendi dalla seggiovia, quando il suo profumo denso ti solletica il naso e ti riempie di struggimento lo stomaco. Quello che dopo la seconda o terza discesa cedi alla tentazione e ti fermi a mangiare, slacciando gli scarponi, col viso rivolto al sole gelido dell'alta montagna.
L'aria è frizzante anche qui oggi, e il sole rende pulito il cielo.

Ho concluso una commissione, prendo la macchina e procedo verso la meta successiva.
Alla radio una canzone di tanto tempo fa, che mi fa pensare a Robin Hood e alle foreste rigogliose, allentando ogni tensione e ogni brutto pensiero.
Gli alberi sono carichi di colori e spiccano fra il grigio, accesi di luce da un raggio delicato. Non hanno ancora perso le loro foglie, ed è questo lento indugiare fra l'autunno che tarda e l'inverno che avanza che li veste di splendore come non mai.

Anche la seconda commissione è fatta; procedo canticchiando e mi guardo in giro, mentre la città vive al rallentatore e mi sorride, in quell'orario di un giorno feriale che appartiene totalmente a noi, impegnatissimi sfaccendati.
Provo il brivido di libertà che mi inebriava quando ancora lavoravo e per qualche motivo avevo la mattina libera.
Un lieve brivido di libertà, di vita che si sta facendo vivere.

Casalinga, si direbbe, sebbene io non riesca a sentirmi tale. Preferisco dirmi disoccupata, dà l'idea di qualcosa in divenire, di uno stato che può cambiare anche domani.

Ma libera, questo si.

Libera di uscire e rientrare, libera di fare o restare, di parlare o stare in silenzio.
Libera di vivere al meglio che posso, in questo luogo così poco amichevole per un animo romantico.

Grazie, mia dolce famiglia, grazie per regalarmi ogni giorno la possibilità di vivere in questo modo, così che questa mia anima inquieta abbia per un istante l'illusione - l'inebriante illusione-  di poter volare fuori da ogni gabbia...

mercoledì 21 novembre 2012

Come mi ascolti tu...

Mentre i piccoli sono a letto, i grandi guardano una puntata di una nuova serie tv.
Una schifezza di zombie a cui Brontolo ha deciso di immolare le nostre future serate: un copiaticcio lungo e lento di mille altre storie più riuscite, ma lui non demorde, e vanno guardate tutte le puntate.
In inglese.
E brontolando.
E addormentandosi per la noia, lui (magari si addormentasse pure Mamma...).
Ma potrebbe sempre succedere qualcosa di imprevedibile, prima o poi, no?

"Ra, vogliamo vedere che altri film ci sono sugli zombie?" fa Brontolo alla fine della puntata, non ancora soddisfatto da tanto splatter.
"Ma anche no, grazie"
"Ok. Guarda, qui c'è "28 giorni dopo",  oppure "L'armata delle tenebre", senò "L'alba dei morti dementi"... quale vuoi?" continua imperterrito cercando su Internet.
"Nessuno, grazie."
"Ok. Allora guardiamo "28 giorni dopo". Non sei curiosa?"
"Ma nòo! Sono stufa di quella roba"
"Ok. Ho cliccato. Guarda qui. Ehi, non guardi? Eddai, e guarda, ma non ti interessa?"

Mentre Brontolo si infervorava all'idea di inculcare tanta cultura nella refrattaria sposa, Mamma arrotolava con amore le brioches per la colazione dei bambini.
Momento ideale per guardare altre budella sanguinanti e denti marci, secondo lui.

Ma al di là del momento, con Brontolo, la cosa più bella è sentirsi sempre così ascoltati...

martedì 20 novembre 2012

Fare il pane

Al di là della bella personcina e a modo che è, Mamma ha anche lei qualche lato oscuro.
Uno di questi, tanto per seguire i recenti eventi che l'hanno toccata, si può riassumere in un avvertimento: non ti mettere mai in competizione con lei, se si tratta di fare il pane.

Sul pane non si scherza, il pane non è semplicemente "fare".  E' pazienza, è tempo, è maestria e amore.
E fare il pane non è "fare il pane". E' semplicemente arte.
Da un ammasso di farina senza futuro puoi creare un grumo di lieviti che hanno una prospettiva di vita anche eterna, se non trascuri di curarli a modo.
E con il tempo e il calore, la costanza e la pazienza, la farina assume forme definite, si gonfia e si riempie di bolle, prende sapore e colore, diventa croccante fuori e soffice dentro... la perfezione della creazione umana.

Ciò premesso, ieri è venuta a casa brambilla l'amica di Mamma dai capelli leonini, che nel frattempo sono diventati arancione mattone, coerentemente con la stagione entrante.
Adocchia la farina sullo scaffale e con un sorrisetto che gridava a 36 denti "Ah ah ah. Ti ho sgamata!", esclama: "Ma come?! La farina bianca per fare il pane? Ma chi fa il pane in casa SERIAMENTE lo fa integrale, non bianco"
Lo stomaco di Mamma si strizza, poi si dilata, le manda una vampata di sangue direttamente al cervello e si acquieta. Sa perfettamente che ha ragione, e ha toccato un tasto dolente.
La bocca si apre per giustificarsi: "Sai, da quando so di essere allergica al nichel mi hanno proibito gli alimenti integrali..."
Quasi ignorando la risposta, l'amica prosegue "Anche io faccio il pane in casa, lo faccio solo nel fine settimana."
"Anche io lo faccio una volta alla settimana!" fa eco Mamma.
"Sai, è così buono che in un giorno ce lo mangiamo tutto: pane a colazione, pane a pranzo, a merenda e pure a cena. Poi, per il resto della settimana, lo compro"
"A me dura per tutta la settimana" prova a dire Mamma, ignorata.
"Da quando ho scoperto il pane integrale, lo adoriamo!"
"Eh si, capisco, anche a me piaceva."
"Il nostro non è solo di farina integrale, sai? ci sono cinque diverse farine"
"Bello!" risponde Mamma, iniziando a stimare l'interlocutrice. "Io ai tempi miscelavo farina integrale di frumento, di segale, grano duro, semi di sesamo, di lino, e bla bla bla: anche a noi piaceva misto"

"Ma và" conclude con aria di sufficienza l'amica.
"Io compro già tutto pronto. Prendo la farina "presto pane" e il gioco è fatto. Che mi importa di miscelarle, scusa, è già pronta così. C'è pure il lievito dentro!"

Mamma resta a bocca aperta. Poi la chiude.

Dopo aver creduto di parlare con Van Gogh per una buona mezz'ora, che cosa si risponde quando scopri che sei al cospetto del re dei trasferelli?

lunedì 19 novembre 2012

Coincidenze

Il viso tutto rosso, le manine alla gola.
Lo riconosci da questi segni, il soffocamento.
Ma non hai bisogno che te lo spieghino ad un corso della Croce Rossa, perchè quando ti ci trovi lo capisci in un istante: ti basta guardare quegli occhietti sbarrati, la bocca spalancata, il viso cianotico, e il cuore ti si arresta.
In un attimo sei da lui, tutto il mondo ronza in lontananza, il resto non esiste più.

Una spallata da Brontolo che si fa largo, prende in mano la situazione, vuole intervenire lui.
Coincidenza, è stato fino ad un'ora prima al corso "Disostruzione delle vie aeree", e si sente sicuro di quello che gli hanno spiegato.
Mamma lo vede sicuro come non è mai stato e gli cede il passo.
Gli mette in mano la vita del suo amore più grande.
Dede soffoca, e tutto ora dipende da qualcun altro; non puoi far niente se non sperare.
In un attimo si gioca tutto, e quell'attimo diventa un anno, un anno di vita che nessuno ti ridarà più indietro.
Guardi il tuo bambino impotente, con le manine alla gola e il viso tutto rosso, e pensi che potrebbe tutto finire da lì a breve.
Sai che la sua vita potrebbe finire da lì a breve.
E con la sua, la tua.

E intanto pensi che qualsiasi cosa succeda, la responsabilità non ce l'hai tu. Non sai se è un bene o un male, ma non sei nemmeno sicura di poterti accollare una simile responsabilità.
"E se non ce la faccio?" ti stavi chiedendo proprio mentre ti precipitavi al suo fianco.
Quella è la svolta, da quel momento in poi la tua vita potrebbe finire per sempre e tutto potrebbe spegnersi in un soffio.
E la sua maglietta a righe, quella beige e bianca che gli sta tanto bene con i pantaloni in tinta, che poche ore prima si è infilato da solo dicendoti "Guarda mamma, sono grande", e tu lo hai abbracciato ridendo con lui, e il ciuffo di capelli ribelle, quello che rimane in piedi e non riesci a pettinare, perchè hai esagerato con le forbici quando ti ha chiesto di accorciarglielo un pochino.
Dettagli.
Dettagli che in quel momento noti, e sanno di una vita intera.
Chissà come fanno a starci tanti pensieri dentro un solo istante...

Brontolo batte forte sulla schiena e senti i colpi sordi, noti che Dede impugna ancora la forchettina e ti chini per togliergliela, e in quel momento ti accorgi che mastica.
"Dede, ma che fai, mangi?"
Col viso gonfio piegato in avanti, ancora colpi sulla schiena, lui mastica.
"Amore, sputa, sputa tutto!"
Cinque pennette mezze ciancicate.
Era un gioco: "Vuoi vedere che le mangio tutte insieme?", chiedeva al cuginetto qualche minuto prima con la forchetta sollevata al cielo, Macco distrae Mamma prima che lei riesca ad intervenire, e tutto può cambiare per sempre.

Ma Brontolo ha fatto il corso all'asilo, al Santo asilo di Macco, e non ha esitazioni.
Proprio la stessa mattina. Che miscuglio di strane coincidenze, la vita.

Con le gambe ancora tremanti Mamma si è chiusa in camera lontana da tutti, e finalmente, ha pianto.


(P.S. Vista la cruciale importanza dell'argomento, vi invito a dedicare tre minuti a questo)

venerdì 16 novembre 2012

Vasca infame

Lei, l'aveva proprio sognata tanto. La faceva rilassare, l'adorava, e tutto funzionava perfettamente.
Finchè impunemente, la vigliacca, un bel giorno le ha sputato fuori un ignaro esserino nero, dal guscio duro e lucido nell'acqua, nel bel mezzo di un bagno caldo. Si, esatto, era proprio uno scarafaggio, e riposava in pace nell'acqua del bagno di Mamma, stecchito con le sei zampette al cielo, girando su se stesso seguendo oscuri mulinelli.
Per fortuna la poveretta era fuori dall'acqua in quel preciso istante, ma l'effetto è stato ugualmente devastante.
Lei era la sua adorata vasca idromassaggio, che dopo un'estate che giaceva inutilizzata, ha accolto Mamma fra le sue acque in questo modo ignobile, segnandola per sempre.

E' passato un anno da quell'esperienza, e ancora Mamma non ha avuto l'ardire di provarla nuovamente:  una delle lezioni che le hanno insegnato i suoi genitori, fin da quando era piccolina, è di non fidarsi di nessuno, e lei l'ha imparata benissimo.

Così fra le caramelle degli sconosciuti, i passaggi in macchina, il salire in motorino con gli amici, il non aprire a nessuno, ecc ecc, Mamma ha ora aggiunto alla lista uno fra gli avvertimenti mai dati, ma che si sarebbe potuto rivelare, in realtà, molto utile:
mai fidarsi di stupide vasche idromassaggio.

giovedì 15 novembre 2012

Il peluche

"Ciao, io sono Dede e questo è Teddy, il mio pupazzo preferito"
Senza dubbio si distingue il mio bambino al parco giochi, presentandosi in questo modo a tutti i bimbi con cui desidera giocare.
Lo dice in modo così serio che nessuno ha mai osato dubitare dell'importanza dell'orso di peluche, che troneggia ovunque.
Teddy viene portato all'asilo, sullo scivolo, ha il suo posto sull'altalena, viene appeso al monopattino, e non si muove foglia senza che anche Teddy possa partecipare.
Nemmeno le favole possono iniziare se il peluche non è seduto in prima fila.

"Etciù! Etciù!" starnutiva ieri Dede dalla sua stanza.
Brontolo chiede: "Salute! Ma ha fatto uno starnuto anche Teddy?"
"No" risponde indifferente il bambino.
"Perchè no?" incalza il padre.
"Papà, perchè Teddy è un pupazzo..."

E mentre Mamma si rotolava dal ridere davanti ai fornelli, Brontolo tornava al suo posto con la coda fra le gambe.
Ridimensionato da un quattrenne così precocemente agnostico e, senza dubbio, molto più saggio di lui.

mercoledì 14 novembre 2012

Gentilezza

"Sono 2 euro e 49 centesimi"
"Oh... mi dispiace, ma ne ho soltanto 50"
"No, 50 non vanno bene. Non ho il resto" risponde secca la cassiera.
"Ho il bancomat allora" dice Mamma tirando fuori la tesserina gialla.
"Macchè bancomat, per quella cifra, scherziamo?"
"Ok. Allora? mi dica lei cosa vuole fare, ma spicci proprio non ne ho"
"Insomma, dovete abituarvi ad andare a prelevare prima di venire qui!" sbotta la commessa.
"Guardi che io i soldi li ho... e i bancomat che conosco non distribuiscono monetine" risponde Mamma forzando un sorriso e trattenendo l'istinto di mollare quelle due cose e andarsene.

Alla fine, il resto di 50 euro l'ha trovato. E' bastato aprire il cassetto.
Mamma fa per andarsene e sente la cliente successiva mormorare "Si, sono ancora io"
"Ah. Di nuovo lei? non poteva comprare tutto prima? adesso devo battere di nuovo il numero della sua tessera"
"Ma glielo avevo detto prima, che mi mancava una cosa... domandare è lecito, rispondere è cortesia, no?" risponde intimorita la cliente.
Mamma interviene al volo "Bè, cortesia... oggi la signora è un po' nervosa, non vede?"
"Chi? Io nervosa?! Ma figuriamoci! E' che uno non ha la tessera, una torna due volte, una non ha i soldi e devo anche dare il resto..." risponde acida la cassiera, dimenticando -forse- che proprio in quello consisterebbe il suo lavoro.
Mamma se ne va scuotendo la testa: questa città e i suoi abitanti non le andranno mai a genio.

Ieri era la giornata mondiale della gentilezza, dal motto "Oggi sono gentile... più del solito".
Se la commessa ha fatto suo questo slogan, per fortuna che Mamma non l'ha incontrata il giorno prima...

martedì 13 novembre 2012

L'offerta di lavoro

(Sottotitolo: Trova le differenze)

Mamma:
Pronto, Brontolo? Sono molto giù!
Una signora mi aveva chiamata per un lavoro, io le ho detto alcune cose e lei dopo mezz'ora mi ha richiamata e ha detto che ci deve ripensare, che mi farà sapere fra un paio di giorni.
Vedrai che non mi chiama più, e ci sono rimasta maaaaaleeeee!

Brontolo:
No, che strxxxx...
Bè, certo che non ti richiamerà, ci scommetto. Ma perchè quando ti ha chiesto questo e quest'altro non hai risposto diversamente? Sei stata proprio scema a rispondere come hai fatto, insomma, hai sbagliato tu!

M: Lo so, lo so, ma io non ce la faccio a dire bugie. Uno deve sapere le cose come stanno. Non è strxxxx, poveretta, nei suoi panni nemmeno io mi chiamerei più... però sono dispiaciuta!

B: Eh, anche io sono dispiaciuto! Ma che scema che sei stata, hai proprio sbagliato tutto, ci potevamo divertire, ti avrei aiutata io la sera perchè mi piacciono quelle cose, insomma, bla, bla, bla...

M: Amore? Dai, può bastare. Ora vado: sto già molto meglio ora che mi hai consolata tu. Grazie.
Click.

Mamma, stranamente poco rinfrancata dalla telefonata, ci riprova.
Pronto, Sorilla? Sono molto giù!
(stessa solfa di prima)

Sorilla:
Embè? Ti chiamerà qualcun altro. Si, magari hai sbagliato a rispondere così, ma hai imparato per la prossima volta, no? In fondo ti ha presa alla sprovvista, non eri preparata. E poi che ne sai che ci vuole ripensare a causa della tua risposta? Magari ci avrebbe ripensato comunque.


Qualcuno mi può spiegare il motivo, ma quello vero, per cui le donne si sono andate a complicare così tanto la vita con questa storia dell'amore eterosessuale?

lunedì 12 novembre 2012

Il torrente

Il livello del torrente è pericolosamente alto.
Mamma lo nota all'andata e se ne preoccupa un po'. 
Poi ci ripassa al ritorno e vede che sta per rompere gli argini. Un capannello di gente forma una lunga fila grigia e lucida davanti al parco dei Passeggi, nella città del mare.
Piove e sono tutti bagnati, senza ombrello, ma nessuno ha fretta.
"Avete visto il torrente? Sta per straripare", li allerta lei. "Cosa aspettate qui, danno forse qualcosa per l'inondazione?"
Il tipo interpellato da Mamma arrossisce appena, poi risponde che si, danno qualcosa, ma è soltanto del vino rosso...

Mamma scuote la testa e se ne va velocemente verso casa, a piedi.
"Devo sbrigarmi, se arriva l'inondazione come ci arrivo a casa... Ma soprattutto come prendo i bambini dall'asilo? Posso sempre appenderli col marsupio uno avanti alla pancia e uno dietro alla schiena... sarà un po' pesantino ma ce la posso fare. Anche perchè non ho altra scelta"
Un lieve senso di ansia la assale mentre cammina veloce lungo la strada di casa. Dell'acqua si riversa in strada, e Mamma sale sul muretto di una recinzione per non bagnarsi i piedi.
Non può rimanere lì ancora per molto perchè l'inondazione non migliorerà, e non c'è tempo da perdere se vuole che i bambini non corrano rischi senza di lei.
Poi l'acqua scema, e lei corre giù giù lungo la strada, fino a che vede che dalla montagna sta scendendo un nuovo torrente di acqua lungo la strada.
Sale su un cancello, il più in alto che può, sfiora gli spunzoni e guarda il fiume d'acqua che si riversa in strada.
Col cellulare chiama la zia novantenne per salutarla, poi pensa di chiamare suo padre per chiedere aiuto, prova a chiamare sua madre ma chiude il telefono e lo mette via: sa che nessuno l'aiuterà in quella situazione.

Deve correre a casa: prendere gli stivaletti per la pioggia dei bimbi e precipitarsi all'asilo a prenderli col marsupio, appenderseli al collo e portarli in salvo. Una lotta contro il tempo.

Poi Macco l'ha chiamata, e non sapremo mai come finiva questo sogno. 
So soltanto che Mamma ha vissuto un periodo terribilmente pesante fino allo scorso anno, buio e faticoso, e che ora ne è felicemente uscita.
Ha caricato i bambini al collo, ha inforcato gli stivali per la pioggia e ha superato il suo torrente in piena.
Ora sono tutti insieme in salvo.
Finalmente a casa.

venerdì 9 novembre 2012

Il cilindro nuovo

Mamma ha cambiato la serratura della porta.
Il fabbro di qualche settimana fa, dopo essersi fatto offrire un "caffè" altamente indigesto per Mamma, ha elargito un consiglio compreso nel prezzo, ossia di cambiare la serratura della porta blindata.
"Ma come? La porta è nuova di zecca!" ha esclamato Mamma diffidente.
"Si signora, ma i ladri hanno imparato ad aprire questo tipo di serratura, le consiglio di cambiarla in blocco"
Il buon fabbro aggiungeva che con la modica cifra di sette/ottocento euro, ne avrebbe sostituite ben due: quella sopra e quella sotto. Troppo buono...
Ovviamente la modica cifra ha disincentivato Mamma da qualsiasi autorizzazione a procedere, ma da allora non ha più dormito sonni tranquilli, e ogni sera malediceva il giorno in cui ha oliato la porta, perchè il cigolio che emetteva era sicuramente meglio di qualsiasi impianto di allarme.

Dopo essersi documentata sul web, armata di cacciavite ha smontato la serratura e l'ha portata in ferramenta per sostituirla col modello più moderno di cui aveva letto meraviglie, e che con meno di cento euro le ha ridonato sonni tranquilli (tranquilli, insomma...)
"Come lo avvito questo?" ha chiesto al proprietario, indicando un minuscolo forellino nella manopola.
"Perchè? Non c'è qualcuno che te lo monta?"
"No, lo faccio io"
"Ah. Da sola?!?"
"Bè, si! Oddio, non mi sembra un lavoro tale da necessitare aiuto... O è più difficile di quel che sembra?"
Il ragazzo si è ripreso dallo shock e ha concluso "No, no. Ma se non hai una brugola del due te la dò io"

Una volta a casa, Tony la guardava di sottecchi, e un paio di volte ha fatto capolino per vedere se poteva dare una mano maschile all'opera, in modo da risolvere nel migliore dei modi la complicatissima faccenda.

La sera Mamma spiegava a Brontolo gli aspetti tecnici della nuova serratura, a grandi linee, e mentre parlava lui l'ha interrotta sul più bello, senza nemmeno ascoltarla:
"Ma chi è venuto a montarla?"
"Nessuno, ho fatto io!" ha risposto spazientita lei.
"Aaaah... Ma allora è una cagata!"

(Grazie amore, grazie compagno di vita, quello che ha promesso di rispettare e sostenere e incoraggiare la sua metà finchè morte non li separi)

E vabè che sono solo una donna.
Ma come si fa a spiegare a questi maschilisti che quella era, in fondo, solo una serratura?
... e che se lo può fare un uomo, a maggior ragione ne è capace una donna, aggiungerei poi con un placido sorriso?

giovedì 8 novembre 2012

Quindici anni


Su alcuni blog ho di recente trovato un post di risposta alla domanda: 
"Quale consiglio daresti a te stessa a quindici anni?"
Questo gioco senza regole mi è sembrato carino, e mi accodo volentieri per dire la mia.

Si, lo so, me lo ricordo benissimo.
“Non vorrai mica fare la suora a vita” ti ha detto quel cretinetto, infastidito da un netto rifiuto.
Ti voglio dire solo una cosa: è davvero soltanto un cretino, non rimanerci male.
Tanto ti sposerai, e avrai pure due bambini, e quindi suora no!
Sappi che rimanere coerenti con se stessi è una delle più grandi dimostrazioni di forza che potrai dare, a qualunque età, e tu l'hai fatto.
E ti dirò di più: avrai anche diversi fidanzati prima di trovare marito, che purtroppo no, non sarà Morten Harket -mi dispiace deluderti- e nemmeno Morris, il tuo maestro di danza dalla pelle color ebano e dai capelli arancioni.
(Che detto fra noi è davvero gay, accettalo, è inutile che ti ostini a rifiutare la realtà)

Dunque stai tranquilla: ti ho detto che ti sposerai e che avrai pure due bambini, al momento giusto.
E’ inutile che ti dica altro, no? So bene che l’unico cruccio a questa età è se mai troverete il principe azzurro, tu e la tua amica del cuore, quindi non ha senso parlare d'altro.
La risposta è no, non sarà il principe a sposarti mia cara Biancaneve, ma uno dei sette nani, quello più brontolone di tutti. Anche se proprio nano in realtà non è...

Un’ultima cosa, mia piccola io quindicenne: non aspettarti altri consigli da me. 
Fai tutto ciò che credi giusto, ripeti pure tutti gli errori, con tutto il dolore, perché è soltanto percorrendo la tua strada esattamente come hai già fatto, che io ho la fortuna di esserci.
Proprio così, esattamente come sono.
E non voglio cambiare una virgola.


P.S.
Per una volta voglio ringraziare il mio Brontolo, che permette che lo prenda in giro in tutte le salse senza battere ciglio, anzi, divertendosi pure.
(Sei forte tesoro!)