sabato 1 ottobre 2016

Trenta minuti di libertà


Abito in un paesello dove la gente estirpa le erbacce dal marciapiede di fronte a casa, e tiene pulita la strada.
Dove si incrociano persone a cavallo dirette nella foresta, e ogni incontro che fai per la via è sempre seguito da un sorriso e un saluto, come succedeva quando ero piccola e andavo in montagna.
Quando scende la serra non c'è più anima viva in strada, e puoi sentire il rumore dei tuoi passi sul marciapiede umido.
E' sabato, la settimana è stata difficile e sono arrivata stremata. Ho bisogno di un po' di pace, senza capricci attorno o bebè da curare.
"Ormai sono le sette, mica vorrai uscire a quest'ora!" azzarda Brontolo, sperando di convincermi a rimanere nel delirium tremens di casa brambillen a fargli compagnia.
Ma è da una settimana che aspetto questo momento, e sebbene sia riuscito a posticiparlo fino ad ora, il subdolo coniuge non può più rimandare l'inevitabile: "Addio, dico, Non ci vedremo mai più!" ed esco.

Ad ogni scalino che scendo mi sento più leggera.
Ha anche smesso di piovere, e camminando nel rosso del tramonto gioco facendo roteare l'ombrello.
Una bimba mi guarda a bocca aperta mentre la mamma la trascina via per mano.
Meta di questa mezz'ora di libertà? Il supermercato sotto casa, perché se non hai cavalli da montare o erbacce da estirpare c'è poco altro da fare nel paesello.
Ma poco importa: l'ombrello rotea ancora, e io non riesco a smettere di sorridere!

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