giovedì 22 marzo 2012

C'è bisogno?

Un'amica mi ha detto ieri sera "Mi hai fatto passare la voglia di diventare mamma".
E' ancora giovane e bella, lei, libera e felice col suo compagno, vanno in vacanza dove e quando vogliono e hanno perfino un cane... In effetti, dopo essere sopravvissuta a ieri pomeriggio (che diavolo c'è nell'aria in questi giorni? extasy nebulizzata?), mi verrebbe voglia di risponderle con un applauso.
Lì per lì ho riso, l'applauso mi sembrava un tantino eccessivo, poi ci ho ripensato mentre tenevo la mano di Macco prima della nanna.
Eravamo stesi al buio, nel silenzio rotto da suoi piccoli sospiri, e avevo fra le mie una mano cicciotta e così tanto liscia da desiderare soltanto morderla. Le tipiche manine con i buchini sulle nocche, avete presente?

E' vero, ci si lamenta.  E' un po' come trovarsi in balia delle onde su una barchetta e lamentarsi del mal di mare.
E' quello che facciamo tutte, mamme del mondo, che ci sentiamo uniche ma in realtà siamo così uguali!
Ci lamentiamo del mal di mare, ma teniamo per noi il piacere del vento che ci accarezza la pelle, l'emozione del sole che si tuffa rosso infuocato nell'orizzonte, l'appagamento del cielo stellato sulle nostre teste...

Semplicemente non c'è bisogno di dirlo.

Quando un piccolo cresce di due etti nella prima settimana di vita e sai che quei ciclopici duecento grammi glieli hai regalati tu, che sei stata tu a nutrirlo, bè, l'orgoglio che si prova non si dice, non se ne parla: semplicemente se ne viene inondate.
Quando lo senti cantare per la prima volta la canzoncina che gli hai ripetuto allo sfinimento durante le vostre passeggiate, con la sua vocetta da cartone animato che sembra finta, sei così felice da sentirti al cospetto di Mozart in persona, e sai che se quella creatura, quella persona vera e propria, ha imparato a cantare, è proprio grazie a te. A te!
Quando lo afferri al volo mentre si butta saltando dal lettone e leggi nei suoi occhi che non ha dubitato un solo istante che saresti stata lì a proteggerlo, questi sono momenti così insignificanti da narrare, così privi di importanza per il mondo intero che non vuoi sciuparli raccontandoli, e li tieni gelosamente chiusi in te, portandoli dentro per sempre.

Sono momenti.
Istanti da nulla che ti ripagano di tutto.
Ma c'è bisogno di dirlo?

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