giovedì 31 ottobre 2013

Gli uomini vengono da Marte

"Ciao, sono tornato! Com'è andata oggi?" chiede Brontolo sulla porta al rientro dall'ufficio.
Mamma è raggiante, e non vede l'ora di raccontare.
"Siamo andati al Vogelpark! E' stato bellissimo! Avevamo un parco magnifico a un chilometro da casa e non lo sapevamo! Ora ti racconto tutto"

Mamma è stata al parco ornitologico ieri pomeriggio, ed ha scoperto una meravigliosa alternativa al solito zoo. E' andata a prendere i bambini dall'asilo subito dopo pranzo e sono andati a visitare questo posto nuovo, con pochissime aspettative.
Chissà perchè, quando visiti qualcosa che si trova proprio dietro casa pensi sempre che sia un posto poco interessante.

"C'erano anche le capre! E un cervo con i cerbiatti che prendevano pure il latte dalle mamme. Abbiamo raccolto foglie per darle alle capre, poi un signore mi ha chiesto se volevamo che ci desse lui qualcosa. Ci ha portato le banane per le capre. Le Chiquita ti rendi conto?"
Brontolo si toglie la giacca e mette le scarpe nella scarpiera.

"Poi sono arrivate altre mamme attrezzatissime, mica pivelle come me, con buste piene di frutta e verdure comprate apposta per gli animali. Una addirittura con un pacco di spaghetti crudi. Vedessi le capre quanto ne sono ghiotte... in fondo sono cereali macinati, no?"
Brontolo sistema lo zaino al suo posto.

"Siamo stati davanti a quei recinti per due ore intere, e alla fine ci conoscevano tutti. Ho parlato con una mamma (ehm, parlato...), e poi ho chiesto informazioni ai signori che ci lavorano. Sono tutti volontari, lo sai? E' bellissima questa cosa, lo hanno costruito loro 15 anni fa quando sono andati in pensione. Mi hanno fatto anche delle battute, e io le ho pure capite! ah, ti hanno invitato a bere una birra"
Brontolo dà un minimo cenno di approvazione con un sorriso.

"Troppo bello Brontolo, i bimbi erano entusiasti e ci andremo tutte le settimane a portar loro da mangiare! Pensa che c'era anche un cartello con scritto ti è piaciuto il parco? ti piacciono gli uccelli? Penso che..."
Brontolo si sveglia improvvisamente. Fa un sorriso malizioso e commenta a modo suo.

E' inutile. Marte e Venere non si incontreranno proprio mai...

mercoledì 30 ottobre 2013

L'urlo

"Vado a fare la spesa", dice Mamma a Brontolo, lasciandoli con la bocca aperta e l'elettroencefalogramma piatto davanti al tablet.
Nessuna risposta.
Mamma acquista gli ingredienti per i panini e torna verso casa di passo allegro. Il vento è forte e caldo, e agita gli alberi che perdono le foglie.
Mai vista una simile nevicata di foglie, è emozionante! Cadono lente nonostante la furia del vento, sembra quasi di trovarsi nella scena di un documentario al rallentatore, pensa Mamma serena pregustando già la gita dell'indomani.

E poi un urlo. Per la strada, nel silenzio immobile di un sabato mattina assolato, un urlo terribile.
Viene da lontano, echeggia rimbalzando sulle case a forma di scatola e raggiunge le sue orecchie sintonizzate sul canto del vento.
Mamma si ferma con le buste in mano e si guarda in giro.
L'ha sentito solo lei?
Non c'è anima viva, deve averlo sentito solo lei.

All'urlo terrificante seguono acuti singhiozzi, l'inconfondibile pianto di un bimbo.
"Meno male, non è nulla di drammatico" pensa sollevata e riprende a camminare.
"Mi sembra quasi di conoscerlo..." e finalmente vede le finestre di casa.
Aperte.
Brontolo e Macco si stanno esprimendo in un libero vocalizzo, scarsamente artistico ma senza dubbio con un ottimo rendimento.

Quando la tua voce si ripercuote a due isolati di distanza, agghiacciando l'aria di presagi funesti, c'è solo un perché: si stanno davvero avvicinando alla perfezione, questi brambillen!

martedì 29 ottobre 2013

L'insegnante

Conversazione telefonica.
"Mi ha detto tuo padre che vi siete trasferiti in Germania"
"Si, da poco tempo" risponde Mamma.
Lui continua. "Fai bene. Ho vissuto in Germania da giovane, e adoro i Tedeschi. Sono persone rigorose, lineari, serie, proprio come la lingua che parlano. In quella lingua è tutto preciso, logico, definito. Non c'è possibilità di errore"
Ehm... veramente c'è, eccome se c'è! pensa lei.
"Non sapevo avessi vissuto in Germania" dribla poi.
"Bè, sono passati anni. Ma amavo Francoforte, Friburgo, Vienna, Zurigo... ci tornerei anche subito, adoro la Germania."

E meno male.
Signor X, già professore alle superiori.
Si spera solo non insegnasse geografia...

lunedì 28 ottobre 2013

Si dorme un'ora in più

E' facilissimo allora: quelle che erano le 9 diventano le 10.
"Si dorme un'ora in più", dicono, quindi quelle che sono le 7 diventano le 8, giusto? Un'ora in più, appunto. 
Ma come mai a Mamma invece il sonno si riduce? 
Macco, intendo. Alle 6 era già sveglio come se niente fosse. Si dorme un'ora in più, l'abbiamo capito, ma lui si sveglia, cocciuto, un'ora prima, e non si può dire che quest'anno Mamma non l'abbia preparato. "Macco, lo sai che domani cambia l'ora? Amore quando ti svegli domani mattina puoi rimanere a letto ancora per un po', ok?"
"Ma mamma se è giolno pelchè devo stale ancola a letto?"
"Perchè cambia l'ora tesoro, e quindi devi dormire un'ora in più, l'hanno detto alla televisione"

Lei ci ha provato. Ma deve aver fatto acqua da qualche parte, questa spiegazione materna. 
Ogni anno, in autunno, la fatidica frase suona beffarda come i croissant di Maria Antonietta al popolo che non aveva più pane.

Ogni anno Mamma ha un crollo psicologico al cambio dell'ora, e negli ultimi tempi aveva scoperto che tutto poteva essere ridimensionato con un semplice quanto efficace trucchetto: teneva un orologio ancora sull'ora vecchia, e con quello si orientava nel dedalo delle svariate commissioni, usando a suo piacimento l'ora vecchia o quella nuova per le cose di volta in volta più opportune.
E' colpa di Brontolo quest'anno, che zelante come non mai, ora delle 7 di domenica aveva già spostato tutti gli orologi sul nuovo orario, mandandola in confusione totale. 

Dunque ieri sera i bambini sono andati a letto alle vecchie 22.30, beffando una Mamma convinta che fossero solo le 20.30.
Si sono svegliati alle 6, con Mamma incapace di capire come mai non abbiano dormito fino alle 8, e sono andati all'asilo con un quarto d'ora di anticipo sul solito ritardo, e questo è un bene.
Per non farli sentire abbandonati, anzichè al solito orario Mamma li andrà a prendere un'ora prima. O dopo, non ha ancora ben capito. 
Intanto ha dato a Brontolo i nuovi fanalini da montare sulla bicicletta, perchè quando tornerà a casa stasera sarà già buio.
Almeno questo l'ha capito benissimo.

venerdì 25 ottobre 2013

Corso di Italiano

Lei ha i capelli nerissimi e lunghi, un grazioso naso all'insù e due occhi scuri come la notte. Di certo non la si scambierebbe per un'autoctona, in questo posto di biondi-occhi-azzurri.
Ieri ha mandato un messaggio a Mamma e le ha proposto un giro in centro, e così Mamma ha fatto la sua prima passeggiata in compagnia di un essere umano adulto, di sesso femminile e di lingua italiana da quando si è trasferita a Karlsruhe.
"Ti va di entrare in libreria? Cerco un dizionario" ha chiesto lei, e felice di non limitare la sua passeggiata, per una volta, a parchi giochi e campi di lumache, si sono addentrate tra gli scaffali ordinati per lingua. E mentre la sua amica Nadia cercava il suo vocabolario, l'attenzione di Mamma è caduta sul corso di lingua tedesca che ha a casa.
Quello che le sta facendo riscuotere tanto successo nella lingua tedesca, quello che le permette di scambiare armadi per ferri da stiro, quello che ascolta in macchina ogni mattina e le ha insegnato pure a dire "Ma che brutta faccia stamattina". Solo che questo era il corso di italiano per Tedeschi.
Fantastico! il corso speculare al mio, imperdibile! ha pensato eccitata prendendo in mano il libro.
Poi, incuriosita, ha aperto la prima lezione. Inizierà con delle presentazioni? Con qualcuno che ordina una pizza al ristorante? Con un gatto sopra il tavolo, come in tutti i corsi di inglese che si rispettino?

Niente di tutto questo, troppo facile e banale.
Perchè il corso in questione ha catturato quello che è l'essenza dell'italianità per un teutonico. Ed ecco qui:

"Mi scusi, a che ora arriva questo treno a Bologna?"
"Guardi, dovrebbe arrivare a mezzogiorno, ma tanto è sempre in ritardo, arriverà verso la mezza"
"La mezza? Lei è per caso del Sud? la mezza è un modo di dire meridionale, non si usa altrove"
"Si, sono di Napoli, perchè? Ha per caso qualcosa contro noi Terroni?"
"No, per carità, mi piacciono i terroni. Ho perfino lavorato a Salerno!"

Ecco, questa è l'Italia. Questa è l'Italia per Tedeschi, in una lezione unica.

giovedì 24 ottobre 2013

Ho detto a letto!

"Due minuti sdraiata con te e due con tuo fratello, ok?"
Le ultime parole famose: dopo quaranta minuti Mamma è ancora in camera loro, sfinita, innervosita, logora.
Non è capace, è inutile, è un fallimento continuo.
A qualsiasi ora vadano a letto, il tormento si protrae comunque fino a notte fonda e considerando che vengono messi a letto attorno alle 20.30, questo stillicidio non è altro che la prova della sua inettitudine.

Non è capace, è inutile.
Create un rito, dicono quelli dei libri.
E l'hanno creato, 'sto rito: il latte, i denti, la favola, le coccole.
Non lasciateli subito, continuano quelli, accompagnateli nel rilassamento notturno.
E Mamma li accompagna, accidenti, e potrebbero arrivare addirittura a Stoccarda in tutto quel tempo.
Il bacino, la coccola, la canzone, l'acqua, la pipì, la ri-coccola, la favola, la paura dei sogni brutti... ci sono tutte, e ogni mamma ci riconoscerà i suoi figli.
In teoria.
Perchè poi nella pratica ogni madre interpellata da Mamma è libera dopo dieci minuti, mentre lei, la fessa che legge certi libri, è ancora lì ad accarezzare, coccolare, dissetare e consolare.
Con lo stomaco che si rode di acido isterico, fino ad arrivare all'esplosione dell'urlo finale.
Liberatorio ma anche doloroso per le corde vocali.

Mamma è davvero stufa di questa storia, ma non è capace di ribellarsi in maniera risolutiva.
(Inutile, debole e smidollata donnetta!)
La prossima volta proverà ad accompagnarli nel rilassamento notturno fino a Francoforte.
Sperando che quella famosa Signorina Rottermeier sia ancora là, ad elargire la vera Educazione.  A loro, bestiacce, ma soprattutto a lei.

mercoledì 23 ottobre 2013

Un regalo bellissimo

Ieri era una giornata quasi estiva. Dopo giorni con temperature da neve, il sole ci ha ripensato, e ha regalato a questa parte di mondo una settimana di alte temperature.
Mamma è andata presto a prendere i bambini al cruccasilo e li ha portati al lago, avventurandosi in una passeggiata giù giù fin dentro al bosco, nei posti fotografati qualche mattina fa. "Vedrete che bel posto, si vedono anche le papere da vicino" cercava d'incoraggiarli lei. Ma le papere avevano cambiato sponda, e l'assoluta assenza di lumache e coccinelle ha reso la gita nel bosco priva di qualsiasi attrattiva.

Fino all'incontro con loro.
Due signori pescavano in silenzio, seduti sulle loro seggioline pieghevoli, fermi a guardare l'orizzonte che a poco a poco si colorava di sera.

"Mamma cos'è questa? Cosa fanno questi signori? E perché? E chi sono?" chiedevano a ruota libera le belve, camminando intorno alla canna da pesca e pericolosamente vicini alla sponda del lago.
Uno dei due uomini, ormai assurto ad eroe dei loro sogni, ha aperto per loro una scatoletta di polistirolo contenente un tesoro inaudito: svariati lombrichi erano immersi nella torba e si contorcevano lucidi sotto gli occhi esterrefatti dei bambini.
Dopo i lombrichi, sono passati alle larve delle mosche, e infine ai bruchi delle farfalle notturne.
Il paradiso!

Mamma ha da sempre un brutto rapporto con le farfalle notturne, e quando ne vede una le viene un irrefrenabile desiderio di scappare per evitare che le svolazzi addosso. Ma l'antipatia è soltanto sua: "Mamma... i bruchi!" mormorava estasiato Dede. "Posso accarezzarli?" chiedeva sognante.
I due maschietti felici continuavano a girare intorno alle bestiole, finchè il pescatore ha capito che c'era soltanto un modo per liberarsi di loro.
"Tieni portala a casa. Fra un paio di giorni faranno il bozzolo e in una settimana avrai tante farfalle notturne!"

"Ma noooo... non possiamo accettare, grazie" ha provato a dire Mamma col tono acuto dell'isteria.
"Mamma! sono così felice che mi vengono le lacrime" ha risposto invece Dede con il sorriso della gratitudine eterna.
"Anche a me Dede vengono le lacrime" ha risposto lei inghiottendo il rospo e cercando di darsi un contegno mentre prendeva la preziosa scatolina.
Poi li ha trascinati via pieni di bruchi bianchi che cadevano da ogni dove.

Mamma è diventata la fortunata padrona di due dozzine di bruconi affamati e brulicanti di vita nella loro scatolina piena di trucioli.
Ora deve solo decidere se trasferirli in terrazzo, trasferirli in giardino, o trasferirsi lei direttamente in Alaska, sperando che almeno lì, di farfalle notturne, non se ne vedano più per un po'...

martedì 22 ottobre 2013

La minestra

"Buona la minestra mamma!"
"Uhm, è ploplio quisita, sei ttata blavissima mamma" fa eco Macco, parlando come Titti.
Mamma resta col cucchiaio e mezz'aria, li guarda a bocca aperta scolarsi la vellutata del lunedì e si domanda che cosa sia successo.
E' la prima volta che Macco mangia senza fare capricci, e Dede si sta leccando addirittura il piatto.

"E' molto buona" dice Brontolo.
"Ancola mamma, ancola!" dice festoso Macco, mentre Mamma si ferma a guardarlo di sottecchi.
"Te l'ho detto che è buona", spiega Brontolo, ma Mamma non è ancora convinta: può una minestra, ancorchè buona, avere un tale successo? Va bene essere bravi cuochi, va bene essere dei buongustai senza fondo, ma c'è un limite all'entusiasmo per una minestra.
E poi l'illuminazione:
"Ma ditemi bambini... che cosa avete mangiato oggi all'asilo?"

Dede si accende in un attimo: "Eh mamma, hanno provato a fare degli spaghetti che però non gli sono proprio riusciti, sai? Erano una vera schifezza. E c'era il sugo delle polpette, e anche quello era proprio cattivo, mentre le polpette non me le hanno date perchè erano di carme"
"Quindi non hai mangiato praticamente nulla"
"Ehm no mamma"
"E tu Macco? hai mangiato le stesse cose di Dede vero?"
"No. Io ho mangiato le polpette col miele"
"Ma dai, che cosa dici Macco?"
"Si, si. Elano polpette con il miele, e me le hanno date le maestle. Ora pel favole, vojo ancola minestla mamma"

C'era una volta una mamma che si dilettava in cucina, stimolata e pungolata da marito e rampolli che la confrontavano ora con quel ristorante, ora con quella mensa scolastica.
Ora, contro la Fame Nera e le polpette al miele, quella mamma stravince su tutti i fronti.

Quasi quasi non c'è nemmeno più gusto così...

lunedì 21 ottobre 2013

Una visita ai brambillen

Quando la SS scoprì di essere incinta, ebbe come tutte la "dotazione essenziale della mamma": un barattolo di razionalità e uno di follia; una scatola di ordine e una di disordine; una di senso dell'umorismo e una di seriosità; una di chiarezza e una di confusione, e così via con le solite cose che servono da sempre per fare bambini.

Quando nacque Brontolo decise di usare la "dotazione" per creare quello che riteneva l'Essere Perfetto, e abusando di tutte le scatole quadrate che le erano state fornite, suo malgrado, creò un ingegnere.
Poi rimase incinta una seconda volta, e si presentò alla direzione chiedendo nuove scatole. Ma lì ebbe l'amara sorpresa che doveva ingegnarsi con quello che le era rimasto, perchè la Natura aborrisce le copie e non avrebbe mai tollerato due esseri troppo simili, nè tantomeno un ingegnere in più sulla faccia della terra.
E così nacque Elena, che definire l'opposto del fratello sarebbe troppo, visto che i due non sono neanche valutabili con una stessa scala di misura.

"No, non farmi chiamare zia per favore", ha esordito sabato venendo in visita ai brambillen, con una busta di regali per i bimbi e tutta vestita di nero.
Man mano che la temperatura saliva, lei si toglieva uno strato e rimaneva vestita identica a prima, solo più snella. Al quarto strato, Mamma ha capito che quella donna incarnava alla perfezione lo stile "cipolla", e che Mamma aveva veramente tanto da imparare dalla cognata.

La zia, anzi, Elena vive in una casa che non è una vera casa, in una specie di comune che non è una comune, e paga un affitto che non è un vero affitto perchè la casa è stata ceduta (per sfinimento) dal comune svizzero in cui vive a questo gruppo di ragazzi alternativi di cui fa parte.
Ciascuno ha una sua stanza con mobili che non sono veri mobili ("che ci vuole a fare un letto: due assi di legno ed è fatta"), e condividono una vita spartana fatta di stenti e privazioni per amore di un ideale che non è un ideale.
Non esistono chiavi, non esiste un arredamento, non esiste possesso.
Mamma ha provato a capirci qualcosa, ha chiesto, indagato, interrogato, ma le risposte erano troppo vaghe e confuse per poter dire con certezza di aver colto l'essenziale.
"Perchè questa è solo superficialità. Non conta come vivi, l'importante è altro" le ha detto mentre Mamma indagava su chi lavava i piatti, chi puliva, come facevano quando l'unico bagno per nove persone più tre bambini è occupato e dove trovavano la legna per le stufe, perchè il riscaldamento non ce l'hanno.

Ogni volta che la incontra, Mamma prova a carpire un pezzettino in più della storia, ma non sembra ottenere grossi risultati.
Ogni volta che la incontra, Mamma scopre che esiste una realtà inimmaginabile, fatta di legami di amicizia forti più del sangue, in cui i bambini sono figli di tutti, chi lavora paga per chi non ha voglia di farlo, e dove "Guadagno molto più di quello che mi serve, quindi il resto lo dò agli amici che ne hanno bisogno"

E quando la saluta, mentre se ne va, Mamma prova a guardarsi con i suoi occhi, nella sua casa candida che odora di vernice e biscotti, e spera di non uscirne troppo ammaccata.

venerdì 18 ottobre 2013

Felicità

Il sole va e viene, e quando compare sembra che qualcuno lassù, d'un tratto, abbia acceso la luce.
Poi una nuvola scivola sul mondo, e tutto resta di nuovo in penombra.
Mamma è uscita in bici con la sua macchina fotografica, e per la prima volta dopo anni il soggetto non sarà un essere umano in moto inconsulto, con gli occhi chiusi o storti.

Foglie secche rotolano giù per la strada, risucchiate dai raggi in moto e gabbate dal vento.
Mamma ruba una foto ad una vecchietta, poi lascia la bicicletta per terra e l'aiuta a portare tre sacchi colmi di mele raccolte chissà dove, su per la rampa che conduce alla strada maestra.
Riparte, sorride alla vecchia che la ringrazia con mille parole incomprensibili, e si addentra nel bosco.
Un tappeto di foglie rende silenziosa la corsa, mentre il vento l'aiuta a volare spedita.
E' qui che sono nata pensa inspiegabilmente, e respira a pieni polmoni con gli occhi socchiusi.

Mamma sente di appartenere a questi posti più di quanto abbia mai fatto in oltre un decennio in città, e il petto si gonfia di quell'aria dolce e tiepida, carica d'acqua portatrice di vita.
Vita ovunque.
E vento.
Adoro il vento. Dio come amo questo posto!
Il sole compare ad illuminare le bacche, poi le nuvole lo velano ancora e si stagliano sul lago buio.
Fra il fruscio delle fronde e il richiamo di un papero nascosto, il cuore di Mamma pulsa di gioia e si perde così, in una mattina qualunque.

giovedì 17 ottobre 2013

Buon pranzo #2

Come ogni giorno Mamma legge il menù ai figli prima di salutarli al cruccasilo, e come ogni giorno non riesce a comunicare loro molto più che l'insalata di patate, le patate in purè, o le patate al prezzemolo.
Per fortuna le fanno quasi tutti i giorni, visto che fino a capire le kartoffel ci arriva chiunque; il resto degli alimenti invece risulta il più delle volte incomprensibile.

"Cosa avete mangiato oggi?" chiede poi all'uscita, curiosa.
"Il pesce" hanno risposto lunedi in coro.
Ok, era pesce quella parola lì. 
"Con una verdura a forma di palla" Ah, ecco, chiarissimo.
"La carme" ha risposto martedi Dede, deciso. Mamma avrebbe voluto sapere che tipo di carne fosse, avendo il divieto delle carni rosse, ma la risposta "Era marroncina un po' grigia e anche un po' marrone" non è stata particolarmente chiarificatrice.
Ieri invece silenzio.
"Carne" ha detto Macco dopo un po', "anzi no, pesce"
"Pesce" ha detto Dede contemporaneamente, "anzi no, carme"
"... Dunque?"
"Mamma, abbiamo mangiato una cosa che sapeva di pollo e anche di pesce. Però Mamma, aveva l'odore del biscotto"

Non è tanto il fatto che esista qualcosa che sa di pollo, pesce e biscotti insieme.
Non è tanto il fatto che lo mangino all'asilo dei bambini di 3 anni.
Il fatto è, in realtà, che quella scimmia di Mamma non saprà mai che cosa sia questo superlativo alimento.
Perchè diciamolo, dopo essersi trangugiata 18 caramelle tutti-i-gusti per puro amore di sperimentazione, una chicca del genere non può davvero mancare al suo repertorio alimentare...

mercoledì 16 ottobre 2013

Un ricordo doloroso

La canottiera a righe nuova gli sta benissimo. I capelli un po' allungati, biondi, il sorriso totale di chi non ha pensieri.
"Amore della mamma, ma quanto sei bello così!" gli dice lei mentre veste Dede per l'asilo.
Assomiglia a qualcuno... pensa poi distratta.

E in un attimo BAM! un ricordo terribile, drammatico, le toglie il fiato e la lascia ammutolita.
Nessuno dovrebbe soffrire così. Nessuno!
Un bambino della sua stessa età, allora, e della stessa età di Dede, oggi; una canottiera a righe, un sorriso sereno, tanto tempo fa... il suo primo ricordo "storico" probabilmente.
Gli somiglia Dede, somiglia a quel bambino lontano che ha scavato un solco nel suo cuore da sempre, e con la stessa canottiera indosso non si può che pensare a lui.
E non si può non pensare a lei. Sua madre.
Nessuno dovrebbe soffrire così tanto.

La chiamarono fatalità.
Mamma ricorda la tragedia, e può solo immaginare il senso di impotenza di quella donna, l'orrore della vita di un figlio che scivola via in un buco nero, e tu che resti a galla a strillare al cielo.
Fino a che hai voce, fino a che il gelo non ti annienta per sempre.
Fino a che intorno a te non resta che silenzio, e tuo figlio non c'è più.

Mamma ha trascorso la giornata di ieri fra pensieri funesti e lacrime.
Abbiate pazienza, oggi gira così.

martedì 15 ottobre 2013

L'omino Michelin

Lui è laggiù in fondo, Mamma lo vede subito da lontano.
Dede le trotterella accanto mentre vanno a prendere Macco, e le racconta dell'asilo; li hanno portati in giardino e sta piovendo, quella pioggerella leggera che non devi assecondare nelle sue apparizioni improvvise.
Lui è lontano e sembra così piccino.
Infilato nell'impermeabile di Superman che gli arriva ai polpacci, con le ghette antipioggia e gli stivali col coccodrillo sopra, si muove come l'omino Michelin.
Gli hanno messo un berrettino blu per distinguere i bambini della sua classe ad una sola occhiata.

Sta sotto allo scivolo, appoggiato alla scaletta di corda con le manine morbide, e osserva qualcosa di invisibile.
Mamma si ferma un istante e lo guarda senza essere vista. Era la prima misura quell'impermeabile, ma gli va decisamente grande. Probabilmente lo userà fino alle scuole elementari, così come i pantaloni antipioggia! Imbacuccato come un astronauta nella sua passeggiata spaziale, sembra un adulto rimpicciolito nelle vesti, e risveglia in Mamma il ricordo di Cicciobello.

Vorrebbe prenderlo in braccio e stringerlo così tanto da non lasciarlo più, il suo bambolotto, e lo ama di quell'amore sordo e intenso che ti si palesa istantaneo come un pugno nello stomaco. 
Dede gli corre incontro e con un gesto indica Mamma. Lui alza lo sguardo, e gli occhi gli si aprono in un sorriso stupito e felice, inaspettato anche per lui che cerca subito di nasconderlo.
"Mamma sono caduto" le dice traballandole incontro con le braccia larghe, e facendo il broncino spiega "mi sono tutto bagnato di quella pozzanghela là"
Poi la prende per mano e la porta in classe per farsi cambiare.
"Amore che peccato non poterti sposare e stare con te per sempre..." dice lei innamorata, sapendoche gli psicologi la condannerebbero al rogo.
"E pelchè?"
"Perchè sono la tua mamma tesoro, non ci possiamo mica sposare. Tu starai con me finchè sarai cresciuto, e poi..."
"Io ti pposo lo stesso mamma. Andiamo. Ti pposo subito" dice deciso.
Per un istante Mamma prova a crederci.
E in quell'istante si scioglie di felicità.

lunedì 14 ottobre 2013

In piscina

"Chiudi quella bocca! Non hai mai sentito parlare un'altra lingua?"
Mamma sorride alla tris-mamma che ha parlato e pensa fra sè che se l'è cavata in maniera molto diplomatica.
Perchè la bocca aperta ce l'aveva il bambino, ma di sicuro non per la lingua straniera.

Sono tutti e tre nel camerino della piscina, dopo un pomeriggio passato nell'acqua.
"Questo è il posto più bello del mondo mamma!" ha ripetuto Dede più volte scivolando giù dagli scivoli per bambini, sulla pancia come una foca.
"Devo fale la pipì" ripeteva invece Macco, costringendo Mamma alla fuga in bagno almeno tre volte nel giro di mezz'ora.
La piscina è di fronte all'asilo, e Mamma ha scoperto che il venerdi mattina è chiusa. Ha quindi pensato che il venerdì pomeriggio l'acqua deve essere per forza più pulita, e ha deciso di inaugurare questa attività post scolastica che le ricorda un po' l'estate.
Fra un tuffo e una nuotata in perfetto stile cagnolino che affoga è arrivata l'ora x, quella che se la superi ti spuntano le branchie, e hai tutte le dita raggrinzite e accartocciate.
Trascinati in camerino, i brambillini devono essersi improvvisamente accorti di essere stanchi.

Urla, strepiti e capricci.
Pianti, rotolate per terra e schiaffi alla mamma.
Mocci, vene gonfie e voci roche.
E il pubblico: tre fratellini nudi li guardano a bocca spalancata senza riuscire a staccar loro gli occhi di dosso.
Mamma ringhia di smetterla mentre infila i calzetti nei piedini scalcianti.
La tris-mamma si veste e si pettina mentre i suoi bambini si asciugano da soli.
Mamma raccoglie più volte gli asciugamani tirati per terra e minaccia "niente cartoni stasera".
I tre alieni piegano gli accappatoi e li ripongono ciascuno nel proprio zainetto.
Mamma blocca l'ennesimo schiaffone di Macco e lo guarda furibonda.
La tris-mamma-imbarazzata dice al piccolo a bocca aperta "Vestiti adesso, non hai mai sentito parlare un'altra lingua?" Seduto per terra con le mutandine ancora alle ginocchia, ipnotizzato dalla scena mai vista prima, il bimbo si limita a chiudere la bocca e non si muove di un pelo.
Mamma si ferma, la guarda, la invidia, la ammira.
E poi la odia.

"Ti prego dimmi come fai, svelami il tuo segreto" le direbbe buttandosi per terra e cingendole le gambe per non farla andar via, ma lei se ne va, i suoi marmocchi vestiti e silenziosi, mentre le belve italiane sono ancora a rotolarsi sulle panche e allenare l'ugola per la stagione lirica.

Ecco. Questi sono i momenti in cui Mamma si sente tormentata da un dubbio terribile.
Le orecchie le ronzano per la pressione alta e ricaccia le lacrime di rabbia giù per il canale da cui vogliono uscire.
Ma vorrebbe solo capire una cosa, per la prossima volta, quando ricapiterà: sarà più dignitoso fingere di non conoscerli e curarli come orfanelli smarriti, o le conviene buttarsi direttamente per terra e fingersi morta?

venerdì 11 ottobre 2013

Lavoro sporco

Non pensiate che sia una cosa facile.
Prima bisogna leggere le istruzioni per capire con che cosa si ha a che fare, e spesso in tedesco non è facile capire tutti i termini.
Poi bisogna mettere tutto in ordine di colore, e controllare bene le sfumature perchè molti di loro si somigliano pur essendo profondamente diversi.
Infine bisogna tenere a bada i bambini, dapprima, perchè ti lascino completare il lavoro in modo rigoroso e scientifico, e poi bisogna cercare di tener loro testa quando il lavoro di concetto è terminato e si può iniziare a goderne.

Mamma ha fallito miseramente, così miseramente che per star dietro ai figli e non sfigurare ai loro occhi ha dovuto imbrogliare: si è messa in bocca ogni volta una pallina diversa e dopo averne riconosciuto il sapore l'ha sputata di nascosto, per passare alla successiva.
Nonostante ciò Macco aveva già finito le sue 18 caramelle quando Mamma era ancora alla quarta, e Dede aveva superato la metà.

Al Penny dietro casa questa settimana ci sono i prodotti americani, e Mamma ha trovato le caramelle Jelly Beans, in barba alla dentista pazza.
Non è stata una cosa facile riconoscere tutti i diciotto gusti, ma Mamma ce l'ha fatta.
E' un lavoro sporco, lo so, ma qualcuno doveva pur farlo...

giovedì 10 ottobre 2013

Visto che ci siamo

"Possiamo lavargliela?" ha chiesto il capo officina ad un Brontolo allibito.
Lui l'ha guardato esitante, e il signore si è sbrigato ad aggiungere con una tossettina imbarazzata "Naturalmente è gratis... visto che ci siamo..."
I brambillen hanno portato l'auto a fare il tagliando ieri, e sono tornati a casa con la macchina linda e le ruote invernali cambiate. Visto che c'erano, gli hanno pure lavato le ruote estive, e restituite impacchettate in buste nuove di zecca. E visto che c'erano hanno sostituito gratuitamente tutti i fanali dell'auto, anche quelli funzionanti.

"Possiamo fargli la panoramica?" ha chiesto sempre ieri la dottoressa ad una Mamma attonita, indicando Dede al tagliando dentistico.
Lei l'ha guardata sul piede di guerra e le ha chiesto per quale motivo volesse fare un'intera panoramica alla bocca di un bambino di cinque anni.
"Così vediamo quanto è cariato quel dentino laggiù"
"E non basta una lastra mirata al dentino laggiù?" ha chiesto Mamma, tradotta dal diligente marito.
"Si, ma visto che ci siamo..."
E visto che ci siamo, la dentista ha deciso di operarlo venerdì in anestesia totale, così da poter intervenire liberamente nella bocca del pargolo e curare ogni carietta in una volta sola. Perchè è più facile e veloce, e come si suol dire via il dente via il dolore.
E visto che ci siamo, il pediatra ha fissato un appuntamento all'intera famiglia per somministrare agli emigranti tutte le vaccinazioni esistenti in commercio, facoltative e rare persino in Italia, nel timore forse che possano infettare la preziosissima progenie autoctona.

Mamma ha disdetto ogni appuntamento, e visto che c'era li ha mandati elegantemente a quel paese, non tradotta dal diplomatico marito.

La prossima volta che dovrà portare i bambini ad un controllo, proverà a telefonare direttamente alla Citroen: vuoi mai che glieli rendano con le scarpe nuove fiammanti e col bagnetto fatto...  visto che ci sono?

mercoledì 9 ottobre 2013

Su Marte

"... e quante mogli ha quel tuo amico?"
"Due"
"Ah, però, comodo! Così quando non va bene con una c'è sempre l'altra"
"Non è comodo, è la nostra religione che dice che può"

Mamma è in fila alla cassa di Milano e ascolta due cassieri chiacchierare fra loro. L'argomento ha attirato la sua attenzione, e li segue incuriosita.
Mohammed continua "Per noi Allah è molto importante. Lo sai che quando è andato Armstrong sulla Luna ha commesso peccato? Per la nostra religione la Luna è una divinità"
Mario commenta sarcastico "Perchè, secondo te c'è veramente andato sulla Luna?"
Mamma aguzza le antenne.
"Certo! Quando è andato sulla Luna ha anche detto Allah. Se ci fai caso nel video dice proprio Allah. Lo hanno pagato tantissimo per dire Allah. Lo dice, sai? Per tutti noi, lo hanno pagato apposta"
"Uhm. E allora perchè non ci sono più tornati sulla Luna, secondo te?" continua Mario ignorandolo.

E va bene la poligamia, e va bene che la Luna è una divinità, ma quando sente dire certe cose la lingua di Mamma parte a parlare da sola: "In realtà ci sono tornati altre volte. Hanno fatto diverse spedizioni sulla Luna, ma solo la prima è nota a tutti"
"Ah, infatti", risponde Mario un po' a disagio.
Mamma continua "Quello che si pensa però, è che il filmato dell'allunaggio non sia originale. Potrebbe essere stato girato sul set di 2001 Odissea nello Spazio, ma nessuno ha mai confermato ufficialmente questa cosa, nè mai lo faranno temo..."
"Ah, ecco" conclude Mario.
Mamma si scusa per l'invadenza, poi nota che Mohammed le sorride illuminato.
"Lo sa che nel 2022 andremo a vivere su Marvin?" le dice lui.
"Su Marte?" chiede lei.
"Si, Marte. Nel 2022 andremo a vivere lì. Lo sa che nel mio paese ci sono già due persone che ci andranno? Si sono iscritti nella lista, si trasferiranno e non torneranno più in Italia. Io li conosco!"

Mamma lo guarda e si accorge di avere ancora la bocca aperta.
Cari amici e parenti che vi lamentate che la Germania sia troppo lontana: coraggio, poteva andarvi decisamente molto peggio, se solo Mamma avesse saputo che erano già aperte le liste per emigrare su Marvin...

martedì 8 ottobre 2013

Deja vu

Tornati in crucconia, Mamma ha pensato bene di tenere i bambini a casa dall'asilo, per dar loro il tempo di riposarsi e riabituarsi all'ambiente.
Alle 11.33 lei e i bimbi sono ancora in pigiama, e Mamma decide che è arrivata l'ora di rompere gli indugi. Si sfila la camicia da notte: "Mamma!" esclama la dolce voce del paffuto biondo che le sta accanto.
"Mamma, io ho vitto il tuo sedele tlaballante"
"Macco! Ma che cosa stai dicendo? Il mio sedere non traballa!" dice lei ridendo.
"Si mamma, io l'ho vitto, ttava tlaballando"
"Ma non è vero! hai visto male" prova a confonderlo lei.
"No, no, è ploplio velo. Cammina! Dai, cammina"
Mamma fa la triste sfilata e incassa il verdetto: " Guadda, hai vitto? Tlaballa!"
Poi decide di dargli una via d'uscita.
"Amore... ma è una cosa brutta o una cosa bella? Eh?"

"Ma mamma, è una cosa blutta, no? Guadda come fa quando cammini..."

Il deja vu è amaro come il fiele e duro da digerire.
Da domani, per Macco, asilo a tempo pieno.

lunedì 7 ottobre 2013

Identità rinnovata

I brambillen, quando erano una coppietta spensierata e pischella, andarono a fare la carta d'identità un bel giorno di dieci anni orsono.
Avevano preso due ore di ferie e si erano svegliati tardi, andando insieme all'anagrafe più vicina, tranquilli e rilassati.
Avevano così ricevuto due carte d'identità con i numeri consecutivi, e quella che allora era la signorina pre-brambilla vedeva in questa piccolezza una romanticheria sciccosissima.
"Bello, no? Siamo fortunati, vero?" è andata ripetendo per dieci anni soddisfatta per il privilegio di due documenti quasi identici.
Andarono poi a mettere il timbro per il rinnovo quinquennale e infine ricevettero una lettera dal Comune che comunicava l'imminente scadenza del documento.
"No, vuoi dirmi che sono passati già cinque anni dal timbro?" si era chiesta Mamma sgomenta, realizzando che dalla nascita dei bambini in poi, il tempo le era scivolato via in un soffio senza nemmeno accorgersene.

Nel fine settimana i brambillen sono dunque tornati brambilli per rinnovare la loro identità all'anagrafe di Milano.
"Possiamo farla insieme?" ha chiesto Mamma alla simpaticissima signora dello sportello, sedendosi entrambi dalla stessa operatrice proprio come allora.
"Certo! Però ehm, signore... dovrei dirle una cosa" ha risposto imbarazzata l'impiegata, con i loro vecchi documenti in mano.
Mamma e Brontolo si sono guardati preoccupati.

"No, vede, non è niente di grave, è solo che non se la prenda ma... dovrei scrivere che lei è brizzolato, sa? Non posso più mettere che ha i capelli biondi. Ma non si offenda per favore!"
Mamma è scoppiata in una risata malefica e ha rincarato la dose mentre Brontolo abbozzava, scherzando sulla cosa galantemente.
"Ci sono dei signori che si offendono e addirittura qualcuno si è arrabbiato..." ha spiegato lei mentre Mamma continuava a ridere.
Perché come dieci anni fa lei ha una foto che fa veramente pena, mentre lui ce l'ha sempre bella.
Ma questa volta giustizia è stata fatta!


P.S.
Uscendo, mentre Mamma ripensava ai capelli di Brontolo di dieci anni fa, quando l'aveva accompagnata all'anagrafe come una piccola vacanza, ha notato esultando di avere avuto di nuovo i documenti consecutivi... e la cosa le sembra ancora una sciccosissima romanticheria!
Perché bando alle ciance: avere i documenti quasi identici, è davvero una fortuna sfacciata.

giovedì 3 ottobre 2013

Coppia perfetta

"Allora, mi dici o no com'è finito il film di ieri sera?" chiede Brontolo a Mamma a tavola, davanti ad un boccale di birra.
"No, no e no" risponde lei, "così impari ad addormentarti sempre a metà film"
"Eddai... quanto sei scema"
"Mi fai vedere tutta roba che scegli tu e poi ti addormenti. E io non te lo racconto, uffa!"
Poi ci pensa un attimo e gli dice "C'è una cosa però che ti devo raccontare. Una frase bellissima. C'è il ragazzo con lo smoking che ad un certo punto fa un discorso di buon anno al ricevimento... e dice una cosa che diceva sempre suo padre che è morto... e dice che... No, aspetta, adesso mi viene da piangere"
"Eh, dai, cosa dice?"
"Dice "che cosa faresti"... no, aspetta, vedi che già piango?"
"Eddai, sbrigati, cosa dice?"
"Allora. Ehm. Che cosa faresti... uffa no, mi trema la voce, è una cosa troppo bella e mi fa commuovere!"
"Allora! Ti tiro in faccia la birra! Ti muovi o no?" risponde la Bestia.
La Bella prosegue "D'accordo. Se ti assicurassi che... no, non era così.

Che cosa fareste oggi se sapeste che non potrete fallire? 
Bene, ora andate e fatelo"

Mamma si asciuga la lacrima col tovagliolo e tira su abbondantemente col naso.
"E' una frase stupenda, no?"
"Era questa? Tutto qui?"
"Si! che cosa faresti? pensaci! se ti dicessi che non puoi fallire, che cosa faresti adesso, in questo momento? Qual è il tuo sogno che non osi realizzare per paura di fallire?"
"Facile! Giocherei al superenalotto"

Nei cartoni animati a questo punto il testone della pupa farebbe SBONK sul tavolo, con la goccia ancora al naso.
Nei film invece ci sono coppie che si completano perfettamente, colmando ciascuno le lacune dell'altro, o coppie perfettamente in sintonia, che comprendono al volo il pensiero del compagno perchè è identico al proprio.

Poi ci sono Mamma e Brontolo.
Praticamente separati-alla-nascita.

mercoledì 2 ottobre 2013

Il premio

"Aspetta Macco! Questo è tuo" gli dice un piccolo compagno di asilo correndogli dietro, mentre Macco sta uscendo con Mamma e Dede.
Gli consegna un cartellino giallo appeso ad una cordicella di lana e scappa via.
"Amore che cos'è?" chiede curiosa Mamma, guardando il disegno che c'è sopra.
"Non lo so" risponde lui, ma mi indica una corona fatta con i brillantini posta sopra ad un grosso Smile. "Bella quetta? Fosse è la mia palla".
Ogni bambino ha un suo simbolo all'asilo, e Macco ha scelto un pallone bianco e azzurro.
"Tesoro mi sembra strano, questa palla qui ha un naso da maiale... non è il tuo pallone azzurro"
"Ma si, non vedi che è rotonda?"
Mamma lascia perdere e rimanda le domande ad un secondo momento, non riuscendo nemmeno a decifrare la scritta in stampatello vicino al nome di Macco.

"Che cosa ci devi fare con questo cartello? Dobbiamo riportarlo all'asilo?"
"Non lo so" risponde ancora lui.
"Ma ce l'avevi solo tu o tutti gli altri bambini?"
"No... ce l'avevamo tutti", tira a indovinare lui.
"Allora domani lo riportiamo all'asilo, magari vi serve per un gioco, questa palla col naso da maiale e la corona luccicante. Qui c'è scritto Macco re. Ma non capisco l'altra parola..."

L'indomani all'asilo Macco entra col suo cartellino giallo appeso al collo.
"Mi scusi, was ist das?" chiede Mamma imitando il nome della famosissima apertura delle finestre italiane.
"Oh, questo? E' un premio!"
"Macco, amore, era un premio questo! E per che cosa?" chiede contenta lei, sorridendo a 32 denti.
"Perchè ieri c'erano da mangiare le polpette di gnocchi, e lui se n'è mangiate addirittura due! Non era mai successo! Accidenti quanto mangia questo bambino..."

Mamma ha sempre avuto un sogno.
Suo malgrado ha dovuto accettare che per realizzarlo è ormai troppo tardi, ma finalmente un'analoga onorificenza è arrivata: è vero, non sarà mai una principessa come sognava, ma da oggi si può fregiare del titolo di Regina Madre!
E nientepopodimeno che di "Macco-re-delle-polpette", col naso da maiale.
Cuore di Mamma gioisce orgoglioso. Che cosa si può desiderare di più, ormai?

martedì 1 ottobre 2013

Autunno

Sta arrivando l'autunno a grandi falcate. I termosifoni sono già accesi da giorni in casa, e i cespugli si ricoprono di bacche colorate come alberelli di natale pieni di palline.
Mamma non aveva mai visto gli alberi tingersi di rosso a ciuffi, solo su alcuni rami, e la cosa la riempie di meraviglia.
Sta arrivando l'autunno velocemente, e se cammini nel bosco il terreno suona cavo, proprio come nella poesia di Pascoli.
Coppie di signori passeggiano rapidi, altri sfrecciano pedalando.
"Mamma, ma perchè ci sono tutti questi vecchi in bicicletta?"
"Ma Dede, non sono vecchi non vedi? Avranno si e no 50 anni"
"Ah, già, hai proprio ragione. Non sono mica come la nonna"
"Ehm..."

Mamma pedala canticchiando, con il piccolo addormentato sul seggiolino posteriore, bocconi sulla sua schiena.
Le meraviglie del lago la stupiscono sempre, anche se il vento sferzante la obbliga a infilarsi il berretto, anche se il sentiero è ricoperto di muschio scivoloso, anche se il suo amico non è più là ad aspettarla con le mani sui fianchi.
Questa città le piace davvero nonostante si trovi nella periferia-dormitorio, non ci sia anima viva in giro e gli unici negozi nell'arco di chilometri siano un Penny Market e un Lidl.

Perchè questo posto nascosto fra i boschi è la sua casa ora, e la riempie di gioia con le sue case già addobbate per Halloween e i terrazzi fioriti e pieni di lumini.
Nonostante la lingua.
Nonostante la pioggia.
E allora benvenuto autunno dai mille colori: finalmente Mamma ha la sua mezza stagione!