venerdì 28 giugno 2013

Noi tre

Cosa ricorderete, bambini miei, di tutto questo?
Noi tre per mano, felici, liberi, a inseguire uccellini e tirargli il pane?
Noi tre allo zoo ad annusare ogni animale per distinguerne l'inconfondibile puzza?
Io con voi sulle gondolette del lago, che vi tengo stretti mentre indicate papere e carpe grosse come volpi che ci si avvicinano alla barca sperando in qualche briciola?
Le nostre corse in monopattino lanciati su marciapiedi solo nostri?
O noi sdraiati sul letto al buio, cantando ninne nanne mentre vi spalmate su di me.
Io e voi.
Cosa ricorderete di tutto questo, amori miei?

Non ricorderete, purtroppo.
Siete troppo piccoli per conservare ricordi, e lo farò io per voi.
Sensazioni, sentimenti, odori che mi riempiono il cuore e che vi regalerò nel tempo, per ricostruire a poco a poco con voi i tasselli del vostro passato.

Ma ricorderete noi tre.
Uniti da qualcosa che va ben oltre l'amore.
Siamo noi tre.
Anime perfette.

P.S.
Non pensate "povero Brontolo". Noi vogliamo bene pure a lui!

giovedì 27 giugno 2013

Rumori

Ore 22.47
SBARABAM!
Mamma si alza come una molla dal letto e corre in camera dei bambini (come minimo deve essere caduto Macco con tutta la spondina anti-caduta!)
Ma i bimbi dormono tranquilli, ciascuno sul suo letto.
Gira per la casa, e niente è fuori posto.
"Sarà caduto qualcosa che non hai visto", conclude Brontolo senza nemmeno alzarsi.

Ore 23.30
SBONKKKK!
"Eh, no, questa volta è proprio la testa di Macco sul pavimento, e viene di sicuro da di là" dice Mamma correndo di nuovo in camera dei bambini.
Loro sono ancora bocconi sul letto, come un'ora prima, e niente in camera si è mosso.
"Sarà caduta la scopa" conclude Brontolo dal suo giaciglio di comodità.
La scopa, chiaramente, è in piedi.

La notte precedente, alle 2.45 un rumore analogo li ha svegliati col cuore in gola, sortendo la medesima reazione: Mamma che gira a controllare la casa e Brontolo che sentenzia da sdraiato "Niente, probabilmente viene da di sopra"

Considerando che non ci sono persone al piano di sopra, nè il dirimpettaio confina in alcun modo con l'appartamento brambillesco, il rumore può avere una sola origine.
Il primo che dubita ancora dell'esistenza del mostro in soffitta, è invitato caldamente a fare un giro di ricognizione lui, lassù, la prossima volta.

mercoledì 26 giugno 2013

Solstizio d'estate

Eppure il solstizio c'è stato.
Quello che ci fa entrare in estate, quello famoso del 21 Giugno, quello che dai Gemelli si passa al Cancro per intenderci.
Quest'anno pare che di estivo abbia soltanto il nome, ma in realtà qui in terra crucca ci si accorge che siamo in estate da un fenomeno piacevolissimo.
Perchè alle 22 il cielo è ancora così luminoso che non ti rendi conto che è ora di mettere a letto le belve, e così il giorno dopo ne paghi tutte le conseguenze.

Mi è stata chiesta la "spiega dell'astronoma", ma prima di iniziare bisogna ricordare un concetto, ossia che la Terra gira intorno al Sole, fenomeno chiamato rivoluzione, e gira anche su se stessa, fenomeno chiamato rotazione.
Ah, lo sapevate già?
Complichiamo un po' le cose allora: la Terra gira intorno al Sole con il suo asse di rotazione inclinato rispetto al piano di rivoluzione. Che vuol dire che la Terra si comporta come una trottola che gira su se stessa e contemporaneamente gira in tondo per la stanza, inclinata rispetto al pavimento.  Per dirla con termini scientifici, l'inclinazione dell'asse terrestre è di circa 23 gradi rispetto alla perpendicolare al piano  dell'eclittica (che nel nostro esempio sarebbe 23 gradi rispetto al muro della stanza).

E fin qui ci siamo. O no?
Ora aggiungo questo: ci sono quattro punti speciali in cui si trova la Terra nella sua rivoluzione attorno al sole, distinti in base alla posizione del Sole rispetto a noi:
quando il Sole si trova nel punto in cui i suoi raggi sono perpendicolari all'equatore e all'asse terrestre, si parla di equinozio, e in tutta la Terra il giorno e la notte durano 12 ore:

Raggi del Sole all'equinozio. (Foto di Wikipedia)

quando il Sole si trova nel punto in cui i suoi raggi sono perpendicolari ai Tropici, si parla di solstizio, e negli emisferi Nord e Sud le cose sono esattamente opposte:

Solstizio d'estate (Foto di Wikipedia)

Segue un'immagine che illustra la Terra nelle quattro posizioni chiave:

 Immagine tratta dal libro: Alberto Manzi, Il ponte d'oro.
Sussidiario per la terza classe , Roma, Ave, 1966, 224 pp

Come si vede dai disegni, durante gli equinozi la Terra sembra tagliata a metà dalla linea dell'ombra, che significa che giorno e notte durano lo stesso numero di ore in tutto il mondo.
Durante i solstizi invece le cose cambiano fra Nord e Sud.
Guardate la Terra nel disegno del solstizio: il Polo Nord, se fate ruotare la Terra su se stessa, rimane sempre al sole (il sole di mezzanotte!), e così pure tutte le zone circostanti, fino al Circolo Polare Artico. Man mano che ci allontaniamo dal Polo il giorno dura un pochino meno, ma dura comunque il numero massimo di ore rispetto alla notte, in tutto l'emisfero Settentrionale. All'equatore dura 12 ore.
Entriamo in estate e il Sole è allo zenit sul Tropico del Cancro.
Simmetricamente il Polo Sud è sempre all'ombra e la notte dura un pochino meno man mano che saliamo verso l'equatore, ma dura comunque il numero massimo di ore rispetto al giorno, in tutto l'emisfero Meridionale. Siamo nel loro inverno.

Forse a questo punto è inutile specificare che, durante il solstizio d'inverno, il Sole è allo zenit sul Tropico del Capricorno e il giorno dura il numero minimo di ore nella zona Nord del mondo. (All'equatore dura sempre 12 ore).

Tutto questo vi fa capire che l'estate, come abbiamo ben notato quest'anno, arriva anche se le temperature non lo dimostrano. E' semplicemente un fenomeno che riguarda l'inclinazione dell'asse terrestre e l'incidenza dei raggi solari, che in teoria in questo periodo dovrebbero scaldare di più.
Se poi nella realtà Mamma ha tirato di nuovo fuori la copertina pesante e la camicia da notte con le maniche lunghe, non interessa proprio a nessuno.


Il serpente piumato della piramide Maya di Kukulcàn "prende vita" durante i
solstizi, e mentre il sole si sposta nel cielo sembra discendere i gradoni della piramide 


Newgrange (Irlanda): 3000 a.C.
La luce entra nel lungo corridoio del tumulo illuminandolo
per intero, all'alba del solstizio d'inverno

martedì 25 giugno 2013

Non è la gelosia

"Mamma, vojo dommile con te" dice Macco alla fine di un lunghissimo ed emozionantissimo weekend.
"No tesoro, è meglio se dormi qui nel tuo letto, è più comodo sai?"
"Si, lo so. Tu dommi con me infatti"
Mamma sorride per la logica ferrea, e mentre lo coccola e lo accarezza sdraiata nel buio con lui, il bambino le confida un segreto: "Sai mamma, anche le calezzine di Solaya... mi piacciono!"

Soraya? No, proprio Soraya no! 
E' la migliore amica di tuo fratello, la sorella del tuo migliore amico, la figlia della mia migliore amica! Non puoi proprio lei perché ora... ora mi tocca ammazzarla!

"Davvero tesoro? Sono contenta!" mente spudoratamente Mamma.
"E pecchè?"
"Perchè sono contenta se lei ti fa le carezze, adesso che so che ti piacciono" dice ancora.
Il piccolo ride tutto emozionato.
Lei rimane nel letto con lui e non ha più alcuna fretta di andarsene.

Un giorno Mamma sarà la suocera di due donne, forse, e fin da ora ha iniziato a guardare le ragazze con un occhio diverso, e perfino le spose non le fanno più troppa tenerezza.
Ha suo malgrado realizzato che il cammino verso la pace interiore e la liberazione dai sentimenti negativi sarà per lei molto lungo, e molto, molto in salita.

venerdì 21 giugno 2013

E infine

Infine c'è lei.
La più osservata della spiaggia.
Arriva con lo sguardo spiritato di chi alle 11 del mattino è già giunta quasi a metà giornata, e sistema la sua roba sotto un albero.
Si guarda intorno con aria da conquistatrice del mondo, sospira per il caldo e spoglia due rumorosi marmocchi che si porta dietro. Loro partono immediatamente come schegge impazzite verso il lago, lei inizia a spogliarsi.
Jeans pesanti e canotta, li appoggia ai monopattini dei figli facendoli cadere decine di volte e riprovandoci da capo, mentre da sotto gli occhiali scuri scruta i vicini di ventura.
Sotto i vestiti, un improbabile costume olimpionico alto fino al collo, riesumato probabilmente dai tempi d'oro dell'università.
A giudicare dal costume e le sporte di cartone che si trascina dietro, si direbbe una clochard. Ha perfino un mollettone fuxia fra i capelli!

Si avvicina alla riva evitando discretamente di guardare i nudisti che la circondano, e immerge placida i piedi in acqua.
Le scappa un'imprecazione in una lingua sconosciuta, poi inizia col contagocce a bagnarsi ogni parte del corpo che non è coperta dal burca olimpionico.
Finalmente, dopo svariati minuti, entra in acqua e si trascina dietro un marmocchio per volta.
Uno strilla di piacere, l'altro si irrigidisce come una scopa mentre lei saltella nell'acqua cantando stupide filastrocche in rima e immergendosi con loro.
Quando escono, bofonchia qualcosa notando la cacca di un bimbo in riva al lago, poi diventa isterica quando il figlio la pesta.
Mentre i bambini giocano molesti e vengono rivestiti per proteggerli dal sole, la giovane donna si spoglia, consapevole che quel costume non si asciugherà mai.
Si sfila al rallentatore una manica del costume, poi l'altra, e mentre arrotola il costumone sulla pancia, si infila un reggiseno bianco con gli swarosky sulle bretelle spuntato da chissà dove, e con questa mise si siede sulla tovaglia.
Perchè quella è proprio una tovaglia, non ci sono dubbi.

Per pranzo li raggiunge un bislacco omone dall'aspetto tedesco vestito di tutto punto, con calze al ginocchio, pantaloni lunghi e scarpe chiuse. Suda copiosamente, ma non si spoglia.
Certe bassezze sono solo per la plebe, pare pensare, bianco come una mozzarella, mentre guarda tanta gente sdraiata sotto i 40 gradi del sole.
Mangiano un riso che sembra uscito da Kiss me Lycia e poi lui se ne va, sempre più sudato e paonazzo.
Ancora un'ora e la sirena in burca e reggiseno si alza, lava-veste-sciacqua-striglia la prole, raccoglie l'asciugamano-tovaglia, le buste di carta, i giochi e i costumi bagnati, i monopattini, i figli e se ne va, lasciando finalmente nella pace assoluta una porzione di lago incontaminata.
Da lontano, si sente ancora la sua voce che esclama "Dede... Macco... venite qui!"

Non c'è individuo sulla spiaggia che non l'abbia notata, e forse mentalmente esultato per la sua partenza.
Chissà perché!

giovedì 20 giugno 2013

Individui - 2

Sta in piedi per osservare bene il territorio circostante.
Si gira su se stesso lentamente, gambe larghe ben piantate, mani sui fianchi e petto in fuori.
Abbronzato e lucido, muscoloso e guizzante, liscio e glabro come un bambino in tutto il corpo.
E lui, quel corpo, non lo copre in alcun punto ma lo mostra con orgoglio e soddisfatto esibizionismo.

Mamma si sente osservata e incrocia il suo sguardo.
Lei lo distoglie subito ma lui la fissa col mezzo sorriso di chi la sa lunga, e ti sfida ad aver visto di meglio.
Mani sui fianchi, petto in fuori, movimento del bacino in avanti, e Mamma inforca gli occhiali scuri (perchè se ci casca l'occhio, è meglio non essere notata...)
E' l'uomo che non deve chiedere mai: si sdraia sul suo piccolo asciugamani che lo fa sembrare ancora più grosso e muscoloso, e suda girandosi come un girarrosto sotto il sole che picchia forte, con le chiappe marmoree al vento.
Un tuffo senza indugiare nemmeno un istante nell'acqua ghiacciata del lago, e torna a sdraiarsi dopo aver guardato bene intorno ed essersi assicurato che fossero ancora tutte lì, le galline del suo pollaio.
Una sigaretta, una bottiglia di birra, un'altra sigaretta.
L'uomo che non deve chiedere mai non mangia, non ha bisogno di questi vili espedienti per sopravvivere.

Poi si fa l'ora di andare: sistema le sue cose nello zaino, infila un paio di jeans corti, guarda fisso Mamma, prende il casco in mano e va.
Perchè l'uomo che non deve chiedere mai non porta le mutande.

Mamma deve ammettere che, una volta vestito, tutto quel bel vedere ha perso completamente il suo fascino.

mercoledì 19 giugno 2013

Individui

"Ma no, ancora in questo stupido mare mamma?"
"Dede, non è uno stupido mare, è un lago! E siamo molto fortunati ad averlo a due minuti da casa. Vi ho comprato dei giochini per la sabbia e vi divertirete, vedrai!"

E così una mamma, due bimbi, un secchiello, palette, formine e innaffiatoio, una busta di biancheria e una di cibarie si sono incamminati verso quello stupido mare.
La pace e la quiete, prima.
Poi sono arrivati i brambillini, e il destino di tutti è diventato unico e prevedibile.
All'ombra di grossi cespugli Mamma ha posato le sue buste di carta e l'asciugamano, e si è sentita una tristissima pivella, in confronto all'attrezzatura dei suoi vicini di spiaggia.
Per carità, lei non aveva proprio attrezzatura, ma anche calabresi, siciliani e pugliesi risulterebbero dei veri pivelli, paragonati a questi.
Perchè qui non si scherza mica!

Le due signore alla sua destra, per esempio.
80-85 anni a testa: pelle cadente e raggrinzita che esondava grasso da ogni parte del corpo: dalle ginocchia, dall'ombelico, dalle pieghe sotto il seno e da quelle sopra la pancia, che non erano la stessa piega ma si arrotolavano una sull'altra sfidando le leggi della fisica.
Ciccia molle che esondava anche dal pube, ammesso che lo si riuscisse a scorgere. Completamente nude.
Insieme a loro due lettini, un ombrellone, almeno quattro asciugamani, un trolley extra-large pieno di vestitini, una sacca da palestra per sportivi professionisti, un carrello da trasloco con tre ruote, un pentolone di cibo, posate, creme solari, secchielli, palette, biscotti, caramelle, trenini e un bimbo di circa 18 mesi.
Le nonne, ha pensato Mamma.
Poi le ha guardate in faccia e ha realizzato che in realtà le signore avevano meno della sua età, erano soltanto leggermente fuori forma.

In risposta alle urla di Dede che gli tenevano sveglio il bambino, le due hanno sorriso serene dicendo semplicemente che sono bambini, e che è normale così.
Poi gli hanno offerto il loro annaffiatoio, per farlo giocare meglio.
Mamma le ha guardate grata per quelle voci zuccherine, per quei sorrisi rassicuranti, e le ha viste improvvisamente più giovani e magre.

Coerentemente, quando il loro pupo ha fatto la cacca in riva al lago, in svariati punti, hanno lasciato beatamente che il resto del mondo evitasse per conto suo di pestare il santo prodotto della creatura. (E qui non c'è bisogno di spiegare che qualcuno a caso, pur avvertito più volte... vabè)
Perchè sono bambini, ed è normale così.
Solo Mamma ci avrebbe volentieri infilato dentro l'annaffiatoio, prima di restituirglielo, ma lei non è una pazientissima tedesca.

Nel frattempo, poco lontano, un altro individuo attirava la sua attenzione.
...

martedì 18 giugno 2013

La soffitta

Mamma abita in un appartamento al terzo piano di una palazzina di tre piani senza ascensore.
Sopra di lei, un'enorme mansarda.
Di quelle con il tetto appuntito per via della neve, con le tegole scure per accumulare il calore, con l'architrave in legno a vista per sorreggere meglio la struttura.
Di quelle che sono bellissime a vedersi, ma nella realtà piacciono poco a Mamma, mentre piacerebbero tanto a Stephen King.

In soffitta, di giorno, si stendono i panni. Di notte Mamma preferisce non chiederselo.
In soffitta si crea un microclima così secco e afoso che anche soltanto stendere le mutandine dei bambini ti fa scendere tutta sudata. E nel tempo che hai smesso di sudare, le mutande sono già asciutte.

In soffitta però striscia di tutto su quel pavimento, anche se Mamma non intende indagare meglio.
Sa solo che probabilmente negli ultimi quattro o cinque anni nessuno si è mai azzardato a fare le pulizie, e se malauguratamente ti cade un fazzoletto mentre lo stavi stendendo, rien ne va plus, va lavato di nuovo.
E ogni volta che sale quelle scale, ogni volta che apre quel chiavistello e la porta cigola, ogni volta che quella zaffata di polvere arsa le irrita il naso e abbassa la testa per non sbattere sull'architrave, si chiede se anche questa volta il mostro che ci abita abbia fatto in tempo a nascondersi.
Perchè tutto vorrebbe, tranne che incontrarlo a quattr'occhi.

Di sicuro un mostro si nasconde lì di giorno e gozzoviglia di notte, rotolandosi fra i nuvoloni di polvere e le ragnatele, e Mamma fa finta di non saperlo: entra decisa e stende in fretta guardandosi le spalle, senza nemmeno soffermare lo sguardo sugli strani pacchi nascosti dietro le grate che la circondano, e accelerando il passo quando è ora di tornare.

Oggi l'aspettano almeno altri due bucati, e la tentazione di portarsi su i bambini a darle sicurezza è forte. Ma poi la paura che giocando stànino il mostro nascosto nel buio, vince sul resto.

In fondo Mamma non ha mai detto di essere un cuor di leone...

lunedì 17 giugno 2013

Una domenica da "favola"

"Mamma, raccontiamo quello che abbiamo fatto oggi?" ha chiesto Dede nella mezz'oretta di coccole pre-nanna.
"D'accordo. Allora, oggi abbiamo fatto un viaggio un po' lungo e siamo andati in un castello che si chiama Ludwigsburg"
"Mamma vojo la tatta"
"No Macco, lo sai che niente tatta"
"Mamma io voglio l'acqua invece. Mi dai quella con le bollicine? così facciamo tanti rutti, eh Macco?"
"Bambini, basta adesso, dovete dormire"
"No, raccontiamo quello che abbiamo fatto oggi?"
"Raccontalo tu, io non ho più voglia" risponde Mamma stanca.
"BBBBUUUUUAAAAA!!!! Perchéèèèè????"
"Perchè uno parla di tatta, l'altro di rutti mentre io racconto del castello e voi non mi ascoltate"
"Eddai! se non lo racconti tu io non lo so cosa abbiamo fatto" piagnucola Dede.
"Come non lo sai? non c'eri? E va bene... allora. Il castello era abitato tanto tempo fa da un vero re con una regina e dei principini, e nel giardino avevano fatto mettere alberi e piante e fiori bellissimi, tantissimi uccelli di ogni specie e anche dei giochi per i bambini, come la giostra, le eliche, delle biciclette speciali. Tutti giochi antichi e molto belli ancora funzionanti ma poi..."
"Poi?"
"Poi quando il re non c'era più, nel bosco attorno al giardino hanno costruito tante piccole casette che ospitano tutti i personaggi delle fiabe più famose!"
"Si è velo! C'ela il lupo!" grida felice Macco.
"E anche le lumache!" fa eco il fratello, che se lo porti in giardino dopo la pioggia risparmi tempo e si diverte pure di più.
"C'erano un sacco di cose! C'era il castello di Raperonzolo, che se la chiami dal giardino lei ti butta la treccia dalla torre più alta. C'era la casa dei sette capretti, che se bussi alla porta loro si nascondono e ti dicono che tu non sei la loro mamma. C'era un vero labirinto come quelli che facciamo con la penna e ci siamo pure persi dentro, e al centro del labirinto dei rospi che ti schizzano acqua se passi dalle piastrelle sbagliate. Un enorme drago-cestino che mangiava la carta e ti ringraziava. C'era il tavolo magico che sei gli ordini di apparecchiarsi si apparecchia da solo, la pentola magica che si mette a cucinare se la comandi, la bella addormentata col principe che scala la torre per baciarla, la porta di Alibabà che si apre se gridi "Apriti Sesamo", i musicanti di Bre..."
"Ma mamma!"
"Dimmi Dede, mi sono dimenticata qualcosa?"

"Lo sai che se metti la colla nel naso non si stacca più?"

venerdì 14 giugno 2013

Stato avanzato di sfinimento

Oggi Mamma non ce la fa.
E' reduce dall'ennesima spedizione Ikea, di quelle con due macchine per caricare quella più grossa a più non posso, e ha solo bisogno di boccheggiare buttata da qualche parte, anzichè iniziare una nuova tornata di montaggio mobili.
Lei è sdraiata in uno stato pre-coma e Dede le ascolta i battiti del cuore.

"Li senti quei passi Macco? E' il cuore della mamma!" dice Dede al fratello che le posa l'orecchio sul petto, e Mamma si incanta per la semplicità di questa poesia, con le gambe formicolose.
"Posso cercare le formiche sulle tue gambe, allora, mamma?" chiede felice.

Mamma non ce la fa oggi, in compenso farà sovente qualche puntata in cucina, dove deve ancora montare i cassetti, raddrizzare quelle dannatissime ante storte e applicare le maniglie, e dove per fortuna ha nascosto due pacchi interi di Mini-Ritter a tutti i gusti...

giovedì 13 giugno 2013

Il distanziatore

Mamma è andata nel megastore del bricolage ieri pomeriggio.
Aveva bisogno di un distanziatore da mettere fra l'ennesimo mobile appena montato e il muro, per fissarlo bene col trapano nonostante lo spazio dovuto al battiscopa.

Cerca fra le centinaia di scaffali andando ad intuito, ma non trova niente che faccia allo scopo. "Ma si, ce la puoi fare. Vai a chiedere a lui" si dà coraggio mentalmente dopo essere passata per la terza volta davanti al punto informazioni.

Saluta in tedesco e chiede se può parlare inglese.
Quello nega deciso e lei, rassegnata, gli sorride dicendo in tedesco "Ok, allora ci provo"
Lui sorride.
Lei inizia.
Non sa dire trapano, non sa dire muro, non sa dire mobile.
Ma poco male: anni e anni di Taboo le hanno insegnato a girare intorno alle parole mancanti, arrivando comunque al risultato voluto, e anni e anni di gioco dei mimi saranno pure serviti a qualcosa.
"Ecco. Io ho un armadio. Questa è la casa, questo è l'armadio (dice mimando la distanza fra i due con le mani). Voglio qualcosa qui (e mima lo spazio) per fissare (e mima il trapano) l'armadio alla casa"
Lui fa un rapido riassunto di quello che sta cercando, e Mamma capisce che ha perfettamente capito.
Caspita, ma allora è davvero brava!
"19. Collega" conclude lui indicando la corsia 19 e dimenticando forse che quella che non sa parlare è Mamma, mentre lui potrebbe pure esprimersi da persona evoluta.
Fiera e gongolante va alla corsia 19, ma non c'è alcun collega nemmeno dopo svariati minuti di attesa.
Per fortuna nonna Tonia (sopraggiunta l'altro ieri  in aiuto agli emigranti) trova per caso la scatoletta cercata e se ne vanno.

La sera a tavola Mamma racconta a Brontolo che se l'è cavata egregiamente anche senza di lui, che era in trasferta per due giorni.
"Senti cosa gli ho detto, eh! Senti! Allora. Ho iniziato dicendo che ci provavo"
"No... non di dice così" la interrompe subito lui. "Non si usa quel termine, quello significa fare esperimenti, è un concetto completamente diverso da ciò che volevi dire"
"Vabè... come sei pignolo. Lui ha capito, forse magari si è accorto che non sono una vera tedesca! Allora, gli ho detto che ho una casa e un armadio..."
"Veramente non gli hai detto questo"
"Ma si, come no? Ho detto proprio che ho un armadio e..."
"No, non gli hai detto che hai un armadio"
"Uffa, ma ti dico di si!"
"Gli hai detto che hai un ferro da stiro"
"Ma dai, che dici? ... un ferro da stiro?"
"Un ferro da stiro"

Insomma.
Che pignoleria, dai! L'importante è che lui abbia capito, no?


P.S.
Per la cronaca, distanziatore si diceva Distanzhuelsen. Molto più facile di ferro da stiro.

P.S.2
Ripensandoci, Mamma che fa il rumore del trapano con le mani a forma di pistola, mentre parla del suo ferro da stiro, la rende di un vergognosissimo buon umore

P.S.3
Forse nella corsia 19 ci sono ancora i portantini della neuro che la stanno cercando fra uno scaffale e l'altro, chiamandola con voce gentile e offrendole caramelle...

mercoledì 12 giugno 2013

I bambini tedeschi


Da quando vive in Germania, ossia da otto interi giorni, Mamma ha capito perfettamente cosa significa essere "i soliti italiani".
Perchè quando i Brambillini sono in casa, lo sa  con certezza tutto il palazzo.
Quando stanno uscendo, se ne accorge tutto il quartiere.
Se sono al supermercato a fare la spesa, i negozi vicini festeggiano che abbiano scelto la concorrenza, per lo scampato pericolo.
E quando il magico trio si presenta allo zoo, ippopotami ed elefanti a dimora nella zona “ruhe”, quella silenziosa, hanno bisogno di tranquillanti per circa quattro giorni per riprendersi dallo shock della loro visita.

Perché i bambini tedeschi bisbigliano, non parlano.
Seguono le mamme come ombre senza nemmeno il bisogno di dar loro la mano.
Fanno la spesa senza battere ciglio, anche se la mamma si ferma a fare due chiacchiere.
Giocano composti ed educati ai giardinetti tanto da sembrare finti, e non si scompongono nemmeno se un Macco qualsiasi si avvicina urlando come un T-Rex e tirando loro la sabbia.

Mamma consiglia: se ci tenete a mantenere un briciolo di autostima per le vostre doti genitoriali, non andate MAI a vivere in Germania.

martedì 11 giugno 2013

Dimensioni

Non si sa bene se è la Germania, l'aria pulita, o se magari è un effetto ottico di Mamma che sta ingigantendo le esperienze che fa, ma nella nuova città le cose hanno dimensioni superiori.

Brontolo non fa che ripetere con lo sguardo liquido che qui le donne hanno due doti veramente molto spiccate, e che gli sembra di vivere in paradiso.
I brambillini hanno trovato formiche che costruiscono formicai da far impallidire Renzo Piano, e le zanzare quando passano davanti alla lampadina oscurano la luce.
(Ma è meglio così, perchè è più facile fulminarle con la racchetta elettrica)
Le strade hanno le corsie più larghe, gli alberi sono più alti, gli scivoli nei parchi sfiorano le nuvole di Heidi e i supermercati hanno corridoi che sembrano autostrade.

Domenica i brambillen sono andati a visitare il lago dietro casa.
Un posto da favola sorvolato da zanzare a cui mancavano giusto i fari di segnalazione, e solcato da lumache mai viste prima, con il guscio delle dimensioni di un limone.
Hanno passeggiato al sole e guardato famiglie fare il bagno, e Mamma si è dovuta ricredere sui laghi perchè quando sono belli lo sono davvero tanto.
Stava proprio commentando con Brontolo le dimensioni spropositate della fauna locale, quando Macco si è tirato giù pantaloni e mutande.
Avevano incontrato i nudisti.

Mamma è troppo una signora per formulare qualsiasi commento in proposito.

lunedì 10 giugno 2013

Nuovo inizio


Mamma è sopravvissuta!
E’ sopravvissuta agli scatoloni, agli addii e al carico del furgone.
E’ sopravvissuta a 7 ore di viaggio e all’arrivo con due bambini isterici e insonni.
Ha attraversato campi allagati di pioggia ed è arrivata in città alle 22 che era ancora pieno giorno.
Ha superato indenne l’ira funesta del dirimpettaio, uscito per ben due volte in pigiama a strillare che le 22 non è l’ora dei traslochi, e il dirimpettaio ha superato indenne l’ira funesta di Mamma, che vederla arrabbiarsi in tedesco è tutto un programma.

Ha superato il montaggio dei mobili, la convivenza per 2 giorni con la SS (*) partita con loro per aiutarli, le pulizie nevrotiche di una casa sporca ai limiti dell’impossibile e la scoperta di aver dimenticato, ovviamente, metà dell’indispensabile.
E’ sopravvissuta alla notizia che Brontolo ha perso chissà dove a Milano tutte le ante della cucina, nuove e bellissime, ma non è stata troppo sicura di essere in grado di lasciar sopravvivere lui, a tutto questo.

E’ sopravvissuta senza internet né amici, senza riposo né pause.
E’ sopravvissuta perfino a tre giorni senza doccia, preferendo la propria sporcizia a quella che avrebbe raccolto in bagno.
E quando tutto tace si siede in balcone, con l’odore dei tigli che rende dolce l’aria e la Foresta Nera poco lontano, stagliata contro l’arancio del tramonto.

La casa ha iniziato ad assumere una forma abitabile, e mentre lei la plasma secondo i suoi gusti si domanda se davvero i brambillen rimarranno alcuni anni in questo posto, e se davvero questa sarà mai la "sua casa”.
Perchè le sembra così strano...

Poi ha messo in funzione la lavatrice, e allora sì che si è sentita di nuovo a casa.


(*) Signora Suocera

martedì 4 giugno 2013

Aggiornamenti "dal passato"

E' domenica mentre scrivo, e il momento della partenza si avvicina.
Mamma ha messo sottosopra la casa e vorrebbe svegliarsi che è già martedì, a cose fatte. Proprio come il timer che ho messo per pubblicare questo post! Invece c'è ancora lunedi di mezzo, il giorno del trasloco e del viaggio.
L'hanno scelto e voluto, hanno pensato e parlato per mesi, hanno valutato pro e contro di questa nuova avventura e hanno deciso di partire.
L'idea di tutto quello che li aspetta li ha accarezzati con dolcezza per tutto questo tempo, e la mini vacanza con i bimbi in Aprile l'ha caricata di aspettative.

Poi sono tornati a casa e i giorni sono passati piovosi e monotoni, Mamma è rimasta sola con i bimbi in uno spazio tutto loro, a coccolarsi e viziarsi per non sentire nostalgia di chi era lontano; i loro amici cari li hanno accompagnati in questo strano periodo con il loro affetto avvolgente, e così è arrivato il giorno-prima della partenza.
Quello in cui ti accorgi che partire significa anche lasciare indietro qualcosa, e solo in quel momento ti rendi conto di quanto quel qualcosa fosse prezioso per te.

Mamma ha mal di testa, acidità di stomaco, vertigini e nausea, e tutto ancora da caricare nel furgoncino.
Sta seriamente valutando di darsi malata domani, e spedire al fronte pacchi e pacchetti senza di lei al seguito.
Sta seriamente valutando di impacchettare i suoi insostituibili amici e portarseli via con sé.
Sta seriamente pensando se andare subito in bagno a vomitare.


P.S.
La nuova casa, fra le altre cose, non ha internet, e Mamma non ha la minima idea di quando le verrà installato.
So che sarà mooolto dura, ma nel frattempo dovrete cercare di sopravvivere senza di lei. ;)

lunedì 3 giugno 2013

Cedimenti

"Presto bambini che facciamo tardi all'asilo!"
"No! Ancola asilo mamma? Ma semple?"
"Non sempre Macco, oggi è venerdi ed è l'ultimo giorno! poi stiamo a casa sabato e domenica e ci ritorni... ehm... oddio, non ci torni più!"
"Perchè? è finito? Eh mamma?"
"No, perché lunedi partiamo per la Germania Dede. Ti ricordi?"
"Uh? Ah, si"

Venerdì i pargoli sono usciti come ogni mattina come se niente fosse, un paio di giochi in una mano e un panino col miele nell'altra, hanno saltato sui soliti sacchi di sabbia, si sono rincorsi sulla solita rampa, hanno percorso la routine che conoscono così bene da tempo.
Hanno compiuto ogni azione con la tranquillità di ciò che si ripete sempre uguale a se stesso, ignorando cosa significhi veramente "l'ultima volta", con la fiducia e l'entusiasmo che tinge la loro età di luci.
E Mamma, col cuore stretto come una nocciolina, ha comunicato alle maestre che quello sarebbe stato l'ultimo giorno di asilo dei figli.
Perchè sembrerà strano, ma non se ne era proprio resa conto prima.
E sembrerà strano, ma non ci aveva proprio pensato che il tempo degli addii era già arrivato.

E sembrerà ancora più strano, ma ha scoperto di non essere del tutto pronta a questo, e ha pianto come una fontana scarica, a intervalli, per tutta la giornata.
Perchè è arrivato il momento di strappare i bambini dalle loro certezze per portali in un mondo di cui non si sa poi così tanto, di allontanarli dai loro piccoli amici per tenerli a casa soli, di lasciare un nido che ha già la loro forma e costruirne uno nuovo, in bilico su un ramo sconosciuto.
E Mamma li guarda mentre saltellano come se niente fosse, mentre salutano i loro amici per sempre, con un semplice ciao, e piange.

Piange per Giamma l'adorato amico, per Soraja la principessa arrabbiata, per Giacomo che "si mangia il dentifricio" e per le maestre che li hanno visti crescere.
Piange per Ange innamorata, per Amelie dalle lunghe trecce, per Gabri dagli abbracci sinceri e per l'armadietto con la foto di un Dede radioso.
E' stato l'ultimo giorno di asilo, e un ciclo si è chiuso per sempre.
Oggi lasciano la loro vita per andare incontro all'ignoto.
Sarebbe successo comunque prima o poi, Mamma lo sa, ma stavolta, forse, non era ancora pronta...