lunedì 24 febbraio 2014

sabato 22 febbraio 2014

Piccoli filosofi #7

Questa settimana il mio Dede ha cambiato posizione nella lista, entrando di diritto nella schiera dei 6-enni!
La domanda è stata:

Di che cosa hai bisogno per essere felice?

Ecco le loro risposte:

3 anni:
Marco:       Della tattina di mamma
Bianca:      Dei baci della mamma quando si arrabbia
Nicola:       Del babbo
Laura:        Fare la scuola finta, andare a scuola e suonare il pianoforte
Matteo:      (sorride a 32... ehm, a 20 denti, ostentando una faccina da fondo schienaAllora Matteo? Cos'è la felicità? E' quetto. E quando sei felice? Adesso!
Francesco:  Dei biscotti
Leo:           Per essere felice serve uno strumento misterioso...
Alessandro: Del papà
Gianmaria: La mamma...


4 anni:
JF:    Di mamma e papi


5 anni:
Edoardo: Quando sono contento, mi fanno il solletico e mi fanno ridere. E quando mi comprate delle cose che mi piacciono
Flavia:     Ho bisogno di mamma, papà e Francesco... ma di più di mamma
Davide:   Di vedere te mamma


6-7 anni:
Federico:    Della mamma... ah, e anche di un animaletto vero. Ne ho tanti finti, ora lo vorrei vero. Quando lo prendiamo? eh? Un ermellino? un gattino? eh?
Salvo:        Della gomma da masticare, cioccolata e nintendo. Ah, si... anche di voi!
Daniele:     Il venerdi pomeriggio, perchè sabato e domenica non si va a scuola e gioco con la play. E anche che mi compri quello che voglio...
Vic:            Non possiamo sapere che cosa ci rende felici... essere belli, e poi avere mamma e papà, e poi boh!

Per la prossima settimana potremmo provare con la domanda di Maira (inunastranzaquasirosa), e vediamo come va:

Ma secondo te è possibile avere due mamme o due papà?

giovedì 20 febbraio 2014

A cena fuori

"Pronto? Come sta Dede?"
"Eh... non bene Brontolo, mi dispiace ma stasera non possiamo andare a cena fuori"
"Senti, pensavo... già la scorsa settimana abbiamo rimandato perchè Ernestina e suo figlio non stavano bene, questa volta non possiamo rimandare noi per lo stesso motivo"
"Ah no? E perchè?"
"Perchè hanno già prenotato il tavolo, poverini. Quindi ho pensato che uno di noi due dovrebbe comunque andare a cena con loro"
"D'accordo allora... vai con Macco però"

Poco dopo, a casa.
"Allora come va?" chiede Brontolo.
"Sempre uguale" risponde Mamma, che inizia a stare poco bene pure lei.
"Sei sicura che posso andare a cena? Te la senti di restare sola con Dede?"
"Ma certo!"
"Sicura che te la senti?"
"Si, andate voi."
"Però pensavo... certo che sarebbe meglio... Che ne dici se... Dai, non è meglio che rimanga a casa anche Macco? Eh? non pensi? Che viene a fare al ristorante con noi? Si annoia, no?"

Ammettiamolo, è stato elegante.
Prima ha lasciato aperta la possibilità che andasse solo Mamma a cena con i due amici tedeschi.
Poi ha velatamente ipotizzato di rimanere a casa per aiutarla.
E' stata solo la conclusione a fregarlo, nella fretta di liberarsi dell'ultimo impiccio.

Peccato solo che qualcuno, in mutande, si fosse già infilato la giacca a vento per paura di essere dimenticato a casa...

mercoledì 19 febbraio 2014

Forse non tutti sanno che...

A Karlsruhe è tutto fiorito e la primavera si è già insediata da un pezzo.

Mamma giraffa fa le coccole al giraffino.

I motociclisti tedeschi stanno in coda al semaforo, rispettando l'ordine di arrivo.

La Polizei in moto sta in coda al semaforo. E rispetta perfino i limiti di velocità.

Un vicino di casa tedesco è quanto di più noioso si possa immaginare.

I supermercati chiudono alle 22. Ma la domenica è sacra, e non trovi aperto nemmeno un caffè.

Puoi accendere il termosifone quando ti pare. Anche in agosto.

Ai compleanni si brucia un pezzo di carta e poi si soffia la candela.

Il semaforo ha il giallo anche prima del verde.

Se ti beccano con la macchina ferma e il motore acceso, son cavoli amari.

Ogni volta che deve andare dal dentista, Dede si ammala.

Così. Oggi Mamma si sentiva enciclopedica.

martedì 18 febbraio 2014

Mi fai una foto?

"Mamma, mi fai una foto?"
"Non posso, lo sai che il telefonino non funziona più"
"Guarda, mi metto così col castoro grande, ecco, me la fai?"
"Dede, non ho la macchina fotografica, non posso fartela!" risponde Mamma mentre Dede gioca con una statua in bronzo alta quanto lui.
"Ah, ok. Allora abbraccio il castorino piccolo, fammi una foto"
"Dede!!!!"
"Macco, tu abbraccia il castoro grande, così mamma ci fa la foto. Ecco mamma, facci una foto così!"
Mamma lo guarda sbigottita. Lui la fissa col suo sorriso ebete da fotografia, e aspetta con una mezza paralisi alla bocca senza muoversi di un millimetro.
"Mamma, facci una foto!" incalza rimanendo in posa.
"Oddio Dede, ancora? Non funziona la macchina fotografica del telefonino, non posso farti la foto! Mi piacerebbe molto, ma non posso. Ok?"
"D'accordo... Macco, andiamo sul pellicano? Se ti arrampichi su quello grosso io sto con i pellicanini piccoli. Mamma, allora adesso ce la fai o no questa fotina?

Mamma ha sempre pensato che quella del cornetto fosse soltanto una barzelletta.
E pure abbastanza stupida, a dirla tutta.

Mamma si è sempre sbagliata.

sabato 15 febbraio 2014

Piccoli filosofi #6

Il buio, che paura!
Me la ricordo ancora quella sensazione, e mi ricordo perfettamente il brivido ghiacciato che scendeva lungo tutta la schiena quando dovevo scendere in cantina, la sera.
(Mamma... ma perchè mi mandavate in cantina di sera? Ohibò!)

Ma diamo la parola a loro, che sono senza dubbio i più simpatici:

Perchè il buio fa paura?

3 anni:
Marco:   Perchè penso che c'è un mostro che mi vuole cucire a cena! (Cucire?! Si, cucire!)                      
Matteo:   I bambini non hanno paura del buio, solo i bambini piccoli... Ma io sono grande
Michele: Perchè non vedo niente e può entrare qualcuno dalla finestra, o possono arrivare dei mostrini brutti
Alessandro: Non è il buio che fa paura sono i fantasmi e allola vengo nel tuo letto!


4 anni:
Irene:        Io non ho paura del buio, ma delle ombre che si fanno nel buio
Miriam:     Io non ho paura!
JF:             Perchè ci sono i lupi mannari, gli orsi mannari, le streghe mannare, i cagnolini mannari e i dinosauri mannari. E anche le principesse mannare
Jacopo:      Non sono io che ho paura, è quello lì che ha paura dei tanfasmi (e "quello lì" è il fratello)
Nicolò:      Io non ho paura dei tanfasmi, ho paura dei mostri e dei marziani monelli che ci sono dentro il buio. Perchè i marziani sono monelli, no?


5 anni:
Federico:  Perché penso che c’è un mostro che mi mangia
Soraya:     Perché è troppo pauroso e troppo buissimo
Davide:    Perchè se resto solo penso alle cose brutte e poi le giacche appese mi sembrano fantasmi. 
Edoardo:  Non è il buio che fa paura, sono i mostri del buio!
Leli:         Perchè nel buio ci viveva la strega di Biancaneve (Leli in realtà oggi ha 11 anni)


6-7 anni:
Fabio:     Perché non ci vedo niente. E se c’è il buio e la solità (solitudine) io penso che ci sia una strega
Chiara:   Mi fa paura perché sembra che vengano i mostri...però l'ho superata la paura pensando che tutto è falso e che i mostri non esistono (e il naso si allungò...)
Vic:       Perchè a mezzanotte i cani lupo si trasformano in lupi e mangiano tutti... tranne i loro padroni
Daniele: Io non ho paura del buio, tengo la luce accesa solo per mio fratello Nicolas... è lui che si caca sotto


La domanda per la prossima settimana? Ora ci penso, ma pensateci anche voi che io devo pulire la casa! 

venerdì 14 febbraio 2014

Come si cambia

Nonno Bruno le chiese, in un tempo ormai remoto, se si sentiva cambiata ora che aveva un bambino fra le braccia.
Dede era nato da poco, e Mamma ci pensò e frugò nel suo intimo, cercò di abbozzare un "certamente!", ma non le vennero proprio le parole.
Perchè in realtà no, non si sentiva affatto diversa.
Suo figlio aveva solo pochi mesi, e lei era preda dello sconforto più assoluto, in balia di una marea dirompente e in un'apnea incessante.
Non riesce ad attaccarsi al seno!
Dorme troppo!
Piange quando è stanco!
Non fa la cacca!
E' raffreddato... Morirà?

Passò del tempo, e arrivò un altro bambino a "complicare" le cose.
Penserà che non lo amo più!
Non devo mai farmi vedere con il fratello!
Ora mi odierà per sempre!
Sono una pessima madre, come ho potuto tradirlo così?

E poi ieri Mamma ha letto qualcosa che parlava di tutt'altro, e in quell'attimo ha capito.

Nonno Bruno, eccola qui la risposta alla tua domanda.

Quando sei madre cambi. Banale! Ma non è la maternità in sè a cambiarti.
Diventi madre quando impari a non ascoltare più le dicerie.
Quando senti cento pareri diversi attorno a te, ed escono dalla tua mente alla velocità con cui ci sono entrati, perchè l'unico che conta è il tuo.
Diventi madre quando capisci che solo tu sai cosa è giusto per i tuoi figli, anche se magari stai sbagliando. Ma sbagli per amore, e questo ti dà forza.
Diventi madre quando ti danno consigli assurdi e ti scopri a sorriderne, anzichè arrabbiarti.
Quando due occhioni enormi ti guardano come se fossi onnipotente, e a quell'onnipotenza inizi veramente a crederci, alla fine.
Diventi madre quando non ti emoziona più farti vedere con il passeggino, perchè non è altro che la cosa più naturale del mondo.
Diventi madre quando impari a ringhiare con compostezza, a tirar fuori le unghie sorridendo, e potresti sbranare anche il padre dei tuoi figli, se ce ne fosse la necessità.
Diventi madre dopo innumerevoli pianti nell'oscurità, dopo interminabili notti in bianco, dopo aver domato incubi terribili e aver capito che non sei capace di essere una brava madre, ma sei così, e nonostante questo loro ti amano.

E quando un bel giorno ti guardi allo specchio e ti stupisci di quelle rughe, di quei capelli bianchi che non avevi mai notato, di quel viso stanco ma sereno, di quello sguardo fermo e sicuro, ecco, allora sai che sei una madre, e non potresti essere nient'altro.

E' così che è cambiata Rachele, è così che è diventata Mamma.
E scusala, nonno Bruno, se le ci sono voluti quasi sei anni per risponderti...

giovedì 13 febbraio 2014

La minestra

E un giorno capita anche a te.
Lo sai che prima o poi capita a tutti, ti succedeva da piccola ed è uno dei motivi per cui non torneresti mai bambina, nemmeno dietro una sfacciata ricompensa. Ma trovarcisi è tutt'altra cosa.
"Non mi piace la minestra!"
"Assaggiala prima! E poi chi la finisce senza fare storie avrà un gelatino di premio".
Da quando quando vivono in un posto in cui l'alimentazione è così diversa, non c'è giorno che non si consumino tragedie davanti ad un piatto "salutare".
E così Mamma ha dovuto dare il via al periodo degli incentivi.

"Voglio il gelato senza minestra"
"Lo so che lo vuoi, ma il gelato è un premio. Assaggiala, è buona"
"Ho detto che voglio il gelato! Hai capito? Questa minestra mi fa schiiiiifoooo!"
E sbam! la porta che sbatte.
E driiiin! i vetri che tremano per le grida del quasi seienne.
E ciaf! una sculacciata (perchè a casa brambillen chi sbatte la porta ne prende una).
E sbarabam! le sedie buttate per terra.
E pam! tutti i suoi disegni per aria.
E "Ora metti tutto a posto"
E "No, mi aiuti tu mamma. NO! non aiutarmi così! Mamma, non puoi farlo, ti prego no!"
E tutti i disegni finiscono nel cestino, e la cena non consumata finisce in pancia a qualcun altro, e la tavola viene sparecchiata e Dede è ancora lì che strilla, occhi gonfi, naso rosso, irriconoscibile, inconsolabile.

E la testa ti scoppia, e non sai se ridere o piangere per la manifesta inettitudine.
E "Ora a letto. Si, digiuno: il tempo della cena è finito"
E finalmente le scuse, le coccole, i singhizzi silenziosi col nasino che tira su, aggrappato a te che lo culli piano piano. "Ti sbuccio una mela, ma prima assaggia un panino appena fatto, vuoi?", perchè il senso di colpa è duro a morire.

La serata della minestra sta iniziando ad essere piuttosto dannosa per la pressione di Mamma e il suo sistema nervoso, e già trema al pensiero della prossima volta.
Ma mentre la tragedia si consumava lenta, qualcuno mostrava evidenti segni di apprezzamento.
Leccando con esibizionismo il suo gelato, strusciandosi sorridendo sulla gamba paterna, battendo le mani ad ogni reazione materna e riempiendo di carezze i genitori, col sorriso fino alle orecchie.
Dopo tanto incoraggiamento, Mamma si sente più tranquilla.
Per fortuna, dai, almeno uno ha gradito...

mercoledì 12 febbraio 2014

Il premio Nobel

C'è stata una riunione di recente all'ufficio di Brontolo, e un pezzo grosso era presente.
Un cervellone, un premio Nobel vero in carne ed ossa, mica cotiche!
Immaginate l'emozione di sedersi di fianco a Lui (non ritengo necessario dire di chi si tratti), per un'intera giornata di lavoro.
Chissà quanti insegnamenti ha da dare, e chissà quanti segreti si possono carpire, a guardarlo lavorare.
Un grande della Fisica, un grande luminare, un grande uomo...

Qualcuno prende la parola. Lui non lo lascia finire.
Ma questa è merda! La prossima volta tutti quelli del tuo gruppo possono andarsene a casa. O altrimenti saranno uccisi

Qualcun altro mostra i suoi risultati. A metà presentazione:
Sei forse un delfino? Ne ho abbastanza di questa merda. Avanti, la prossima presentazione!

Una dottoressa plurilaureata alza la mano per fare una domanda, con mano tremante.
Ma vedi di star zitta! Vuoi parlare tu o posso farlo io? Per me è uguale.
Lei inizia con la sua domanda, lui sbatte le mani sul tavolo e grida:
Mi stai prendendo per il culo, cazzo? Ho detto zitta!

Poi il Signor Premio Nobel si alza e va al tavolo del buffet a mangiare un biscottino (ammiccando a voce alta al cameriere: E si credono pure esperti...), e quando torna al suo posto per fortuna è addolcito dai pasticcini del buffet:
Ma su che diavolo avete lavorato negli  ultimi dieci anni? Cos'è 'sta merda? Siete molto più stupidi degli Americani, ve lo dico io!

Lui è un luminare, probabilmente.
E di certo, un galantuomo d'altri tempi.

martedì 11 febbraio 2014

Io ho paura

A te che hai deciso che il tempo che trascorri in macchina sia sprecato,
e hai capito che c'è un modo semplicissimo per farlo fruttare al meglio.

A te che vuoi comunicare con gli amici,
e non resisti ad inviare un messaggio (uno solo!) mentre guidi, sapendo che a quello poi ne seguiranno molti altri.

A te che te ne infischi del fatto che sei lanciato in autostrada a 130 km orari,
e scrivi sul tablet appoggiato al volante, perchè ritieni che il mondo non possa aspettare che tu sia fermo.

Proprio tu che hai la targa che comincia per I, perchè stranamente in quelle con CH o D non succede, forse perchè sono molto più sciocchi di te...

Sappi che stai pericolosamente giocando con il tempo che rimane a me,
che stai minando per sempre la mia possibilità di comunicare col mondo,
e che l'attesa di chi aspetta me sarà infinita, se mi butterai fuori strada a causa della tua distrazione.

E sappi che qualsiasi cosa mi succeda,
morta o viva,
io ti troverò.

sabato 8 febbraio 2014

Piccoli filosofi #5

Ebbene, questa volta i papà ne sono usciti proprio male...
Nessuno che abbia pensato a loro. Ma in fondo, in questo caso, non è giusto così?

La domanda era "Come hai fatto a venire così bello?"

Queste le risposte.

3 anni:
Marco:    Mi hai tagliato i capelli! E plima hai messo un semino per Macco e uno per Dede, poi uno era Macco ed era molto più bello di Dede
Michele:  Mamma io sono nato così. E poi i tuoi abbracci mi rendono bellissimo!
Camilla:   Tu mi hai dato tutti i peffettini belli (come i pezzettini di un puzzle)
Lorenzo:   Perché tu mi hai dato tanti bacetti
Laura:       Maaaammaaaa!
Nicola:     Perchè si


4 anni
Miriam e Irene: perché ci ha fatte Gesù. Perché Gesù fa i bambini (Due gemelle in pancia e nemmeno un "brava"...)
JF:        Bello?! io sono bellissimo!
Greta:   Perchè dovevo andare allo spettacolo


5 anni:
Dede:       Non lo so, è stata la pancia. Ha deciso lei di farmi bello
Matilda:   Non lo so mamma, mi hai fatto tu
Davide:    Eh, mi hai fatto tu 
Alberto:   Perché quando faccio la doccia sono tutto pulito ed i capelli sono più belli
Chiara:     Perché mi ha fatto Gesù, e tu hai curato bene la pancia


6-7 anni:
Vic:         Perché Dio e la mamma mi hanno creato così (bellissimo! Sembra quasi un altro caso di Spirito Santo!)
Filippo: ...perché la mamma sarà bella
Olindo:    Ma che domanda è? mica mi sono fatto da solo!
Ludovica: Non lo so... e adesso io faccio una domanda a te: ma abbiamo giá fatto cena?
Salvo:       Perchè anche tu sei bella!
Daniele:    Bello mó... Sono un tipo!


La domanda per la prossima settimana, suggerita da Francesca (gemellimonelli), è
perchè il buio fa paura?

venerdì 7 febbraio 2014

Il "solito" viaggio

Essere in balia del vento che ti fa sbandare, mentre tutt'attorno i rami spogli si piegano lievemente ondeggiando nell'azzurro, e i prati sembrano pettinati da una spazzola invisibile.

Attraversare fiumi e paesi, scorgere campanili che spuntano fra grumi di case, annoiarsi a guardare campi sterminati costellati dai mucchietti di terra delle talpe.

Entrare in galleria che ci sono quattordici gradi, il sole e vette innevate che sembrano voler pungere il cielo.
Uscire diciassette chilometri dopo e trovare il buio fitto e neve alta circa due metri che copre alberi, strade e cascine.

Incantarsi a guardare il nero-cupo delle montagne che si staglia contro il nero-lieve del cielo, costellate da paesi illuminati che vi si sdraiano come coperte, e tingono il lago di striature multicolori.

Sognare davanti alle luci del casinò, fare coda all'ultima dogana, rendersi conto di essere tornati in patria dalla distanza dell'auto che ti sperona da dietro mentre guarda il cellulare.

Il solito viaggio attraverso l'Europa.
Il solito lunghissimo incanto prima di immergersi nella frenesia dimenticata della vecchia Milano.

mercoledì 5 febbraio 2014

L'allenatore

Tutto iniziò un giorno nella pizzeria "Da Bruno".
"Brontolo, guarda queste foto! ci sono delle squadre di calcio con bambini dell'età di Macco! Perchè non lo iscriviamo?"
Brontolo lì per lì non aveva reagito, poi ha scoperto che la moglie aveva preso accordi con l'allenatore per il martedi successivo, e da quel momento tutto ha avuto inizio.
"Anche io andavo a calcio da piccolo" ha esordito. "Mi piaceva moltissimo, ero molto bravo"
Per passare velocemente ad un "Quando arriva martedi? Non vedo l'ora di andare a calcio!"
e terminare con una serie di domande in magnifico climax ascendente: "Ma che ne dici se mi propongo come allenatore per il prossimo anno? Che dici, mi metto la tuta? E che dici, porto gli schemi?"

"Macco... ma lo sai che quando andrai a giocare a calcio papà ti verrà a vedere a tutti gli allenamenti, e ad ogni partita farà il tifo e urlerà come un matto e verrà con te ovunque e ci divertiremo da impazzire?"
"Questi si chiama plagio, attento Brontolo..." lo ammoniva lei.
"Ma io lo dico solo per loro, mica per me. Eh Macco? Vero che non vedi l'ora di andare a calcio con il papà?"

E finalmente ieri è arrivato il giorno X.
"Metto la sveglia alle 7 così posso uscire in tempo per la lezione". 
Il massimo dell'aberrazione.

E così, in una palestra immensa come quattro delle nostre, due giovanotti e una ventina di marmocchi fra i 3 e i 6 anni correvano avanti e indietro seguendo comandi incomprensibili.
Dede ha resistito quattro minuti, e in quel frangente si è scatenato nella sola attività di riempire di bacini il fratello e la madre.
Macco si è divertito come un matto mentre da bordo campo, qualcuno, con la scusa che la creatura non capiva il tedesco: 
"Macco! Ma che fai lì? Corri! devi fare goal da quella parte!"
"Macco! Non ti fare passare avanti! E sbrigati, nooo, cavolo, ma come si fa?"
"Macco! Ancora? Non vedi che quello ti è passato avanti? Corri a prendere la palla, allora!"

"Amore, allora ti sei divertito? Ci vuoi tornare la prossima settimana?" ha chiesto Mamma a lezione finita.
"Non ci vojo tonnare mai più mamma"
"E PERCHE'?" un grido stridulo da poco lontano.
"Pecchè non so fare niente"
"Tesoro, non ti preoccupare. Ci tornerai solo quando avrai voglia, d'accordo? Aspettiamo che diventi un pochino più grande se vuoi"
"Ma che dici? Macco, anche papà non sapeva fare all'inizio, ma poi si è allenato ed è diventato bravo, e anche tu se ti alleni diventerai bravissimo. Se inizi ora, da grande saprai fare meglio di tutti"
Silenzio.
"Non ci vojo tonnare mai più mamma"

Oggi in casa brambillen vaga l'ombra di un uomo distrutto.

martedì 4 febbraio 2014

Incomprensioni

Mamma era finalmente riuscita a lasciare i bambini all'asilo, quando dopo nemmeno due ore le squilla il telefono.
"Frau brambillen, sono la maestra di Dede. Ecco, Dede...bzbzbzbzb... testa... bzbzbbzzb... non mangia...bzbzbz... vuole venire lei oppure... bzbzbzb?"
"Ehm... non ho capito proprio bene bene bene... Dede è malato?"
"No, non è malato! Bzbzbzbzb! Capisce? Bzbzbzbzbz!"
"Veramente no... Ma io intanto devo venire?"
"Si, brava! Venga subito."

Mamma chiude. Con tutta calma mette le scarpe e sale in macchina. Tanto Dede non è malato.
Ma nel tragitto si sveglia il neurone materno, quello foriero di ansia e paranoie, quello che è la rovina di tutte le mamme portatrici di corredo genetico italiano.

"Dove vai così lenta e tranquilla, snaturata! E se è caduto? Ha detto testa, sarà precipitato dallo scivolo a testa in giù?"
Il sangue le va alla testa. Oddio oddio oddio cosa sarà successo? Non ha detto "morto", non ha detto "ospedale"... "Sei proprio sicura che non l'abbia detto?" continua il neurone impazzito, gettandola nel panico.
Intanto il limite di velocità, quotidianamente rispettato, va a farsi benedire.
Mamma già immagina un bambino agonizzante, senza denti per la caduta, in un lago di sangue. E magari nel frattempo sta esalando l'ultimo respiro!
Scende dall'auto e corre tutto d'un fiato verso l'asilo.

Dede è vivo, e gioca nella classe del fratello con gli occhi lucidi di pianto.
Ha anche tutti i denti.
"Mamma! Lo sai che ho fatto la cacca?" grida felice Macco appena la vede.
"Mamma! Lo sai che mi sono fatto male?" piagnucola Dede.

"Forse ha battuto la testa..." dice la maestra con gli occhi apprensivi.
"Dede hai battuto la testa?"
"No, il ginocchio" risponde mostrandole un ematoma blu.
"Forse non se lo ricorda più..." azzarda la maestra preoccupata (ma allora il neurone impazzito non è prerogativa soltanto italiana!)

"Non ha mangiato" continua la maestra
"Perchè non hai mangiato?"
"Perchè era una schifezza!"
Mamma vede passare il carrello del pranzo: tortellini annegati in una salsona bianca con cubetti di carote e qualcos'altro galleggiante. Comprende perfettamente.
"Se vomita lo porti dal dottore mi raccomando!" conclude la maestra con la voce che trema.
"No, dai, non facevano così schifo i tortellini", vorrebbe risponderle lei. Ma (per fortuna?) non saprebbe come dirlo.

Mamma prende entrambi i bambini e li riporta a casa.
Sulla strada, sollevata, ripensa alla catena di incomprensioni che si è creata.
Per la prossima volta che la chiameranno, avrà imparato a memoria tutta la terminologia medica di emergenza.
E la prossima volta che la chiameranno, si farà passare il bambino.
Che è meglio.

lunedì 3 febbraio 2014

Alla festa di carnevale

Lui giocava con un palloncino blu, mentre la madre lo riprendeva in un filmino di bassissimo valore artistico.
"Orgoglio di mamma tua, quanto sei bravo!", pensava lei con un sorriso beota.
E poi niente, semplicemente arriva questo coso travestito da pirata, o che ne so, e correndo come un furetto gli ruba il palloncino, prende la rincorsa e PUM! ci salta sopra mandandolo in frantumi.

Il piccolo resta immobile, con la bocca aperta e il labbro che trema un po'.
Ha le braccia ancora tese per riavere indietro il suo palloncino, ma tutto succede in un attimo.
"Macco, amore, vieni da mamma! Stai tranquillo ne ho un altro di palloncino, ok? adesso andiamo a prenderlo d'accordo? Coraggio, sei tanto bravo amore!"
(Ora lo uccido)
Lui non si muove di un passo. Fra le braccia della madre guarda il pirata che corre avanti e indietro e ride sadico prendendolo in giro.
Poi Mamma ci ripensa: "Amore, ecco, in questi casi... se ti veniva voglia di menargli eri giustificato. Capito? Mamma non ti avrebbe sgridato"
Macco si accende in un sorriso radioso, e abbandona il suo stordimento.
"Davvero mamma? Gli potevo dare un calcio?"
"Le botte non sono mai giuste, ma quel bambino si è comportato malissimo. Certo, sarebbe meglio parlarci, ma non conoscendo la lingua..."

E in quel momento eccolo che torna, il piratino.
Macco parte alla riscossa, gli dà un gran calcione nel sedere, e quello esclama "Ohio!"
Non per niente Macco è vestito da cavaliere, il paladino della giustizia.
(Contenta ora? Hai fatto picchiare un bambino! Come si fa a gongolare quando un bambino prende un calcio e dice "ohio"?)
"Ora basta. Gliene hai già dato uno" lo ferma poi, mentre sta già caricando la gamba per ribadire il concetto.

Il pirata ha rubato altri palloncini, corre vicino a loro e li schiaccia uno dopo l'altro.
Finchè uno gli sfugge da sotto i piedi.
E rotola vicino a Macco.
"Corri! Prendilo!" lo istiga lei.
E il cavaliere corre, ruba un palloncino viola da sotto i piedi del pirata, e torna trafelato dalla madre.
Che ben lungi dall'essere superiore, lo prende in braccio e scappa.
Girandosi un momento, vede il pirata togliersi il berretto e buttarlo con rabbia per terra.

Macco tiene stretto il nuovo palloncino e non lo lascia più.
Giustizia è stata fatta.

(Mamma si sente uno schifo...)


Macco chiede indietro il palloncino al pirata


sabato 1 febbraio 2014

Piccoli filosofi #4

Mamma sperava di imparare qualcosa, questa volta, dalla domanda della settimana.
Perchè magari qualcuno dei bambini si lasciava scappare un segreto di quelli rivoluzionari, e allora eravamo a posto per la vita!
In realtà non si sono lasciati fregare tanto facilmente...

Ma mi spieghi perchè i bambini fanno i capricci, e a che cosa servono?

3 anni:
Marco:    Li fanno perchè le mamme li fanno arrabbiare. E servono eh... a tirar giù quelle cose che esciono dagli occhi...
Camilla:  Perchè la mamma dice che non poffono guardare Rai Yoyo, allora loro fono trifti e piangono con la lacrima
Michele:  Non lo so, servono a far arrabbiare le mamme e a piangere un po'
Alessia:   I capricci si fanno per fare arrabbiare
Matteo:   Perchè sono piccoli! (E servono?) Boh... ma io sono grande
Emma:    No! I bambini non fanno capricci!
Lorenzo:  E cosa sono i capricci? ... Ma quali bambini?
Cestino:   Sono quelli che fa la mia sorellina! Non so a cosa servono, la prossima volta lo chiedo alla maestra


4 anni:
Desiree:  Io non faccio i capricci, piango perchè mi manchi...
JF:          Quali bimbi? Eh, vogliono delle mamme e dei papà


5 anni:
Dede:    Non lo so... la polverina nera della fatina della notte?
Matilda: Li fanno solo perchè ci sono delle cose che devono fare e che non gli piacciono
Flavia:   Facciamo i capricci perchè ogni tanto siamo monelli, ma non servono a niente
Edoardo: Perchè vogliono fare delle robe e i grandi non vogliono. No, non servono
Alberto: Non capisco... i capricci sono i capricci... cioè cosa sono?


6 anni:
Chiara:  Li fanno i bambini perchè si arrabbiano. Non servono a niente
Vic:       Io li faccio quando sono arrabbiato. Gli altri non lo so, mica posso occuparmi di tutti!
Ludovica: Perchè sono piccoli


7/8 anni:
Filippo:   Perchè non ottengono tutto quello che vogliono
Daniele:  Non lo so perchè i bambini fanno i capricci, ma io li faccio per farmi comprare quello che voglio. Solo che te sei de coccio e non ti convinco mai!


La domanda per la prossima settimana sicuramente almeno una volta l'abbiamo fatta tutte...
Questa volta, però, insistete per una risposta!

Ma come hai fatto a venire così bello?