venerdì 30 marzo 2012

Evviva la nanna

Da quando è in vigore l'ora legale, da pochi giorni in verità, i bambini hanno assunto un "sonno differenziale".
Nel senso che quando si tratta di andare a letto sentono ancora la vecchia ora solare, e sono svegli come grilli, ma all'ora del risveglio si sono adattati perfettamente al nuovo orario, e sono in piedi e lamentosi già alle 7 spaccate.
Certo che sono lamentosi, perché nonostante la stanchezza che continuano ad accumulare, non demordono: non si dorme prima delle 22 (perché è come se fossero ancora le 21), ma ci si sveglia alle 7 in punto perché... perché sono già le 7, e mica vorremo dare ai vecchi la soddisfazione di alzarsi un po' più tardi, una tantum?

Non c'è giorno speciale né festa comandata, non c'è santo né scuse: se non sono le 7 è perché hanno deciso di anticipare il romantico coro dei pianti mattutini.
E nel frattempo, in quel magico periodo che va dalle 22 alle 7, si impegnano a turno per trovare sempre un nuovo modo per far alzare la loro acciaccata Mamma.
Sogni brutti, acqua rovesciata, pipì addosso, cacca che scappa ma non vuole uscire, troppo buio, troppa luce... e Mamma gira fra una stanza e l'altra come uno zombie, a volte si addormenta in letti che non sono il suo e si sveglia al pianto successivo senza sapere dove sia finita.

E Brontolo?
Quelle rare volte che lo hanno visto comparire alla loro porta, i vigliacchi si sono fatti prendere da convulsioni e crisi isteriche al suono vibrante di "vojo la mammaaaaa", per cui l'uomo di casa ha la scusa più comoda per continuare a ronfare beato.

Salvo poi dire, la mattina dopo: "Ti ho sentito sai che ti sei alzata? Perché ti sei alzata, vero? Bè, questo non mi ha fatto chiudere occhio... ci pensi tu a prepararli? Sono così stanco!"
Povero Brontolo mio...




giovedì 29 marzo 2012

Un po' di Dede

Piccole perle del mio quattrenne.

"Mamma, come si chiama il signore della posta? Postiero?"

"E' vero che il marrone è il figlio del nero?"
- Ma certo tesoro, che bella idea! E il giallo di chi è figlio?-
"Del bianco, no?"

"Giochiamo che io ero Mamma e tu eri Amore?"

"Tienila tu quetta bambola mamma, è rotta e bucata, non la vojo più"
E sbatte la bambola preferita per terra. Proprio lei, Mia Grande, la bambola del cuore da cui non si separa mai quando deve andare a dormire.
Se queste sono le premesse, quando sarò vecchia e rotta pure io mi sa tanto che finirò dritta dritta nella pattumiera...

mercoledì 28 marzo 2012

Forza di volontà

Oggi Mamma aveva proprio voglia di un cioccolatino.
Da quando ha scoperto i Baci bianchi ha deciso che qualche volta si può commettere una piccola trasgressione, nonostante queste trasgressioni siano sconsigliate da qualsiasi nutrizionista con la testa sulle spalle.

Ma ultimamente l'intestino dell'intera famiglia brambilla non è ancora del tutto a posto, così Mamma ha deciso di resistere, e ha addentato una mela.
Una sana merenda, ha pensato.
La voglia di qualcosa di dolce però non era stata soddisfatta, e così ha optato per mezza banana, sempre del filone mangiar sano.
Ok, ok, abbiamo mangiato sano, e ora? si è chiesta un pò innervosita.
E ora una fettina di colomba, piccola piccola, in fondo ci sta. Ho rinunciato al cioccolatino...
E siccome la colomba aveva dentro l'ananas candito anziché le odiate scorzette, regalo di una gentilissima SS, le fettine sono diventate ben presto due.

La voglia di dolce a quel punto era stata più che soddisfatta, anzi, troppo.
Mamma ha adocchiato i tarallini salati comprati per l'imminente festa di compleanno di Macco e ha deciso di assaggiarne uno. O due. O forse cinque o sei.

Alla fine del pomeriggio Mamma si può dire soddisfatta della sua resistenza alla tentazione del cioccolato, anche se non si spiega questo strano scombussolamento intestinale...

martedì 27 marzo 2012

Vengo sgiuedì

Mamma per sua immensa fortuna ha un filippino che ogni tanto l'aiuta a fare le pulizie di casa, anche se forse sarebbe meglio dire che FA le pulizie di casa, visto che da quando viene lui, lei non ha più dato la straccio (salvo situazioni d'emergenza) né più pulito il bagno, né si è più sognata di spolverare alcunché.
E' il nonno Buno che ha deciso di farle questo regalo, ed è davvero un regalo ineguagliabile.

Ci sono però delle cose che restano dei misteri per Mamma, e che mai capirà.
Per esempio.
Perché quando sistema il tappetino sotto il lavello, Tony mette le frange contro il muro e la parte priva di frange resta in bell'evidenza in mezzo alla stanza?
Perché nonostante trovi i pigiami sempre piegati vicino ai cuscini, li disfa e li appende alla seggiola?
Perché si dedica alla religiosa spazzolatura delle frange dei tappeti della sala, trascurando bellamente la patacca di sugo che i bambini hanno versato sul pavimento, vicino al tappeto?
Perché usa i guanti della cucina per pulire il bagno, e per che cosa userà quelli del bagno?

Sono misteri, forse incomprensioni dovute alla barriera comunicativa, ma oggi Mamma ha capito che qualsiasi potenziale commento sul suddetto collaboratore deve essere tenuto rigorosamente per sè.
"Mamma, perché Tony mette i miei giochi sempre al posto sbagliato? Lo so io perché, perché Tony è un cretino vero mamma?"

Gelo lungo la schiena.
Tony era qui fino a un attimo fa, e non saprò mai se ha sentito la felice uscita dalla creatura.

"Tesoro! cosa dici? Come ti viene in mente ma soprattutto dove hai sentito questa parola?" mente spudoratamente a voce alta la falsissima madre, ben sapendo di averla pronunciata ieri (sebbene rivolta a se stessa) di fronte ai bambini.
"Non lo so" risponde per fortuna il ritratto dell'innocenza. "Ma mamma, è vero che i coccodrilli mangiano i bambini?"

Ecco, alcune volte sarebbe meglio di si...

lunedì 26 marzo 2012

Solidarietà maschile

Da quando le hanno diagnosticato un simpaticissimo morbo alla spalla, raro e dunque senza speranze di guarigione (chi investe denaro per studiare una malattia rara?), Mamma è insieme sollevata e abbacchiata.

Il lato positivo è che adesso conosce la causa dei suoi improvvisi e interminabili dolori, cosa che le permetterà di essere presa sul serio la prossima volta che si lamenterà e si bloccherà nei movimenti più banali; quello negativo è semplicemente che ha una malattia inguaribile, non grave ma senz'altro estremamente dolorosa. Che va e che viene a suo piacimento, e non è certo la benvenuta.

Macco la guarda estremamente preoccupato ogni volta che le scappa un lamento, e con gli occhioni innamorati le chiede "Male?", facendole carezzine e dandole dolcissimi bacetti sulla spalla.
Dede semplicemente sta nel suo mondo, ignorando tutto ciò che non rientra nei suoi piani, e non è minimamente scalfito da questa periodica menomazione della madre.

Brontolo ha passato gli scorsi due anni a insinuare che Mamma fosse un pochino esagerata e che fosse tutto un'invenzione della sua fervida immaginazione.
Ma ora ha dovuto cedere all'evidenza dei fatti, e dopo aver parlato personalmente con l'ortopedico per ben due volte, si è arreso, e le ha addirittura chiesto scusa.
Ora è diventato comprensivo e premuroso, ora la compatisce e le è solidale.

Brontolo si è così immedesimato ed è talmente solidale con Mamma, che le ha dimostrato tutto il suo appoggio: da tre settimane a questa parte non muove più il braccio sinistro.

E Mamma deve fare di nuovo tutto da sola.

venerdì 23 marzo 2012

La svolta

La giornata di Mamma è iniziata presto stamani.
Alle 2.35 aveva un ospite scalciante nel lettone, e alle 3 suonate ha deciso che non era possibile continuare a prendere mazzate pure durante la notte, quindi l'ha sollevato di peso e riportato nel suo lettino, ben lontano da lei. Ovviamente restando a consolarlo dello sfratto fino a che il pargolo non ha iniziato a russare sonoramente.

Alle 4 ha gestito una crisi di tosse convulsa, e brillantemente placato l'infiammazione come nelle pubblicità, con una cucchiaiata di miele, due cuscini sotto la testa e tante coccole che non guastano mai (oddio... a quell'ora qualcosina la guastano eccome, ma tant'è)

Alle 7 era l'ora della pipì assistita, perché quelle del giorno possono essere fatte da solo da Dede ma quelle delle ore così simpatiche hanno un assoluto bisogno di pubblico.

Alle 7.20 iniziava la danza Tatta-si, Tatta-no, conclusa con la terza vittoria consecutiva del fronte Tatta-no su un totale di tre mattine.

Poco dopo, sotto l'effetto dell'extasy nebulizzato, e i due aquilotti prendevano ad urlare a turno con i pretesti più assurdi.
Dopo punizioni, ragionamenti, abbracci e tentativi disparati di placare gli animi, Mamma e Brontolo si sedevano al tavolo della colazione ignorando l'uragano che si scatenava nelle stanzette. Questa placida e furba soluzione ha posto una fine immediata alle urla e poco dopo l'intera famiglia era serenamente seduta a mangiare colomba e bere frullato e the arancia-e-cannella.
Erano  le 8.35, meno 25 minuti all'ora x.

Nel frattempo la lavatrice già lavava i panni scuri dei bimbi, ormai senza pantaloni di ricambio, e la lavastoviglie era pronta per seguire a ruota...
Non proseguo oltre perché tutto il resto (lava, vesti, rincorri, rivesti, scarpe, giacca, esci e corri all'asilo) è normale amministrazione, salvo un emozionante clistere a Dede e una somministrazione massiccia di lattulosio ai due piccoli mostri che sono in fase di sciopero intestinale.

Poi finalmente la calma, e Mamma ha avuto un'idea. Dopo aver spolverato la bicicletta dormiente da tempo (si dice così, ma in realtà l'ha letteralmente scrostata dalle cacche degli uccelli che ci hanno bivaccato sopra per almeno due mesi), è andata a sgambettare in piscina. Lo status di disoccupata avrà pure i suoi risvolti positivi, no?
Sciolta nella vasca tiepida fra signore di ben altra età che la facevano sentire Miss Italia (le piace vincere facile...), ha chiuso gli occhi e sorriso alla giornata.

Il sole adesso brilla più luminoso.

giovedì 22 marzo 2012

Nulla di buono

Mamma è giù questa sera.
Erano giorni che covava un bel sogno per il suo futuro, ma purtroppo è stata svegliata.
E non con una sveglia dal suono arpeggiante come quella del suo telefonino, ma con quei sonori ceffoni che ti fanno ondeggiare la testa per qualche secondo dopo averli ricevuti.
Ecco, ancora la testa le ondeggia, e il mondo le si stringe addosso lasciandola senza respiro.

Aggiungiamo che Macco non fa la cacca da otto giorni e si lamenta da ieri per il dolore alla pancia (non gli entrano nemmeno più i pantaloni), Dede va in giro come in overdose (la solita extasy nebulizzata?), con occhiaie da tossico, sguardo perso nel nulla e improvvisi attacchi di pianto al suono cantilenante di "voglio la mia mamma", rotolandosi al rallentatore sul pavimento, ecco Mamma è sempre più giù.
Sa che l'aspetta una nottatina niente male da questo cocktail di eventi, e non ha il coraggio di andare a letto.

Mamma è proprio giù questa sera, e spera tanto che domani sia davvero un altro giorno.

Punti di vista retrò

"Ma tu mi vedi ancora come un bambino, mamma" mi ha detto Dede ieri, mentre saltava dal dissuasore di parcheggio davanti al cancello dell'asilo, con le sue scarpe n.26 che fanno le lucine blu.

Che madre arretrata sono.
Non me ne ero mai resa conto prima, accidenti!

C'è bisogno?

Un'amica mi ha detto ieri sera "Mi hai fatto passare la voglia di diventare mamma".
E' ancora giovane e bella, lei, libera e felice col suo compagno, vanno in vacanza dove e quando vogliono e hanno perfino un cane... In effetti, dopo essere sopravvissuta a ieri pomeriggio (che diavolo c'è nell'aria in questi giorni? extasy nebulizzata?), mi verrebbe voglia di risponderle con un applauso.
Lì per lì ho riso, l'applauso mi sembrava un tantino eccessivo, poi ci ho ripensato mentre tenevo la mano di Macco prima della nanna.
Eravamo stesi al buio, nel silenzio rotto da suoi piccoli sospiri, e avevo fra le mie una mano cicciotta e così tanto liscia da desiderare soltanto morderla. Le tipiche manine con i buchini sulle nocche, avete presente?

E' vero, ci si lamenta.  E' un po' come trovarsi in balia delle onde su una barchetta e lamentarsi del mal di mare.
E' quello che facciamo tutte, mamme del mondo, che ci sentiamo uniche ma in realtà siamo così uguali!
Ci lamentiamo del mal di mare, ma teniamo per noi il piacere del vento che ci accarezza la pelle, l'emozione del sole che si tuffa rosso infuocato nell'orizzonte, l'appagamento del cielo stellato sulle nostre teste...

Semplicemente non c'è bisogno di dirlo.

Quando un piccolo cresce di due etti nella prima settimana di vita e sai che quei ciclopici duecento grammi glieli hai regalati tu, che sei stata tu a nutrirlo, bè, l'orgoglio che si prova non si dice, non se ne parla: semplicemente se ne viene inondate.
Quando lo senti cantare per la prima volta la canzoncina che gli hai ripetuto allo sfinimento durante le vostre passeggiate, con la sua vocetta da cartone animato che sembra finta, sei così felice da sentirti al cospetto di Mozart in persona, e sai che se quella creatura, quella persona vera e propria, ha imparato a cantare, è proprio grazie a te. A te!
Quando lo afferri al volo mentre si butta saltando dal lettone e leggi nei suoi occhi che non ha dubitato un solo istante che saresti stata lì a proteggerlo, questi sono momenti così insignificanti da narrare, così privi di importanza per il mondo intero che non vuoi sciuparli raccontandoli, e li tieni gelosamente chiusi in te, portandoli dentro per sempre.

Sono momenti.
Istanti da nulla che ti ripagano di tutto.
Ma c'è bisogno di dirlo?

mercoledì 21 marzo 2012

Dove la biciclétta vale più di una bavaglia

Mamma è un'accademica della crusca.
Ok, forse non è proprio così, ammetto di avere esagerato: Mamma è soltanto una donna attenta alla correttezza della lingua che parla, e ci tiene, ci tiene tanto, che sia pronunciata nel modo giusto.

Si considera un po' cittadina d'Italia (perché del mondo sarebbe troppo esteso...), per il fatto che ha vissuto anni nelle Marche, con madre pugliese e nonni dai dialetti vari, ha studiato a Bologna, e ha avuto amici e fidanzati provenienti dalle più svariate regioni italiane.
Si è quindi recata a vivere nelle nebbiose terre lombarde col suo accento indecifrabile e la sua parlata da documentario, scambiata a tratti per siciliano, milanese, fiorentino e bolognese.

Da quando esistono i mostriciattoli nella sua casa, poi, Mamma non ha più smesso di parlare, fiera di trasmettere tutto il suo sapere alla prole, oltre che la famosa Lingua Madre.
E tante cose hanno imparato da lei, quelle piccole spugne.

Ma di recente qualcosa è cambiato.
In particolare tutto è iniziato da quando Macco un bel giorno le ha strillato "MOLLAMI!", con la O ben aperta, mentre lo stava cambiando.
Mamma ha avuto un mancamento.
Ha ringhiato al piccolo ribelle "Non ti permettere più di parlarmi così, capito?"
Poi, perché fosse ben chiaro il concetto che stava sorvolando sulle elementari basi dell'educazione -che esigono un tono di rispetto nei confronti dei genitori- ha continuato: "Puoi dire basta, puoi dire lasciami, puoi dire tutto quello che vuoi... ma mollami no! il milanese in questa casa non si parla, chiaro?"

Per tutta risposta la creatura ha concluso con un "Batta, lasciami, molla, MOLLA!" che nulla di buono lasciava presagire. Quando poi è arrivato a nominare quell'arnese con le due ruote e i pedali -che tutto il mondo chiama biciclètta- con l'inquietante pronuncia "Vojo mia clétta", lo sconforto è stato tale che non è riuscita a reagire ancora.
Non sa dire ancora biscotto, la cosa a lui più cara al mondo (dopo la Tatta, certo), ma pronuncia perfettamente le cose alla meneghina maniera.
E' seguito a ruota Dede, che chiede la "bavaglia per il Macco", vuole colorare "Cricchétto" (il carro attrezzi di Cars), domanda se "è véero" che i coccodrilli esistono... e Mamma sente di avere fallito su tutti i fronti.
Anni di chiacchiere estenuanti da parte dell'orgogliosa foriera della Lingua Madre nulla possono di fronte a cinque mesi (cinque!) di maestre milanesi.

Al momento Mamma sta seriamente valutando se contattare i padri della linguistica, vivi o morti che siano, per rivedere qua e là con loro qualche cosina sui libri esilaranti che hanno scritto.

martedì 20 marzo 2012

Mai sottovalutare la SS

Mamma si è pienamente ripresa da una rapida toccata e fuga dal terribile virus gastrointestinale.
Dopo una notte di svomitazzate di Macco, sabato è stato il turno di Mamma e la notte seguente quello del maritone brontolone.
Tre notti in bianco tutte a vegliare degenti sciolti sul water o inginocchiati davanti l'hanno conciata così male che abbiamo chiesto aiuto alla cavalleria.
Ebbene si, è arrivata la Signora Suocera.

Ha giocato allegramente con i bambini mentre Mamma e Marito agonizzavano boccheggianti, e ogni tanto faceva capolino nella stanza bussando.

Dopo sei-sette bussatine per i motivi più vari, Mamma abbandona l'idea di dormire e striscia in cucina a preparare del nauseabondo cibo per i piccoli affamati.
La Signora Suocera la segue, osserva, commenta, domanda, e infine en passant, come se niente fosse, annuncia: "A proposito, guarda che ho finito la colomba. Io e Dede, l'abbiamo mangiata tutta".
Sassata fra capo e collo.
La mia colomba della passione-mai più senza?
Mamma è sgomenta e non sa se correre in bagno per lo shock ricevuto o per i residui dell'orrido virus.

E' vero che sarebbe potuta svenire solo al pensiero di mangiarne un boccone, ma prima o poi, rimettendosi, ne avrebbe sentito l'esigenza incalzante, e l'idea di non averne più ha gettato Mamma in un cupo sconforto da cui è uscita soltanto ora che ne ha aperto una nuova. Ma questa è un'altra storia.

La S.S. torna in cucina con un sorrisetto indecifrabile.
Mamma non ha grossi timori: dopo la perdita della colomba nulla può essere così grave, pensa.
Ma si sbaglia, di grosso, e se ne pentirà amaramente.
"Vedo che hai delle cialde di Montecatini. Senti... ma dove le hai prese?"
Gelo fra capo e collo, proprio lì dove era arrivata la mazzata della colomba poco prima.
"Quelle? Ah si (fingendo noncuranza)... regalo di un'amica che sa che le adoro..."
"Anche a me piacciono tanto, quando andavo in Toscana le compravamo sempre, uhm come sono buone me le ricordo ancora con tutte quelle mandorline!" trilla piena di entusiasmo la S.S.
Mamma è una perfida egoista golosa, e (non senza profonda vergogna) tace.
Ci prova ad offrirgliene una, ma la frase le muore in bocca, e non insiste a provare oltre.
La S.S. torna dai bimbi, Mamma sospira per il sollievo.
E' stato facile, anche se si sente un verme.

Ore 14, due giorni dopo gli eventi narrati.
Mamma sta finalmente bene, va ad aprire la scatola delle agognate cialde.
Scarta e... ha un moto di mancamento.
La prima cialda della confezione mostra una vistosa menomazione nella sua elegante forma circolare, un buco, una voragine, una mutilazione profonda e inspiegabile. Cerca affannata fra le briciole del pacco ma si rende ben presto conto che è impossibile ricreare la perdita con le poche briciole presenti.
Si siede, sconfitta.

Gliel'ha proprio fatta sotto il naso.
Mai sottovalutare la Signora Suocera.
Mai.

lunedì 19 marzo 2012

Margheritine

Dede e Macco scorrazzano felici sul prato pieno di margherite e primule selvatiche, che sono così belle rispetto a quelle dei vasetti!
Ogni tanto arrivano con una margherita per me, accolta sempre con grande sorpresa ed entusiasmo, e si divertono tantissimo.
Riesco non senza fatica a convincerli a tornare a casa, quando Macco si blocca con un sorriso furbetto in volto, ricordandosi di una cosa fantastica.
"Acqua!" dice, e corre ad inginocchiarsi davanti ad un favoloso tombino.
Vuoto in verità, ma ugualmente affascinante.
Lì butta l'ultima margheritina, tutto contento per l'esperienza nuova.

Dede ovviamente lo copia, ha due margherite di cui una particolarmente grossa e bella.
"Bimbi basta adesso, andiamo. Dede non farlo anche tu, e poi quella è bellissima è un peccato buttarla!"
Dede mi guarda, la guarda e non esita.
Getta la margherita nel tombino e torna a guardarmi trionfante.
La trasgressione lo rende raggiante. Mamma fa finta di nulla.
"Mamma, hai visto che l'ho buttata? L'ho proprio buttata giù"
Mamma continua a non dar peso alla cosa, si gira per avviarsi verso casa dicendo "Ho visto".

Quand'ecco che viene fermata dal dolce richiamo della parola più dolce del mondo.
"Mamma?"
Forse vorrà mostrarmi una nuova margherita? Pensa. O forse è pentito del suo gesto e vuole essere consolato per la perdita della margherita più bella?
"Dimmi tesoro", lo accoglie con tenerezza.

Dede saltella entusiasta verso di lei: "E ci ho pure sputacchiato sopra!"

venerdì 16 marzo 2012

Quanti blog

Mamma scrive non uno, non due, bensì tre blog diversi.
Mamma ha bisogno di scrivere, questa è la sua voce silenziosa che si esprime dopo tanto tacere.

Si, perché ha tante amiche che parlano, parlano, parlano, un marito che parla, e figli che chiedono e chiedono. E in tutto questo parlare pare che nessuno si ricordi di ascoltare, ogni tanto.
E di sicuro nessuno ascolta lei.

E' per questo che ha trovato la sua strada discreta per sfogarsi, per dire quello che sente, sebbene non ci sia qualcuno dall'altra parte che la faccia sentire ascoltata.

Per lo meno in questo modo nessuno la interrompe, e Mamma è finalmente appagata.


(P.S. per chi si fosse incuriosito, ecco i link ai due blog auto-citati:
www.unraccontoalgiorno.blogspot.com
www.nonpropriovegan.blogspot.com)

giovedì 15 marzo 2012

Non ho resistito

Non ce l'ho fatta.
Altro che bolla al naso...
Ho sistemato le tazze, ho raccolto le briciole, lavato la tovaglia, raccolto-piegato-sistemato il bucato di ieri, rifatto i letti ("si, ma senza sbattere le lenzuola", mi sono ripromessa. Poi invece è stato più forte di me, ho DOVUTO sbatterle... madre mia, hai creato un mostro!), spazzato per terra, impastato nuovamente il pane.

In compenso però ho mangiato la fettona di colomba che sognavo da giorni e ho bevuto l'ultimo succo di frutta dei bimbi.
Questa si che è una soddisfazione!

Come se non bastasse

Mamma è uscita presto stamattina.
Aveva una lezione speciale da fare alla seconda ora e alle 8.20 era già in strada nel traffico.
Dal momento del risveglio aveva già vestito due bambini, mentre contemporaneamente vestiva se stessa e spingeva Macco con la bici per casa, preparato la colazione per tutti, imboccato a turno chi voleva essere aiutato a mangiare, ovviamente aveva allattato l'idrovora, aperto tutte le finestre per cambiare aria, messo a lievitare il pane, comprato i grattini per il parcheggio e finalmente era iniziata la lezione.
Dopo aver risposto a una piacevolissima valanga di domande, si era recata allo spaccio per fare scorta di colombe della passione (mai più senza), si era fermata al Lidl a comprare la carta forno e i fazzoletti di carta (che non usava più da tempo, ma per il raffreddore incontenibile di Macco non c'è alternativa), perché  costano poco e sono migliori di quelli di marca, infine era tornata verso casa, varcando l'agognata soglia all'ora di pranzo inoltrata. A digiuno chiaramente.
Aveva quindi trovato: le finestre ancora aperte (ma poco male, oggi c'è il sole) e una temperatura siberiana, il latte aperto fuori dal frigo in una cucina con la finestra chiusa (dunque nell'unica stanza calda della casa), le tazze della colazione abbandonate a se stesse fra una selvaggia esplosione di briciole di biscotti e pane secco, almeno otto cucchiaini sporchi, i letti sfatti, il pavimento coperto di ogni ben di dio, l'acqua nel water da tirare.

Relativamente rinfrancata dal fatto che potrà usare le prossime due ore di tempo per sistemare l'intero caos, andrà a prendere i pupi e li farà sollazzare all'aria aperta fino alle 18, ora in cui tornerà a casa per cucinare, lavarli, cambiarli, aiutarli a mangiare e separarli ogni volta che si accapiglieranno.
Poi chiaramente metterà a fare un bucato, che stenderà fra le lamentele del marito che non avrà proprio voglia di aiutarla, essendo stanco...
Come se non bastasse, l'artefice di tanto disordine, l'eroico marito che ha gestito per una mattina l'accompagnamento all'asilo della prole in formazione completa (si, tutto da solo!), le ha anche chiesto seraficamente "Ti metti un po' carina per stasera?", lasciando intuire che probabilmente in genere non lo è troppo e che dovrebbe pensare un po' di più a lui...

Mamma non sa se ridere, singhiozzare di sconforto, o lasciare le briciole al loro destino e dedicare le prossime ore di libertà soltanto a se stessa, buttandosi sul letto sfatto a bocca aperta e con la bolla al naso.

martedì 13 marzo 2012

SOS Tatta

Macco ha quasi due anni, è un fantastico biondino con vivaci occhi azzurri, ed essendo secondogenito con un costante esempio da emulare, ha bruciato le tappe in tutto.
Si è rotolato sul letto a quattro mesi, cadendo a sorpresa dal centro del lettone. Ha gattonato a sei e camminato a undici, ma questo non stupisce se si considera che a due giorni di vita teneva già la testa sollevata per la poppata.
E a questo proposito arriviamo al punto. Il pupo è precoce in tutto, tranne in un piccolo e delicato aspetto: prende ancora il latte di Mamma.
Vista la quantità di cibo che ingurgita, questa abitudine non è sicuramente un suo bisogno dietetico, bensì una vera e incontenibile passione sfrenata.
E Mamma non sa più come uscirne.

Ad ogni nanna siamo in ballo per addormentarsi e subito dopo il risveglio, e questo comporta che nel fine settimana l'idrovora pretende di attaccarsi al bene amato ben quattro volte al giorno, contando anche i riposini pomeridiani.
Mamma è convinta che questa situazione non sia più tollerabile, ma è anche consapevole di non essere assolutamente in grado di uscirne, a meno che non sia lui a decidere di smettere.
Cosa che ha una probabilità di realizzarsi praticamente nulla.
La "Tatta" è sua, e nessuno può interferire ("E' mia mamma? A mia Tatta?").
"Eccola!" accoglie Mamma al mattino appena la vede, e inizia a ridacchiare sguaiatamente: "Tatta! Tatta!"
"Cònono mamma" esclama poi, dopo essersi messo cònono (comodo). "Ammo?" che sta per Ahm... alla prima persona singolare, e inizia questa dolce fusione madre-figlio, che dura decine di minuti.
Devo ammettere che è un divertimento da vedersi, tutto preso com'è dalla cosa, ma la durata infinita del rituale è diventata una schiavitù.

Chiedo aiuto su come interrompere tutto questo senza che si senta rifiutato dalla mamma e senza creargli una dipendenza alternativa.
Perché dipendenza per dipendenza, allora tanto vale tenerci questa...

lunedì 12 marzo 2012

Se questo è amore

Siamo dai nonni per tre giorni, e i piccoli sono entusiasti e scatenati.
Hanno lasciato qui giochi che non ricordavano più, e nel ritrovarli hanno dovuto giocare equamente con tutto, meticolosamente, senza dimenticare nemmeno un soldatino di plastica.
Credo siano convinti che sia un vero e proprio dovere, il loro.

Dede è impegnatissimo a mettere in piedi tutti gli animaletti nell'arca di Noè. Poi pretende di trascinarla per la casa con il cavallo a rotelle, ma non ha fatto i conti con il prevedibile fato avverso: Macco aspetta che il fratello abbia messo tutti gli animali a posto, e poi si diverte da morire a dare un calcio all'arca e mandare letteralmente all'aria il suo lavoro certosino.
Urla e pianti da parte di entrambi (Macco è davvero un teatrante: piange pure lui!).
Intervengo? Provo a temporeggiare, ma vedere lo sfottò continuo del pestifero piccolo e la disperazione dell'ingenuotto grande non mi lascia scelta.
"Macco smettila di fare dispetti a Dede, non va bene comportarsi così con gli altri bimbi"
Schiaffo.
Lui a me, ovviamente.

"Cosa stai facendo? dai le botte alla mamma? lo sai che non si fa e bla bla bla..." sorvoliamo sulla lezione di vita al piccolo, e torniamo al terzo ceffone che prova a darmi.
"Se lo fai ancora la mamma si arrabbia e ti mette a pensare a come ti stai comportando" (adesso non va più di moda dire punizione ai piccoli. Si deve metterli in disparte a pensare)
Il furbetto non fa aspettare la sua reazione, e a questa ennesima provocazione concludo categorica: "Adesso rimani qui da solo a pensare a quello che hai fatto"

"SIIIIIIIIIII !" sento gridare alle mie spalle.
"Noi andiamo di là", dico a Dede trattenendo una risata.
"E' in punizione?" chiede lui, che giustamente non ne sa nulla di mode educative.
"Si amore, è in punizione"
E saltellando: "Arrivo subito mammina!"

Se non è amore fraterno questo....

sabato 10 marzo 2012

Dammi la mano

La bisnonna sta male, molto male.
Quando mandano a chiamare i figli e i nipoti che in un giorno tornano persino dal Brasile, significa che stai veramente tanto male.
Sono entrata in una stanza in penombra -la tapparella abbassata perché la luce non la disturbasse- e ho trovato una donna semi addormentata.
Si é destata appena mi ha visto.
"Era in coma fino a poco fa"
Lei si sforza di parlare ma devi starle vicino con l'orecchio, e pure così si capisce poco.
"I bambini" mormora infine, dopo avermi detto tutto quello che le premeva dire.

Macco, piccolo, dolce e sensibile Macco, sei stato portato al capezzale senza alcun avvertimento.
Dall'alto dei tuoi 23 mesi l'hai fissata preoccupato e hai cercato spiegazioni in me con i tuoi occhi grandi.
"Saluta la nonna amore, vedi che è a letto? non sta bene"
"Ao nonna" dice girando la manina paffuta, ancora un po' serio.
Poi si fa posare sul letto e afferra la stanca mano ossuta.
Così è rimasto per lunghi minuti, senza dire una parola, senza annoiarsi, semplicemente guardandola e tenendole la mano.
"Nonna? Mano!" mi bisbigliava a tratti vicino all'orecchio.

Porterò per sempre nel cuore quel silenzioso incontro di mondi opposti, uniti dallo stesso desiderio di tenersi la mano e non lasciarla più.
Lei, come a volersi aggrappare al futuro e alla vita.
Lui, colmo di dolcezza, per dare alla bisnonna allettata la cosa a cui tiene di più quando è ora di fare la nanna: che qualcuno gli tenga la mano.

venerdì 9 marzo 2012

Tiriamoci su

Sono giorni che Mamma è giù.
Anche il suo sangue lo dice: è giù di calcio, di ferro, di vitamina D, di proteine e di tutte quelle cose che pensava non andassero più di moda oggigiorno, ma pare siano ancora fondamentali per una banale sopravvivenza.
Succede perché semplicemente non mangia.
La colazione è la frenetica preparazione di due monelli piagnucolosi e il cercare di contenere i borbottii del marito brontolone che gira per casa tirando su serrande.
Il pranzo da sola è un morso veloce a quello che di pronto si può trovare fra frigorifero e dispensa.
La cena è un lauto pasto -in origine- che viene rapidamente saccheggiato da tre bocche fameliche, che dopo aver depredato il contenuto del loro piatto passano puntualmente a desiderano tutto ciò che si trova nel suo.
E dunque si è ribellata.

Trovandosi nelle vicinanze, è andata a scippare lo spaccio per far provvista di colombe appena sfornate.
E visto che l'attesa sarebbe stata lunga fino a sera, ha deciso di non aspettare nessuno, e di godersi in santa e sacrosanta pace tutte le fette che vuole della nuova colomba fragole-e-meringa.

Una vera goduria.
Alla faccia dei tre maschi che vivono a sbafo nella sua cucina.

Giusta punizione

Uuuuuuaaaaahhhh! urla l'abominevole.
Mi precipito con i pantaloni abbassati nella stanza del misfatto. Mi ero appena allontanata, ma pare che anche andare in bagno sia ormai un lusso d'altri tempi.
Macco ha entrambe le mani aggrappate ai capelli di Dede e tira con aria di grande soddisfazione.
L'urlo proviene dal fratello ginocchioni, immobilizzato con la testa inarcata all'indietro.
Separo i gladiatori.
"Allora? cos'è successo?"
"Mamma, vedi? Macco mi tirava i capelli"
"Ho visto, ma perché te li tirava, cosa era successo prima?"
"Ah, niente, io volevo la sua macchinina e gliel'ho presa. Siccome lui non voleva darmela gli ho dato una spinta e una botta sulla testa con questo camion qui"
"..."
"Ecco. Mamma, allora, lo metti in punizione?"

giovedì 8 marzo 2012

Così no

"Noo! Qui no, io non scendo!" strilla Dede davanti al cancello dell'asilo di Macco. So che non vuole mai lasciare l'auto qui, ma trovare un parcheggio davanti ad un asilo e una scuola elementare all'orario di uscita di entrambi è raro quanto dormire una notte intera senza interruzioni.
"Ho detto no, uffa, e io piango, uaaaa" urla il mio passeggero.
"Dede ma lo sai che la lasciamo solo un minuto"
"Nononono, non è possibile così, io non scendo"
"Ma così come? Fammi capire una volta per tutte"
"Non lo vedi che non è dritta con il muro? Io la macchina storta non la lascio!"

Dede, 4 anni, futuro da serial killer paranoico assicurato.
O da ingegnere, come il papà.

Countdown

Fra poco arriva l'ora.
Sono le 15.26 e mancano appena venti minuti all'apertura dei cancelli.
Non sto andando ad un concerto ovviamente, ma a prendere Dede alla scuola materna.
Arriverò alla porta e lui mi correrà incontro mormorando mamma col sorriso stampato in volto, prenderemo i peluche dal suo scatolotto e andremo a cambiarci.
Scarpe, giacca, sciarpa a lui, borsa, peluche e manina a me.
Insieme andremo verso la macchina, passando sui sacchi di sale appoggiati alla cancellata, saltando sul dissuasore giallo del parcheggio e passando sul marciapiede.
Saliremo in macchina e andremo all'altro asilo, il nido di Macco.
Litigheremo per dove ho lasciato la macchina, perché non vuole scendere, perché vuole ascoltare la musica, ma alla fine verrà con me all'asilo del fratello.

Macco arriverà di corsa verso di me gridando allegro "Mamma cacca, cacca!", perché sa che quando fa la cacca siamo tutti molto contenti del raro evento.
Non vorrà togliere le calze antiscivolo, scapperà di fronte alla prospettiva delle scarpe, se le toglierà un paio di volte dopo essere riuscita ad infilargliele chissà come.
Dede nel frattempo si sdraierà per terra annoiato, o cercherà di dargli schiaffoni, ingelosito.
O se è proprio inverso si spoglierà tutto, obbligandomi a vestire da capo pure lui, dopo il fratellino.
Accenderanno e spegneranno la luce dell'asilo fino a farsi sgridare, e solo dopo aver sudato sette camicie riuscirò ad infilargli la giacca per uscire.
Non è facile far capire ad un bambino testardotto che deve mettersi la giacca anche se dentro fa caldo!
E non è facile gestirli in queste manovre senza poter utilizzare il braccio destro.

Usciti dall'asilo ci fermeremo a tirare foglie secche giù dalla grata dei garage (ma non ditelo alla portinaia per favore!), poi andremo a cercare il gatto e cammineranno sul muretto.
Inizierà la lotta a chi schiaccia per primo l'apri-cancello per uscire dal giardino, e poi il mio terrore che una volta usciti scappino per strada.
Saliranno in macchina, non sempre pacificamente, darò loro una caramellina di zucchero e finalmente potrò tornare a casa.

Sono le 15.42, vado, inizia l'avventura.

Come vuoi tu

Dede aveva il mal di pancia.
Mamma ha parlato con le maestre e ha chiesto una dieta in bianco per pranzo, senza sapere bene in che cosa consistesse.
"Ogni volta cambiano, non c'è sempre la stessa cosa, chiedi al bambino cos'ha mangiato" mi ha suggerito un'altra mamma, e tutto sembrava così facile e logico che la prima cosa che ho chiesto a Dede, all'uscita dell'asilo, è stata proprio questa.
"Allora cos'hai mangiato oggi amore?"
"Ho mangiato il bianco"
"Non IL bianco tesoro, si dice IN bianco, significa che hai mangiato cose leggere"
"Si, ho mangiato il bianco"
"E che cos'era di preciso? pasta o riso?"
"Ah, si, il riso!"
"Bene, e di secondo?"
"Uh?"
"Di secondo, amore. cosa c'era? carne o pesce?"
"Ah, si, c'era la carme"
"Bene! e poi? di contorno?"
"Eh? hai visto che bel cane laggiù mamma"
"Si, ho visto. Ma tesoro rispondimi, cos'altro ti hanno dato?"
"Bello quel cane l'hai visto?"
"Guarda Dede che non devi cambiare discorso. Quando ti si fa una domanda devi rispondere, ormai sei grande, hai quattro anni"
"NO! ne ho tre, non quattro!" urla singhiozzando per l'offesa immonda.

Inizia una spiegazione del fatto che fra qualche giorno compirà quattro anni, e dunque per me è grande quasi come un bambino di quell'età, e non di tre.
"Capito? e allora di contorno?"
"Ho mangiato il riso e la carme"
"Si, ma dopo? Ma lo sai cos'è il contorno tesoro?"

Inizia una spiegazione su che cosa siano le portate ai pasti, e quali siano i tipici contorni dell'asilo: patate, finocchi, carote, eccetera.
"Allora amore? cosa c'era di contorno oggi?"
"Si, c'erano le patate, i finocchi, le carote"

Vorrei urlare. DESISTI, mi ordina la vocina della logica senza sosta. Ma possibile che il mio piccolo genietto non riesca a rispondere a questa domanda? no, non desisto, deve imparare a rispondere alle mie domande. Desisti, desisti! Nossignore, quel che è giusto è giusto, ormai mi deve rispondere.
"Amore, non devi ripetere quello che ti dico io. Stavo facendo un esempio. Devi dirmi se c'era uno di questi contorni da mangiare"
"Guarda mamma, la mia macchinina sa volare"
"T.E.S.O.R.O." il mio tono è sull'isterico andante "mamma ti ha fatto una domanda. ALLORA? cosa c'era di contorno? Le patate?"
"Ah, si! c'erano le patate, erano molto buone, le ho mangiate tutte"
"Uhm... Ma è vero o lo dici solo per farmi contenta?"
"Per farti contenta mamma"

Evviva i lunedì!

Mai avrei pensato di arrivare a dire un'assurdità simile.
Ma se provate a tenere a bada per 65 ore filate due piccole bestioline annienta-famiglie, capirete subito perché il venerdì è il giorno più temuto della settimana... e perchè adoro i lunedì!
Santo asilo.

Mi chiamo Rachele, ormai detta Mamma.
(Questo capita, specialmente quando il 95% dei tuoi interlocutori ha meno di quattro anni.)
E sono una giovane donna.
O magari lo ero e vivo nel passato, illudendomi a tratti di essere ancora tale. Donna intendo.
Perché per quanto riguarda la parola "giovane" devo cedere all'evidenza e ammettere che dopo il secondo figlio è irrimediabilmente finito anche quello.

Forse è un mio limite, il mondo pullula di mamme fantastiche che oltre ad avere più figli riescono a lavorare con successo, vedere amici, fare viaggi spensierati col marito e comprare (e leggere!) Vanity Fair.
Ecco, io non sono fra queste purtroppo.

Di diari di mamme annichilite se ne trovano a decine sul web ormai, e allora ne voglio uno pure io.
Serve al popolo della rete?
No di certo, ma serve a me.
Mi serve a sdrammatizzare, mi aiuta a cercare un aspetto simpatico nelle cose che vivo, e mi diverte.
Tutto qui.
Cominciamo?



P.S.
Questo post partecipa al contest " Io, mamma/donna blogger..." de www.ilmondodipotolina.blogspot.it 

mercoledì 7 marzo 2012

Eccoci qui!

Ci presento: siamo la famiglia brambilla.
Con la lettera minuscola perché non la si intenda come nome, perché non ci chiamiamo così, bensì perché  semplicemente viviamo a Milano, e siamo una tipica famiglia di qui, o per lo meno che vive qui.
Di quelle che userebbe l'automobile anche per andare in cantina a prendere il vino, per intenderci, se le cose dipendessero dal milanesissimo capo famiglia, detto Brontolo (per oscuri motivi che mai indovinerete).
Per fortuna non dipende tutto da lui, e qualche volta si riesce anche a passeggiare, o addirittura prendere la bicicletta e fare un giro lungo la Martesana.

Abbiamo due bimbi, Dede e Macco, che in totale fanno nemmeno sei anni di età, e messi uno sopra l'altro non arrivano a guardarmi negli occhi.
I miei patatoni, i miei tesori, la mia ragione di vita.
La mia rovina fisica, le cause principali del mio ineluttabile declino psico-fisico.

Infine ci sono io.
Che di milanese non ho nemmeno la punta di un capello e mi bado bene dall'ambientarmi in questa pazzesca città. Che cerco di restare sorridente, ma mi accorgo che la mia ruga in mezzo alla fronte diventa ogni giorno più marcata, e non solo per via dell'età.
Che, a dire la verità, non sarà più così verde ma non è nemmeno così avanzata, essendo ancora un po' distante dai famigerati "anta".

Strane circostanze di vita ci hanno portato fin qui, in un appartamento qualunque di un grazioso quartiere di Milano, senza un lavoro io, e con un lavoro precario Brontolo.
Prima o poi da qualche parte scivoleremo, la stasi non ci è più consentita.
So che questa "parte" non sarà Milano, ma dove, come e quando... lo scopriremo solo vivendo.

E così ora sapete tutto di noi!
... o quasi.