lunedì 12 dicembre 2016

Influenze

Una delle cose che adoravo dell'essere ammalata era quando mi rifacevano il letto la mattina.
Mamma mi metteva una maglia pesante e mi faceva sdraiare nel lettone, intanto che la mia stanza si arieggiava.
Poi, dopo una notte di febbre, era bellissimo infilarsi nel letto fresco, tirato, magari con il pigiama pulito.

Cerchiamo sempre di ricreare le cose belle della nostra infanzia, ecco perché mi è venuta la febbre!
E così mi sono rifatta il letto, con la finestra aperta e ondeggiando sul bordo per non cadere dai capogiri.
Ed è stato bello,poi, il contatto con le lenzuola fresche e tese… ma non è la stessa cosa.
Certe ricette d'infanzia, riprodotte da te, hanno tutto un altro sapore.


venerdì 9 dicembre 2016

Una notte come tante...

Tra le 00.30 e le 6.20 il pupo ha pianto ogni mezz'ora.
In un pausa nanna, MAcco ha fatto un brutto sogno.
In un'altra ha fatto la pipì.
In un terza Dede ha deciso che "non è giusto che ti sei sdraiata solo con Macco, ora di sdrai pure con me"
Alle 6.20 ho lasciato l'urlatore al padre, che dormiva in un'altra stanza, in qualche mi ha riposto contrariato "Veramente sarei andato avanti a dormire ancora un po'"

E niente.
Questo è un post anticoncezionale.

mercoledì 7 dicembre 2016

Il picchiatutti

"Ma spiegami un po' come mai ti picchi tutti i giorni con i tuoi compagni di classe, Macco!"
"Mamma, non lo so proprio! Io non gli faccio niente e loro mi menano"
"Ma possibile? E ce l'hanno solo con te o fanno così con tutti?"
"Solo con me!"
"Allora qualcosa devi aver fatto, perché in 3 mesi di scuola ti sei già menato più volte con sei bambini diversi… Prova a pensarci."
"Ti ho detto di no! A Fabian ho solo dato una botta sul braccio, così, ma per sbaglio. A Shaid ho dato un calcio per finta ma lui ha detto che gli ho fatto male per davvero. A Leon ho dato una spintina, ma piccola, e lui si è arrabbiato…"
"Ah, ecco. Ascolta amore se non vuoi fare sempre a botte con tutti i bambini, evita di provocarli no? Se tu non gli dai le spintine piccole o le manate…"
"Per sbaglio!"
"Si giusto, le manate per sbaglio, ecco se non gliele dai magari loro ti lasciano in pace"
"Ma loro mi chiamano Testa di c… mamma, cosa dovrei fare? Non gli devo menare?"
"Ah! Però! Educati sti bambini. No, non gli devi menare ma vai dalla maestra e lo dici a lei. D'accordo?"
"D'accordo mamma. Allora prima gli meno e poi vado dalla maestra"

Appunto.
Solo una spintina magari... Per sbaglio però!

martedì 29 novembre 2016

La collana di ambra

"Guardate un po' quante cose ho comprato per il piccolo! Ci sono i cucchiaini colorati apposta per lui, il coso da mettere sul dito per lavargli i dentini appena spuntati e guardate un po'? La collanina di ambra!"
dico tirando fuori dalla busta le cose appena comprate.
"Ma mamma, una collana per Scacaraz?" chiede Dede accigliato.
"Si Dede, perché dicono che serva per attenuare il mal di denti. Non so bene come funzioni o perché, ma visto che quando gli spuntano i denti sta così male, magari con questa sta meglio… tanto vale provare, no?"
"Mah. A me sembra solo una gran stupidaggine" dice, e se ne va.

Resto con la collanina in mano, a bocca aperta, e non posso fare altro che sentirmi stupida.
Essere presa per credulona da un bambino che ha appena finito di scrivere la letterina per Babbo Natale non ti lascia proprio indifferente.
Ora.
Visto che cercando su internet ho avuto conferma della mia radicata stupidità, c'è qualche credulona-ona o credulone-one che mi può confermare che forse… un qualche effetto benefico… oppure ho proprio buttato via i miei soldi?


domenica 27 novembre 2016

La Grande Recita

"Mamma, fra due giorni c'è la grande recita!" ha detto Macco due giorni fa riferendosi alla recita di Natale della sua scuola.
"Mamma! Domani c'è la grande recita! Come sono emozionato!" ha ripetuto ieri.
Oggi è il giorno X. Il giorno della Grande Recita! Deve dire "Tip tap, tip tap, sono tutti là!" (in tedesco ovviamente).
La tensione è tanta con tale responsabilità, capisco, ma se la cava egregiamente.

"Amore sei stato bravissimo! Hai recitato la tua parte alla perfezione! Sono fiera di te!" mi congratulo alla fine. Lui si pavoneggia facendo finta di essere indifferente.
"Ma dimmi… eri emozionato? Ti sentivi le formichine nello stomaco prima di iniziare?" continuo.
"No mamma"
"Davvero no? Non eri emozionato?"
"No, si, però sentivo che avevo le formiche nel piede"
"Ma forse perché eri sul palcoscenico e c'erano delle vibrazioni… Ti vibravano i piedi?"
"No no, solo il piede sinistro! Avevo le formichine nel piede sinistro per l'emozione"

?!?

sabato 19 novembre 2016

Non correre

Aspetta ancora un po', non correre così: non so se sono pronta.
Aspetta, te ne prego, di tempo ne abbiamo se vuoi e nessuno ci mette fretta.

Non so se sono pronta a finirla per sempre con i pannolini colorati di miele e dall'odore pungente di yogurt -gli ultimi se inizi a mangiare.
E non so se son pronta a dire addio al mio bimbo sdentato, se quel dentino fastidioso bucherà la gengiva domani.
Si chiude un periodo di cui non potrò più godere, se cresci così in fretta!

Quindi aspetta ancora ti prego, non correre così veloce.
Solo per un altro po'…

lunedì 14 novembre 2016

Come eravamo

"Che facciamo stasera? Guardiamo un film?" chiede lui.
"Si, d'accordo. Decido io però stavolta!" rispondo.
"Oddio ho già paura. Lo sai che i tuoi film non mi piacciono…"
"No bello mio, hai troppe lacune. Bisogna porre rimedio. Iniziamo con la Streisand, mi è venuta in mente qualche giorno fa e adesso guardiamo un classico: "Come eravamo". Vedrai, è bellissimo!"
"Devo lavare i piatti…"
"Non devi lavare niente, guardiamo"
"Devo vedere di là se gira il mio programma…"
"Poche storie, siediti qui"
"Ma di cosa parla?" chiede con un groppo alla gola.
"E' una storia d'amore! Bellissima!"

Il film inizia. Lui tace per cinque o sei minuti, poi chiede come mai non sia successo ancora niente.
"Se intendi sparatorie o guerre o invasioni di alieni, mettiti pure tranquillo" rispondo.
Poi sente un rumore dalla camera dei bimbi, e "Mi alzo io!", dice scomparendo per una decina di minuti.
Lo richiamo all'ordine, sicura che il film lo conquisterà.
E infatti torna, si siede e tace per oltre una mezzora.
Sbircio se si è addormentato, ma fantastico! è ancora sveglio.
"Rachi" mi chiede ad un certo punto, quando Robert Redford lascia Barbara Streisand e io so già che cosa succederà dopo, e non vedo l'ora che succeda perché adoro la scena della telefonata!
"Rachi, da quanto tempo stiamo insieme io e te?"
Lo sapevo! Il romanticismo l'ha contagiato, sta sicuramente pensando che è tanto brutto quando una storia finisce, o forse a quando ci siamo messi insieme, chissà!
"Boh! Circa 15 anni perché?" chiedo sorridendogli.
"Perché prima che tu mi faccia vedere un'altra schifezza di questo genere dovranno passarne altrettanti"

E' un bruto.

domenica 13 novembre 2016

I motivatori

"Mamma voglio farti vedere un gioco nuovo di zombie"
"Ma anche no Macco, non mi importa niente"
"Allora, guarda qui!"
"Macco non mi interessa, grazie!"
"Ecco qua. C'è questo menù all'inizio e puoi scegliere il gioco…"
"Ok, come vuoi tu…" tanto è inutile opporsi, no?
"Allora scegliamo questo gioco che è molto bello. Guarda come si gioca!"
"No Macco! Hai messo il livello due! perdiamo sempre al due!" interviene Dede.
"Ah è vero. Allora mamma ti faccio vedere come si perde ok?" risponde lui pronto.
Dopo la prevista disfatta, il tapino esclama "Hai visto come si fa a perdere? Ti piace il gioco?"

Io chiedo di provare, e supero brillantemente il livello due (due!) mentre i bambini fanno il tifo eccitatissimi. Un grido di gioia al superamento del livello.
"Ma mamma!" grida Macco con le mani protese in avanti "Ma come può  una mamma vincere così? Ma come può una mamma essere così brava? Ma come hai fatto, sei solo una mamma!" e gli occhi gli brillano di stima incondizionata.
Serafico, interviene ancora Dede e conclude :"Ma si Macco, sarà stata la fortuna del principiante"

Se avete qualcuno in crisi di autostima non esitate a contattarmi: conosco un paio di motivatori fantastici…

sabato 12 novembre 2016

Chiudi la porta

Ore 7 di una mattina di festa.

Qualcuno grufola e lalleggia allegramente.
"Brontolo... è il tuo turno stamattina..."
"Sgrunf, ok..."
"Quando vai di là chiudi la porta!"dico.
Brontolo esce.
"La porta! Vabè… bambini, chi vuole dormire resta qui, altrimenti andate di là e chiudete", dico agli ospiti molesti del lettone.
"Io vado" dice Dede. Esce e chiude.
"Mamma! Ma perchè ieri sera..."
"No Macco, se vuoi rimanere qui, dormi con me. Altrimenti esci e chiudi"
"Non ho più sonno"
"Allora vai e chiudi."
"Di là?"
"Si. Chiudi la porta"
Esce.
...
"CHIUDIII!"

"Eeehhhh, che esagerata che sei!"

Funziona così per tutte.
Il bello è che le isteriche, poi, risultiamo sempre noi.

venerdì 11 novembre 2016

Le cassiere sono tante, milioni di milioni

"Che nervoso!" dico a Brontolo posando la busta della spesa in cucina, "Abbiamo speso 29.52 euro e quell'antipatica della cassiera non mi ha dato il bollino dei trenta euro!"
"Chi era? La bionda?" chiede lui.
"No, era bruna" rispondo.
"Quella coi capelli corti?"
"No, li ha fino alle spalle"
"Ah, quella col marito italiano? E' simpatica!"
"No, non era lei, era un'altra. Quella che dici tu è simpatica ma nemmeno lei mi avrebbe dato il bollino per i peluche. C'è solo quella ragazza bionda che ce ne regala sempre tanti"
"Chi? Quella vamp?"
"Eh?"
"Quella bionda magrolina, un po' piccoletta?"
"Ma boh! E' bionda, carina"
"Ma è quella che si mette sempre i leggins e gli scarponcini fino alla caviglia? Oppure l'altra, quella che… "
"Che ne so come si veste! Ma senti, Brontolo, mi spieghi che cavolo ne sai tu di tutte 'ste cassiere del supermercato?"
"Per forza che le conosco, con tutte le volte che vado a fare la spesa!"

Se non sapessi per certo che va a comprare il pane all'incirca una volta al mese, penserei che vive praticamente lì.
Ma forse ha una doppia vita, di cui ignoro tutto.
Comunque sia.
Se vengo a sapere che ha una tresca con le cassiere e non ha mai pensato a sua moglie e ai suoi bambini, lo uccido.
Perché insomma dai, almeno i bollini potrebbe pure portarceli!

giovedì 10 novembre 2016

Simpaticissimi o cafoncelli?

Sticazzi!
(Plin! 1000 like)
Si perché sembra che se non lo scrivi non puoi far ridere.
Sticazzi, sticazzi!
Tu scrivi post pieni di parolacce e ti si aprono le porte della comicità assoluta. Facilissimo.

… o forse no?
Perchè a mio modo di vedere per dire parolacce bisogna saperci fare, e non è roba da tutti.
Tipo mio marito è capace di fare un discorso di senso compiuto di otto parole usandone nove scurrili. Nemmeno te ne accorgi che sono parolacce, tanto le dice bene: è un'arte, mica si improvvisa così!

Ma la moda è la moda, c'è poco da fare, e quindi tutti a scriver parole anche se quell'arte non ce l'hanno, convinti di essere simpatici.
Si sentono moderni e profondamente fighi, ma per chi è antico come me sono solo fastidiosi.
E sticazzi!


mercoledì 9 novembre 2016

La cosa più bella

Ogni sera chiedo ai bambini quale è stata la cosa più bella e la più brutta della loro giornata.
Ieri sera Dede ha chiesto per la prima volta anche a me, dopo mesi che se ne infischia bellamente.
"E tu mamma? Quale è stata la cosa più bella che hai fatto tu oggi?"
"Uhm fammi pensare… Ah, si, raccogliere le noci! Mi sono proprio divertita!"
"Le noci? E io che pensavo…"
"Cosa amore? Uscire con voi?"
"No, no. Che hai comprato le scarpe per Macco!"

Messaggio ricevuto: devo avere una vita davvero molto, molto, molto insignificante…

martedì 8 novembre 2016

Escono dopo!

"Oggi Macco esci da scuola insieme a Dede!" trillo stamattina quando i bambini sono sulla porta.
"Aspettatevi nell'atrio, così tornate insieme. Tu da oggi fai anche la sesta ora amore!"
"Ma mamma! Ma sei contenta che esco così tardi?" chiede lui arrabbiato.
"Che cosa dici tesoro? Non sono contenta che esci alle 13, ma mi fa piacere che usciate insieme"

Quando hai gli occhi che non riescono a contenere tutta la gioia, il rischio di essere sgamata è sempre molto alto…

giovedì 27 ottobre 2016

Allattare

Ti diranno che è la cosa più bella del mondo.
O ti diranno che è doloroso, stressante, pesante, noioso.
Ti diranno che puoi decidere se continuare o smettere, l'importante è la tua serenità.
E poi ti diranno che non hai abbastanza latte, o che non è abbastanza nutriente, e che potresti causargli dei problemi… in barba alla tua serenità.
Ti diranno che è la cosa più naturale che ci sia ma che non è per tutti, e che puoi anche desistere se vuoi.

Ti diranno tante cose e poi il contrario di tutto, e non saprai che cosa fare.

E anche io ti dico che è doloroso, stressante, pesante e noioso a volte, ma solo per un po'.
E che puoi smettere se vuoi, perché non è questo che fa di una donna una madre.
Ma che se resisti ancora un poco forse ne varrà la pena, ecco.
Perché la sua ciccia sarà il tuo orgoglio, i suoi ruttini sonori le tue medaglie sul campo!
Perché guardarlo cedere al sonno mentre lo hai lì, abbracciato cuore a cuore, ti dà una sensazione di pace che poche volte si può provare.
E ti dico che forse non è la cosa più bella del mondo.
Ma al momento (a parte l'utopico trangugiamento di un barattolo di Haagen Daz di nascosto e senza sensi di colpa), non ne vedo di più dolci…


mercoledì 26 ottobre 2016

Un bel gruppo Whatsup?

- Non è possibile, hai dimenticato il libro a scuola anche oggi! -
- Ma mamma, non è che l'ho dimenticato… è che uhm… vediamo… uhm… come può essere andata…-
- Facciamo che non peggiori la tua situazione e becchi una punizione ok? Nel frattempo mando un messaggio a qualcuno e mi faccio spedire la foto dei compiti via Whatsup.-
- Scrivi alla mamma di Elias?-
- No, mi vergogno. Le ho già scritto almeno 4 volte nell'ultimo mese, penserà che sei fuori di testa-
- Si, hai ragione, mi vergogno un po' anche io - conclude lui.

Chiamo a casa di alcune mamme.
Ma Sabine non sa come inviare foto per mail, né sa usare il cellulare se non per le chiamate. "Se vuoi ti invio un fax", propone.
E Caroline è fuori, e comunque non ha internet.
E Moni si, eccola su Whatsup! C'è! Ma non si collega da almeno 12 ore e, arrivati a sera, non ha letto nemmeno il messaggio.

Metto la vergogna sotto i piedi e chiamo la mamma di Elias.
Alcune volte invidio davvero i vostri famigerati gruppi Whatsup…


martedì 25 ottobre 2016

Le bambole

-Si però che noia tutta questa pubblicità mentre giochiamo col collulare!- sbotta Dede dopo l'ennesimo spot, seduto accanto a me che allatto il fratello addormentato e faccio una partita al loro gioco preferito.

-Hai ragione Dede- rispondo infastidita anche io. -Che poi nel giro di cinque minuti hanno fatto sette pubblicità di bambole e una di un cavallino di peluche… All'interno di un gioco per maschi! Non devono essere molto furbi questi qui, eh?- considero saggiamente.

-Già! che ce ne importa a noi delle bambole? Noi siamo tutti maschi! e siamo qui a giocare coi giochi da sparare, questi sono belli altro che le bambole! Che ce ne facciamo noi delle bamb... Mamma? Mamma! Che cos'hai? Perchè fai così? Mica piangi? eh?-

Lasciatemi cinque minuti di silenzio per favore.

lunedì 24 ottobre 2016

Il pediatra

Ore 22.

"Eh no, dai, non è possibile che ricominci a piangere! Sono due settimane che non chiude occhio! Rachele ora basta, mettiamogli una supposta" grida Brontolo esasperato.
"Una supposta per cosa?" chiedo.
"Per farlo stare bene!"
"Ah, certo! E di quale supposta stai parlando?"
"Che ne so, mettigliene una, non se ne può più! Sei tu che non vuoi mai dargli niente!"
"Ma come faccio a dargli qualcosa se non so che cos'abbia!"
"Giusto! Domani pediatra, subito"
"Ma cosa vuoi che ci dica il pediatra? Lo visita, vede che sta bene e non avendo la minima idea di cos'abbia dirà che sono i denti"
"E' vero! I denti! Ha ragione lui!"
"Lui?"
"Si, il pediatra, ha ragione! Oh, è proprio bravo sto dottore eh?"

mercoledì 19 ottobre 2016

Solidarietà femminile?

"Oddio l'hai vista che cozza quella?"
"Chi? Ma no, dai, poverina!"
"Come no! Guarda com'è messa! Ma come si fa ad andare in giro così?"
"Ma che dici, è tanto carina! Si, vabè, avrà qualche difettuccio ma guarda che occhi stupendi! E i capelli? Invidio i suoi capelli! E quando sorride è bellissima. Tu sei soltanto il solito maschio bruto che non sa andare oltre l'aspetto fisico. Che tra l'altro, in questo caso, non è nemmeno così male come dici!"

"Oddio l'hai vista che pezzo di gnocca quella?"
"Chi? Ma che dici, quella? Ma davvero fai?"
"Eccerto! Guarda che stacco di coscia, e che sedere di marmo! E non farmi dire altro va!"
"Ma che dici! Si, vabè, è caruccia ma non vedi la piega che si forma sotto la spalla quando si gira verso destra? Non vedi quello gnocchetto di cellulite sotto al gluteo sinistro? Non ti accorgi che ha gli occhi lievemente divergenti? Eddai, si vede lontano un miglio che è un cesso!"

Siamo così, è inutile.


lunedì 17 ottobre 2016

Spoiler

Mamma e Brontolo sono serie-TV dipendenti.
-Sono proprio curioso stasera di guardare l'ultima puntata della nostra serie! Chissà come finisce?- fa lui.
-Uh! Guarda, stasera c'è il botto- rispondo io.
-Si? E' molto tosta la fine?-
-Pazzesca! Vuoi che ti anticipi già qualcosa?-
-No, no. Ma che poi non capisco, come fai a sapere come finisce?-
-Sono anadata a leggere su Wiki, ovvio!-
-Ma perchè?!-
-Perchè si! Lo faccio sempre. Se una serie mi coinvolge molto non resisto e devo leggere come va a finire-
-Certo che sei strana, eh? Ma che gusto c'è?-
-Nessuno, è che non reggo la tensione. Quando leggo un libro? Quando sono circa a metà vado a leggere l'ultima pagina. Se è un giallo lo faccio di nascosto da me stessa però: faccio finta di niente, apro l'ultima pagina per caso e sbircio se vedo i nomi dei protagonisti per sapere se sono ancora vivi-
-Tu sei matta!

Dai, non ditemi che non lo fate pure voi!

domenica 16 ottobre 2016

Il sogno

Domenica mattina, sul lettone.
-Ehi bimbi buongiorno!-
-Ciao! Ti abbiamo svegliato noi o eri già sveglia?-
-No ero sveglia, però per fortuna ho dormito un po' stanotte, tanto che ho pure fatto un sogno-
-E cosa hai sognato? Raccontacelo-
-Allora, c'era una parata e Brad Pitt diceva ad Angiolina Jolie che sei mesi di separazione non potevano rovinare dieci anni d'amore e le chiedeva perdono. E lei piangeva commossa e si abbracciavano!-
Silenzio.
-Mamma non ho capito una parola di quello che hai detto...-
In effetti ha ragione. Rido: -Allora. Ci sono questi due signori che si sono lasciati dopo tanti anni, ma nel mio sogno invece tornavano insieme perchè si amano ancora e superavano ogni difficoltà...-
-Ah. Vabè. Io invece ho fatto un sogno bellissimo! Ho sognato che c'era Pikatchu che imparava a fare due scoregge laser insieme!- dice Dede.
-Nooo! Bellissimo! Racconta!- grida Macco mettendosi in ginocchio sul letto.

Mi aspettano anni di profonda incomprensione, già lo so...

venerdì 14 ottobre 2016

Il topolino

Davanti alla scuola.
-Mamma! è successa una cosa terribile! Ieri sera mi sono dimenticato di lasciare il dentino sul comodino e il Topolino non l'ha visto… e non mi ha portato niente. Mi ero proprio dimenticato che esisteva il Topolino e ho messo il dente nella mia scatola-
-Ma no Macco! Anche io una volta lo avevo messo via ti ricordi? Ma lui lo ha trovato lo stesso e mi ha lasciato il bigliettino con i soldi. Vedrai che ci sono anche per te, quello è un topo magico!- risponde Dede accalorato.
-No, sono sicuro di no, stamattina non li ho visti sul comodino- sospira lui.
-Ma certo perché dovevi cercare vicino al dente, no?-
Gli dico che non importa, che al massimo lo lasceremo stasera sul comodino e il topino verrà domani. Ripenso a ieri e sorrido, mentre lui sospira ancora con le braccia ciondoloni.

I suoi occhi quando ha trovato il biglietto nascosto accanto alla scatolina dei denti!
Si accendono per lo stupore e la bocca è incapace di rimanere chiusa, spalancata su un sorriso a pochi denti -quelli non ancora caduti.

Me la ricordo la vita costellata di magia.
Era stupendo sapere che qualcosa di inaspettato e imprevedibile poteva colorarla senza spiegazioni razionali, mi sentivo protetta da qualcosa di buono che addolciva l'aria con sogni realizzabili.
E mi ricordo quando la magia si è spenta, perduta assieme a Babbo Natale lungo la strada per diventare grande.

Baratterei qualsiasi cosa, oggi, per tornare a sorprendermi così…

giovedì 13 ottobre 2016

Priorità

Impiegare qualche ora per sistemarsi per uscire.
Lavarti, vestirti, lavarlo, vestirlo, rilavarlo, cambiarlo, cambiarti, coprirlo, coprirti, tre piani di scale…
E quando finalmente siete in strada, imbacuccati e stretti nel vostro abbraccio di coccola, realizzi che il Topolino si è dimenticato il biglietto per il dentino caduto di Macco.

Guardare l'orologio e la strada a ritroso, tre piani di scale, svestirti, svestirlo, cercare il dentino… e la mattinata è andata.

Ma tutto il resto può aspettare: queste sono le cose importanti!

martedì 11 ottobre 2016

Autostrada

23.30: -Buonanotte mondo-
1.35: -Nghe? Ueeeee!-
2.10: -Mamma io dormo con voi-
3.00: -Macco torna nel tuo letto amore, ci andiamo insieme vuoi?-
3.50: -Nghe? Uaaaaa!-
5.10: -Nghe? Ueeeee!-
6.20: -Nghe? Uaaaaa!-
6.35: -Mamma io ri-dormo qui con voi-
7.10: -Ra io mi alzo. Tu dormi ancora un po'?-
7.40: -E' ora di alzarsi! Devi preparare la colazione ai bimbi-

… TI ricordi quando pensavi "Non vedo l'ora di diventar grande, così posso dormire quando mi pare e quanto mi pare?"



lunedì 10 ottobre 2016

La mamma preistorica

Mi capita ancora oggi, a volte, di non sapere come comportarmi con il mio bambino, nonostante con il terzo sia tutto molto più facile.
Allora mi chiedo una cosa apparentemente buffa: cosa avrebbe fatto un'antica Rachele al mio posto, nella preistoria?
A quei tempi non c'erano libri da leggere, manuali di puericultura o educatrici laureate con il consiglio migliore per essere una mamma migliore. 
A quei tempi le mamme erano solo una cosa: istinto allo stato puro.

Niente di più sbagliato! diciamo oggi. E la ragione dove vogliamo metterla? Siamo uomini o siamo bestie?
Così ci hanno portate a credere che non siamo adatte ad essere mamme come ci viene spontaneamente, perché non vediamo le cose in maniera imparziale.
Noi siamo troppo coinvolte e quindi li viziamo. 
Noi siamo emotive e quindi li teniamo troppo in braccio. 
E quando piangono siamo sempre pronte ad accorrere, senza capire che la vita non è così come credono quei piccoli tiranni, e prima si abituano alla vera-verità meglio sarà per tutti.
Dovremmo ascoltare chi mamma non è, perché solo dal di fuori si vedono le cose in maniera obiettiva.
Così quando il bambino piangerà per la prima volta sapremo esattamente come dirgli di no, perché non è opportuno assecondarlo sempre.
E quando chiederà di essere abbracciato, o addormentato al seno, o coccolato contro il suo terrore dell'ignoto, sapremo come educarlo e insegnargli a consolarsi da solo.
Altrimenti cresce viziato.
Dipendente e immaturo.
Maleducato e despota.
Questo ci hanno insegnato: ad imbavagliare l'istinto.

E allora leggiamo decine di libri per sapere cosa fare, come e quando, altrimenti siamo sopraffatte dalla paura di sbagliare.
Senza ricordare che seguendo l'istinto, senza il famigerato "libretto delle istruzioni", i bambini sopravvivevano egregiamente.
Almeno credo.

Ma io sono una mamma preistorica, guardo il mio cucciolo e lo ascolto.
Perchè a lui l'istinto non l'ha messo a tacere ancora nessuno, ed è lui il mio libretto delle istruzioni.
Perché non sa leggere manuali, non sa cronometrare i minuti di pianto prima di crollare addormentato: sa solo quello che è bene per lui, ed è solo lui ad insegnarmi come essere una mamma migliore, ripagandomi con il suo sorriso e incoraggiandomi a continuare.

Ascoltiamoli, come facevano le nostre amiche antichissime, e non avremo più paura di sbagliare.
E saremo guidate da quella forza ancestrale che viene dal contatto, dal calore, e dall'amore che solo noi -vere mamme preistoriche- possiamo provare.

sabato 8 ottobre 2016

Agli occhi dei bambini

-Bimbi, qual è il ristorante più buono dove siete mai stati?-
-La cucina della mamma!-

-Dede ti piace questo pesto? Ho comprato il basilico fresco e l'ho fatto io -
-E' il più buono che abbia mai mangiato in tutta la mia vita!-

-Indovinello! Chi è il più famoso bevitore di birra del mondo?-
-Papà!-

E niente: ci vedono così!

venerdì 7 ottobre 2016

La virtù dei forti

Macco ha il viso accigliato e scuro al ritorno da scuola.
"Che succede amore? Perché sei così turbato?" gli chiedo apprensiva.
Come se non aspettasse altro il bambino inizia a sfogarsi: "Mamma! All'ora di sport, nello spogliatoio, due bambini mi hanno detto che ho il pannolino!"
"E perché? Avevi delle mutande strane?"
"Non lo so ma mi hanno preso in giro e lo hanno detto a tutta la classe!"
Gli occhi gli brillano per l'umiliazione mentre cerca di cacciare indietro le lacrime.

Mi sento in colpa (fa parte del pacchetto-madri, c'è poco da fare) e gli controllo le mutande: bianche con Winnie the Pooh sul davanti.
"Mah… non mi sembrano somigliare ad un pannolino. Ma se vuoi non le mettiamo più le mutande coi pupazzi. Che dici? Però la prossima volta sai cosa devi dire?" e mi prodigo in fantastici consigli.
Risposte secche, sottili e pungenti -un vantaggio ci dovrà pur essere ad avere tutti questi anni sul groppone, no?
"E comunque dopo chiediamo consiglio anche a papà, lui ci sa fare di più coi dispettosi, perché è maschio anche lui"

Al rientro del padre Macco ripete la storia.
Lui mi guarda con gli occhi sbarrati, a me sale di nuovo la rabbia.
"E tu gli hai risposto così? e cosà? E la prossima volta sai cosa devi dire?" ed esprime concetti simili ai miei, mentre annuisco soddisfatta.
Poi aggiunge sottovoce "Ma secondo te non gli può menare?"
Ci penso con attenzione, faccio per rispondere quando una voce ferma e decisa rompe il nostro mormorio cospiratorio: "Io però non la penso così"

"Ah no Dede? Dimmi, come la pensi?" chiedo molto incuriosita.
"Se quei bambini gli hanno detto quelle cose è perché vogliono dargli fastidio. E se lui risponde, loro continueranno a prenderlo in giro. E' molto meglio che faccia come me: li deve ignorare, così loro si stancheranno e smetteranno. E un'altra cosa: se non le vuoi più le mutande con Winnie, le posso io?"

I "grandi" di casa devono ancora finire di incassare il colpo.
E ora ditemi da dove è uscito st'alieno.

giovedì 6 ottobre 2016

Come i moscerini della frutta

Sono ovunque: appesi al muro, nelle mutande di Macco, in mezzo al portapenne di Dede.
Il semplice pavimento è troppo banale -sono capaci tutti!- così ne trovi sotto il cuscino, attaccati al materasso (sotto le lenzuola), nel cesto della frutta e perfino, ahimè, nella pizza.

"Mamma, non se ne può più adesso, bisogna fare qualcosa", dice esasperato Dede, domandandosi come fanno ad essere finiti pure dentro i suoi peluche.
E mentre ne tolgo un paio dal culetto di Scacaraz, al cambio del pannolino, mi rassegno:
il connubio autunno-allattamento si sta dimostrando catastrofico per i miei capelli.


mercoledì 5 ottobre 2016

I mariti hanno sempre ragione

-E mentre tu eri via, io a casa con loro ho sparecchiato, sistemato la cucina, addormentato Scacarazzone e fatto fare i compiti agli altri due. Sono o non sono praticamente perfetto?-
-Dai, se ci aggiungi anche fare la spesa, cucinare a pranzo e cena e pulire la casa, arrivi quasi alla mia giornata tipica!- bofonchio con il labbro ancora storto per l'anestesia e il dente che duole da cani.
-Bestia, che vita di mmerda che fai, oh-
E se ne va, aggiungendo che è molto meglio avere a che fare con le sue fantastiche serie di dati, anche quando non convergono.

La verità così nuda e cruda ti lascia lì per lì senza parole.
Ma ci ho pensato per tutta la sera.
E anche il giorno dopo.
Perché onestamente ci sono rimasta male, un pochino almeno, dai. Non vedevo la mia vita così, ma forse ha ragione lui…

Così quando sono scesa per portare a scuola un libro dimenticato da Macco, anziché fare la spesa sono tornata a casa. E quando ho visto il pavimento impolverato, anziché dare lo straccio ho addormentato il pupo e ho scaricato le fotografie, perché quello avevo voglia di fare.
E anziché cucinare oggi dirò a lui di comprare del pane, che con la pasta all'olio ci starà alla perfezione.

Perché i mariti hanno sempre ragione.
E quando hanno ragione vanno per forza ascoltati, no?

martedì 4 ottobre 2016

Giocando a Monopoli

Versione 1
-Lo compro! Ahahah! Così il terzo territorio ce l'ho io e tu non puoi costruirci sopra! Tattattero!-
-Eddai mamma! Non puoi farmi questo! Buaaaaa! Eddai mamma lo voglio io! Mi serve senò ne ho solo due, me lo vendi? Me lo regali? Me lo dai?-
-Ehm… ma veramente…-
-Buaaaa! Allora non gioco piùùùù!-
-D'accordo dai, ma solo perché sei tu… Tieni, e ti faccio pure lo sconto amore di mamma, sei contento?-

Versione 2
-Ok Dede, finalmente possiamo scambiarci queste due carte. Io ti dò quella arancione così ne hai tre, e tu mi dai quella gialla in cambio, così ne ho tre pure io-
-Evviva! Grazie papà! Finalmente!-
Mi precipito dall'altra stanza, cuore di mamma che non sa tacere.
-Dede non farti fregare! Il giallo vale di più dell'arancione, papà deve darti la differenza-
-Sgrunt, uff, ti va bene una stazione?- conclude Brontolo tirando la carta sul tavolo.
-Evviva! Evviva ne ho tre e pure una stazione!- trilla Dede.
-Ok Rachele, adesso però tu torni di là, ok?-

Per fortuna che ci sono i padre ad insegnare ai figli come va veramente il mondo…


lunedì 3 ottobre 2016

Lascia quel giornale!

Ogni domenica qui consegnano a casa una risma di giornali con le offerte di tutti i supermercati della zona.
In genere scendo apposta dal terzo piano per ritirarli, ma questa volta ci è arrivato prima lui, Brontolo, e si mette comodo per leggerli per primo.
Li sfoglia con attenzione uno per uno.

"Uh! Guarda Ra! Ci sono i prodotti italiani alla Lidl!"
"Ah. Vabè, ne ho ancora tanti dalla volta scorsa"
"I cantuccini con le mandorle!"
"Li abbiamo già"
"Le brioche con la marmellata"
"No, schifezze"
"Le olive, ci sono le olive"
"Ah."
"Guarda! Ci sono le felpe per i bambini"
"Um, boh"
"Qui ti puoi sbizzarrire… tutti i body con le maniche lunghe per il piccolo!"
"Naaa: ne ho comprati 3 la settimana scorsa"
"… e i vestitini?"
"Ne ho già tanti, figurati"
"Oh, qui ci impazzisci! Guarda un po' qua? Il Monsieur Cuisine! Praticamente un Bimby che costa solo 200 euro. Allora? Questo ti piace, eh?"
"Umpf… ci avevo già pensato questa primavera. Poi ho deciso che non me ne faccio niente"
"Uffa ma che antipatica che sei, oh!"

Lo so, lo so.
Ma MAI dare soddisfazione al nemico!

domenica 2 ottobre 2016

In piscina

-Ra, oggi andrei in piscina, ne ho proprio bisogno. Che dici?-
-Eh, vai, che ti devo dire?-
-Sai che da quando ci vado mi fa meno male la spalla…-
-Ma si, non c'è problema. Alla fine viene anche Desmon con te?-
-No, ha detto di no. Sai, c'è stato un amichetto a dormire lì e come fa a lasciare la moglie da sola con tre bambini?-



sabato 1 ottobre 2016

Trenta minuti di libertà


Abito in un paesello dove la gente estirpa le erbacce dal marciapiede di fronte a casa, e tiene pulita la strada.
Dove si incrociano persone a cavallo dirette nella foresta, e ogni incontro che fai per la via è sempre seguito da un sorriso e un saluto, come succedeva quando ero piccola e andavo in montagna.
Quando scende la serra non c'è più anima viva in strada, e puoi sentire il rumore dei tuoi passi sul marciapiede umido.
E' sabato, la settimana è stata difficile e sono arrivata stremata. Ho bisogno di un po' di pace, senza capricci attorno o bebè da curare.
"Ormai sono le sette, mica vorrai uscire a quest'ora!" azzarda Brontolo, sperando di convincermi a rimanere nel delirium tremens di casa brambillen a fargli compagnia.
Ma è da una settimana che aspetto questo momento, e sebbene sia riuscito a posticiparlo fino ad ora, il subdolo coniuge non può più rimandare l'inevitabile: "Addio, dico, Non ci vedremo mai più!" ed esco.

Ad ogni scalino che scendo mi sento più leggera.
Ha anche smesso di piovere, e camminando nel rosso del tramonto gioco facendo roteare l'ombrello.
Una bimba mi guarda a bocca aperta mentre la mamma la trascina via per mano.
Meta di questa mezz'ora di libertà? Il supermercato sotto casa, perché se non hai cavalli da montare o erbacce da estirpare c'è poco altro da fare nel paesello.
Ma poco importa: l'ombrello rotea ancora, e io non riesco a smettere di sorridere!

Tutta vita!

-Oggi quasi quasi vado in piscina se riesco a ritagliarmi un'ora. Ho proprio voglia-
-Senti, aspetta. Se qui c'è qualcuno che deve ritagliarsi un'ora, quella dovrei essere io caro Brontolo-
-Perchè?-
-Come perché! Sto ogni giorno della settimana da sola con le bestie, direi che oggi potresti pure starci tu!-
-Ma ieri sei uscita, dai…

Vero.
Uscita con Dede.
A fare la spesa.


venerdì 30 settembre 2016

La macchina del tempo

Immagina.
Immagina che ti venga data la possibilità di tornare per un momento indietro nel tempo.
Tu, che ti chiedi come abbia fatto il tuo bambino a diventare così grande, immagina ad un certo punto di avere la possibilità di tornare ad avvolgerlo con le tue braccia e di annusare la sua testolina morbida di neonato.
Puoi tornare a sentire i suoi versi buffi quando mangia così voracemente da strozzarsi, o i suoi mugugni di piacere quando lo allatti, con gli occhi che gli si chiudono roteando verso l'alto, incapace di restare sveglio.

Lui, così grande da non credere quanto sia passato in fretta il tempo, d'un tratto ce l'hai di nuovo fra le braccia e dorme con la bocca spalancata e i pugni chiusi all'insù, con i tuoi capelli impigliati fra le dita cicciotte.
E puzza anche un po' di yogurt, ma è sempre meglio di quando la fa da grande, garantito.
Puoi provare di nuovo una tenerezza che non ricordavi neppure, un amore incredibilmente puro, lo stupore per quella vita che inizia ad incamminarsi dentro il mondo in simbiosi con te.
Puoi sentire il cuore che si scioglie quando ti sorride per la prima volta, sdentato e col testolone ciondoloni, e squarcia il cielo di luce.

Immagina di tornare indietro anche solo per pochi minuti e sbaciucchiarlo in quella piega del collo che odora di latte, mentre lui tira calci all'aria con lo sguardo serio e concentrato.
Una sorpresa inaspettata,  uno scorcio di vita passata che pensavi di aver perso per sempre e che non tornerà più.

Io questa magia la provo tutti i giorni perché questo è il terzo figlio per me: da cinque mesi, il mio tuffo perpetuo nell'amore infinito!


martedì 27 settembre 2016

Io speriamo che domani è un altro giorno

Giornata campale ieri:
qualcuno con lo scatto di crescita,
qualcuno con la febbre,
qualcuno con la crisi anticompiti.

Nei suoi dieci minuti di libertà, dopo ore di mammitudine non-stop, Mamma si è chiusa in bagno ad eliminare capelli bianchi.

Ad ogni età la sua croce.

venerdì 23 settembre 2016

Sbrigati che è tardi

Da quando è iniziata la scuola qualcuno è stato impossessato dal demone della puntualità.
Giustissimo direte voi. Perché non c'è cosa più giusta che arrivare puntuali a scuola, soprattutto in una crucco-scuola.
Giustissimo, dico anche io, e infatti in due anni Dede ha tardato appena un paio di volte.

L'organizzazione mattutina funziona perfettamente; ci sono soltanto un paio di cosette da limare… Ma poca cosa, sia chiaro.
Tipo.
Quando Dede ha scuola alle 7.45 Brontolo mette la nostra sveglia alle 6.40.
Così facciamo tutto con calma, dice. Di recente pare abbia espresso il desiderio di anticipare il risveglio di una ventina di minuti, per avere il tempo di fare anche qualche esercizio per gli addominali.
Mamma è sempre conciliante e accondiscendente: "D'accordo. Da domani ti preparo il letto in camera dei bambini".
Peccato che nonostante le migliori intenzioni si dimentichi di svegliare il figlio, e solo all'alba delle 7.20 si accorge che Dede manca all'appello.
"Su Dede, svegliati che è tardi. Non sei ancora in piedi? Ti ho detto che è tardi, sbrigati porca miseria non voglio arrivare sempre in ritardo a scuola"
Alle 7.21 il pargolo si riaddormenta sfacciatamente, nonostante la luce accesa e i richiami del genitore dall'altra stanza.
Soltanto alle 7.30 Brontolo si accorge che il bambino dorme ancora, ed entra in panico spinto. Quello che succede dopo è tutto un urlare sotto voce  (perché si può, sapete?), un piangere e ribellarsi, un voglio mamma lasciami stare e lezioni varie sulla puntualità.

Quando c'è scuola alle 8.30 le cose cambiano leggermente: Brontolo li sveglia alle 8.10 ed è finalmente libero di gridare a piena voce.
Fino allo scorso anno Mamma non riusciva ad alzarsi presto per via del suo stato interessante, e il copione si è ripetuto incessantemente uguale a se stesso.
Quest'anno, esasperata da tali scene penose, ha preso in mano la situazione.
Alle 7.45 sveglia entrambi i bimbi con coccole e bacetti. Brontolo li guarda dalla porta della loro stanza con la tazza del caffè in mano "Ah, bene che li hai svegliati. Oggi voglio arrivare puntuale"
7.50: "Ancora giocano questi? Si devono vestire, presto! Rachele non sono ancora vestiti!" mentre Mamma controlla che i vestiti sistemati la sera prima non siano di nuovo spariti.
7.55: "Avete già lavato la faccia? Rachele! Devono lavare la faccia!" mentre Mamma prepara la colazione per Macco.
Alle 8.00 Macco si siede a tavola. Mentre lui sbocconcella pigramente i suoi biscotti, Mamma prepara la colazione al sacco per Dede, che al risveglio non ha mai fame e fa colazione a scuola.
8.01 Brontolo compare in cucina ansimando "Dai Macco che è tardi! Sbrigati a mangiare sono già le ott… ah, no, hai ancora tempo. Cinque minuti però, eh? Non hai ancora finito? Sbrigati a mangiare sono quasi le otto e venti!" e sparisce.
Mamma coordina la vestizione mentre qualcuno è già in iperventilazione ("Dede non sei ancora vestito? Ma cavolo Rachele! Ah, si, sei vestito, bravo."), il lavaggio ("Macco non hai ancora lavato la faccia? Rachele la faccia! Ah l'hai già lavata? Bene!"), ripete loro le ultime indicazioni delle cose da ricordare a scuola ("Le scarpe! Andate a mettere le scarpe! Rachele sono senza giacca! Dov'è la giacca? Io non sopporto che dobbiamo sempre correre! Da domani li sveglio un'ora prima, vedrai come si sbrigano... Argh sono ancora scalzi!") e alle 8.15 tutti sono pronti per uscire.
A quel punto l'agitazione del capo famiglia tocca vette inenarrabili.
Le minacce di rappresaglie da parte dei maestri si sprecano. Le promesse di essere buttati già dal letto prima del sorgere del sole pure. Le incitazioni ad infilarsi scarpe e giacca vengono udite anche dalla maestra in classe, che già sa che da lì a breve i brambillen arriveranno.
E più lui grida, più loro rallentano.

A quel punto, quando Mamma ha svolto tutti i suoi compiti e l'unica cosa da fare è uscire, può andare finalmente in bagno.
Nel turbinio di invettive, minacce, punizioni, stamattina echeggia un grido.
"Rachele! Sono le 8.15! Sbrigati a finire quella pipì, non lo vedi che siamo in ritardo?"

Ma Mamma è ancora conciliante e accondiscendente: da domani gli prepara il letto in cantina...

giovedì 22 settembre 2016

Divorziamo?

Un paio di giorni fa.
"Pronto? Oh ciao Brontolo!"
"Ciao. Senti, vorrei il divorzio"
"Ah... Beh… D'accordo, come vuoi"
"Brad e Angiolina si sono lasciati" aggiunge.
"Urca, prepariamo le carte subito, non sia mai che ci colgano impreparati! Mi potrei anche far tatuare il trucco sugli occhi, così sono sempre a posto e non rischio figuracce. Che ne dici?"
"Ma si! Metti caso che lo incontri e -non si capisce bene perché- si innamori di te…"

"Brontolo?"
"Dimmi"
"Voglio il divorzio"

mercoledì 21 settembre 2016

Esserci

Ieri Mamma è tornata a lavorare.
Insegna italiano in una scuola serale e alcune sere lascia i bambini per la bellezza di tre-ore-tre.
E' di rito il saluto sulla porta, mentre lei corre via trafelata (sempre corre, sempre trafelata, sempre sul filo del ritardo), con i bimbi che le si attaccano alle gambe gridando "Perché? No mamma non andare!"
Al suo ritorno sono già a letto, ma non appena sentono il portone che si chiude corrono entrambi alla porta ad accoglierla.

Ieri sera dunque le lezioni sono ricominciate.
Mamma infila la chiave nella toppa e la porta si apre da sola, sul sorriso sdentato di un Macco in piagiama.
Saltella e la saluta vantandosi di averla anticipata nell'aprire.
Saltella e ride.
Saltella e la abbraccia forte.
Saltella e la segue in bagno ridendo ancora, e le racconta una marea di cose come se non si vedessero da giorni.
Lei sta un po' con loro, poi li mette a letto e dà la buona notte ora all'uno ora all'altro.
Quando è il turno di Macco lui continua a ridere e a saltellare sul letto, agitatissimo.
"Macco, amore, ma come mai sei così felice stasera?" gli chiede incuriosita da tanta incontenibile euforia.
"Perché ci sei!" è la risposta disarmante.

Tre parole che racchiudono un mondo.
Semplicemente esserci… questa è la felicità!

lunedì 19 settembre 2016

Un nuovo inizio

Sono le sette e un grufolare inequivocabile mi sveglia da una notte agitata. Sto allattando quando Dede si infila nel lettone per salutarmi: oggi entra a scuola presto, ed è già in piedi anche lui.
Macco dorme ancora perché può entrare un'ora dopo.
Va a scuola!
E' il suo primo giorno.
(No, dico, ve lo ricordate il suo primo giorno di cruccasilo?)
Cinque minuti dopo si unisce a noi, svegliato dall'agitazione -anche se non lo ammetterà mai-.
Segue un'ora di puro delirio in stile Villa: preparazione di colazioni da mangiare a casa, di merende per la scuola, vestiti già pronti dalla sera prima che spariscono al mattino dopo, borse di quaderni da portare alla maestra di disegno dell'uno e dell'altro, zaini, ruttini da fare, vestiti per lo sport nella sacca blu, ciabatte per la scuola nella sacca bianca, rigurgiti da raccogliere, lenzuola svomitazzate da lavare, istruzioni dettagliate da dare, facce da lavare, orologio da controllare, bambini da spronare, Dede da accompagnare, bebè da intrattenere…
Finalmente è l'ora: anche Macco deve uscire.
"Mamma, ma io non mi ricordo in quale classe devo andare!"
"Non ti preoccupare" rispondo strofinando le lenzuola col sapone da bucato "Te lo diciamo noi, veniamo dentro con t…"
Mi interrompo.
E' il suo primo giorno!
E io sono ancora qui a lavare lenzuola?
Mi guardo velocemente: camicia da notte (senza un bottone, ma almeno non è vomitata perché l'ho cambiata stanotte), scalza, faccia da sonno, capelli scarmigliati, e mancano sei minuti all'inizio della scuola.
Mentre Macco infila le scarpe mi lavo e mi vesto a tempo record, raccolgo un bebè col pannolone gonfio della sera prima ("così stanno più caldi" diceva mia nonna), me lo infilo in fascia, metto la giacca e sono già fuori, a fotografare ogni passo del primo giorno.
Arriviamo in classe in ritardo, ma siamo Italiani e abbiamo una certa nomea da mantenere.
La maestra ci saluta allontanandoci e sta per chiudere la porta, io imploro ancora qualche scatto e poi finalmente torno a casa.
Lenzuola da finire di strofinare, pigiami da raccogliere, tazze da lavare, pannolino da cambiare…
E d'improvviso il silenzio.





mercoledì 10 agosto 2016

Istantanea da Villa Delirio

Villa Delirio al suo interno è un open space.
Perchè la nonna Tonia adora gli spazi aperti e non ha voluto confini e ostacoli al suo desiderio di estensione dell'anima.
Ed è anche una casetta dal soffitto a punta, alto oltre i 3 metri, perchè alla nonna non piaceva neppure una limitazione verticale dell'estensione dell'anima.
Ma suddetta nonna non immaginava che esistesse un fenomeno fisico chiamato acustica, e che un domani le si sarebbe inesorabilmente rivoltato contro.

A Villa Delirio c'è sempre nonno Buno che schiaccia una bottiglia, e due bambini che giocano a calcio in casa. Ma poichè la palla è vietata all'interno, si tirano a vicenda una ciabatta.
Dentro Villa Delirio c'è sempre qualche bambino che fa rimbalzare la palla, e qualche genitore che grida di uscire di casa.
A Villa Delirio c'è sempre una coppia di cugini che litiga, un bambino che grida insulti e piange con le vene del collo gonfie, uno che chiede di mangiare il gelato e un altro che vuole giocare con il tablet.
E qualche adulto che distribuisce dinieghi ora all'uno ora all'altro, e nel mentre non disdegna di fare da paciere con i litiganti, urlando per la necessità di essere udito.
La nonna Tonia strilla il nome ora dei nipoti a rotazione per intimare la quiete.
Qualcuno dei genitori perde la calma e minaccia castighi, qualcuno dei bambini pesta i piedi arrabbiato ripetendo che non è giusto.
Che non è stato lui.
Che non ha fatto niente.
Infine è facile capire appieno il senso di un campo minato, con mostri armati di lance nascosti sotto i cuscini del divano o buttati a casaccio per terra a mimetizzarsi sui tappeti.

In tutto questo, un neonato inerme cerca disperatamente di fare il suo pisolino con le braccia all'insù.
Brontolo si domanda ancora come mai questo bambino dorma così poco...


lunedì 18 luglio 2016

Che superpotere vuoi?

"Macco se potessi avere dei superpoteri quale vorresti?" chiedo stamattina.
"Volare!" risponde senza indugi lui.
"Io invece vorrei poter fermare il tempo"
"E perché?" Non è molto convinto che la mia sia una buona idea.
"Pensa a quando sei in ritardo! Tu fermi il tempo e puoi fare tutto con calma. O quando suona la sveglia per andare a scuola e hai ancora sonno... Zac! fermi il tempo e dormi finchè ti pare! O anche…"
"Anche?"
"Per esempio c'è un negozio di caramelle e tu non hai i soldi… Fermi il tempo e… ecco… ne prendi subito una senza che nessuno se ne accorga!"
Oddio oddio oddio cosa gli sto insegnando? Devo essere impazzita! Completamente folle io!

Spalanca gli occhi e sorride sdentato, chè ha perso tutte e due le palette.
"E perché invece non le prendi tutte?" mi chiede con un guizzo di furbizia nello sguardo.

E io che credevo di aver dato il cattivo esempio.
Meno male, dai.

lunedì 11 luglio 2016

La pennichella

Ore 14.15, giaccio sul lettone col pupo addosso che se la dorme.
"Tesoro stanotte il fratellino mi ha sempre tenuta sveglia. Per favore lasciami dormire un po' ok?"
"Ok ma io cosa faccio?"
"I compiti e lavi i denti"
"Uffa…"

Ore 14.30
"Mamma ho finito i compiti! Ora vado a lavare i denti"

Ore 14.35, zompa sul letto rimbalzando ripetutamente.
"Ma perché mi svegli di continuo?" mi lamento inerme.
"Perché ho fatto tutto e adesso non so cosa fare. Voglio stare qui con te"
"D'accordo stai qui ma in silenzio così posso dormire, va bene?"

Ore 14.40
Si alza e si sdraia, si gira e rigira, mi dà piccoli calci e manate accidentali.
"Dede basta! Se non la finisci faccio come la nonna che ci tirava le ciabatte in testa!"
Perché se ricordo bene era un metodo che funzionava...

Ore 14.45
Se ne va saltando giù dal letto e rimbalzando ancora.
Biascico ubriaca di sonno, imploro pietà.

Ore 15.00
"Ehi, pssst, mamma! Io devo andare in bagno! Ma tu puoi venire a farmi il bidet pure dopo ok? Così puoi continuare a dormire! Ciao!"

Ciao, si, grazie. Com'è umano lui...


giovedì 7 luglio 2016

Noir si nasce

Ogni pomeriggio all'asilo Macco sventola sotto il naso di Mamma qualche foglio disegnato.
Normalissimo, direte voi, lo fanno tutti i bambini.
E pieno di entusiasmo le racconta tutto quello che ha disegnato.
Ancora normalissimo, già.

"Vedi mamma questo pupino qui? (scarabocchio nero) Questo è un mostro che voleva uccidere tutti. E questi pupini qui (scarabocchi grigi) cercano di scappare dal mostro"
"Vedi mamma questo qua? (scarabocchio nero) "Questo piange perché è rimasto rinchiuso nella grotta e queste qua (scarabocchi marroni) sono le bombe di fuoco che lo vogliono bruciare"
"Vedi mamma questi cosini qui? (Uh, degli scarabocchi gialli! Allora non è sempre così cupo come sembra) Queste sono le scintille di fuoco che uccidono quest'altro signore che cerca di scappare."
Gli serve un buon neuropsichiatra infantile, lo so.

Ma oggi la musica cambia.
"Macco! Che bel disegno! Sono dei pipistrelli che volano! Bellissimi amore!"
Lui si illumina tutto: "Si mamma, come hai fatto a indovinare?"
"Ho indovinato perché li hai disegnati proprio bene"
"E questi qui, li vedi mamma?"
"Certo che li vedo, sono bellissimi". Perchè non scappano dalle bombe. E non vogliono uccidere nessuno. E non piangono. E non hanno spade terrificanti. E non scoppiano. E non bruc…
"Ecco, questi sono tutti morti mamma!"

Mettiamola così: anche Stephen King deve pur aver cominciato da qualche parte…

mercoledì 6 luglio 2016

Ha il fiatone

"Vede dottore, il bambino è sportivo e fa tutto, ma appena corre va in affanno e onestamente a sei anni non mi sembra normale…"
"Gli prescrivo subito la spirometria, i test allergici e un esame cardiologico".

Nel giro di una settimana è stato tutto fatto, e alla fine del checkup il bambino risulta sanissimo ma allergico a due cose.

"C'è una forte allergia alle graminacee. Ecco un opuscolo su come comportarsi. E c'è anche una lieve allergia alla polvere domestica. Dorme in camera da solo o col fratello?"
"Dipende… spesso con il fratello. Perché?"
"Perché adesso vi faccio arrivare due set di lenzuola anallergiche, per i due lettini. Le volete anche per voi? Dorme nel lettone?"
Il giorno dopo riceviamo le lenzuola a domicilio.

Tre anni qui e sono ancora capaci di stupirmi…

giovedì 30 giugno 2016

Un po' di sano trash

Depliant stropicciati della Lego infilati sotto le coperte.
Dinosauri alati nascosti nella borsa.
Fazzoletti usati, appallottolati e gettati sotto ogni letto.
Panni stesi in ogni stanza ogni santo giorno.
Disegni dell'asilo per terra in tutta casa.
Lo schermo del telefonino pieno di ditate vischiose.
Macchie di rigurgito su ogni vestito che riesco ad infilarmi.
Una caccola appiccicata in mezzo al rotolo della carta igienica nuova.

Guardo e sorrido, mentre riordino e pulisco quel che posso.
Penso a chi ha sporcato così tanto, e li amo -quei pestiferi!
No, la mia casa non è linda e ordinata. Ma ogni briciola dimenticata per terra è il segno di una presenza di bimbo.
E questa è la mia vera ricchezza…

giovedì 16 giugno 2016

Se sapessero

"Mamma? Ma se andresti a fare la spesa…"
"Andassi, Dede! Se andassi"

"Mamma! Lo sai che se io potrei…"
"Potessi, Macco, si dice se io potessi"

"Ma se vorrebbe…"
"Volesse"

"E se mi diresti…"
"Argh! Dicessi!"

"Se verresti…"
"Venissi! Basta, per carità, voi non siete figli miei! Vade retro satanassi!"

Circondata da tanta congiuntivite, Mamma si gioca il gettone della regola pret a porter: "Bambini guardate che è molto facile: ogni volta che dite SE, che inizia per S, dovete usare il congiuntivo, dove ci sono le due S. Quindi ssssse io andasssssi. Oppure sssse tu mi dicessssssi. Capito? Facile?"
"Capito" fa uno.
"Facilissimo" risponde l'altro. "Certo che mamma, se papà si alzeresse da tavola…"

Regola aurea applicata alla perfezione.
Dieci e lode alla creatura.

domenica 29 maggio 2016

Un mese d'amore

Ti guardo innamorata e stupita mentre dormi a bocca aperta… E mi fai un bel rutto compiaciuto.

Ti bisbiglio parole d'amore senza farmi sentire dagli altri… E tu ti addormenti sul più bello.

Ti faccio i massaggini ai piedi perchè ho visto che ti piace… E mi fai allegramente la pipì in faccia.

Ti lavo, ti vesto, ti cambio, ti rivesto… E tu continui a rigurgitare indifferente, aggrappato ai miei capelli  e sporcando tutto il mondo che ci circonda.

Questo è tutto ciò che sei, questa è tutta la tua vita, e io la osservo ammirata.

Buon primo mese con noi, piccolo scagazzone!

lunedì 23 maggio 2016

I primi giorni

"Allora bambini, come sono stati questi primi giorni col fratellino piccolo?" chiedo io.
"Bellissimi" risponde Macco con aria sognante, mentre gli accarezza la punta del naso.
"Belli ma…" accenna Dede.
"Ma?" incalzo.
"Ma… ecco mamma, in realtà non ci ho capito niente!"

Nel delirio di poppate, pannolini, svomitazzate varie e bucati a non finire, credo invece che Dede abbia proprio colto nel segno.

mercoledì 11 maggio 2016

Non lo sapevo…

Non lo sapevo finchè non ho sentito quel grufolare sommesso, quel sospiro satollo emergere da un pancino pieno, e fischiare lieve di soddisfazione.

Non lo sapevo finchè non ti sei addormentato sul mio petto, con le mani all'insù e la tua nuova vita stretta stretta fra i pugni serrati.

Non lo sapevo finchè il tuo primo vagito non ha lacerato l'aria gelida della sala operatoria, e fra le lacrime ho capito che quel grido mi apparteneva per sempre.

Fai parte della mia storia fin dal primo momento, e solo ora me ne rendo conto.
Ti riconosco, straniero.
E profondamente ti amo.

lunedì 9 maggio 2016

Sei bellissima

Ho letto di un marito adorabile che avrebbe scritto una lettera alla fotografa della propria moglie. In sostanza la ringraziava per le belle foto, ma la rimproverava di averle ritoccate eliminando le rughe, i capelli bianchi e le smagliature della gravidanza, cancellando così tutto quello che era il segno tangibile delle loro esperienze di coppia e della loro vita insieme.
"Grazie per avermi fatto capire che mia moglie è stupenda così com'è, con tutti i segni del tempo sul suo corpo. Ora so che non passerà più giorno senza che io glielo ricordi"

Non ci ho creduto, lo ammetto.
Insomma si, esisteranno senz'altro uomini romantici e sensibili, ma questo è troppo: è solo una bella lettera scritta ad arte allo scopo di commuovere, e non ci casco io!

Finchè poi non succede qualcosa che ti fa aprire gli occhi.
"Oddio ma cos'è questa roba che hai qui davanti? Che è sto schifo?"
"Eh? Sono sporca?" chiedo a Brontolo mentre zoppico per il corridoio dell'ospedale tutta sbilenca.
"Sta roba qui… come mai ce l'hai ancora?"
"Intendi la pancia? Vuoi sapere perché non ho la pancia piatta due giorni dopo il parto del nostro terzo figlio?"
"Boh, ma mica mi rimarrai così, eh? E' terribile!"

E ora ne ho la certezza: quella lettera deve averla scritta proprio uno come lui…

martedì 26 aprile 2016

Stai pure tranquilla

"Non credere che il parto naturale sia molto più sicuro del cesareo, eh? Guarda, la moglie del mio collega ha partorito in fretta, in frettissima. Così in fretta che le è bastata una sola spinta, ma che spinta! Ha detto il mio collega che blablabla… lacerazione… blablabla… emorragia… blablabla… spaventoso… blablabla… lago di sangue…"
E più parla, più si compiace dei dettagli.

No.
Non è la solita vecchietta che sente il dovere morale di terrorizzare la futura partoriente con racconti splatter di tutto ciò che di peggio può accadere in quei momenti.
E' un uomo.
E' giovane, e a tratti intelligente.
E' mio marito.

Ma a breve lo uccido, lo sento.

giovedì 21 aprile 2016

Parliamoci se vuoi...

E poi capita che senti un piedino che punta, il culetto che si sposta, o che ti prenda a testate la vescica con il suo modo leggero di sistemarsi dentro di te.
Con la solita mano sulla pancia e un accenno di sorriso di tenerezza ci parli.
Solo dopo ti accorgi che in realtà non hai proferito parola.
E' buffo!

Ma lui vive lì, nel buio di ciò che sei, e per te è come se potesse sentire il rumore dei sentimenti, il bisbigliare dei tuoi pensieri, l'intensità delle tue emozioni…

E' parte di te, una estensione di te, e non c'è bisogno di parole.

giovedì 14 aprile 2016

E' solo il terzo...

Cari terzi figli,
evitate di leggere questo post per favore, lo dico per la vostra autostima.
O se proprio decidete di leggerlo sappiate che in realtà è tutto un gioco, si, e alla fine mamma e papà hanno voluto bene anche a voi!

Cosa succede quando aspetti il terzo figlio? Il terzo figlio maschio, per giunta.
Inizi rispondendo alle amiche che ti chiedono di cosa hai bisogno.
"Di nulla, figurati, ho tutto ormai"
"Ma gli altri sono nati in inverno, questo nasce a maggio… cosa gli metti?"
"Ma si, che vuoi che sia! Gli rimboccherò le maniche no? Non c'è bisogno di comprare nulla"

Poi guardate insieme la casa in cerca di un posto per lui, e non capisci la loro perplessità.
"Una camera anche per lui? Ma figurati, tanto dormirà con noi per un sacco di tempo"
"D'accordo, e dove lo metterete?"
"Ma boh! Infilerò la carrozzina da qualche parte, no?"
"E se non ci sta in camera c'è anche il corridoio...", azzarda convinto il futuro papà.

Si passa agli armadi, pieni zeppi di vestiti che vanno dai 4 agli 8 anni.
"Certo, potrei sistemarli e togliere i vestitini passati di misura… ma mica posso mettere i suoi body e le tutine con i vestiti dei grandi? Devono avere un armadio tutto per loro no?"
"Giusto. E dov'è quello del piccolo che arriva?"
"Ma a che serve? Per lui bastano un paio di cassetti"
"D'accordo, in quale cassettiera?"
"Ehm, ottima osservazione. Non ce l'ho. E non avrei nemmeno idea di dove metterla. Oh senti, al massimo appendo quelle cose dell'Ikea da qualche parte e li infilo li… tanto sono minuscoli ci starà sicuramente tutto"

Tutto questo avviene con serenità, tranquillità, e senza il minimo senso di colpa: in fondo è il terzo figlio, e abbiamo già abbondantemente sperimentato che i bimbi sopravvivono a tutto; anche senza vestitini della sua taglia, camere da letto e cassetti starà benone ugualmente.

Finchè un giorno trovi un quadernetto.
Di quelli che ti regalano quando partorisci per scrivere le impressioni, le emozioni e i tuoi racconti da neo mamma. Dentro c'è la lista delle poppate del primo figlio, quello per cui avevi già pronta la cameretta, la culla, i vestitini lavati e stirati (stirati!), tutta la serie di sterilizzatori e scalda biberon e tiralatte e bavaglini ricamati e lenzuolini… quelle del principe della casa, insomma.
E la mostri al futuro papà: "Guarda Brontolo! Oddio mi sento mancare… ti rendi conto? Si svegliava ogni due ore per la poppata! Per oltre due mesi! Come faremo, mamma mia, non ci posso pensare!"

E lui risponde, con la tranquillità più beata di chi sa già tutto:
"Ma che vuoi che sia… Mica lo vorrai allattare tutte le volte! In fondo è il terzo, no?"

mercoledì 16 marzo 2016

Macho si nasce

- Marco domattina vado dalla dottoressa, ti porta papà all'asilo-
- No voglio venire anche io con te!-
- Non serve tesoro, devo solo fare le analisi del sangue. La prossima volta faremo anche l'ecografia e potrai venire con me se vuoi -
- Ma io voglio vedere l'ago! Voglio vedere il sangue e il buco! Non è giusto!-

- Mamma esistono delle persone che non hanno per niente ciccia?-
- Purtroppo si, ci sono tante persone che non hanno di che sfamarsi e sono ridotti a pelle e ossa poverini, e rischiano di morire di fame…-
- Li vediamo? Eh mamma? Io li voglio vedere quelli tutti pelle e ossa che muoiono! Me li fai vedere sul computer?-

- … E quando sarà maggio la mamma andrà in ospedale e le taglieranno la pancia per tirare fuori il fratellino. Voi aspetterete nel corridoio e papà ve lo porterà subito a vedere ok?-
- Ma no mamma! Io voglio venire con te!-
- Certo che vieni con me, ma non puoi stare nella sala operatoria-
- E invece si! Io voglio vedere il taglio della pancia!-
- Non si può amore, mi dispiace-
- E allora vedi di fare un filmino. Se non mi fai nemmeno il filmino della pancia tagliata con tutto il sangue non ti parlo più-

Lui.
Quello che quando gli è uscito il sangue dal naso ci hanno chiamati dall'asilo perchè è collassato per lo spavento.
Quello che all'ultimo vaccino è svenuto perchè non ha retto la vista dell'ago.
Lui, Marco.


mercoledì 9 marzo 2016

La sorpresina

- Ehi bimbi guardate un po' cosa vi ho regalato?-
- Cosa? Cosa?- accorrono curiosi.
- Tadààà! Ecco qui!- dico tirando fuori una scatola sigillata.
- Ma cos'è? Ma… i vigili del fuoco?! - chiede Dede.
- Si! E' un puzzle tridimensionale da montare, alla fine viene fuori la caserma dei vigili del fuoco con tutti i vigili e i camion che si muovono e ci possiamo giocare insieme! Bello o bellissimo?-
- Ah - fa Marco. 
- Ma i vigili del fuoco?! - chiede ancora il grande.

- Ehm si, in alternativa c'era una ruspa o il castello delle principesse…-
- Potevi prenderci la ruspa no?- ribatte Marco rinvigorito.
- Ma ne avete già tante e non ci giocate nemmeno! Questa è una cosa diversa, la montiamo insieme? Adesso? Eh? Vi va?-
- Se proprio vuoi… - concede l'uno.
- Ma i vigili del fuoco?!- ripete l'altro.

Dieci minuti dopo i tre sono sul tappeto fra una miriade di pezzetti di puzzle e di istruzioni. Mamma dirige i lavori e ammira soddisfatta la caserma che viene su pian piano. 
Uno dei due sbadiglia, l'altro si rotola per terra.
Poi Dede va a prendere i suoi giochi preferiti e torna sul tappeto.
- Allora Marco, adesso devi mettere questo tetto sopra l'ufficio con i computer! Vai! -
- Eh, si mamma, dai fallo tu che io intanto gioco un po' con Dede a qualcos'altro ok? Poi chiamami quando hai finito - 

Rimango lì sul tappeto fra mille pezzi di puzzle e una caserma quasi terminata.
La prossima volta mi compro il castello delle principesse...

martedì 8 marzo 2016

Una colazione da re

"Ecco, ora viene e ci caccia, lo so"
...
"Guardalo, sta parlando con la cameriera. Che dici? Starà parlando di noi?"

"Ora lei gli dirà che forse è meglio allontanarci… oddio che figura"

Mamma si aspettava da un momento all'altro che il direttore dell'hotel le si avvicinasse con discrezione e una punta di imbarazzo, per chiederle gentilmente di lasciare il ristorante.
"Vi restituiamo fino all'ultimo centesimo se ci fate la cortesia di smettere di mangiare", si aspettava di sentirsi dire.
E invece no, è andata bene.

Perché lo scorso fine settimana i brambillen sono stati a festeggiare il compleanno di Mamma fuori città, e per fare le cose per bene si sono fermati a dormire in un albergo.
"C'è anche la piscina, bambini, e la colazione a buffet" ha detto loro quando ha prenotato, mostrando le foto di quel super-hotel.
E deve aver aggiunto anche qualcosa di molto elegante, tipo:
"E con quello che costa la colazione vedete di mangiare tanto domenica mattina, ok?"

Ma forse poteva anche risparmiarsi il nobile suggerimento.
Perché alla vista dell'immenso buffet i bambini hanno sgranato gli occhi e chiesto, all'unisono:
"Ma posso prendere per davvero tutto quello che voglio? Perfino il prosciutto?"
"Ma è veramente tutto gratis?"
("Ma Marco, è tutto gratis anche quello che fa la mamma a casa!"
"Si Fede ma a casa non c'è mica tutta questa roba qui!")

Ad un cenno di assenso si sono scatenati, saltellando e gridacchiando per l'emozione, in un via vai senza sosta di piatti di ogni genere, dalla frutta allo yogurt, dalle uova strapazzate a quelle sode, dai pancake ai formaggi, dai pain au chocolat ai croissant, dai würstel al salmone... passando anche per qualche brezel spalmato di cioccolata.
Credo abbiano provato veramente tutto, seduti a tavola, mentre Mamma faceva la spola ora per uno ora per l'altro raccogliendo le ordinazioni, con profonda vergogna.
Dopo quasi 90 minuti di colazione, quei piccoli pancini (ehm…) erano così costipati che i brambillen hanno dovuto a malincuore abbandonare il campo, soddisfatti come non mai.

Ma "Cara mamma, questo non è un hotel... Questo è il paradiso!", dà la certezza di aver ammortizzato ogni costo!

giovedì 3 marzo 2016

La "primina" di Mamma

"Dai Marco leggiamo un po' insieme! Guarda cosa ti ho scritto qui"
"C… I… CI! A… CIA! O… CIAO!"
"Bravo bimbo! Ora leggi anche la parola dopo"
"La C?"
"No, la C è una lettera. La parola è formata da tutte le lettere insieme. Cosa c'è scritto dopo?"
"A… M… AM! O… AMO! R… AMORRRRR! E… AMO IL REMO!"
"Amo il remo?!"
"Ehm… amo la mamma?"
"Aspetta, rileggiamo da capo…"
"A… M… AM! O… AMO! R… AMORRRRR! E… AMO IL RE!"

Ah, ecco. 
Molto, molto meglio.

venerdì 26 febbraio 2016

Quando c'è il sangue freddo...

Lui si ammala di rado, ricordo al massimo un paio di sfebbrate in tutta la sua vita ma questa è la peggiore, con febbre alta e dolore forte alla gola.
Il dottore ci riceve immediatamente e mi tranquillizza sulla natura virale della cosa.
Lo curo come sono abituata: coccole, riposo, spremute d'arancia e miele per la gola.
E con il tempo, che se gli dai fiducia fa sempre un ottimo lavoro.

Prima notte, febbre a 38.5, ore 5.30.
Entro in camera e scuoto mio marito.
"Brontolo, scusa se ti sveglio ma Macco vorrebbe venire con me nel lettone. Puoi andare tu a dormire di là adesso?"
"Ma certo" risponde lui non muovendo un muscolo. Al terzo sollecito si alza, e quando porta in braccio Macco dalla sua camera alla nostra bisbiglia allarmato:
"Ma ha la febbre alta!"
"No, ha 38.5. Prima era più alta ma l'ho scoperto un po' ed è scesa da sola"
"Lo portiamo in ospedale?"
"Ma che dici? Ha solo un po' di febbre!"
"Ah, giusto. Chiamiamo la guardia medica allora"

Mattina ore 9, febbre a 38.
"Come sta?"
"E' scesa a 38, l'ho appena misurata"
"Tachipirina subito! Subito! Ora chiamo il pediatra e glielo riportiamo. Eh?"

Ore 14.00, febbre a 39
"Chiamiamo l'ambulanza! Chiama il pediatra italiano! Riportiamolo dal pediatra tedesco!"
"Macco amore come ti senti? Quando non ce la fai ti dò un pochino di tachipirina, me lo dici tu quando la vuoi va bene?"
"Non ce la faccio mamma..."
Preso lo sciroppo alle 14.10, dopo ben 10 minuti la febbre non è ancora scesa.
"E' normale che non faccia effetto? Non è grave? Il dottore ha detto che se non scende…"
"Brontolo basta!"
"Ma mi devo preoccupare? Tu non sei preoccupata? Perché non vuoi chiamare il pediatra? Ha ancora la febbre… Tu dici che non è grave? Bè in fondo l'influenza l'ho avuta anch'io quando ero piccolo… ma tu dici… ?
"Aaargh!"

Pomeriggio, ore 18.
"Come sta? Quanto ha?"
"Non lo so ma ha giocato fino a poco fa, ora gli si sta rialzando"
"Ma insomma Rachele, tu gliela devi misurare sempre! Non possiamo stare senza sapere quanto ha esattamente! Non puoi comportarti così, avrà di sicuro più di 39"
Il bambino è fresco e mi sorride, misuriamo la bellezza di 38.2.
"Contento? Hai visto?" chiedo sarcastica.

"Ho visto si! Lo portiamo in ospedale?"


giovedì 18 febbraio 2016

Amarcord

A quei tempi si poteva ancora festeggiare a scuola.
Mamma mi preparava un dolce e una grande ciotola di pop-corn fatti in casa.
Ora lo posso dire, ma mi vergognavo di quei pop-corn insipidi esplosi nella macchinetta ad aria.
Gli altri avevano patate fritte e salatini colanti di grassi idrogenati; io avevo il sale che scivolava giù e rimaneva sul fondo della ciotola, che ci toccava raccoglierlo e leccarci le dita per sentire un po' di sapore.
Ma in fondo poco importava, e la realtà era ben più luminosa di una misera ciotola vuota con i pezzetti di mais inesploso: era il sei marzo, e io ero felice!

Me lo ricordo bene. Iniziavo a contare i giorni da quando ci stavano sulle due mani, e ogni mattina era uno in meno. Non passavano mai abbastanza in fretta, finchè finalmente un bel giorno mi svegliavo e realizzavo: "E' il sei marzo!"
Con l'adrenalina costante che mi faceva saltellare di continuo, ripetevo come un mantra  "E' il sei marzo! E' il sei marzo!" mentre iniziava l'attesa della festa.
La focaccia di mia zia, la crostata delle nonne, i panini di mia madre: il tavolo era pronto.
Quando il campanello suonava una prima volta, il cuore mi esplodeva di emozione.

E oggi, qualche anno dopo, osservo un bambino che fa il conto alla rovescia da settimane e finalmente si sveglia ed esclama "E' il diciotto febbraio!"
Mi abbraccia stretto stretto, tutti e due in pigiama nel suo letto, chiedendomi di rimanere così per le prossime tre ore. Salvo poi vedere un pacco regalo sul comodino, e le tre ore di abbraccio sono già dimenticate.
Saltella qua e là e ripete la sua data con il sorriso emozionato di chi è davvero felice.
Ed è già in attesa della festa, lo so bene.

Da ora in poi i suoi ricordi saranno sempre più nitidi (perchè otto anni sono tanti!), e io ho la responsabilità di renderli belli per lui.
Lo guardo dalla finestra mentre va a scuola con lo zaino pieno di cioccolata per i suoi compagni -niente pop-corn per loro-, e penso che a quest'ora era ancora qui dentro a scalciare.

Goditi il nostro giorno, amore, e sii felice. 

martedì 9 febbraio 2016

Elogio del silenzio

Ci sono dei suoni speciali che adoro ascoltare:
il ticchettare ciocco dell'orologio in cucina, con il ronzio del frigorifero di sottofondo. E il rintocco delle campane in lontananza, al tramondo.

Suoni che percepisci nel silenzio, quando nessuno ti fa rumore accanto.

Per me è la voce della quiete perfetta, della solitudine fiacca che invade la casa in alcuni rari momenti. Solo nel silenzio puoi percepirla, e solo allora i tuoi sensi si espandono tanto da sentire finalmente il mormorio della tua anima.

L'orologio ticchetta e lei ti bisbiglia, finchè il suo parlare diventa così invadente da non sentire altri che lei.
E tutto torna a galla: dolori soffocati nell'indifferenza, gioie di cui non hai avuto il tempo di godere, preoccupazioni che hai cercato di ignorare…

Nel silenzio di una casa deserta, amo ritrovare me stessa.


sabato 23 gennaio 2016

Un thriller


"La casa si snodava in decine di stanze, molte delle quali si affacciavano su un lungo corridoio. Stava iniziando la notte e noi ospiti dell'appartamento eravamo quasi pronti per andare a dormire. Soprattutto i bambini.
Provai ad accendere la luce della nostra camera ma sembrava fulminata. Anche l'altro interruttore funzionava a vuoto, e rimanemmo in un buio inquietante, rischiarato appena da un rossastro baluginare delle lampadine che non volevano accendersi.
Anche il corridoio era immerso nel buio, e tornando in quella stanza opprimente mi resi conto che non sapevo più dove fosse finita mia figlia.
Un vociare diffuso sempre più agitato mi fece realizzare che era inutile cercare la luce in altre stanze.
E poi arrivò lui, comparso quasi dal nulla nel corridoio, con un mantello nero lungo fino alle caviglie e i capelli lucidi. Il suo pallore era l'unica cosa che lo faceva distinguere in quella penombra soffocante, e non riuscivo a smettere di guardarlo, alto e magro come Dracula, con il cuore terrorizzato e la voce che non riusciva più a chiamare il nome di mia figlia.
Uscire, dovevamo solo uscire!
Sentii la sua voce di bimba poco distante e pensai a come scappare trascinandola per mano, mentre attorno a noi aumentava il panico. Ma le porte erano sprangate: eravamo in trappola.
Probabilmente ne sarebbe uscito solo uno vivo, alla fine del gioco.
Lo sapevo perfettamente, ma non mi importava per me: ero solo disperata per la mia bambina…"

(Autore: la parmigiana di melanzane per cena)


venerdì 22 gennaio 2016

La gita nella foresta

In autunno sono stati in gita nella foresta con la scuola.
C'era un vento apocalittico ed ero terrorizzata che potesse cadergli qualche ramo sulla testa.
"Che dici? Gli metto il caschetto della bici?" avevo proposto a Brontolo, consapevole che sarei stata derisa; ma un tentativo dovevo pur farlo.
E l'ho coperto bene.
Benissimo.
Così bene che mi è tornato a casa con la canottiera completamente bagnata e la maglia termica a chiazze, le calze bagnate dal sudore dei piedi, e rosso come un peperone.

In inverno sono tornati in gita nella foresta.
Se c'è una cosa che si può dire di me, è che imparo presto dai miei errori perchè sono sveglia e acuta.
E così mi sono adeguata, e ho messo da parte la mia italianità riponendo la tuta da sci che avevo già tirato fuori dall'armadio.
E l'ho coperto meglio stavolta.
Meglissimo.
Così meglio che non è proprio tornato a casa, ma sono dovuta andare a prenderlo a metà gita nella foresta, in preda ad un principio di ipotermia.

Per fortuna ci saranno altre due gite stagionali: avrò modo questa estate, di mettergli la tuta da sci...

martedì 19 gennaio 2016

Goditi il viaggio!

Capitano quelle giornate che vorresti non dover affrontare.
Guardi sconsolato alla tua mole di impegni e se ti proponessero di addormentarti finchè non è tutto finito, affrontato da qualcun altro, non avresti un'esitazione.

Avevo la prima visita della giornata alle 7.30 stamattina; nemmeno immaginavo che fossero già aperti a quell'ora, gli specialisti.
Esco di casa nel buio fitto di una notte non ancora finita, gratto il ghiaccio ostinato sui finestrini e mi avvio piano lungo la strada che sembra deserta, evitando pedoni intirizziti e ciclisti (fuori di senno, con questo gelo!) visibili soltanto all'ultimo momento.
La sala d'attesa è ancora fredda, le stanze dello studio medico sono chiuse e buie, e il telefono che squilla ti fa trasalire, quasi un insulto stridulo alla quiete ovattata della mattina.
Quando esco è poco prima dell'alba, e un chiarore pallido avvolge i campi spolverati di neve.
Supero il fiume ghiacciato, le distese di terra arata visitate da grossi corvi, e infine scorgo una luce rossastra filtrare dalle mie finestre, carica di calore.
Alla radio un tenore sconosciuto sta cantando Volare, e per la prima volta riesco ad ascoltarla fino alla fine, stupita dalla sua dolcezza.

Ci sono giornate così pesanti che vorresti poter saltare a piè pari, cancellandole dal calendario.
Ma quando ti ci tuffi dentro ti accorgi che fra una montagna e l'altra ci sono scorci romantici, panorami inaspettati, e che in fondo potrebbe essere anche bella questa scalata…



venerdì 15 gennaio 2016

Il figlio

Sono in fila alla sanitaria, alla ricerca di una pancera speciale per la mia schiena malandata.
L'attesa sembra lunga, così mi siedo pesantemente sulla poltrona per i clienti. Accanto a me una vecchia signora mi sorride indecisa se darmi confidenza; il suo viso è una ragnatela di rughe, e l'unica zona non aggrinzita è il naso a patata, ben teso e lucido.

Un anziano signore parla con la commessa da diverso tempo, col berretto beige a tesa larga in testa e i capelli candidi come la neve che gli spuntano da sotto.
Quando la vecchia si alza a fatica e gli si avvicina, l'uomo improvvisamente sembra giovane accanto a lei.
"Riesci a firmare senza gli occhiali?" le chiede con dolcezza porgendole una fattura, poi firma al suo posto. La aiuta ad infilare una giacca in ecopelle rossa, che con quella gonna di panno celeste sembra quasi Gretel appena sbucata dai boschi.
Poi la prende sotto braccio e l'aiuta a scendere le scale, mentre lei cerca di divincolarsi per uscire da sola. Una volta alla macchina la vecchia si lascia cadere sul sedile - l'ho visto fare centinaia di volte a te, nonna- e dopo un sospiro si aggrappa al gancio dell'auto per girare lentamente le gambe e metterle all'interno.
Lui aspetta per chiudere il portello, ancora giovane e rassicurante, ma quando resta solo fuori dall'auto si trasforma.
Sale alla guida e parte, anziano e fragile mentre si immette nel traffico senza superare la vertiginosa velocità di 20 km/h.

E rivedo mio padre, quando guardava sua madre con gli occhi che tradivano una tenerezza infinita per quella donna che lo aveva cresciuto.
E vedo me, fra una cinquantina di anni, solcata da una ragnatela di rughe. E qualcuno dei miei figli, forse, se sapranno amarmi abbastanza.
Non ci sono differenze, non c'è razza né nazionalità nella vecchiaia o nelle premure di un figlio.

Con gli occhi lucidi mi alzo a fatica -la schiena dolente, la pancia che tira.
E' arrivato il mio turno.