venerdì 28 settembre 2012

La fine

Sono sveglissimi.
Seduti da quasi due ore sul letto, ma non si dicono una parola. Ognuno di loro è perso nei propri pensieri, e si avvicina la mezzanotte.
Ogni tanto lei prova a dire qualcosa, o ad allungare la mano in una carezza, ma tutto cade nel silenzio.
Non c'è risposta da Brontolo, e alla fine anche lei desiste. 

Non parlano più.

È questa dunque la fine di tutto? Deve proprio finire in questo modo? 
Mamma sussurra in un sospiro infinito che le proviene dal profondo dell'anima "Mamma mia..."
Lui risponde turbato "Alla faccia du cazz!"

È finita così la seconda serie, e ora l'attesa sarà lunga.
"Il trono di spade"
Fantastico!

giovedì 27 settembre 2012

Non fa una piega

Mamma scende dall'auto per consegnare delle cose al laboratorio analisi, e Dede, già pronto alla lacrima, chiede alla nonna che è rimasta con lui: "Ma dove va la mamma?"
"Entra in quel portone e torna subito"
"Voglio andarci anch'io" piagnucola lui.
La nonna risponde che in quel posto ci sono dei dottori e non è un luogo adatto ai bambini.
"Ma perchè... la mia mamma sta male?"domanda lui con voce tragica e il labbro tremulo.
"No, non preoccuparti, aveva solo un prurito e doveva farsi vedere dal medico", è la prima cosa che viene in mente alla nonna per tranquillizzarlo.
Lui ci pensa un istante.
"Ma nonna, non poteva solo grattarsi, come faccio io?"

"Mamma, puoi mettere l'orsetto Teddy sdraiato sulla mia schiena?" chiede Dede, sdraiato sulla pancia di Mamma. "Ok amore"
"Brava mamma. Adesso Macco! vieni qui, facciamo una bella torre di Pisolo!"

"Mamma, ma perchè gli animali hanno le zampe e non hanno le ruote?
Le ruote corrono più veloci delle zampe. Eh mamma?"
'Sto bambino ha sempre ragione: non fa una piega.

mercoledì 26 settembre 2012

Zuccherini magici

Ispirata da questa immagine del blog di Ninin (Ninin, posso riprodurla?):



Mamma è andata al supermercato e ha avuto una dietetica illuminazione: un pacchetto intero la stava chiamando dal suo scaffalone, e lungi da lei l'idea di deluderlo, lo ha comprato senza pensarci due volte.
Dopo essersi sbafata beatamente in casa metà pacchetto (Laninin, è tutta colpa tua!), con buona pace dell'allergologo perchè lo zucchero è consentito, è andata a prendere i figli ai rispettivi asili.

Lei è tuttora piena di sensi di colpa per averli abbandonati entrambi dopo mesi di mammachiocciaggine, e loro non perdono occasione per aumentare i suoi sensi di colpa, facendole notare quanto siano insoddisfatti e infelici.

Dede ha pianto da quando ha messo piede sul marciapiede fuori dall'asilo, fino a che non siamo tornati a casa con Macco, dunque ininterrottamente per almeno 25 minuti.
Macco a sua volta ha pianto da quando ha messo il culetto sul seggiolino dell'auto, fino a che non siamo tornati a casa con Dede (perchè no, Mamma non l'ha mollato per la strada).

Arrivata sotto casa, lo sgomento si è impadronito di Mamma, e la voglia di chiudersi in quel luogo solitario con i due pestiferi in lacrime era inspiegabilmente inesistente.
L'illuminazione allora è tornata a visitarla.
"Dede, mamma sale a prenderti Topo Lino, così la smetti di urlare. Voi aspettate un secondo in macchina" e Mamma è salita, tranquilla del fatto che nessuna persona sana o insana di mente si sarebbe mai sognata di rapirli.
Ha preso due preziose chicche verdi, ed è tornata giù con l'agognato topo di peluche.

"Bambini..." ha esordito a bassa voce e con tono misterioso rientrando in auto, "vi devo dire una cosa. Mamma ha delle vere e proprie caramelle magiche. Queste servono per aiutare a stare meglio quando si è malati, e per essere più allegri quando si è molto tristi. Oggi vedo che siete particolarmente tristi e nervosi. Mi sembra dunque il momento giusto per una caramella magica. Attenzione però, perchè se ne può mangiare soltanto una"

Dede ha immediatamente smesso di strillare e ha trangugiato la sua chicca facendo le solite mille domande (Ma mamma perchè è magica? Ma mamma perchè posso mangiarne solo una? Ma mamma perché il Topo Lino non la può mangiare anche lui?), mentre Macco la leccava guardingo, non rinunciando ad un poco convinto lamento residuo.

"Allora Dede? Che mi dici? ti vedo già un po' meglio..."
"E' proprio vero mamma, sono proprio meno triste adesso"
"Per forza amore, era una caramella magica!"
Quando anche Macco ha mangiato il suo zuccherino e ha smesso di piangere, Mamma è partita con i bimbi alla volta del parco, dove c'erano i saltimbanchi.
Il pomeriggio è trascorso veloce e piacevole, e i bimbi non hanno più versato una lacrima.
La mattina dopo, appena alzato dal letto, Dede le ha mormorato con voce ancora roca: "Mamma, mammina, io sono un pochino triste anche oggi, sai?"

Il dubbio ora la assale: con questo gesto Mamma ha gettato le basi per una zucchero-dipendenza bulimica, o una tossico-dipendenza prematura?
Il collegamento tristezza-pasticchetta o mangia-che-ti-passa potrebbe essere molto negativo, a lungo andare.
Cervelloni e neuropsichiatri infantili, per favore, rispondetemi voi, la questione è seria.

Perchè se così fosse, naturalmente, l'altra metà delle chicche magiche dovrebbe sparire urgentemente e al più presto, e qualcuno dovrà pure sacrificarsi...

martedì 25 settembre 2012

I miei maschi

Mamma ha due figli maschi.
Per un periodo le è dispiaciuto che nessuno dei due fosse femmina, per un periodo ha anche auspicato che qualcuno dei due venisse su molto ma molto effeminato, per poter supplire alla bimba-carenza, ma poi (qui!) ha capito che maschio è meglio.

Ora Mamma ha due maschi che adora, e che non le fanno rimpiangere mai la bambina che non ha.

Il primo maschio, Dede, il maggiore, raccoglie fiori e li annusa ispirato, correndo per i prati abbracciato ai suoi peluche, fa apprezzamenti su come sono belli i vestiti che indossa la madre e salterella allegro sfarfallando le manine come se fossero ali di colibrì.
Alla domanda dello zio su quale Playmobil del catalogo gli piacesse di più, ha risposto "Ci sono i cavalli e le fatine. Io voglio le fatine, grazie"

Il secondo  maschio, Macco, gira per casa ornato di un morbido cerchietto celeste, e fa impazzire la legittima proprietaria nascondendolo in posti impensati per tenerlo sempre a portata di testa.
Infine ieri all'alba, con immaginabile gioia dell'insonne madre, ha preso una pallina e se l'è infilata nella maglia del pigiama.
"Du è l'antra?" ha chiesto alla madre che lo osservava.
"Tieni, è qui" ha risposto lei passandogli un'altra pallina uguale.
Il maschio Macco ha preso la pallina, se l'è infilata accanto alla prima, le ha distribuite al posto giusto e ha esclamato soddisfatto "Guadda mamma, anche io tatte belle!", con immaginabile gioia del maschiosissimo padre.

I casi sono due: o non ci sono più i maschi di una volta, o la prossima volta che sarà incinta di loro, cercherà di trattenere la propria carica estrogena e i suoi desideri di femminilità...

lunedì 24 settembre 2012

Il cavallo

I brambilla sono al centro commerciale.
Mentre Mamma è impegnata con lo sguardo altrove, Brontolo decide di far salire entrambi i figli sul cavallo a gettoni.
Uno di quei bestioni grossi e alti, con una pedana sottostante per sollevarli maggiormente.
Quando Mamma li vede, l'immagine è stupenda: due bimbi tutti concentrati a cavalcare, vicini vicini -cosa che non capita spesso- e vestiti uguali, perchè una sua passione è vestire i bambini allo stesso modo, quando può.
Compiaciuta per questo dolcissimo quadretto, sfodera il telefonino per immortalare la scena, e quando solleva di nuovo gli occhi dalla borsa, pronta ad inquadrare il soggetto, i bambini sono scomparsi.

Non è possibile, pensa, erano lì.
Il cavallo dondola ancora, e Brontolo è sempre al posto di prima, impassibile.
Ma dei bimbi alcuna traccia.
Forse ha improvvisamente perso una porzione del campo visivo per un danno neurologico fulminante?

Mamma è perplessa, e si avvicina al cavallo solitario con un punto interrogativo che le copre tutto il viso.
E poi finalmente la scena si chiarisce.

"Aiuto mamma!" sente gridare da qualcuno.
"Aaaahhhh! Batta, mamma, batta, vieni!" sente implorare da qualcun altro.

Guardandolo più da vicino, Brontolo fa una lieve smorfia di fatica, e ha un braccio proteso verso il lato opposto del cavallo.
I bimbi sono scivolati entrambi verso il lato vuoto, e uno è rimasto appeso alle briglie, mentre l'altro lo trattiene per il collo, a sua volta tenuto su dalla mano del padre, perpendicolari al terreno e con una gamba ancora a cavalcioni sul mostro meccanico.
Le bocche spalancate nelle grida, gli occhi sbarrati alla ricerca della mamma, il colore paonazzo di Macco trattenuto per il collo, fanno spiccare la fredda compostezza del padre.

Incerta se ridere, uccidere il marito o correre in loro soccorso, Mamma opta per quest'ultima, e con un solo gesto li fa montare nuovamente in groppa prendendo poi fra le braccia il piccolo terrorizzato.
"Batta caballo, io paùla caballo cattivo", singhiozza il pulcino.

In un unico momento Brontolo ha posto fine a quattro anni di giochini dondolanti, inaudita salvezza quando si fa la spesa con due bambini annoiati.
Senza battere ciglio, ha fatto spallucce e ha commentato che la colpa è dei bambini che non sanno stare fermi, e che non devono più fare questo tipo di giochi.

Ma certo che la colpa è dei bambini! Anzi, caro Brontolo, ti dirò di più: chi ha progettato un cavallo che dondola pensando ai bimbi come possibili fruitori... doveva essersi proprio bevuto il cervello!

venerdì 21 settembre 2012

Che figli "piagnoni"

"Senti cosa fa la figlia della vicina di casa di Maria, quella che faceva le pulizie da questa qui sopra che abita al secondo piano... Lei sì che è brava ad educare i figli... senti un po' così magari impari pure tu"
"Perchè altrimenti io sono senza speranza, vero zia?" chiede Mamma alla zia barese ultranovantenne, che non nota l'ironia della domanda. "Avanti, illuminami zia"
"Ecco, quando il bambino piange, lei lo mette in camera sua e gli dice di stare lì finchè non smette. Che quella è brava, mica come te che li coccoli troppo... Troppo, figlia mia, vengono scostumati"
Inutile spiegare alla zia ultranovantenne che la sua magica educatrice figlia della vicina ecc ecc fa esattamente quello che fa Mamma, perchè, anche se vive a Bari e si vedono per cinque giorni all'anno, lei è convinta di conoscere perfettamente i metodi educativi della brambillesca nipote, e sa che sono fallimentari a prescindere.

"Ma io non capisco" mormora interdetto nonno Buno il più delle volte.
"Perchè fanno tutti questi capricci 'sti bambini? Che dici nonna Tonia, dovrebbe farli vedere da qualcuno? Un mio amico è un bravissimo psichiatra..."
Il premuroso nonno Buno è tanto dolce e partecipe con la propria figlia maggiore (ossia Mamma), ma non si è ancora del tutto convinto di una semplice cosa: il mestiere di un bambino di 2 anni è semplicemente quello di fare il bambino, e il pacchetto comprende il servizio completo: urla e capricci a gogò. Per non parlare poi della gelosia del fratello.

"Ma come mai, mi chiedo... giusto così per sapere... non capisco sai... " e qui già Mamma sorride, sapendo dove andrà a parare la nonna Tonia.
"Ma come mai solo i tuoi bambini piangono così tanto? Ai miei tempi quando vedevamo un bambino fare tutti questi capricci capivamo che le mamme erano proprio delle incapaci" .
Poco distante Macco e Dede si prendono a ceffoni a vicenda, urlando e strepitando e gridando "Mamma vieni" come un disco rotto.
"Sai -continua la nonna- proprio ieri ho chiesto ad Atili se anche nel suo paese (Ceylon) i bambini sono così. Lui ha guardato i tuoi figli e ha risposto sbarrando gli occhi e scuotendo la testa "No signora!". Ma chissà come mai, qui in Italia, i giovani fanno così fatica ad educare i figli... Ai nostri tempi non era così"
Nonna Tonia questa volta ha chiamato in causa come luminare di pedagogia un ragazzo trentenne senza figli, senza nipoti, che però vanta un'esperienza vastissima di... bambini altrui incrociati per strada.

E tralasciamo le frecciate della SS (*), perchè per quelle ci vorrebbe un blog a parte.

Mamma in genere tace.
Ma oggi vuole rispondere che non è ovunque come qui.
Perchè un giorno in Germania Dede era steso sul pavimento, e strillava scalciando con le braccia e le gambe, come impazzito. Aveva circa due anni.
Ovviamente questo succedeva in un centro commerciale affollato di gente, altrimenti che gusto c'è a farsi venire le crisi isteriche?
Mamma e Brontolo si erano allontanati e lo guardavano in silenzio, dopo averle provate tutte, aspettando che gli passasse la crisi facendo finta di ignorarlo.
Una, due, dieci mamme di tutte le età si sono accostate al bambino, poi hanno notato i genitori e hanno sorriso loro piene di comprensione. Qualcuna si è avvicinata per dare il suo sostegno, o per una battuta, qualcun'altra ha ricordato quando queste scene le facevano i suoi figli, rassicurandoci che sarebbe passata presto.
Nessun giudizio, nessun borbottio, nessuno sguardo torvo.
Ci capivano.
E ti sorridono se il tuo bambino urla.

Loro invece aggrottano le sopracciglia. 
Loro avevano figli che non piangevano mai.
loro figli non hanno vissuto "i terribili 2 anni", perchè a quei tempi non andava di moda questa teoria bislacca, e poiché i bambini non sapevano di dover fare capricci, non ne facevano.
Loro sono stati bravissimi educatori, e i loro figli già ad un anno giocavano da soli a Risiko senza rompere le scatole ai genitori.
Loro, che non pensano che forse, dopo 35 anni, certe cose non si ricordano più...

Mamma non è una perfetta educatrice, forse perchè i perfetti educatori non esistono, se si tratta dei propri figli.
I brambillini piangono spesso, ma a breve passerà anche questa fase, e crescendo avranno nuovi problemi.
Che Mamma ovviamente NON imparerà a gestire, secondo loro.
E allora potranno finalmente dirle, verso i 14-15 anni, "Hai visto che scontrosi sono diventati? Te l'avevo detto io, quando erano ancora solo dei bambini, che stavi sbagliando tutto..."

(* Signora Suocera)

Questo post partecipa al blogstorming.

giovedì 20 settembre 2012

La pioggia

Piove, piove, la gatta non si muove...
I bambini sono all'asilo, scarpe e ombrelli a sgocciolare, le stanze in penombra, ma non accendo la luce.
Mi crogiolo nel silenzio di una casa deserta, quieta, mia.

C'è aria di castagne, di maglioni morbidi col collo alto, voglia di infilarsi sotto le coperte a scrivere, o a leggere qualcosa di avvincente.
Sfoglio ricette di dolci lievitati, e non vedo l'ora di provarli tutti.

Dopo tre mesi di bimbi non stop, sono incredibilmente sola.
Mi affaccio sulle foglie bagnate, piove tanto che tutt'attorno è pozzanghera.

Incrocio le braccia davanti alla finestra e sorrido.

mercoledì 19 settembre 2012

L'allergia

Nei giorni scorsi Mamma ha terminato una serie di prove allergiche, mirate a capire chi o che cosa irrita così tanto il suo intestino irritabile da generarle dolorosissime paralisi alle braccia.

E' emerso che l'unica allergia che ha è al nichel, e in seguito a ciò il medico le ha consigliato di modificare la sua vita per un po'. Tipo per un mese o due.
Una sola allergia! Che vuoi che sia, avanti, spara pure caro dottore, cosa devo cambiare?

Non mangiare più con le posate di acciaio. (Niente di che: ci sono quelle di plastica dei pupi, che non aveva ancora gettato via. Le ho di tutti i colori)
Non cuocere più nelle pentole di acciaio. (Che vuoi che sia, ci sono quelle di ceramica che avevo comprato in seguito ad un irrefrenabile impulso salutista)
Non usare più alcun prodotto senza la dicitura "nichel free". (E qui ci dobbiamo ancora attrezzare, ma puoi fare di meglio dottore mio)
Eliminare qualche alimento dalla dieta. (Qualche?)

Come il pomodoro. (Ok, buttiamoci sul pesto)
Macché! niente basilico, niente pinoli, il pesto te lo puoi scordare cara mia. Però puoi condire la pasta con il burro.
(Evviva! peccato solo che io non usi il burro da anni per profondi motivi di fanatismo dietetico-religioso. Posso sempre non condirla, ecco. Però magari una minestra di farro o di orzo...)
Non vorrai mica scherzare piccola ignorante che non sei altro, al massimo ti puoi bollire un pugno di riso bianco, perchè anche l'integrale è assolutamente bandito, sai?

(Ok, restiamo leggeri a pranzo, ma a cena posso sempre preparare qualche verdur...) Che? verdure? Certo cara, melanzane, peperoni e zucchine. Scordati però di prepararle con la cipolla, o usare spezie per insaporirle, chiaro. Una bella peperonata con l'uovo o delle melanzane con l'aglio saranno la cenetta ideale.
(Ideale per sognare il Grufalò di Macco, non trova?)

(Vabè, se mi faccio una bella colazione abbondante posso restare leggera a pranzo e cena, che vuoi. Frutta, yogurt coi cereali, pane e marmellata, the...)
Ti interrompo subito: niente cereali pischella, a meno che tu non trovi dei cereali che non siano mais, avena, grano saraceno, crusca, orzo...
Frutta, si certo, ma evita le pere, l'uva, i fichi, i frutti di bosco, le prugne... si, ecco, puoi mangiare le mele. Un bel frullatone di mela, che ne dici? Anche la marmellata di mela la puoi mangiare. Perché le albicocche, le ciliegie, le fragole sono vietatissime. Ma quella di mele è famosa sai? Ah, non l'hai mai sentita nominare? In effetti nemmeno io...
Per quanto riguarda il tè, invece, facciamo così: dimenticatelo proprio.
(Ok, mi butto sul latte di mandorle) No! niente mandorle, noci, nocciole, pistacchi.
(... di soia?) Niente soia.
(di avena allora) Ahahah!
(... caffè d'orzo col latte?) Si, ma senza orzo.
Insomma, ragazza, per un pochino dovrai fare colazione... con la coca cola o la birra, perchè quelle sì che le puoi bere in abbondanza, visto che fortuna?
Ma c'è scritto tutto qui, eccoti un bel volantino.

Una sola allergia.
E meno male, eh.

martedì 18 settembre 2012

E' tutto cervello


Al rientro dalle lunghe vacanze, Mamma sente polvere ovunque nella sua casa di città.
L'odore le satura le narici e le fa venire un'irrefrenabile mania di pulizie estive.
Non sono nemmeno passate 24 ore dallo sbarco nella città meneghina, che Mamma è già alle prese con la sua compagna di vita, nonchè insostituibile amica, lavatrice.

Impossessata dal demone, sfodera e lava ogni cuscino, tutte le tende, i tappeti, le coperte, i peluche, le lenzuola, le giacche autunnali e se ci fosse stato qualcos'altro a portata di mano avrebbe infilato in lavatrice pure quello.

Fra il quarto e quinto ciclo di lavaggi ininterrotti, Mamma è arrampicata su una sedia per rimontare le tende della sala appena lavate. Squilla il telefono.
Squilla.
Squilla.
"Vedrai che sarà mia madre che ha dimenticato di dirmi qualcosa", dice Mamma a Brontolo che vaga come un'ombra per il corridoio, avanti e indietro, come un carcerato.
Il telefono squilla ancora. Niente.
"Tanto andrà a rispondere...", pensa lei cercando di non cadere dal trespolo, allungandosi più che può sull'alluce destro.
E squilla.
Quando realizza che Brontolo è ancora nel corridoio a fare su e giù, vicino al telefono che squilla, Mamma gli urla a doppia voce "Ma non rispondi???"
Lui alza lo sguardo verso la piccionaia a cui lei è ancora aggrappata, e con la mano sul mento le dice serafico "Uh? Pensavo andassi tu... Ma adesso scusami, devo pensare", tornando a fare avanti e indietro.
Il telefono non squilla più.

Mamma afferra un cuscino dei più grossi e con la scusa di rimetterlo in forma lo prende a pugni lasciando correre la fantasia. Poi, infilando panni in un nuovo ciclo di lavaggio, chiede al marito di tirare giù le tende della camera di Dede.
"Vado, vado", accondiscende lui. Poi, senza vergogna:
"Ok. Ehm... Dimmi solo una cosa: dove sono le tende?"

Forse nel corridoio ha davvero pensato troppo...

lunedì 17 settembre 2012

Il miracolo

C'era una volta un bambino molto fortunato. Viveva felice con la sua mamma, e anche con il suo papà.
Ma poichè la vita a volte sa essere davvero crudele, al bambino capitò una sventura dalle proporzioni cataclismiche, e la sua vita cambiò radicalmente: gli nacque un fratellino.

Si può dire che la prese davvero ottimamente: ogni volta che il bebè compariva alla sua vista, lui serrava gli occhi stretti stretti e urlava correndo via lontano, ad occhi chiusi, sbattendo dappertutto e aggiungendo lacrime alle lacrime.
Ogni volta che il bebè piangeva, poi, si nascondeva negli angoli più remoti della casa e si strappava i capelli a ciocche, strabuzzando gli occhi e chiudendosi in un ostinato mutismo.
La sua mamma, sentendosi terribilmente in colpa, lo riempiva di coccole e attenzioni, si nascondeva per allattare "l'intruso", e appena poteva lasciava il piccolo fra le braccia di qualcun altro, facendo finta che non esistesse quasi.
Per questo si disperava e piangeva, e le cose sembravano non cambiare mai.
Addirittura un giorno portò il suo bambino dallo strizza-cervellini dei bambini, e il verdetto fu semplicemente: che ci fate qui? lasciatelo sfogare come vuole, è normale gelosia.
Ora, vedendo la testolina semi calva di un bambino di due anni, la parola "normale" forse non sembrava la più idonea, ma tant'è.

Dopo un paio di anni dagli eventi narrati, i protagonisti della nostra storia sono tornati a casa dalle vacanze, con tante valige da svuotare e giocattoli da sistemare.

E all'improvviso, il miracolo: "Mamma, non voglio dormire da solo nella mia camera. Voglio stare con Macco" ha esordito il pargolo all'ora di andare a letto.
Una Mamma sbigottita ha sbarrato gli occhi e ha chiesto soltanto "Ma sei proprio sicuro?"
Quando anche Macco ha dato il suo entusiastico consenso, la mattina dopo, Mamma e Brontolo hanno smontato il divano della stanza di Dede e il lettino di Macco e li hanno rimontati ciascuno al posto dell'altro, scavalcando valigie e giochi sparsi per il pavimento e inciampando un po' ovunque.

I due fratelli ieri sera hanno dormito insieme, per esorcizzare la paura del lupo instillata da Atili nel corso dell'estate.

Viste le premesse, Mamma non riesce a credere ai suoi occhi.
Ma non riesce neppure a chiuderli.
Con il timore che un bambino geloso (qualsiasi dei due, perchè da noi la gelosia è genetica) possa affacciarsi notte tempo sul lettino del fratello e sistemare la faccenda una volta per tutte.
Con la paura che la piccola peste butti giù dal letto il ghiro grande ai suoi orari indecenti, pronta a scattare nella loro stanza al minimo segnale di risveglio.
Con la preoccupazione di non sentire a notte fonda il richiamo di uno dei due prima che svegli inesorabilmente l'altro.

Si, lo so, lo so, non ditemi nulla.
Forse dallo strizza cervelli dovevo andarci pure io quella volta.
Ma per fortuna non è mai troppo tardi...

venerdì 14 settembre 2012

Arrivederci mare


Ultimo giorno nella città del mare.
Mamma ha preparato una quantità imbarazzante di bagagli, e la casa sembra vuota senza tutti quei giochi in giro.
I nonni campagnoli tireranno un sospiro di sollievo, verseranno una lacrima alla partenza ma torneranno presto alla loro pacata realtà.
Dopo pranzo Mamma caricherà le sue urlanti pallottole di ciccia sui seggiolini posteriori e guiderà fino a Imola, dove Brontolo arriverà col treno a dare man forte (si spera).
Andranno a colonizzare una casa che aspetta da mesi nella penombra, Mamma spalancherà le finestre e verserà una lacrima all’arrivo, tornando presto alla sua confusionaria realtà.

Lasceranno nel silenzio una casa che è stata teatro di lacrime e sangue, urla e giochi sfrenati, insabbiata dai costumi da bagno e allagata dalle pipì.
Smontato il lettino e sgonfiata la piscinetta sul terrazzo.

Arrivederci Villa Delirio.
L’estate è proprio finita.

giovedì 13 settembre 2012

L'attimo

Ho avuto gioie e dolori.
Nella mia ricca vita ho amato tanto, pianto altrettanto, ho riso fino alle lacrime e ho tremato per forti emozioni. Ho conosciuto il dolore, ho capito fino in fondo cosa sia la speranza, ho incontrato fratelli di spirito e allontanato presenze negative.
Ho provato sulla mia pelle quella felicità così intensa da sentir male al cuore.

E poi sono arrivati loro.

Profuma di sonno il mio bambino quando mi si appallottola accanto, al suo risveglio. Nel silenzio del primo mattino una mano mi cerca, un corpicino ossuto mi si sdraia addosso senza riguardo, e in un istante riprende il respiro regolare del sonno che aveva interrotto.
Sorrido e trattengo il respiro per non svegliarlo, per non sbilanciare quel dolcissimo equilibrio precario.

E’ morbido come burro il mio piccolo quando si addormenta in braccio dopo pranzo. Si abbandona fra le mie braccia e sento il suo corpo sciogliersi pian piano nel sonno. Poi alza le mani paffute e apre le gambe come un ranocchio, vinto.
Mi avvicino al suo viso da bambola e respiro il suo respiro, lo guardo innamorata.

Con i bimbi ciascuno su una gamba diversa, suoniamo al pianoforte una fiaba cantata, e per la prima volta si uniscono a me entrambe le loro voci, a volte stonate, a volte perfette, acute e pulite, trillanti e luminose.
Mi si rompe la voce in gola e vorrei solo avere un udito migliore per godere del loro canto appieno, senza perdermi un istante.

Li guardo in disparte e li amo.

Ho avuto gioie e dolori nella mia vita, ho amato tanto, pianto altrettanto e riso fino alle lacrime.
Ma soltanto ora potrei dire senza esitazioni “Attimo fermati dunque. Sei così bello”

mercoledì 12 settembre 2012

Il muretto


C’è un muretto che li separa.
Da un lato il silenzio dell’attesa, la lentezza della malattia, l’odore inconfondibile della vecchiaia.
Dall’altro lievi schiamazzi, vita che fiorisce, rumore di palloni e risate infantili.
Mamma è andata a trovare nonna Tina in questa “casa di riposo” che la ospita fino al rientro di Tatiana, e che confina con una “casa di accoglienza” per ragazze madri.

Gli ospiti della Casa siedono pazienti, a volte rassegnati, a volte riottosi, e un viavai di parenti li accarezza e parla a voce molto alta, scandendo le parole e sorridendosi fra loro.
Si crea una solidarietà particolare fra chi entra ed esce, carica di comprensione e malinconia, mentre non si crea nulla fra chi entra per restare. Per riposare.
Nonostante il destino comune, il passato simile, l'identico presente.

Riposo, dicono. Ma riposo da che cosa?

Mentre Mamma teneva per mano la nonna, Dede e Macco scavalcavano le vasche di fiori del muretto del giardino e sceglievano il luogo più adatto alla loro età, accolti da bambini incuriositi e festosi.
Giocate, bambini miei, dalla parte del muretto più giusta.
Non avete nemmeno notato il posto in cui siete entrati, troppo piccoli per capire il peso della malattia, troppo giovani per comprendere il buio dell’età avanzata.

Due spazi attigui, due mondi opposti, un muretto che li separa.

Da un lato, ma solo da uno, la speranza.

martedì 11 settembre 2012

Ultimo mare

Mamma e i pupi sono rimasti al mare ancora per una settimana, per via d’impegni di Mamma, mentre Brontolo è tornato a Milano.

Il sole è ancora caldo, e Mamma li ha portati al mare per una delle ultime volte.

In questo periodo la spiaggia è deserta, gli ombrelloni sono quasi tutti chiusi ed è facilissimo tenere d’occhio i bambini senza seguirli come un’ombra.
E’ l’occasione giusta per provare a fare come tante amiche hanno cercato di insegnarle: sdràiati sul lettino e guardali da lì.
E così, mentre loro giocano con i secchielli in riva, lei li osserva dal lettino. Quando poi tornano all’ombrellone, esaltata dalla precedente performance, azzarda pure un gioco di enigmistica, tenendo la metà matematica del cervello impegnata sul Brain Trainer, e la restante metà all’erta sui suoni che emettono i due.

Si sente una gran mamma arrivata: i bimbi giocano tranquilli e lei si rilassa al mare.
Che pacchia! Va tutto alla grande, pensa, chissà perché non l’ho fatto prima, anzichè andare avanti e indietro per la spiaggia per tutta l'estate?

Poi arriva nonna Tonia, e con lei arriva anche la risposta.
“Ma chi ha bagnato la mia borsa?” chiede un po’ irritata, tirando fuori fanghiglia dalla sua borsa del mare.

Da quel momento la bolla di perfezione scoppia, e le cose precipitano.
O meglio, tornano alla normalità.
Mentre Mamma giocava a fare la mamma ho-tutto-sotto-controllo, Macco ha riempito un secchiello di acqua, ci ha versato dentro della sabbia e poi ha beatamente distribuito la poltiglia schiumosa nella borsa della nonna, sui propri vestiti e sui lettini circostanti.
Successivamente ha tirato giù il costume e ha fatto la pipì un po’ ovunque, compresi i giochi, girando su se stesso felice come il draghetto Grisù.
Poi, elettrizzato da tanta autonomia, è andato in riva a prendere a calci il mare mosso, e terribilmente irritato per l’intervento coercitivo di Mamma, ha tirato pugni di sabbia sulla testa del fratello, della madre (no! i pidocchi no!) e su tutto quello che non era già stato insabbiato dal secchiello schiumogeno.

Nel contempo Dede si ricordava che è molto bello fare la pipì in compagnia, e imitando Macco tirava fuori il pisellino, puntandolo a venti centimetri dal naso del vicino di ombrellone, beatamente sdraiato, per non bagnare la “nostra” sabbia.
Mamma ha fatto appena in tempo a sollevarlo via da lì, mentre Macco scappava veloce, improvvisamente libero.
Una volta recuperato e bloccato al proprio posto, ha allietato i pochi presenti con una litania infinita “Vojo papà” che ha fatto guadagnare alla indifferente madre sguardi riprovevoli e colpevolizzanti.
Mamma, dopo aver lavato i giochi bagnati di pipì santa, lavato i vestiti infangati di Macco, raccolto cellulare e Brain Trainer finiti fra la sabbia e strigliato il selvaggio tutto bagnato e insabbiato, è stata istantaneamente illuminata dalla Verità.

Mancano ancora 7 mesi per uscire dal tunnel dei terribili 2 anni. 
O qualcuno è ancora troppo piccolo, o Mamma ha ancora molto da imparare dalle sue amiche.
In ogni caso, la pacchia deve ancora aspettare.

lunedì 10 settembre 2012

Ipocondria e bestiole

"Pronto? Ciao Brontolo, come va a Milano?"
...
"Noi stiamo bene, siamo al parco del prete a giocare con Desi, l'amichetta di Dede. Tutto bene eccetto per un bambino che era qui... come dire, un po' selvaggio"
...
"Erano sulla scaletta dello scivolo, e per passare davanti a tutti ha dato un morso a Dede sulla schiena. Adesso ha un lividone pesto, povera stella"
...
"No, la madre si è anche scusata, non potevo dare un calcio in bocca al bambino, anche se in effetti la tentazione è stata grande..."
...
"Bè, dopo ha azzannato pure la Desi, sempre lui. Stavolta la madre ha detto che non era colpa sua, che è il bambino a mordere e lei non sa proprio cosa farci. In fondo è solo la madre, educarlo sarebbe chiedere troppo"
...
"No Dede sta bene adesso. Ha solo un bel livido nero."
...
"Ma no, stai tranquillo, non è niente di grave!"
...
"Brontolo... ehi, Brontolo, ti ho detto che è solo un morsetto!"
...
...
...

"Ehm... no.
Tesoro, sarà anche vero che quel bimbo è un po' una bestia ma credo proprio che no.
L'antitetanica non serve, stai pure tranquillo: l'antitetanica no!"


P.S.
Conversazione realmente avvenuta fra Mamma e Brontolo.
Domanda realmente effettuata da Brontolo, con il reale intento di portare il figlio a vaccinarsi contro il morso di un bambino.

venerdì 7 settembre 2012

Mentre i naviganti...

Era già l'ora che volge il disìo ai navicanti, e 'ntenerisce il core

Parlo dell'ora in cui il mare si acquieta, il vento si profuma di salmastro e il cielo si tinge di colori indefinibili e luminosi.
L'ora in cui nei campeggi senti rumore di posate e telegiornali lontani, sul lungomare respiri il profumo della legna che arde nei camini delle pizzerie, e in montagna vedi le ombre dei boschi allungarsi veloci verso di te, raffreddando l'aria in un istante.
Parlo dell'ora in cui il mondo rallenta e tutto volge al sereno, l'ora in cui il sole non ferisce più, il lavoro è lontano e il calore domestico riscalda il cuore.

Ovunque... tranne dove regnano i terribili brambillini.

Pure a casa brambilla è l'ora che volge al desìo, ma sicuramente non si tratta dello stesso desiderio dei naviganti, a meno che questi non siano dei pirati assetati di sangue come è diventata Mamma.
E' la famigerata ora X.

Il mondo piano piano si spegne... e i piccoli si imbizzarriscono.

Un esempio.
Da quando hanno scoperto la doccia, si è aperto un mondo tutto nuovo per i due, avvezzi ad una vasca da bagno piena di paperelle, e ci si può divertire davvero un mondo se si ha il comando del doccino.
Dopo soli 40 secondi il pavimento è allagato, il tappetino inzuppato, l'acqua è schizzata fino al soffitto e ha bagnato tutti i vestiti di Mamma, se è vestita, o tutta Mamma, se si è fatta furba e si è spogliata pure lei.
Asciugare Macco poi è un'impresa titanica, senza citare la successiva vestizione.
Cento salti sul letto, capriole doppie a culetto nudo, accapigliamenti fraterni e risate sguaiate al cielo, mentre Mamma brandisce ora una ora l'altra maglia del pigiama, o un pannolino, o dei pantaloni.
Quando arrivano le minacce serie, finalmente i pargoli finiscono deliziosi nei loro pigiamini, e sembrano due angioletti tipo Pisellino di Popeye.

Come a due veri angioletti Mamma legge un libro, poi giocano a nascondersi sotto le lenzuola, si spegne la luce e ci si abbraccia un pochino.
Poi ancora un pochino, e ancora, e ancora, e quel pochino non finisce mai.
Poi all'improvviso qualcuno ha sete.
E poi, immancabile, la pipì.
Passano i minuti, e subentra un'improvvisa "paula del gufalò", mentre il fratello coraggioso inizia a cantare una canzone.
Una Mamma sempre più nervosa riesce ad imporsi e finalmente si allontana, poco convinta.

Intanto i naviganti hanno già cotto alla brace il loro pesce, sciacquato i piatti e gettato le reti per la pesca notturna. Forse qualcuno è già in branda per il primo turno di riposo, mentre Mamma non fa in tempo a sospirare di sollievo: un rumore di passettini nudi, e i due arrivano quatti quatti a sbirciare dalla porta, abbracciati, e fare qualche altra astrusa richiesta.

Di nuovo buonanotte, un nuovo sospiro di sollievo, e Macco ricomincia a chiamare.
Vuole papà, vuole mamma, vuole Barpapapà, vuole il bruco-mela di Fiabilandia mentre Dede russa.
I naviganti guardano il cielo stellato immersi nel buio pesto, e Mamma si gioca il tutto per tutto con la ninna nanna del chicco di caffè.

Ma quando lo zombie si alza ancora per scavalcare le sbarre del lettino, arriva l'urlo ferino: Mamma ha raggiunto il limite.
Macco si rassegna e si sdraia. In un minuto si addormenta con le mani in alto e i pugni chiusi, come da neonato.
I naviganti si guardano perplessi e domandano ai compagni se anche loro hanno sentito: deve essere il grido del mostro marino, impossibile non udirlo, si ripete ogni sera alla stessa ora... agghiacciante.

giovedì 6 settembre 2012

Cuore di mamma

Il "premio" che vedete a lato, col bimbo a testa in giù, prevede che si raccontino delle chicche dei propri pargoli, e mi è stato dato da Eu e Sgiusgiola.
In genere non rispondo a questi giochi (perdonatemi...) ma questa volta mi sembrava in tema col blog, e dunque raccolgo volentieri l'invito.
Incerta se le chicche da raccontare a questo punto siano una o due, taglio la testa al toro e ve ne racconto tre. Nel dubbio è meglio abbondare, no?

Lo splendido Dede, in macchina:
"Mamma, ma perché si dice mettere in moto la macchina?"
"Significa accenderla, si dice così perché bla bla bla"
"Ho capito. E' véro che le macchine dicono mettere in moto, e invece le moto dicono mettere in macchina?"

"Brontolo, guarda che cielo pesto!" dice Mamma indicando il temporale in arrivo
"Dov'è?" chiede Dede guardandosi attorno.
"Dov'è chi?"
"Pesto!"
"Pesto?! chi è pesto amore?"
"Ma mamma, l'hai detto tu che c'è lo pesto..."

Dede urla dalla sua stanza allarmatissimo. Mamma si precipita.
"Che succede Dede?"
"Niente! Pensavo che non c'eravasse nessuno..."
E che non si dica che la creatura non sa coniugare i congiuntivi!

mercoledì 5 settembre 2012

Come ti stermino il pidocchio

Se siete tornate a leggere nonostante l'argomento "pruriginoso", significa che siete delle persone tutte d'un pezzo. O delle masochiste, scegliete voi.
Dunque riprendiamo.

Dopo essersi fatta un piccolo piantino isterico, Mamma chiama a sé i figli e inizia la ricerca nella loro testolina: "Amore, vieni, facciamo come Barbabarba e gli scimmiotti, ok?"
Nel frattempo si gratta ovunque, gambe, schiena, piedi, perché immagina già i suoi ospiti in gita turistica lungo il suo intero corpo.
Incubi, pensieri assurdi, paure ataviche la tormentano e la agitano profondamente.
Dede è biondo, e le sue lendini sono scure. Meglio così, perché si vedono più facilmente. Macco invece ne è miracolosamente privo.
"Nonna Tonia" chiama con agitazione Mamma. "Vai in farmacia, ti prego, compra TUTTO quello che esiste per sterminare 'sti cosi. Lascia stare tutte le mie manie salutiste, biologiche e anti-farmaco. Compra le cose più chimiche e velenose che esistano, che facciano malissimo a quelle bestiacce scroccone mi raccomando, non ce la faccio a resistere così. Nel frattempo io resto qui a vomitare, grazie"
Nonna esegue prontamente, ma ha saggiamente comperato un olio 100% naturale, utilizzabile anche sui bambini, e dopo nemmeno un'ora dalla scoperta scioccante, Mamma, Brontolo e Dede sono completamente unti di unguento odoroso. Brontolo giusto così per simpatia, perché non aveva nulla di vivo sulla sua testa.

Mamma si rinchiude per il resto della giornata e rinuncia ad ogni rapporto sociale. E' convinta che la sua onta sia visibile a chiunque, e che camminando per la strada vedrà le persone additarla e dire "Guarda che vergogna quella testa pidocchiosa". La clausura prevede bucati e bucati di ogni cosa che è stata a contatto con i due untori: lenzuola e asciugamani a 60 gradi. I vestiti e la biancheria (alla fine, quando sei in quel tunnel, lavi veramente di tutto) a 40 gradi, ma una volta asciugati vengono lasciati al sole un paio di giorni e poi chiusi in una busta stretta stretta, per far morire gli eventuali superstiti di solitudine e claustrofobia.
Il sadismo si impossessa di te, e saresti capace perfino di imbenzinarti e incendiarti la testa, solo per far patire loro atroci tormenti.
Il giorno dopo, quando la notte è finalmente finita e le federe vengono di nuovo lavate perché non si sa mai, Mamma trova un po' di coraggio per la pratica del pettinino.
Si pettina così con quello strumento di tortura ogni ciocca di capelli più volte, dalla radice, e scruta il risultato con una sorta di perversa attrazione.
Nel dubbio viene strigliato anche Macco, e per pura ripicca Brontolo.
In totale lei si è tolta una decina di lendini, e altrettante Dede. A Brontolo ha giusto strappato qualche capello, e ben gli sta visto che non aveva altro.
Questo significa che un solo pidocchio ha fatto qualche ovetto da Dede, poi è passato a lei e ha covato pure lì, e poi chissà dove è caduto, o magari è stato subito punito dall'olio assassino della nonna.
Dieci uova sono così poche che Mamma capisce di aver avuto un tempismo strepitoso e un occhio acutissimo. Magra consolazione, ma sempre di consolazione si tratta.
Tutto merito delle sue paranoie, e dei capelli bianchi.


Tutto questo per dirvi che può capitare, che può sorprendervi sul più bello, e che nonostante quello che potreste pensare ora, si supera anche questo. 
La prima volta si supera con lo stomaco che si contorce dal ribrezzo e con l'onore ammaccato dalla vergogna, con la paura di poterli attaccare a qualcuno... e la curiosità di sapere da chi diavolo li abbiamo presi.
Le volte successive non lo so, e onestamente spero di non scoprirlo tanto presto.

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Riassumendo. Sono lendini se:
- il pallino non viene via se toccato con delicatezza o se ci si soffia sopra
- se ha una forma regolare e leggermente rotondeggiante
- possono essere bianco latte o scure, pare non esserci una regola al riguardo

Una volta assodato che sono lendini si procede così:
- se ci sono pidocchi (ma non è facile vederli), lavare i capelli con acqua e aceto per staccarli via
- fare un trattamento apposito, lasciandolo agire almeno una ventina di minuti se è un prodotto naturale
- procurarsi in farmacia il famoso pettinino e pettinare pazientemente ogni ciocca più volte, finchè non risulta pulito
- ai bimbi molto piccoli basta usare soltanto il pettinino: i prodotti sono comunque irritanti per la loro cute
- lavare lenzuola e asciugamani a 60 gradi. Altri tessuti più delicati possono essere chiusi in una busta per qualche giorno: i pidocchi muoiono senza un ospite da colonizzare
- controllate divani, poltrone e seggiolini dell'auto
- se andate via per qualche giorno è meglio ancora: eventuali superstiti in casa muoiono senza una testa da infestare
- ripetere lo shampoo-trattamento dopo 6-7 giorni

martedì 4 settembre 2012

Anche nelle migliori famiglie

Le persone sensibili e impressionabili non dovrebbero leggere questo post.
Mamma non lo farebbe, se potesse, e il colmo è che oltre ad averlo scritto l'ha pure dovuto rileggere.
Apprezzate dunque lo sforzo.

Capita anche nelle migliori famiglie, sapete?
Un bel giorno è finito l'asilo, sei finalmente in vacanza e zac! appena abbassi le difese quelli ti fregano.
E la tua vita cambia radicalmente.
Benvenuta nei due giorni più stressanti della tua vita.
Benvenuta in un tour di passione e vergogna, di frustrazione e voglia di scappare più lontano che puoi.
Se non fosse per il particolare che il luogo da cui vuoi scappare ce l'hai cucito addosso.

E' la tua testa.

Abitata.

Si, avete capito perfettamente, e capita anche nelle migliori famiglie. Anche in quelle con bambini che fanno la doccia tutti i giorni (nonostante la pigrizia materna), che lavano i denti sebbene la madre dica loro che in fondo non ce n'è bisogno, insomma, capita anche a quei bambini lì, puliti e profumosi.
Ma soprattutto, capita anche alle loro madri.
(Aaaargh!)

L'asilo sta per ricominciare, ed eccomi a scrivere dunque un vademecum per quelle povere donne che si troveranno prima o poi, loro malgrado, nella stessa situazione di Mamma, e che come lei hanno sempre pensato che non ce la possono fare a sopravvivere, ma invece sopravviveranno lo stesso.

Lo vorrei intitolare "Come ti stermino il pidocchio".

Se ricordate le paranoie passate di Mamma (le trovate qui), saprete anche che ogni cm di cuoio capelluto dei biondo ricciuti è stato scandagliato più volte al giorno per settimane e settimane nell'inverno scorso, con nessun risultato se non aumentare le materne paranoie.
Nessun uovo, nessun pidocchio, nessuna tregua.
Un bel giorno però, al mare, di fronte ad uno specchio assolato e luminoso, Mamma si guarda un capello bianco, indecisa se strapparlo o tagliarlo alla radice, e ha una visione.
Un pallino biancognolo attaccato a metà capello.
Ci passa sopra i polpastrelli delicatamente, e con panico crescente vede che non viene via.
"E' a metà capello, non può essere, non può essere così lontano dalla testa...", cerca di consolarsi lei, col cuore a mille.
E allora scatta una ricerca frenetica, e purtroppo ne trova ancora.
Sono due, poi tre, e poi "MAMMAAAAAAA" strilla isterica.
E nonna Tonia conferma. Felicissima del fatto che il lieto evento sia capitato proprio in casa sua. Poveretta, ancora mi dispiace.
Mamma è così sconvolta che non riesce nemmeno a controllare i piccoli. Saranno sicuramente invasi, altrimenti lei non li avrebbe presi, e il cuore non reggerebbe in quel momento.

Esattamente come lo stomaco non le regge ora che scrive, al solo ricordo, e interrompe sul più bello il romanticissimo racconto, per rimandare a domani il vademecum pratico dell'esperta.
Ce la farete a resistere?


P.S.
Una piccola nota per chi ci frequenta di recente e potrebbe essere assalito dal panico: tranquilli, sto raccontando un fatto che è capitato all'inizio dell'estate!

lunedì 3 settembre 2012

Incidente domestico

E la tazza fa PUMF!
Mille cocci schizzano sul pavimento. Crema dappertutto e bimbi con le manine ancora tese in avanti, con i cucchiaini inforcati e la bocca aperta dallo stupore.
Silenzio per un istante, Mamma non dice una parola, ma probabilmente il suo sguardo parla da solo.
"Non sopporto le mani di pastafrolla", glielo dice sempre.

Loro la guardano e poi inizia un coro degno del più numeroso coro polifonico, della filarmonica di Vienna tutta intera, con i supplenti e pure gli ex ad honorem.
"Vojo papà!" dice uno, che quando vede la malaparata con la genitrice, si rifugia fra le braccia del genitore che riesce a rigirare come una trottolona.
"Non sono stato io, è stato Macco!" strilla l'altro fra le lacrime, con gli occhi rossi all'istante e le vene gonfie.
E da quel momento, nell'aria non echeggia altro suono che le loro urla.

Mamma pulisce via gli schizzi di crema dai mobili, raccoglie i pezzi, sempre in silenzio stampa. Non vuole sgridarli ma non riesce a fingere indifferenza: gli imbranati la mettono di cattivo umore, e averne cresciuto uno da premio Nobel la fa sentire frustrata e nervosa.
"Non sono stato io, è stato proprio Macco" continua garrulo nella sua cantilena l'autore del misfatto, mentre l'accusato continua a negare e a chiedere del papà.
"Mamma, lo capisci che non è colpa mia insomma? Io stavo mangiando in santa pace e poi è arrivato lui e me l'ha fatta cadere". Mamma non risponde ancora.
Respira... respira... ohm...
Macco decide di cambiare stanza e se ne va dal padre sperando in un maggior conforto.

Dede resta, imperterrito, e con lo stesso identico tono ripete le stesse identiche parole, fra fiumi di lacrime e singhiozzi.
Mamma vuole chiudere gli schiamazzi una volta per tutte, e lo inchioda con un ragionamento logico che sfiora la perfezione:
"Dede, a chi l'ho data la tazza io?"
"A me mamma", singhiozza.
"E adesso che fine ha fatto la tazza?"
"Ehm... ehm..."
"Allora?"
"Ehm", scuotendo la testa, "non me lo ricordo più."

Non c'è che dire: il ragazzo farà strada.

P.S
Per i nonni campagnoli: se nei prossimi giorni vi dovesse mancare una mug bianca a fiorellini celesti, ecco, beh, non affannatevi a cercarla...