martedì 31 dicembre 2013

Il kit del perfetto rompiscatole

E così Natale è arrivato.
Tu pensi che il più sia fatto: hai comprato tutti i regali della lista e anche di più, li hai impacchettati e disposti sotto l'albero, hai messo il latte con i biscotti per Babbo Natale e quest'anno anche le carote per le renne.
Dopo, hai raccolto carta dappertutto, cercato di mettere a posto regali che non entreranno mai in alcun posto, e hai pensato ancora che il più è fatto, ammettilo, esattamente come ha fatto Mamma.

Ma poi si ripresenta qualcosa che non ricordavi più dall'anno prima, un po' come quando partorisci e dopo un po' dimentichi certi dettagli perchè la specie possa continuare a riprodursi.
E' il momento del "Mamma me lo apri?"

E scopri che da un anno all'altro i costruttori di giocattoli evolvono sempre di più.
Hanno iniziato cinque anni fa, legando i giochi con dei fili di cotone alla scatola, probabilmente per non farli spostare.
E poi sono passati ai fili di ferro, come quelli dei sacchetti del congelatore.
Già tre anni fa i fili di ferro erano diventati lunghi un palmo, arrotolati con una trentina di giri su placche di plastica sul retro degli scatoloni. "Non li buttare, li uso per chiudere le buste più grosse", aveva detto nonna Tonia la prima volta.
E poi il cassetto ne è stato invaso e ora, quando li vede, arriva direttamente con la busta dell'indifferenziato per toglierli di mezzo senza pietà.
Due anni fa, poi, hanno introdotto le viti. Perchè non bastavano i fili di ferro da srotolare in più direzioni come se fosse un nuovo cubo di Rubik, così l'anno scorso hanno aggiunto delle piccole viti che fissano i giochi alle scatole.
"Mamma! Allora?" senti incalzare davanti a te, e tu sei col tuo cacciavite in mano a chiederti come mai non si stacchi, se hai già svitato tutto. Salvo poi accorgerti che oltre alle viti c'è la nuova generazione di fili di ferro: trasparenti e arrotolati a tradimento fra le ruote del giocattolo.
A prova di Arsenio Lupin.

Quest'anno Mamma era pronta, con il kit del perfetto rompiscatole: forbici, cacciavite piatto, a stella, sacchetto dell'indifferenziato per i fili di ferro, quello della carta per i pacchi, quello della plastica a portata di mano, insomma, chi la ammazzava?
Ma loro, i costruttori, sono sempre un passo avanti.
Perchè nessun cacciavite arriva alle irraggiungibili viti saldate ai giocattoli, e senza un trinciapollo non saresti in grado di tagliare il cordino dentellato che hanno aggiunto a scotch, fili di ferro e viti.
Così a mali estremi, Mamma sfodera il coltello per i surgelati, il tagliere e affetta i lunghissimi perni, poi svita, taglia il cordino seghettato, districa i fili di ferro, impreca...

Ma perchè tutto ciò? si chiede sgomenta.
Perchè non può essere per evitare la caduta dalla scatola, né contro ipotetici scippi nei negozi.
La verità deve essere una.
Probabilmente questi cinesi si sono troppo impressionati guardando Toy Story...

lunedì 30 dicembre 2013

La sua piccina

"Mamma, sei semple commè!"
"Certo Macco, mamma sta sempre con te amore!"
I due sono stretti stretti sotto le coperte, in una tarda mattinata di vacanza.
"E se muoli?" chiede lui serio, con la manina infilata nella sua maglia.
"Oh tesoro, mamma non vuole morire adesso!"
"Si ma se muoli lo stesso?"
"Allora starò sempre con te da sopra una nuvoletta, e ti guarderò sempre dal cielo"
"Ah. Uffa"
"Che c'è tesoro, questa cosa non ti piace?"
"No mamma, è blutto molile, io non vojo. Ma pecchè dobbiamo molile?"
"Tesoro funziona così per ogni cosa. Tutto prima o poi muore, anche gli animali, le piante, e perfino i nostri giocattoli ad un certo punto non funzionano più"
"Mamma... ma dopo che sei morta non tolni più? io poi posso tolnale nella tua pancia così stiamo ancola insieme?"
...
"Mamma, tu sei semple la mia piccina?"

Mamma lo stringe, quell'angelo biondo tutto spettinato, e si scioglie.

martedì 24 dicembre 2013

Buon Natale

Buon Natale amici, buon Natale amiche mie!

Buon Natale a chi cerca ancora l'entusiasmo e la magia di allora,
e a chi sta sistemando alla chetichella pacchetti sotto l'albero.
A chi si affretta fra la nebbia di questa notte lattiginosa,
e a chi si gode le luci degli addobbi al calduccio.
Buon Natale a chi è stremato dalla fatica dei preparativi
solo per rendere speciale la giornata di chi ama,
e buon Natale anche a chi domani non farà proprio nulla di speciale.
Buon Natale alla signora che si è fatta impacchettare il pigiama nuovo
per avere un regalo da scartare domattina, e buon Natale a chi invece sta perdendo la speranza.
Buon Natale a voi che mancate: sarete presenti ancora, fra i sorrisi di noi tutti, anche se non ce lo diremo apertamente.

Buon Natale mia bella famiglia, siamo di nuovo qui!
A ripetere gli stessi gesti, nello stesso luogo, ancora insieme.
E sono i vostri abbracci, per me, l'unica vera magia del Natale...

lunedì 23 dicembre 2013

Il suono

Piripipì!

"Uh? Cos...? Com...?"
"Zzz..."
"Brontolo! cos'è stato quel suono?"
"Zzz... eh?"
"Non hai sentito? Un suono di cellulare, ma non è nessuno dei nostri!"
"Ah... si... boh... dormi"

Sono le 6 in punto, e uno strano suono di cellulare ha svegliato Mamma bruscamente.
Dormire? E se è stato l'orco che è entrato in casa per liberarsi dei molesti vicini?
E se adesso è nella camera dei bambini? E se poi viene da loro e si sono giusto riaddormentati? Quasi quasi si alza e va a controllare, anche se no, non può essere l'orco, c'è silenzio in casa e l'avrebbe sentito buttar giù la porta... oltre al fatto che sono a Milano e l'orco non può averli seguiti fin lì.

Mamma si riaddormenta con fatica, e un'oretta dopo Dede sguiscia nel lettone ponendo fine al sonno mattutino (bel primo giorno di vacanza).
Decine di minuti dopo, mentre rifanno il letto:
"Brontolo, ma cos'era quel messaggio stamattina?"
"Eh... non lo so" risponde lui vago e senza guardarla negli occhi.
"Era come una notifica di qualche gioco. Non è che i tuoi soldati dell'ultimo giochino ti hanno richiamato alla guerra?"
"No, no..."
"Sei sicuro? Eh? Guarda che se era uno dei tuoi giochi..."
"Ma no!"
"E allora? Cos'era? Mi ero spaventata"
"Ok, te lo dico. Era un mio promemoria"
"Ah! E di cosa? Deve essere di primaria importanza per mettere l'allarme alle 6 di mattina"
"No, niente d'importante. Ho messo l'allarme per ricordarmi di cambiare lo spazzolino da denti. Lo cambio ogni due mesi. Sai? lo dicono i dentisti!"

Ogni due mesi, alle 6 di mattina, Brontolo deve sapere che è ora di cambiare lo spazzolino.
Questi dentisti iniziano ad essere un po' troppo invadenti nella vita di Mamma.
Ma se lo dicono loro...

sabato 21 dicembre 2013

venerdì 20 dicembre 2013

Ultimo giorno tedesco

Tutto è pronto per la partenza, mancano solo poche cose.
Mamma ha perfino dato lo straccio in tutta la casa per lasciarla un minimo decente, ha spolverato e riordinato tutti i giochi.
Può dirsi soddisfatta: ha iniziato a preparare i bagagli in anticipo di un paio di giorni, e questa volta non dovrebbe dimenticarsi nulla. Si spera almeno, perchè all'ultima partenza ha lasciato a casa circa la metà delle cose (dannata dentista di Dede!), compresi tutti i pantaloni dei figli.

Fra le ultime cose da fare, i saluti.
"Brontolo, scrivi una mail ad Ernestina! Chiedile scusa per non averla chiamata prima e dille che al ritorno le portiamo un vero panettone milanese"
Stranamente questa volta lui non le ha chiesto "E chi è Ernestina?"
Ci ha messo un po', ma dopo due mesi deve averci rinunciato e ha capito che il nome di quella ragazza non entra proprio in testa, a Mamma.
Perchè Ernestina in realtà si chiama Bettina, ma non c'è verso di farglielo ricordare.

Avete presente quando una persona non può assolutamente chiamarsi come in realtà si chiama? Avete presente quando non è possibile per voi ricordare il suo vero nome, e continuate a chiamarla sempre come avete deciso voi?
Si, vero? perchè a Mamma succede abbastanza spesso.
Come con Roberta, un'antica corteggiatrice di Brontolo. Che si chiamava Eleonora.
O magari si chiamava davvero Roberta e per Mamma era Eleonora? A questo punto si è confuso e ne ha perso memoria anche lui, il corteggiato.
O come il marito di una sua amica, che non ha ancora capito se sia Davide o Daniele, ma in quel caso è più facile perché basta dirle "tuo marito"...

Dunque Brontolo ha scritto ad Ernestina, Mamma ha pulito la casa, ha comprato montagne di würstel, senape e panna acida, ha fatto il pieno alla macchina ed è pronta per partire.
Ora resta solo da infilare tutto quanto nel bagagliaio.
Certo che se Babbo Natale ci teneva un po' di spazio sulla slitta...

giovedì 19 dicembre 2013

Il nascondiglio perfetto

"Mamma! Vuoi vedere qu...."
"NO! Lascia stare Dede"
"Ma mamma! Vuoi veder..."
"Nonono, non spostare lo stendino"
"Ma mamma aspetta! Voglio solo farti ved..."
"Dede, non aprire quell'armadio!"
"E perchè?"
"Eh... perché... c'è lo stendino davanti all'armadio, non vedi? Se lo apri cade tutto" abbozza lei.

"D'accordo. Ma volevo solo farti vedere l'armadio"
"Lo vedo l'armadio. Non c'è nulla di interessante, è l'armadio vuoto per gli ospiti"
"Si invece mamma. Dentro è tutto pieno di regali! Lo sapevi?"

Forse lo stendino non è stato un nascondiglio sufficiente per l'armadio, e l'armadio non lo è stato per i regali.
E Mamma che si credeva furbissima a infilare tutto lì...

mercoledì 18 dicembre 2013

L'offesa

"Che ne dici se oggi andiamo al negozio di giocattoli in pausa pranzo?" chiede Brontolo prima di andare al lavoro.
"Come vuoi, decidi tu" risponde Mamma.
"Allora passami a prendere a mezzogiorno" e se ne va.

Mamma porta i bambini all'asilo e poi pensa che sarebbe più comodo per lui posticipare, per diversi motivi, ma non lo chiama per non disturbarlo al lavoro.
E invece il telefono squilla, ed è proprio lui.
"Ciao. Lo sai che il mio capo voleva parlare con me a mezzogiorno?"
Mamma pensa che è proprio una buffa coincidenza e risponde proponendo di vedersi alle 13.
"No, come alle 13? gli ho già detto che alle 12 devo andare a mangiare. Faccio la riunione col capo alle 13"

"Scusa, come? Hai detto veramente al tuo capo che non puoi alle 12 perchè devi andare a pranzo?"
"Si, eravamo rimasti d'accordo così noi"
"Ma Brontolo, a me cosa vuoi che cambi? Se il tuo capo ti vuole parlare alle 12 sposta l'appuntamento con me. Inoltre è anche più comodo se andiamo dopo, perché..." e bla bla bla.
Brontolo dalla cornetta si altera.
"E no Rachele, non si fa così. Se avevamo dei programmi non puoi cambiarmeli all'ultimo momento, cosa centra adesso andare in negozio alle 13? I programmi erano altri! Io sto spostando tutti i miei appuntamenti per rispettare gli orari, abbiamo detto alle 12, adesso perchè vuoi cambiare? mi scombini tutto, dillo, non vuoi venire?"
Oddio. 
"Senti, coso" lo interrompe Mamma. "Tu stai lavorando, io posso venire a qualsiasi ora. Decidi e fammi sapere, basta che stia bene a te"
"Ok. Allora a mezzogiorno si era detto, e mezzogiorno sia. Non mi piace scombinare i programmi, è una cosa che mi dà troppo fastidio"

"Sei proprio... guarda tu sei... insomma sei...
Brontolo, sei proprio un ingegnere!"

Brontolo è scoppiato a ridere.
Eppure Mamma era convinta di avergli detto la peggiore offesa sulla faccia della terra!

martedì 17 dicembre 2013

Prima educazione sessuale

Quando hai nostalgia e proprio non ce la fai più senza i vostri spazi, è ora di prendersi una vacanza solo per voi.
Ed è così che ha fatto Mamma ieri, vista la giornata particolarmente soleggiata.

"Buongiorno, sono la mamma di Macco e Dede. Oggi giorno molto bello. Andiamo allo zoo, i bambini non vengono all'asilo... Grazie tante, a domani!"

E così si sono vestiti alla tedesca maniera e tutti e tre si sono lanciati in questo nostalgico revival delle vacanze estive, con due strati di pantaloni, borracce termiche piene di caffè d'orzo e tramezzini da preparare.
A pranzo, nel capannone riscaldato delle giraffe, deliziati da un piacevolissimo odore di animali:
"Mamma, siamo proprio fortunati che ci siano due giraffini cuccioli, vero?"
"Si Dede, hai visto come sono cresciuti da questa estate?"
"Ma mamma, ma se le giraffe hanno fatto i figli vuol dire che qui sono felici, l'hai detto tu che negli zoo fanno i figli solo gli animali felici"
"Si tesoro, forse hai ragione. O forse sono nati con l'inseminazione artificiale..."
"Uh?"
Mamma ama troppo le scienze naturali per parlare di cicogne e cavoli: "Un veterinario ha preso il seme dal papà giraffa e l'ha inserito nella pancia della mamma giraffa. Anzi, non nella pancia, si chiama..." e Mamma ha spiegato meglio.
"Ah, e perchè?"
"Perché se loro da soli non sono capaci di accoppiarsi li deve aiutare un veterinario. Ti ricordi cosa significa accoppiarsi, vero?"
"Si, si"
E così Mamma ha continuato.
"E lo sapete da dove si prende il seme per fare i figli? Ve lo ricordate?"
No, non se lo ricordavano. E Mamma ha spiegato ancora, chiarendo che è la stessa cosa anche per gli uomini.
"Mamma quindi i semini vengono dal pisello?" ha riassunto Macco.
"Si tesoro. Capito allora come nascono i bambini? Capito che cos'è l'inseminazione artificiale? Capito cos'è l'accoppiamento?"
"Si, capito. Ma mamma, lo sai che in questo zoo ci sono pure le galline?"

Perfetto, discorso esaurito.
Mamma non è impazzita, è solo che ci tiene a spiegare le cose come stanno, da subito, perchè entri loro in testa che fa tutto parte della natura delle cose.
Perchè è convinta che sapere da piccoli le cose giuste li aiuterà a crescere con una mente aperta e logica, e perché la verità rende liberi.
Perchè loro possano stare in piedi sulle spalle dei giganti e guardare più lontano.
Ma basta, credo che il concetto sia chiaro.
Mamma è una scienziata, e una vera scienziata dice pane al pane e vino al vino.
Brava, eh?


No, dai... zitta!
...

Uffa... e basta!
...

E va bene, il post non finisce qui.
(Mamma-onesta vince anche stavolta su super-Mamma-furbetta)

E' solo che...
Le verità è che...
Mamma ha una convinzione profonda: tutto quello che viene assimilato e chiarito ora, non sarà più fonte di domande domani (come dire: sempre meglio parlare di giraffe a cinque anni che di tutt'altro a dodici!).

E con due figli maschi pieni di curiosità, in qualche modo dovrà pure premunirsi dalle loro domande preadolescenziali.
... O no?

lunedì 16 dicembre 2013

Hero atto secondo

Si sono rivisti, i brambillen con i franco-tedeschen.
Che sarebbe a dire che Mamma ha rivisto il suo amico Hero, l'eroe di cui si è già ampiamente detto giorni fa.
Li aveva invitati per una merenda e, vista la giornata soleggiata, gli otto individui sono andati dapprima tutti insieme al parco giochi.

Tornati a casa han fatto merenda con una crostata e un pandoro che Mamma ha farcito e ricostruito a forma di albero di natale.
Banalità, per noi italiani.
"Ma quanto tempo hai impiegato a preparare questo dolce?" le ha chiesto invece ammirata l'amica francese, gustando per la prima volta un pandoro e guardandola con stima incondizionata.
Mamma-onesta ha dovuto confessare la verità, mettendo a tacere Mamma-furbetta che le suggeriva "Eddai, ma che t'importa, prenditi tutto il merito, quando mai ti ricapita?". Intanto Hero le comunicava educatamente che il figlio "Er muss pisciare".

Al secondo appuntamento, e dopo una tale confidenza, si può dire di essere più intimi.
E così Mamma ha deciso di osare.
"Senti... tu che sei un vero tedesco..."
Hero l'ha guardata divertito.
"Me lo vuoi svelare un segreto?" ha proseguito Mamma, pronta alla svolta della sua vita.

Niente, non c'è nessun segreto, ha risposto lui.
I nostri figli sono capricciosissimi, ha continuato, non vedi?
Poco lontano la figlioletta stanca morta, in preda ad una terribile crisi di capricciosità, mormorava "Uhm... uhm...." e appoggiava ripetutamente la testa sul cuscino del divano.

Mamma l'ha guardata e ha immaginato Macco al suo posto.
"Hero, tu non sai cosa dici" gli ha risposto imbronciata. "E ora confessa, avanti!"

Ancora niente.
Ma ci sarà un terzo appuntamento, e costi quel che costi Mamma lo metterà con le spalle al muro e lo costringerà a confessare.
Per il bene di tutti.


venerdì 13 dicembre 2013

Intervista

Mamma è stata intervistata da Alessandra ieri, una simpatica blogger espatriata addirittura in Canada.

Se siete curiosi, trovate qui la nostra intervista!



giovedì 12 dicembre 2013

Misoginia

Normale amministrazione fra fratelli:

"Batta! Noi con le femmine non ci palliamo più!" urla entusiasta Macco in preda ad una foga che lo rende tutto rosso.
"Si! E' vero!" fa eco Dede.
"Le femmine non ci piacciono!" continua il piccolo, infiammato di passione.
"Però, Macco, anche la mamma è una femmina... non parliamo nemmeno con la mamma?"
"No! Niente femmine, niente mamma!" (Sembra l'animatore di un corteo di dimostranti)
"Però, Macco, papà è un maschio e lui con la mamma ci parla..." prova ad insinuare quello più saggio.
"No! Niente femmine, noi le femmine non le vogliamo!" conclude Macco un po' meno convinto.
"D'accordo..."

Qualche tempo dopo:

"Dede, tu sei un maiale!"
"E tu sei un pollo!"
"E tu sei un cane!"
"E tu invece una caccola!"
"E tu sei una cacca puzzolente!"
"E tu sei una mamma!"
...

E poi crescono.
E noi ci aspettiamo davvero una misera femmina for president?

mercoledì 11 dicembre 2013

Quasi quasi muoio

Il mondo vortica, tutto ronza e si fa buio.
"Bambini, la mamma non si sente bene... mi vado a sdraiare un attimo..."
E Mamma si schianta sul letto, tremando di freddo e sudando per il mal di testa.
Stavolta muoio eh, oh si che muoio.

"Mamma! Non puoi!" strilla una vocina dall'aldilà.
"Mamma, api gli occhi" ne strilla un'altra, e un occhio le viene spalancato a forza.
"Vitto? Adesso stai bene. Vitto?"

"Bambini, sto bene ma datemi solo cinque minuti per favore... poi mi alzo e torno di là con voi" biascica lei.
"Ma mamma, tu non puoi!"
"Cosa non posso Dede?"
"Non puoi star male! Perchè senò chi cucina? Eh? sentiamo? dobbiamo cucinare noi? e chi ci dà da mangiare? Senò noi muoriamo di fame, siamo solo dei bambini!"
Questo figlio è di un altruismo commovente...

Macco le salta sulla pancia. "Non dommile mamma, è ancola giolno!"
"Macco è buio da un pezzo... lasciami cinque minuti... poi guarisco, soprattutto se tu mi dai un bacino" e Macco continua a saltare, sbattendo il suo viso ripetutamente sulla guancia per baciarla.
Dede si impegna a tenerle gli occhi spalancati, e per fortuna non ha mai visto Opera, altrimenti gli dava pure l'idea.

Ora muoio, lo so. Oh, rotola via tutto! 
Urla e ribellione. "Ok, ho capito, andiamo a tavola" dice lei alzandosi con gli occhi chiusi.
Arriva in cucina a tentoni e riempie i piatti con la minestra (Avevo già cucinato Dede, hai visto che non morivi di fame?), si siede e il mondo torna buio.
"Mangiate voi, io torno a sdraiarmi... " e corre sul letto prima di cadere a pelle d'orso, col cuore che pulsa a fatica.
Vedi che muoio?

Mentre Mamma boccheggia nel vortice che le ha invaso la testa, i bambini, tornati di gran lena a zompare sul letto, si mettono a guardare i cartoni e si placano. Poi vanno perfino a mangiare da soli, fra un gran rumore di cucchiai sbattuti sui piatti e risate.
Sono le 20.40 e loro festeggiano alla grande il malore della madre guardando ancora tv.
E finalmente torna Brontolo.

"Uffa, stai sempre male. E chi li mette a letto adesso? Non puoi alzarti anche tu? non potevi prendere una medicina?"
I bambini scappano, il padre grida, volano sculacciate e pianti.

Mamma sta leggermente meglio.
Meno male.
Perchè dopo aver capito quanta preoccupazione desta la sua salute nei maschi di casa, non vorrebbe davvero turbarli troppo...

martedì 10 dicembre 2013

Il buco

"Oh oh"
"Cosa vuol dire oh oh?" chiede Brontolo allarmato.
"Niente... ehm... oh oh" ripete Mamma per la seconda volta.
Lui è agitato e freme per alzarsi.
"Oh oh cosa? Eh? Cosa è successo? Cosa hai fatto? OHI Rachele rispondimi!"

Mamma non ha il coraggio di confessare, e sospira profondamente.
Le verrebbe quasi da piangere, se non fosse che la voglia di ridere è pari alla disperazione.
"Brontolo, uffa, ho combinato un disastro" ammette poi.
Lui impallidisce e si alza di scatto, correndo in bagno.
"Vabè, dai, no... mi avevi spaventato, credevo peggio" risponde guardando e riguardando il ciuffo di capelli sbilenco che lei gli ha mozzato con la macchinetta.
"Te l'avevo detto che dovevo tagliarli con le forbici...", brontola lei mogia.

Perchè Brontolo aveva i capelli lunghi, e "Vado dai turchi?" aveva chiesto.
"Mamma li turchi!" aveva risposto lei.
"Vado dai cinesi?" aveva chiesto ancora.
E lei non aveva risposto, limitandosi a strabuzzare gli occhi.
Così la scelta migliore era ricaduta proprio sulle mani di fata della perfetta moglie tutto fare.

Un buco proprio accanto alla tempia sinistra si può pure trascurare, sopratutto considerando che è gratis ed è solo colpa della macchinetta. Dai!
"Provo a lavarli" aveva proposto lui sperando in una miracolosa ricrescita, mentre Mamma iniziava a farsi prendere dalla risarella isterica di chi l'ha combinata grossa.
"Provo a metterci il gel" era stato il passo successivo.
E mentre Mamma rideva singhiozzando, metà divertita e metà mortificata, lui ci dava dentro col phon, il gel, la doccia, il pettine, ancora il gel, guardandosi il profilo destro (giusto) e poi il sinistro (buco!) e provando a sorridere, a fare il serio, insomma, tutto il repertorio delle facce quotidiane.
"Accorciali tutti", ha poi ordinato il suo cliente.
E Mamma ha tagliuzzato e accorciato, un po' qua e un po' là, canticchiando e ripetendo che anche tagliare i capelli è una forma d'arte, che è molto creativo e può dare tante soddisfazioni.

Ora Brontolo porta in giro la sua testa nuova con non-chalance, ripetendosi che non sono tanto male, no, dai, non sono così male.
E Mamma ride asciugandosi le lacrime.

Ogni bambina che si rispetti ha avuto una fase della sua vita in cui voleva fare la parrucchiera.
Mamma voleva fare l'astronauta.

lunedì 9 dicembre 2013

Il genio

"Mamma! Ti devo dire una cosa"
"Dimmi Dede, tesoro di mamma, alle 7.30 di domenica mattina dopo una breve, breve notte. Dimmi amore"
"La cosa che è sempre la stessa è che nella vita tutto cambia. Vero mamma?"
(Azz... )

"Dede! Tesoro, hai detto una cosa bellissima! e anche verissima sai? Perchè hai ragione, tutto cambia nella vita, è per questo che dobbiamo riuscire a godere di quello che abbiamo in ogni momento, perché..."
"Si mamma, lo hanno detto nella Valle Incantata. E infatti su cartoonito prima facevano i Puffi solo la sera, poi hanno cambiato e li fanno anche di giorno vero mamma? Eh? E perchè li fanno anche di giorno mamma? Perchè tutto cambia nella vita? Eh? Mamma? Ehi.... mamma! Sei sveglia? Che fai, piangi? O ridi?"

Ok. Tutto a posto.
Per un momento Mamma aveva creduto di aver generato un genio.

venerdì 6 dicembre 2013

San Nicolen

Avevano ospiti ieri sera i brambillen, è per questo che sono usciti in piena notte.
Mentre accompagnavano gli amici fuori, Brontolo è rientrato con due pacchetti in mano, quasi allarmato. "Rachele cosa sono questi?"
Mamma ha guardato i due sacchettini lucidi. "Non ne ho idea. Dove li hai presi?"
"Qui fuori, sul nostro zerbino."

Stupore, sorpresa.
Li avrà messi Maria, la ragazza russa del primo piano?
O magari la signora bionda del piano terra? (L'orco di fronte lo escludiamo a priori)
Ma perché mai?
Scendendo le scale, davanti ad ogni porta c'era qualcosa: Vanessa, la figlia dell'orco, aveva appeso un'enorme calza, il ragazzino del piano terra aveva lasciato fuori uno scarpone, e la sua dirimpettaia uno stivale della madre. Tutti erano pieni di cioccolatini incartati allo stesso modo, sicuramente provenienti dalla stessa ignota persona.
"Questa è la notte di Sankt Nikolaus" hanno realizzato infine, "ecco cos'è!"

Il 6 dicembre in terra crucca arriva Sankt Nikolaus, vestito come Babbo Natale, e porta doni e cioccolata ai bambini che si sono comportati bene.
Una nuova tradizione appresa in questo paese sperduto nella foresta, immerso nella magia delle luci di Natale.
La sorpresa di un regalo inaspettato, la curiosità, il mistero. Che meraviglia che ci siano ancora persone che fanno questo!
"Allora? Chi sarà stato secondo te?" chiede ancora Brontolo stupito.

Mamma sorride con gli occhi che le brillano per l'emozione.
Prova la stessa sensazione di diversi decenni fa, quando gridava di gioia davanti all'albero di Natale pieno di pacchetti colorati.
"E chi lo sa..." bisbiglia "magari è arrivato per davvero San Nicola..."

mercoledì 4 dicembre 2013

La storia secondo Dede

"Allora Dede, ti ricordi chi era Napoleone?" ha chiesto Mamma il giorno dopo, tanto per capire se i suoi sforzi storici sono serviti a qualcosa.
"Ehm, dimmelo tu"
"Ma non ti ricordi niente? Nemmeno chi era?"
"Si, era un signore molto prepotente e maleducato, e anche un po' cattivo. Ma la sua mamma era cattiva anche lei? o era buona?"
"Amore non lo so, ma non credo fosse cattiva: lei non ha mai fatto una guerra e non ha mai ammazzato tante persone come suo figlio"
"E allora perché?"
"Perchè cosa Dede?"
"Perchè se non era cattiva ha avuto un figlio tanto maleducato che andava in giro sparacchiando col suo fucile dappertutto e andava nelle case della gente dicendo che erano suoe e poi quando è andato in quel posto lì con la neve ha fatto morire tutti di freddo senza la giacca? Eh? Perchè la sua mamma glielo ha fatto fare se lei era buona?"

Dede, a 5 anni, ha capito tutto.
Perchè tutti, un giorno, hanno avuto una madre. Anche gli ubriaconi, anche i drogati sfatti, anche i serial killer e i peggiori dittatori della storia.
E anche Mamma si è sempre chiesta come fossero, quelle madri.
(Voi non ci pensate mai?)

D'accordo il libro sui bottoni di Napoleone, caro M.
Ma Mamma appoggia in toto la filosofia dedesca, ed esige un'analisi immediata delle lacune educative della madre di questo grandissimo prepotentone maleducato.

martedì 3 dicembre 2013

La storia secondo Rachele

Lei lo sapeva che quel giorno sarebbe prima o poi arrivato.
Lo temeva da quando faceva le scuole superiori, e aveva capito che la Storia non era cosa per lei.
Colpa di alcuni insegnanti forse, ma abbiate pazienza: non è che ci può sempre piacere tutto!
"Quando avrò dei figli e mi chiederanno com'è finita la seconda guerra mondiale, che cosa gli racconterò io, che non abbiamo nemmeno finito il programma?" si chiedeva lei alla maturità, perfettamente consapevole che non avrebbe mai e poi mai letto nulla al riguardo, di sua spontanea iniziativa.

Rabbrividite pure, ma tant'è (anche se poi chi ha vinto e chi ha perso l'ha imparato comunque).

E infine il momento temuto è arrivato.
"Mamma, lo sai che quando io, Macco, Fabio e Ale abbiamo sconfitto Napoleone..."
Mamma ride "Dede, e chi è Napoleone?"
"Non lo so mamma, lo ha inventato Fabio"

Lo zio Paio, papà di Fabio, anzichè raccontargli le storie prima di dormire, gli racconta la storia da sempre.
E Mamma lo invidia da morire.
"Tesoro, Napoleone non l'ha inventato Fabio, era un grande generale, sai? Comandava grandissimi eserciti e ha vinto tante guerre, tanto da diventare la persona più potente dei suoi tempi."
"Era davvero molto potente mamma?"
"Tantissimo tesoro, nessuno era più importante di lui", risponde Mamma con una sentenza affatto ardua.
"E quindi sapeva fare anche tante magie? Eh? Per forza se era potente, vero?"
Mamma ride di tenerezza.
"No tesoro, Napoleone non era un mago, era un grande imperatore. Che significa che era un re, ma molto più importante di un semplice re, e aveva conquistato quasi tutta l'Europa"
"Allora mi sa che era un bel maleducato, vero? E poi?"
"Niente, e poi un bel giorno ha fatto una guerra sbagliata, e l'ha persa, e da allora è iniziato il suo declino"
Dopo avergli spiegato cosa fosse il declino, Mamma si dilunga sulla neve e il freddo della Russia.
"I soldati non avevano le giacche a vento belle pesanti e gli scarponi col pelo, e non potevano combattere bene." gli spiega poi. "E infatti avevano così freddo che in tanti morirono, e gli altri piangevano per il freddo come hai fatto tu l'altra volta, ti ricordi?"
"Eh si, bisogna avere il cappello e la sciarpa... Ma mamma, Napoleone cosa faceva mentre i soldati piangevano per il freddo? Giocava a palle di neve? Eh mamma?"

Con un auditorium di questo genere, Mamma ha capito che la Storia può essere molto più facile e divertente di quanto pensasse.
Ma soprattutto ha capito che qualsiasi fesseria vorrà mai raccontargli, sarà comunque un successo.


P.S.
Avete notato lo stupendissimo richiamo letterario nel testo, si?

lunedì 2 dicembre 2013

L'amico di mamma

Mamma l'aveva capito subito che quel tipo prometteva bene.
Le era piaciuto dopo i primi due o tre sguardi d'intesa davanti alle capre fameliche, e quando lui aveva attaccato bottone si era entusiasmata ancora di più.
"Brontolo, chiedigli il numero di telefono!" aveva poi bisbigliato lei sgomitando il marito.
E così i due uomini si erano scambiati i numeri, ed era iniziato il silenzio stampa, tanto che questo Hero se lo erano pure dimenticato.

Un lunedi infine arrivò un messaggio.
"Ehilà, stiamo andando coi bambini a fare una grigliata di wurstel nella foresta. Vi unite a noi?"
Mamma ha guardato il buio pesto e le nuvolette di condensa attorno ai lampioni, e ha pensato che si, con -4 gradi l'ideale era proprio una bella grigliata nella foresta. Peccato che avessero già un altro impegno...

Finchè sabato sono riusciti ad incontrarsi, dopo settimane di tira e molla.
I brambillen si sono visti alle 11 con gli Schmidt, alle 21.30 erano ancora insieme.
Perchè Mamma non se la lascia scappare un'occasione così.
"Come? non avete una corona dell'avvento? dovete assolutamente venire a casa nostra e farla insieme a noi" ha detto Hero, ed è andato a disboscare i cespugli sotto casa con delle cesoie alte più dei figli, posate sulle spalle del cinquenne.

Così i brambillen sono entrati in una casa tedesca, abitata da un vero tedesco con moglie francese (con vero naso all'insù) e due piccoli bambini finti, alla tedesca maniera.
Una casa con due pianoforti e nessuno che li sappia suonare (ma Hero ha imparato "Per Elisa" guardando su youtube dove vanno messe le dita).
Una casa con una chitarra e nessun chiatarrista (ma Hero l'ha trovata nella spazzatura e l'ha sistemata con le sue mani, perchè uno strumento musicale non si deve mai buttare).
Una casa con un pendolo antico francese nel salone, unico elemento d'arredo oltre ad un gigantesco calcio balilla. E un cavalletto pronto per dipingere, con nessun pittore in casa.
Un sistema di corde attaccate al soffitto per far arrampicare i figli, che dormono senza letti, perchè più stanno in basso meno rischiano di cadere.

E una gamba finta con un calzino verde e un paio di jeans sbuca da sopra la libreria.

Quando un uomo compra un'attrezzatura per scalare, e si cala giù dal terrazzo di casa per provarla, Mamma non può fare a meno di amarlo alla follia. E se poi quell'uomo è quello che cucina in famiglia, e mentre bada ai figli le dice "Preparami una carbonara, io sarò il tuo schiavo", bè, quell'uomo la conquista per sempre.

venerdì 29 novembre 2013

Eins, zwei, Polizei!

"Ma che bel giovanotto tutto vestito di nero! che ci fa nel parcheggio dell'asilo? Uhm, deve avere dei pantaloni belli caldi, guarda lì come sono pesanti, li voglio anch'io..." pensa fra sé Mamma ieri mattina, portando i pargoli all'asilo.
"Guten morgen, Polizei" fa il giovanotto di nero vestito, con un sorriso incoraggiante.

"Oh, buon giorno" risponde Mamma "Le dico subito che non capisco un accidente di tedesco, ma se parla adagio adagio magari ce la posso fare" risponde Mamma per nulla intimorita dalla simil-Gestapo.
"D'accordo non si preoccupi, devo fare solo un controllo. Intanto lei parcheggi e mi aspetti in auto" sillaba lui.

Sfrontata come non pensava di poter mai essere, e con la faccia più tosta che mai, lei sorride a 31 denti (perchè lo ricorderete, uno l'ha lasciato al dentista) e chiede:
"Senta, visto che sono in ritardo di almeno 15 minuti, non è che posso portare uno dei bambini all'asilo e poi torno subito per il controllo?"
"Nein, parcheggi e mi aspetti lì. Devo controllare proprio i bambini"
Eeeeehhhhh? si domanda Mamma. Controllare i bambini?

Così Mamma parcheggia e aspetta.
E' tranquilla per il ritardo, perchè scusa migliore del controllo poliziesco non avrebbe potuto trovare.
Il giovanotto arriva e le spiega che deve verificare che i bambini siano al sicuro in macchina.
"Le cinture, i seggiolini, devo controllare che non ci siano pericoli per loro", e così dicendo le chiede il permesso di aprire la portiera di Macco.
Ma si, và, ho passato l'asirabriciole giusto due settimane fa...
Lui è legato come un salamotto, il poliziotto tira le cinture, prova a sbatacchiare il seggiolino e poi le dice che è molto contento e che il bambino ha un ottimo seggiolino.
Fiufff!
Poi aggira l'auto e va da Dede.
Che ovviamente si è già slacciato tutte le cinture e lo aspetta più libero che mai.
Momento di panico.
"Dede!" grida Mamma pensando per un secondo di farsi spedire le arance siciliane direttamente in gattabuia. "Ma che fai? Riallacciati subito!"
Il poliziotto ride e dice che non ci sono problemi, lo fa scendere e testa il seggiolino.
Tutto a posto, gli piace pure quello.
Documenti? patente? bolli? Macchè.
"C'è solo una cosa signora. Questo finestrino: tutto pieno di ghiaccio non va bene. Prima di partire deve grattarlo via bene"
Ma Mamma è italiana (e probabilmente ubriaca di sonno), e non sa tacere nemmeno di fronte all'evidenza.
"Ha ragione, ma... è quello dietro di me. Li ho puliti tutti ma quello a che cosa mi serve?"
Lui le spiega educatamente che non importa, i finestrini vanno puliti ugualmente; poi le tende la mano, la saluta e le augura una buona giornata.

Mamma va dalle maestre con la sua scusa spettacolare per il ritardo, poi torna al parcheggio.
Loro non ci sono più.
Incontra di nuovo i poliziotti lungo la strada, hanno fermato altre persone e le fanno un cenno di saluto mentre passa.
Nessun blocchetto per le multe, solo il desiderio di correggere, spiegare e insegnare.
E' così che deve essere, accidenti.
E' proprio così che dovrebbe essere...

giovedì 28 novembre 2013

Gioca!

Il Mercoledi Mamma va a prendere i pupi dopo pranzo per fare una piccola uscita insieme. Ieri però non è stato possibile uscire, e non tanto per via della temperatura siberiana, quanto piuttosto per l'arrivo del tecnico per la lettura del contatore, tra le 14.30 e le 15.00.
Quando i tre arrivano a casa, trafelati, sono le 14.35.
Incrociano il tecnico sulla porta che se ne sta già andando, dopo aver fatto la lettura di tutti gli altri appartamenti.
"Salve, mi scusi, siamo i brambillen, dell'ultimo pia..."
Lui è già sparito, e l'aspetta davanti alla porta guardandola torvo. Legge il contatore di tutti i termosifoni senza dire una parola, e uscendo la apostrofa con un "Adiòs amigos".

"E adesso giochiamo ai bestioni?" viene subito richiamata al dovere, non appena chiude la porta.
"No tesori miei, coi bestioni da guerra ci giocate col papà. Al massimo io posso giocare ai puffi, anche se oggi preferirei pitturare. Che ne dite, pitturiamo?"
"D'accordo, giochiamo ai puffi!"
Mamma resiste tre minuti, poi vaga con la mente.
"Mamma! Gioca!" la rimprovera il piccolo con tono imperativo.
"Ok, va bene, guardiamo tutti i puffi allora"
"Ma che guardiamo! Mamma ci dobbiamo giocare non guardarli"
"Ah... però sono carini anche da guard..."
"No! Gioca!"
Passano altri tre minuti, ma Mamma non è proprio in vena.Ha mal di testa e le si chiudono le palpebre, e puffo dormiglione sdraiato sul materasso è l'unico che vorrebbe far giocare con lei.
"Mamma, devi giocare di più" la apostrofano irritati i suoi cerberi mentre lei muove puffetta e baby-puffo.
"Volete... per caso... che ne so... guardare i puffi alla tele? Eh?" chiede lei sentendosi misera e meschina.
"No mamma, vogliamo giocare coi puffi!"
Acc...

E poi il computer fa PLIN. Un messaggio.
Chissà chi è. Ma si, dai, un secondo posso guardare. Toh, è Velma! Ora le rispondo...
"Mamma! La vuoi smettere con questo stupido computer? Chiudilo subito, non lo vedi che ti stai già rincretinendo?" 

Tutti hanno un momento in cui vorrebbero scappare di casa.
Ecco, per Mamma i tempi sono maturi.

mercoledì 27 novembre 2013

L'autista perfetto

Sono andati e tornati.
Toccata e fuga, mordi e fuggi, insomma, un lampo.

Nel giro di tre giorni hanno fatto in tempo a ricordare come si vive nel traffico e cosa significa avere dei negozi forniti, e hanno sperimentato la dolce felicità della famiglia intorno e la confusione nevrastenica della casa invasa dai bambini.
Lasciando una città che si crogiolava sotto i 15 gradi di un sole quasi primaverile, Mamma ha provato l'assurdo desiderio di non partire.
"Magari sarà caldo anche li...", ha provato ad incoraggiarla nonno Bruno, dimenticando la tormenta di neve che hanno attraversato nel viaggio di andata.

E poi si fa il momento di salire in macchina.
"Abbiamo dimenticato l'acqua!" realizza Mamma d'un tratto.
"No, tranquilla, c'è" risponde Brontolo-eroe.
"Sicuro?" chiede lei incredula.
"Si, l'ho presa io", e facendoci caso attentamente, si può notare il petto di quell'uomo tuttofare gonfiarsi d'orgoglio.

Così arriva il momento di partire.
"Mamma ho sete!" annuncia Dede al primo semaforo.
"Brontolo, dove hai messo l'acqua?" trilla lei.
"Eh? L'acqua? E che ne so"
"Hai detto che l'hai presa tu. Dov'è?"
"Io? No!"
(Io no?!?)
"Non l'ho mica presa... dicevo così, c'è sempre dell'acqua in macchina, no?"
(E certo... e chissà come ci finisce, in macchina)
"Però dai, anche tu: perchè hai tolgo la bottiglia dell'andata?" conclude lui.

E così arrivano al cuore del viaggio.
"Vuoi il cambio? ti vedo un po' distratto oggi" chiede lei.
"Ma che dici, sto benissimo, non mi serve niente" risponde lui osservando le montagne a destra e a sinistra con lo sguardo vacuo.
"Allora chiudo un secondo gli occhi se non ti dispiace", conclude l'illusa.
Brontolo guida, e guida, e guida dritto (anche quando dovrebbe imboccare l'uscita), e va avanti ancora ("Tò guarda, un nuovo hotel laggiù, bello eh?"), e sono quasi a Berna anzichè a Basilea, ma che fa tanto inizia sempre per B...
"Rachele che dici? Abbiamo sbagliato strada?" dice lui davanti ad un cartello stradale sconosciuto.
Mamma apre gli occhi. (Abbiamo?!?)
Sbuffa un paio di volte ma non dice nulla. (Inspira... espira... e ora taci... ispira ancora...)
Brontolo chiede scusa e fa ammenda.
Lei continua il suo training autogeno e ci sta quasi riuscendo.

"Si, però dai è anche colpa tua! Perchè non me l'hai detto che dovevo uscire prima?"
E così fu che Mamma ha rotto il suo silenzio.
Povero Brontolo...

martedì 26 novembre 2013

Dal dentista dei bambini #2

Ci riproviamo.
Questa volta deve essere quella giusta, pena la scomunica e la fustigazione in sala mensa.
Mamma si è incisa data e ora dell'appuntamento sull'unico neurone ancora funzionante, e questo le ha impedito di usarlo per qualsiasi altra attività, rimanendo nel black out totale per giorni.
Ma puntuali, quella mattina, loro erano lì.
Certo, dopo una controllatina all'agenda, perchè non si sa mai.
E anche perchè all'ultimo momento non si ricordava più a che ora dovessero andare, dal dentista.
E nemmeno più del codice del bancomat.
Ma questo importa meno.
Dicevamo? Ah, il dentista.

La dentista e il suo pancione sono arrivati più belli che mai.
"Lei si accomodi là, tu invece sali sulla poltrona. Guarda, fa su e giù, ti piace?"
Dede sorride e Mamma lo guarda dalla sua seggiolina in fondo alla stanza.
"Ora ti metterò una pomata per fare addormentare la gengiva"
"D'accordo. Tiro fuori il pisello?"

Oddio, queste mi denunciano ai servizi sociali se non gliela spiego... ride come una scema Mamma.
Poi ridendo spiega all'infermiera italo-tedesca che il pediatra gli aveva prescritto una pomata per un'infiammazione, ecco perchè era già coi pantaloni calati.
Loro non sorridono nemmeno un po'.

Poi la dentista fa l'anestesia, buca, cura, sciacqua, asciuga e sigilla mentre Mamma non resiste e si accoccola ai piedi del bambino, tirati su a martello per la tensione, per stringergli la manina calda.
Ad ogni nuova tortura lui la guarda, cerca la sua espressione per capire se deve avere paura.
Mamma sorride e annuisce, gli dice che è bravissimo e lui si tranquillizza.
Ogni volta che la dentista si ferma lui racconta del nuovo dentino caduto, del regalo del topolino e di tutti i suoi insetti, mentre Mamma lo guarda con tenerezza.
Loro portano gli occhi al cielo per l'impazienza.

Dopo una mezz'oretta Dede è come nuovo, ed è stato bravissimo.
"Allora amore, com'è andare dal dentista?" chiede Mamma.
"Bello!" risponde lui.
"Oddio, dai, non esagerare..."
"Ok. Bellino" si corregge col suo regalo in mano.

La dentista però non è d'accordo: non è stato sufficientemente bravo, a suo dire.
"Si muoveva", pare abbia detto alla fine, storcendo il naso.
Si muoveva. Assurdo in effetti.
Perchè in fondo, agli occhi di una che i pazienti li addormenta e li intuba, anche la sola velleità di respirare può risultare fastidiosa.


P.S.
La prossima volta si raddoppia: anche Macco sarà sotto i ferri, e verrà aggiunto al gruppo dei bambini che "si muovono".
Fin da ora Mamma ha il neurone impegnato.
Quindi per piacere, ora che lo sapete, portate pazienza...

lunedì 25 novembre 2013

Non ho un regalo

Non è un compleanno come gli altri, è una cifra "tonda" questa.
Sembrano sempre più importanti delle altre, ma chissà perché, in fondo ogni anno vissuto dovrebbe essere festeggiato come gli altri, no?
Certo, però, questo è cifra tonda.

Ma io non ho ancora un regalo per te.
A parte le quattro parole che ti scrivo da lontano, in una giornata scintillante di ghiaccio e di sole.
Perchè vorrei un regalo che rimanga, qualcosa che si distingua dagli altri.
Un regalo che dica ehi, io sono speciale perchè sono per un uomo speciale, in un giorno "rotondo".
Un regalo che non si possa dimenticare, per qualcuno che ha lasciato il segno su chiunque abbia toccato col suo sorriso lieve.
L'uomo che insegna onestà e purezza semplicemente con l'esempio della sua vita.
Quello che mi ha fatto capire cosa sia la correttezza con gli amici, la comprensione e il perdono.
Il mio esempio di coerenza e serietà, di dedizione e amore.

A te che assomigli a Kevin Costner ma in realtà sei molto più bello,
tanti auguri, papà!

mercoledì 20 novembre 2013

Il segreto

Volevamo sapere quale fosse il trucco, per avere dei bambini ubbidienti e tranquilli.
E così eccolo qui, "il segreto" tanto atteso.
Anzi, IL segreto, con la i maiuscola e la l pure.
Perchè dopo tre mesi di crucconia, Mamma finalmente lo ha carpito!

La scoperta sensazionale è che i bambini tedeschi, prima ancora di sapere di essere tedeschi, sono bambini.
Sembra una banalità, ma per chi vive qui frustrato dalle proprie incapacità di educatore non lo è affatto.
Piangono, si stancano, fanno capricci e scappano nei supermercati, esattamente come tutti gli altri. (Mamma l'ha visto con i suoi occhi altrimenti non ci avrebbe creduto)
E non solo: disubbidiscono perfino, e anche di questo è stata testimone.
Ci sono voluti tre mesi, sia chiaro, ma alla fine ha visto ben due-casi-due.

Caso 1) Un bambino nel carrello. La madre infila dentro dei babbonatali di cioccolata e lo lascia lì, continuando la spesa. Questa probabilmente si può definire istigazione a delinquere, e infatti il pupo non resiste e ne scarta uno enorme.
Reazione della madre: "Te l'avevo detto di non farlo, guarda qui che disastro" e prova a infilare il cioccolato nella stagnola strappata.
Reazione del figlio: nessuna.
Reazione di Mamma: gioia sadica allo stato puro.
Reazione del cassiere: "Nessun problema signora: sono bambini"
Proviamo ad immaginare la stessa scena a Milano: "E quello? Guardi che lo deve pagare lo stesso, cosa crede? E visto che il codice a barre non è più leggibile per favore me ne va a prendere un altro? Lasci pure qui il carrello, ma faccia in fretta che c'è la fila", fra le occhiate di condanna dei clienti dietro di lei e il figlio che strilla abbandonato.

Caso 2) Una mamma alla cassa. Un bimbo di circa due anni e mezzo, più carrozzina con bimba urlante di una decina di giorni. Il bambino cammina verso l'uscita da solo.
La madre lo ammonisce, il figlio la ignora. (Incredibile, lo so)
Mamma sorride e guarda attentamente la scena, per non perdere nemmeno un dettaglio.
Il bimbo continua a disobbedire, la madre lascia la fila e va a prenderlo. Qualcuno in coda dietro di lei culla la carrozzina.
Lei torna e il bambino scappa di nuovo, giocando con il cancelletto della cassa.
Il cassiere lo rimprovera fermo e gentile, una signora vicina all'uscita lo prende per mano con fare deciso, gli spiega che non deve allontanarsi da solo e lo riporta dalla madre. Tutti le sorridono comprensivi.

Immaginiamo la stessa scena in un supermercato di Milano.
Mamma lascia la carrozzina con titubanza, e si lancia trafelata a inseguire il figlio controllando la carrozzina, la borsa, i potenziali borseggiatori e i potenziali rapitori di minore.
Acciuffa il piccolo con mille occhi puntati addosso e torna in fila litigando con la vecchietta che era dietro di lei che le è ovviamente passata avanti nella fila.
Cerca di tollerare la signora che sbuffa che ai suoi tempi i bambini non erano così, e si accorge con sgomento che quel piccolo disubbidiente è scappato di nuovo, e gioca col cancelletto della cassa. Dalla carrozzina urla fameliche, il resto del mondo la guarda torvo.
A quel punto il cassiere le dice brusco "Per favore signora, stia attenta a suo figlio" e lei diventa rossa. Di vergogna, di rabbia e di frustrazione.
Il bambino arriva quasi alla porta, dei signori lo schivano lesti e Mamma lo vede già sul marciapiede, schiacciato da qualche auto in cerca di parcheggio selvaggio.
"Che vuole che sia, ne ha già uno nuovo nella carrozzina", le dice qualcuno per consolarla.

Mamma cancella questa immagine, guarda la donna serena con la neonata in braccio e le sorride.
Ora ha capito.
Si arrende.

martedì 19 novembre 2013

All'alba

Le notti in casa brambillen sono ancora movimentate: verso le 3 qualcuno lamenta una grande nostalgia della mamma, e prima dell'alba qualcun altro sgattaiola sotto il piumone dei genitori, scoprendo poi tutti quanti verso le 6, quando gli viene troppo caldo per restare coperto.
Mamma si trascina di qua e di là, come ai bei tempi delle poppate, e la mattina sembra fresca come una rosa grazie al nuovo correttore per occhiaie che ha trovato al supermercato.

Ultimamente però ha iniziato ad abbandonare il campo: vieni nel mio letto? ok, allora io vado nel tuo.
Non tiratele in ballo la tata per piacere, perchè quella dorme sonni beati da svariati anni, e non può capire, non può proprio capire.
E così quando iniziano le manovre di scoperchiamento dalle coperte, lei si infila nel letto di Dede e va avanti a dormire fino al risveglio di Macco, che generalmente avviene non troppo tempo dopo.
Infatti sabato mattina Macco si svegliava alle 7, mentre gli abitanti del lettone si alzavano pigramente alle 9.
"Stavolta non mi freghi caro Brontolo", gli ha detto Mamma coricandosi la sera: "Quando arriva Dede tu vai nel suo letto, e io resto con Dede fino alle 9"
Detto fatto.

Ore 7.38 di domenica mattina.
"Mamma? Mamma! Quando moriremo?" le bisbiglia Dede nell'orecchio.
(Ah, ecco. Un semplice "devo fare la pipì" non bastava)
Chiaramente devi rispondere ad una domanda così, che cavolo, mica puoi solo mugugnare.
E già che ci sei, ci infili pure dentro della filosofia spicciola, così, tanto per non aver reso il risveglio vano.
Soddisfatta la curiosità del bambino, Mamma chiude di nuovo gli occhi.
"Mamma? ti racconto la favola del bosco del tuc tuc?"
"Sgrung? mmh mmh"
"C'era una volta.... e bla bla bla..." per altri cinque o sei minuti buoni sottratti a Morfeo.
"Bravo... ora dormiamo ancora un po' vero?"
"Perchè? è giorno, vuoi fare la pigrona?"
"Mmh mmh"
"Mamma? Mamma!"
"Dimmi Dede..."
"Come si scrive mmh mmh?"

PS
Grazie alla puntualità scientifica della legge di Murphy, Macco si è svegliato oltre un'ora dopo, e Brontolo con lui sbadigliando a trentadue denti.
Ma questo lo immaginavamo già tutti, vero?

lunedì 18 novembre 2013

Le frasi della mia vita

"Se non puoi essere un pino sul monte, 
sii un cespuglio nella valle. 
Ma sii il miglior piccolo cespuglio sulla riva del ruscello"
Questo è stato l'"addio" della maestra delle elementari di Mamma, quando ha lasciato la classe in seguito ad un trasferimento, e le ha segnato la vita comparendo nel suo cuore ad ogni scelta importante.

"Se sei ad un bivio e non sai che strada scegliere, prendi quella più ardua. 
Questo perchè tu non debba mai pentirti un giorno, qualora si rivelasse la scelta sbagliata, di aver preso decisioni dettate dalla pigrizia"
Anche questo messaggio ha risuonato nella vita di Mamma da sempre; e nelle sue decisioni, nelle sue indecisioni, le ha indicando il percorso da seguire ad ogni bivio.

Ma questo piuttosto vuole trasmettere ai suoi figli, sperando che indichi loro la strada più giusta nelle scelte che faranno:

Fai ciò che ami.
Non per essere il migliore, non per dimostrare di farcela ad inerpicarti sui sentieri più ripidi.
Fai ciò che ami ovunque questo ti porti, anche se sarai l'ultimo cespuglio del cortile, perchè se questo ti rende felice è già abbastanza. 
Segui la tua arte ad ogni costo, e vedrai che le strade in salita non ti affaticheranno.
E non importa se sarai in panchina quando segneranno il goal della vittoria, l'importante è che ti brillino gli occhi di gioia.
Perchè non c'è vita più insensata di quella di un vincente 
che ha seguito i sogni di qualcun altro.

venerdì 15 novembre 2013

Il veterinario

"Lo sai mamma? la cosa che faccio io è la più bella e la più importante del mondo"
"E cosa fai di così bello tesoro?"
"Io salvo gli animali..." risponde ispirato Dede con una coccinella sul dito.
"Allora forse da grande vorrai fare il veterinario!" dice lei allegramente.

Dopo avergli spiegato in cosa consiste il mestiere, Dede si illumina, e da quel momento è stato amore incondizionato.
E veterinario sia.

"Com'è fatto un mostro marino mamma?", le chiede ad un certo punto.
"Non posso darti una risposta sai?" e gli spiega il motivo facendo molti esempi. Poi continua "Come potrebbe essere un mostro marino secondo te? Dai, lavora con la fantasia"
"Ma io lavoro con la natura mamma, non con la fantasia" risponde serio come Puffo Quattrocchi.

Il piccolo veterinario-che-lavora-con-la-natura ieri ha infine avuto il suo lieto evento: quattro camole del miele hanno deciso che in casa brambillen si sta sufficientemente bene per diventare pupe.
Una decina di loro ha deciso di tirare le cuoia, bontà loro, ed è stata fatta volare giù dal terrazzo.
Un'altra decina è ancora bianca e strisciante, nonostante il digiuno di oltre tre settimane.
E infine queste magnifiche quattro sono diventate rosse e dure, pronte per la trasformazione in veri mostri non-marini.

Veterinario è bello.
Ma forse, quasi quasi, Mamma avrebbe preferito un altro ingegnere.

P.S.
Ha detto quasi quasi...

giovedì 14 novembre 2013

Lo stupido

"Voglio la mamma!" urlava Dede scalciando fra le braccia dello zio Paio, in un pomeriggio non troppo lontano di cui abbiamo già parlato.
"Ma scusa c'è lo zio che ti aiuta a lavare le mani, perchè non puoi farlo con lui?"
"Perchè lo zio è uno stupido!"

Due giorni dopo...

"Salta! Schiva! Curva! Bravooo!" dice Mamma saltellando innervosita: i videogiochi non sono cosa per lei, non regge la tensione nemmeno quando a giocare è qualcun altro. "Ma che bravo che è papà con questo gioco, vero bambini?" chiede ammirata ai figli.
Loro sono a bocca aperta incollati al video, e non si perdono una mossa dell'eroico genitore.
Poi una risposta emerge fra la musica incalzante e i plin dei punti guadagnati:

"Per essere un papà un po' stupido è proprio bravissimo"

Temo che Mamma abbia un tantino esagerato nel trasmettere ai figli il concetto di innata superiorità femminile...

mercoledì 13 novembre 2013

San Martino

Mamma ha scoperto che l'estate di San Martino c'è anche in Germania. Bello no? Il sole splende da due giorni e le temperature diurne sciolgono la brina che rende i campi immacolati. La mattina ogni ramo sgocciola acqua, così come le insegne stradali e le finestre di casa.
Il ghiaccio si scioglie, e il mondo diventa lucido e brillante.

Lunedi sera c'è stata la festa delle lanterne al cruccasilo, dopo un'organizzazione durata settimane: si festeggia il nobile gesto di S.Martino (che donò metà del suo mantello ad un mendicante), facendo un trenino di lanterne che porti luce e calore nel mondo.

Ogni bambino ha costruito e pitturato la sua lanterna, e Mamma ha procurato dei bastoni selvatici per reggerla. Si sono vestiti ben pesanti e nel buio fitto delle 18 sono andati all'asilo.
I Tedeschi, dal canto loro, avevano comperato bastoni da veri professionisti, illuminati come alberi di natale, e indossavano un semplice impermeabile sopra le felpe.

Lumini colorati in tutto il giardino, candele sui muretti, un falò scoppiettante, e nell'aria l'odore dolce del Glue Wine intriso di cannella.
Mamma ha consegnato Dede alle maestre, che gli hanno acceso la candelina. Poi ha accompagnato Macco nella sua classe. Emozionato e contento, Dede non riusciva a smettere di contemplare la sua fiammella.

"I bambini faranno una processione con le lanterne accese fino ad uno spiazzo erboso dove canteranno delle canzoni. I genitori li devono aspettare all'asilo"
Mamma era già in ansia ma sulla carta, per i Tedeschi, funziona così.
Ma poichè separare Macco dalla mamma è impresa titanica pure per le crucche, hanno optato per un politicissimo "Perchè non viene anche lei insieme a noi?"

Mamma faceva filmini e sorrideva a tutti, quando la maestra di Dede, trafelata, le ha chiesto dove fosse finito il bambino.
"Con voi, naturalmente" ha risposto Mamma sorridendo e facendo filmini.
"No, pensavamo fosse con lei".
"Sta scherzando, vero?" ha chiesto Mamma in italiano, senza sorridere nemmeno un po'.
Provate per un secondo a mettervi nei panni ben pesanti di Mamma e provate a sentire cosa combina il vostro stomaco. E poi il vostro cervello. E poi osservate dove corrono le vostre gambe, e come grida la vostra voce. Provate da soli, così Mamma evita di rivangare.
E poi un pianto acuto che ti pare di riconoscere, un "Mammaaa" che si confonde fra le mille voci, e Dede che tira su col naso per mano con un'altra maestra.
Gli si era spenta la candelina ed era andato a cercare la mamma "perchè dirlo in tedesco era troppo difficile, ma la mamma non c'era più..."

E così la carovana si è messa in marcia, con la maestra che piano piano tornava a respirare e riprendeva colore, e tutti i genitori che rimanevano in giardino.
Tutti tranne due.
Indovinate?
Bravi.

Un freddo becco. Una camminata nel buio con lucine che si spegnavano, lanterne che cadevano e maestre perfettamente all'altezza della situazione. Da noi ci sarebbe stato un altissimo tasso di invecchiamento precoce fra le insegnanti, ma loro erano perfettamente tranquille in mezzo a bambini silenziosi e ordinati.
Tutti tranne due.
Indovinate?
Bravi.

Nel mezzo dei canti, mentre Mamma sorrideva e filmava, una vocina gridava "Guardate tutti! Faccio le nuvole di fumo!", un'altra "Mamma pecchè non andiamo a mangiale?" e  due voci adulte bisbigliavano "Sssssshhhhh!" piene di vergogna.
Una volta tornati nel giardino illuminato a festa, i brambilli se ne sono andati alla chetichella, intirizziti come ghiaccioli nei loro giacconi pesanti, nei 2 gradi centigradi di questa caldissima estate di San Martino.

martedì 12 novembre 2013

A nascondino

"Mamma, posso giocale con le macchinine di papà? ha chiesto Macco appena sveglio, domenica mattina, dopo meno di 6 ore di sonno.
Le macchinine di papà sono un videogioco a cui assistono come pubblico adorante tutte le sere mentre Mamma cucina.
Lei glielo aveva detto che non era il caso di esagerare con il computer, ma Brontolo ha risposto che era tutto sotto controllo... e così Macco è entrato nel tunnel della video-dipendenza. E la disintossicazione, ovviamente, se la sorbisce Mamma.

"Mamma! le macchinine" ha smaniato per tutto il giorno, singhiozzando e strappandosi i capelli e mettendosi le dita in gola e poi anche picchiandola. ( In casa brambillen pare vada molto di moda ultimamente bastonare la madre quando dice di no a qualche richiesta. E suddetta madre deve fare una grande fatica per non bastonare a sua volta gridando "Qui non si danno mazzate!")
L'ha inseguita per tutta la casa, ora aggrappato alla sua gamba, ora correndole dietro, senza darle un istante di tregua.
Ma lei, lesta come una faina, ad un certo punto è riuscita a seminarlo e a nascondersi dietro allo stendino dei panni, dileguandosi come un'ombra.

Cerca che ti ricerca, quando il grido "Mamma dove sei andata?" è diventato tendente al terrorizzato, Mamma ha lasciato trapelare la sua posizione emettendo un suono, ed è stata trovata.
"Ancòla mamma, ancòla!" ha gioito il piccolo trovandola, ancora col lacrimone a mezza guancia, sollevato per non essere stato abbandonato e divertito a posteriori per il gioco. Così Mamma si è nascosta per un altro paio di volte.

E poi l'ideona di Dede: "Mamma, adesso tu ci cerchi e ci nascondiamo noi!"
E zac, si sono fiondati dietro il divano.

"Ma dove saranno maaaai?" ha esordito lei rimanendo improvvisamente libera e guardandosi attorno con un sorriso incredulo.
Poi ha bisbigliato a Brontolo "Psss... corri, possiamo rifare il letto!"
"Bambiiiiini, siete quiiii?" e ha sbattuto le lenzuola.
"Forse sotto il leeeettoooo?" e ha sistemato il piumone.
"Accidenti, come vi siete nascosti bene..." e si è sdraiata col marito, con il sorriso diabolico che se non c'erano le orecchie le faceva il giro della testa.
Qualche risatina soffocata da dietro il divano.
"Papàààà, hai per caso visto i biiiiimbi?" ha continuato lei, la falsa, la strega, la madre da galera.

Alla fine li ha dovuti trovare: quel dannato coso, come si chiama, ah si, il senso di colpa le strillava troppo forte che era ora di trovarli.
E così il gioco è finito.
E così Macco ha ricominciato a lagnarsi.
E così tutto è tornato come prima.

Ma da oggi Mamma ha un alleato nuovo e una consapevolezza in più: chi ha inventato il nascondino, la sapeva veramente (ma veramente) lunga...

lunedì 11 novembre 2013

Post in trasferta

Il post di oggi lo potete trovare al seguente indirizzo:

http://bbmag.babybazar.it/index.php?id=9671

Si tratta di un magazine online per mamme con cui pensavo di collaborare ogni tanto, condividendo qualche esperienza della mia vita da espatriata.

Buon lunedi!



http://bbmag.babybazar.it

venerdì 8 novembre 2013

Dannata tecnologia

Una vera sciagura si è abbattuta ieri in casa brambillen.
Mentre caricava l'aggiornamento di un software, Brontolo ha avuto dei problemi con il computer.
Apriti cielo!

E' l'ora di pranzo, lui è in piedi in cucina col capo chino sul monitor, e lo guarda fisso e torvo.
"Non è possibile, si è sputtanato tutto!" ripete ossessivamente.
"Il lavoro di mesi..." balbetta incredulo.
"Non mi riconosce nemmeno quando voglio accedere, e adesso come faccio? COME FACCIO?"

Mamma risponde serafica che se avesse fatto come lei, che il computer lo aggiorna soltanto tre mesi dopo l'uscita di un nuovo aggiornamento, non avrebbe avuto alcun problema.
Ma lui non è dello stesso avviso e, pena il suo onore, quando esce un aggiornamento deve assolutamente istallarlo al più presto.
Dopo diverse parolacce, imprecazioni e tentativi vani, Brontolo abbandona il prezioso pc e torna in ufficio.

La sera a casa è ancora con la giacca e lo zaino in spalla quando si precipita a controllare.
"Non funziona ancora" esordisce innervosito prima ancora di salutare.
"Bè, non è che in tua assenza si sistemi da solo... Hai provato a chiudere il programma in background?" chiede lei.
Ma lui ha una soluzione degna dell'informatico più avanzato: "Spengo e riaccendo, vediamo come va"
Momenti di pura tensione.
I bambini cercano di arrampicarsi alle sue gambe, ma lui riesce a scalciarli via senza nemmeno guardare dove cadono.
Il caldo lo fa sudare, me lui non perde tempo a spogliarsi per non mollare la sua posizione di estenuante lavoro.
"Speriamo, speriamo, speriamo... non ce la posso fare senza quel programma... EVVAI, FUNZIONA! SI! Ho recuperato la versione vecchia! ... Che dici? Ci riprovo ad aggiornarlo?"
L'aria si fa più leggera e il suo sorriso torna rilassato.
Mamma scuote la testa e tace rassegnata.

Ha rischiato veramente grosso, ma per fortuna Quiz Cross ha ripreso a funzionare senza che Brontolo perdesse nemmeno una posizione in classifica.
La tecnologia moderna a volte rischia davvero di mandare in frantumi il precario equilibrio psicofisico dei più sensibili...

giovedì 7 novembre 2013

Dal dentista dei bimbi

Martedi notte, ore 23.50
"Rachele perchè non dormi?"
"Sono agitata per il dentista di Dede, domani... non riesco a rilassarmi"
"Si, anch'io sono un po' preoccupato. A che ora devo venire?"
"Alle 15"
"Ok, alle 14.50 sono lì" risponde Brontolo, e poi silenzio.

Ore 24.10 Click.
"Ehi Brontolo che fai con la luce?"
"Mando una mail ad un mio collega... Suo figlio ha curato dieci denti, gli chiedo consiglio che dici?"

Mercoledi mattina.
Panico, terrore, ansia da più giorni.
Mamma ha il mal di stomaco da quando si è alzata, come nell'attesa di un esame all'università.
"E' solo una carie, solo una carie" si ripete da tempo, ma questo mantra non deve essere sufficientemente convincente visto che non serve a tranquillizzarla nemmeno un po'.
"Brontolo, che tu sappia sono mai morti dei bambini per curare un dente da latte?" ha chiesto poi, sentendosi dare della pazza dal marito.

Ore 13.57
Ok, ora spengo il pc e vado a prenderlo. Oddio sono in ritardo! Mamma è in anticipo di oltre un'ora, ma non riesce più a rimanere ferma. Infila in borsa il regalino per Dede, va all'asilo e abbraccia suo figlio come se stesse partendo per la guerra dei cent'anni.
Sospiri di pancia e sorrisi forzati, "Amore vedrai che non è proprio niente di che, devi solo essere un po' paziente e tenere la bocca aperta d'accordo?"

Ore 14.45
Dlin dlon

Ore 14.46
Dlin dlon

Ore 14.47
Dlin dlooooon
"Pronto Brontolo, ma qui non c'è nessuno! Aspetto un po' in macchina e ti richiamo"

Ore 15.05
Le tapparelle dello studio medico sono ancora abbassate, e un ritardo di tutto lo staff è cosa tanto improbabile da rasentare l'impossibile. Mamma tira fuori il foglietto dell'appuntamento per telefonare.
"Avrà avuto problemi la dentista. In fondo è incinta, magari è successo qualcosa..."
E poi trasecola: appuntamento ore 10.15.
Ma non è possibile! 

E invece si, è tristemente possibile. L'orario delle 15 le piaceva così poco che dopo diverse insistenze era riuscita a farselo cambiare. Ma questo passaggio, ovviamente, è stato immediatamente rimosso dall'ipotalamo mammesco, che ha registrato solamente l'appuntamento sbagliato.
Mamma strilla tutta la sua indignazione e frustrazione a telefono col marito, poi si affloscia come un palloncino bucato.
Il suo cervello fa acqua da tutte le parti, non si può più fidare di se stessa, senza contare che aver dato un bidone colossale ad una tedesca (pure incinta) la terrorizza ancor più della cura della carie.

"Oddio e adesso come farò?"
"Mamma! Mamma" fa una vocina discreta dal sedile posteriore.
"Amore mio, dimmi tesoro, la mamma ha combinato un pasticcio..." dice lei con le lacrime agli occhi.
"Mamma, e adesso..."
"E adesso non lo so! Domani chiameremo la dentista e sentiremo come fare"
"Si mamma, ma adesso..."
"Adesso non possiamo fare più niente, non c'è nessuno qui. Andiamo a prendere Macco"
"Si, ma ecco... non è giusto..."
"Tesoro hai ragione, sono disperata ma..."
"Non è giusto mamma: e adesso come faccio ad avere il mio regalo?"

In questi drammatici frangenti, ognuno è flagellato dal proprio terribile dilemma.

mercoledì 6 novembre 2013

Amiche speciali

E poi ci sono le amiche speciali.

Quelle che senti tutti i giorni, e sono sempre lì appena le cerchi.
Quelle che ti prendono in giro per una frase uscita male, e non se la smettono per tutta la giornata.
Quelle che il giorno dopo ti si stringono intorno se stai male, e creano un cerchio caldo di affetto che non ti fa sentire sola.
Quelle che ci passi una serata intera a ridere e scambiarti foto della pancia, e la mia è la più grossa di tutte, è inutile gareggiare.
Quelle che scoprono di aspettare un bambino e lo dicono a te prima di chiunque altro, per superare la sorpresa, o lo shock, per elaborare insieme.
Quelle che "ho bisogno di voi oggi", e tutte sanno cosa sta passando senza bisogno di spiegare.

Quelle che scegli per vicinanza di spirito, e non di luoghi.
Che fanno parte della tua società segreta, o che partecipano alla tua vita leggendoti dal blog.
Quelle che ti sembra strano chiamare amiche, ma come altro definire un rapporto così speciale?

Perchè non sai nemmeno che volto abbiano, ma sai che cosa hanno nel cuore, e questo è l'importante.

Amiche virtuali le chiamano, ma non hanno nulla di meno di un'amica in carne ed ossa perchè quando hai bisogno, sono loro che rispondono. E quando vuoi divertirti, è con loro che puoi ridere dicendo stupidaggini una dietro l'altra.
Conseguenze di una società sempre più individualista, che ti isola forse ma poi ti avvicina nei modi più impensati.

Amiche virtuali, si.
Ma amiche.

(Grazie!)

martedì 5 novembre 2013

Perle di logica

Al parco delle capre, Macco si è punto con l'ortica. Dopo qualche giorno, anche Ale si è punto la manina. E' un'ortica bisbetica, perchè cresce bassa bassa e si mimetizza fra i cespugli di foglie che i bimbi raccolgono per le caprette.
Fra i pianti, Mamma spiega agli infortunati che l'ortica punge se viene toccata, e che si formeranno delle piccole bollicine là dove si sono fatti male.
"Mamma" chiede la sera successiva Dede, ispirato da quella fase del dormiveglia che ti fa creare i sogni più bizzarri. "Nell'acqua frizz c'è l'ortica vero?"
"Che dici amore? Nell'acqua frizzante l'ortica? e perchè?"
"Ma si, pizzica e fa le bollicine... proprio come hai detto tu. Deve per forza esserci l'ortica mamma"

"Mamma, hai  mai visto un pesce balena?" chiede ancora Dede fra altre mille domande, mentre Mamma lo veste per andare all'asilo.
"Dal vivo no amore"
"Uhm, ma dal morto?"

Mamma lo sa, lo sa bene che tutti i bambini hanno delle uscite fantastiche, che però si perdono nelle pieghe dell'oblio se non vengono scritte.
E' per questo che chiedendo scusa vi fa sorbire quelle del suo, di bambino, ogni tanto.
Siete liberissime di provare a superarlo se ci riuscite.

lunedì 4 novembre 2013

Nuove visite

In una Villa Delirio tedesca, la truppa quasi al completo ha trascorso il ponte di Ognissanti all'insegna della purificazione fisica e dell'allegria familiare.
Sorilla e i suoi sono arrivati dalla ridente Milano, e "Niente cucina italiana", si è raccomandato zio Paio ancora prima di partire. Una volta arrivato, ha subito intrapreso un percorso tisanoreico insieme a Brontolo, autoinfliggendosi l'eroico compito di bere almeno un litro di birra ad ogni pasto. Purificante per corpo e spirito pare.
I bambini si sono festeggiati con grandi sorrisi e giochi felici, e per i primi due giorni la gioia di essere insieme è stata più forte dell'innata competizione infantile, fra risate e rincorse dalle 7.30 del mattino senza sosta fino alle 22.

Hanno mangiato patate in tutte le salse, sfamato con cetrioli e carote un reggimento di capre, preso pioggia e vento e visitato borghi caratteristici.

E poi arriva l'ultimo giorno.
Un Dede stravolto dalla stanchezza si arrabbia con Mamma e la picchia su una gamba.
Mamma reagisce con una punizione reclusiva, e Dede urla.
Ale salta addosso a Macco braccandolo col suo stile da rugbista, mentre Mamma torna in cucina e Brontolo spazza per terra.
Zio Paio prova a calmare Dede. "Vattene viaaaa! voglio la mamma!" è tutto quello che ottiene in cambio, oltre a calci e lacrime.
Mentre Mamma sistema la tavola, chiacchiera tranquillamente con Sorilla.

"Sai che qui accanto abitano dei ragazzi italiani? Proprio nel palazzo accanto al nostro"
(Ale: "Buaaaa! Macco mi ha dato un mooooorsooooo")
"... Brontolo li conosce, gli ha detto che abitiamo qui anche noi e gli ha chiesto di vederci qualche volta"
(Macco: "Non è velo! E' ttato lui a falmi male pel plimooooo!")
"... Loro hanno una bambina, sarebbe bello farli giocare insieme, no?"
(Fabio: "Ho detto che voglio giocare col compuuuuteeeer")
"... Ma gli sono sembrati titubanti, e infatti non ci hanno mai più contattato"
(Dede: "Voglio la mia mammaaaaa, HAI CAPITO? VATTENE VIAAAA!")
"... bo, non capisco, in fondo non hanno motivi per volerci evitare, ci siamo visti soltanto una volta tre anni fa ed era andata bene"
(Ale: "No è tutta colpa tua! AHIAAAA! MAMMA VOGLIO IL GHIACCIO!")

"Ma dimmi", fa Sorilla pensandoci su "Esattamente quanto distanti sarebbero, questi italiani?"
"Proprio quella finestra lì, si vede dalla sala, vedi?"
(Macco: "NON E' VELOOO NON GLI HO DATO UN MOOOLSOOOO!"
"Ah, ecco. E dimmi. Hanno una bambina hai detto?"
"Si, dell'età di Dede o poco più"
(Fabio: "BASTA! ORA TI AMMAZZO! CARICAAAAA!")
"Ah, ecco. Magari di quelle tranquille e carine che si siedono a giocare con una barbie per tutto il pomeriggio?"
"Uhm, non ricordo ma mi pare di si. Perché? Ecco, non capisco, davvero non capisco..."
(Ale, Dede, Fabio, Macco: "AARGH! MAMMA! FAME! GHIACCIO! MORSO! VIAA!"
Brontolo: "ADESSO BASTAAAA! PUNIZIONI! SILENZIO! SCHIAFFONI!")

"No... Davvero non riesco a capire nemmeno io..."

giovedì 31 ottobre 2013

Gli uomini vengono da Marte

"Ciao, sono tornato! Com'è andata oggi?" chiede Brontolo sulla porta al rientro dall'ufficio.
Mamma è raggiante, e non vede l'ora di raccontare.
"Siamo andati al Vogelpark! E' stato bellissimo! Avevamo un parco magnifico a un chilometro da casa e non lo sapevamo! Ora ti racconto tutto"

Mamma è stata al parco ornitologico ieri pomeriggio, ed ha scoperto una meravigliosa alternativa al solito zoo. E' andata a prendere i bambini dall'asilo subito dopo pranzo e sono andati a visitare questo posto nuovo, con pochissime aspettative.
Chissà perchè, quando visiti qualcosa che si trova proprio dietro casa pensi sempre che sia un posto poco interessante.

"C'erano anche le capre! E un cervo con i cerbiatti che prendevano pure il latte dalle mamme. Abbiamo raccolto foglie per darle alle capre, poi un signore mi ha chiesto se volevamo che ci desse lui qualcosa. Ci ha portato le banane per le capre. Le Chiquita ti rendi conto?"
Brontolo si toglie la giacca e mette le scarpe nella scarpiera.

"Poi sono arrivate altre mamme attrezzatissime, mica pivelle come me, con buste piene di frutta e verdure comprate apposta per gli animali. Una addirittura con un pacco di spaghetti crudi. Vedessi le capre quanto ne sono ghiotte... in fondo sono cereali macinati, no?"
Brontolo sistema lo zaino al suo posto.

"Siamo stati davanti a quei recinti per due ore intere, e alla fine ci conoscevano tutti. Ho parlato con una mamma (ehm, parlato...), e poi ho chiesto informazioni ai signori che ci lavorano. Sono tutti volontari, lo sai? E' bellissima questa cosa, lo hanno costruito loro 15 anni fa quando sono andati in pensione. Mi hanno fatto anche delle battute, e io le ho pure capite! ah, ti hanno invitato a bere una birra"
Brontolo dà un minimo cenno di approvazione con un sorriso.

"Troppo bello Brontolo, i bimbi erano entusiasti e ci andremo tutte le settimane a portar loro da mangiare! Pensa che c'era anche un cartello con scritto ti è piaciuto il parco? ti piacciono gli uccelli? Penso che..."
Brontolo si sveglia improvvisamente. Fa un sorriso malizioso e commenta a modo suo.

E' inutile. Marte e Venere non si incontreranno proprio mai...

mercoledì 30 ottobre 2013

L'urlo

"Vado a fare la spesa", dice Mamma a Brontolo, lasciandoli con la bocca aperta e l'elettroencefalogramma piatto davanti al tablet.
Nessuna risposta.
Mamma acquista gli ingredienti per i panini e torna verso casa di passo allegro. Il vento è forte e caldo, e agita gli alberi che perdono le foglie.
Mai vista una simile nevicata di foglie, è emozionante! Cadono lente nonostante la furia del vento, sembra quasi di trovarsi nella scena di un documentario al rallentatore, pensa Mamma serena pregustando già la gita dell'indomani.

E poi un urlo. Per la strada, nel silenzio immobile di un sabato mattina assolato, un urlo terribile.
Viene da lontano, echeggia rimbalzando sulle case a forma di scatola e raggiunge le sue orecchie sintonizzate sul canto del vento.
Mamma si ferma con le buste in mano e si guarda in giro.
L'ha sentito solo lei?
Non c'è anima viva, deve averlo sentito solo lei.

All'urlo terrificante seguono acuti singhiozzi, l'inconfondibile pianto di un bimbo.
"Meno male, non è nulla di drammatico" pensa sollevata e riprende a camminare.
"Mi sembra quasi di conoscerlo..." e finalmente vede le finestre di casa.
Aperte.
Brontolo e Macco si stanno esprimendo in un libero vocalizzo, scarsamente artistico ma senza dubbio con un ottimo rendimento.

Quando la tua voce si ripercuote a due isolati di distanza, agghiacciando l'aria di presagi funesti, c'è solo un perché: si stanno davvero avvicinando alla perfezione, questi brambillen!

martedì 29 ottobre 2013

L'insegnante

Conversazione telefonica.
"Mi ha detto tuo padre che vi siete trasferiti in Germania"
"Si, da poco tempo" risponde Mamma.
Lui continua. "Fai bene. Ho vissuto in Germania da giovane, e adoro i Tedeschi. Sono persone rigorose, lineari, serie, proprio come la lingua che parlano. In quella lingua è tutto preciso, logico, definito. Non c'è possibilità di errore"
Ehm... veramente c'è, eccome se c'è! pensa lei.
"Non sapevo avessi vissuto in Germania" dribla poi.
"Bè, sono passati anni. Ma amavo Francoforte, Friburgo, Vienna, Zurigo... ci tornerei anche subito, adoro la Germania."

E meno male.
Signor X, già professore alle superiori.
Si spera solo non insegnasse geografia...

lunedì 28 ottobre 2013

Si dorme un'ora in più

E' facilissimo allora: quelle che erano le 9 diventano le 10.
"Si dorme un'ora in più", dicono, quindi quelle che sono le 7 diventano le 8, giusto? Un'ora in più, appunto. 
Ma come mai a Mamma invece il sonno si riduce? 
Macco, intendo. Alle 6 era già sveglio come se niente fosse. Si dorme un'ora in più, l'abbiamo capito, ma lui si sveglia, cocciuto, un'ora prima, e non si può dire che quest'anno Mamma non l'abbia preparato. "Macco, lo sai che domani cambia l'ora? Amore quando ti svegli domani mattina puoi rimanere a letto ancora per un po', ok?"
"Ma mamma se è giolno pelchè devo stale ancola a letto?"
"Perchè cambia l'ora tesoro, e quindi devi dormire un'ora in più, l'hanno detto alla televisione"

Lei ci ha provato. Ma deve aver fatto acqua da qualche parte, questa spiegazione materna. 
Ogni anno, in autunno, la fatidica frase suona beffarda come i croissant di Maria Antonietta al popolo che non aveva più pane.

Ogni anno Mamma ha un crollo psicologico al cambio dell'ora, e negli ultimi tempi aveva scoperto che tutto poteva essere ridimensionato con un semplice quanto efficace trucchetto: teneva un orologio ancora sull'ora vecchia, e con quello si orientava nel dedalo delle svariate commissioni, usando a suo piacimento l'ora vecchia o quella nuova per le cose di volta in volta più opportune.
E' colpa di Brontolo quest'anno, che zelante come non mai, ora delle 7 di domenica aveva già spostato tutti gli orologi sul nuovo orario, mandandola in confusione totale. 

Dunque ieri sera i bambini sono andati a letto alle vecchie 22.30, beffando una Mamma convinta che fossero solo le 20.30.
Si sono svegliati alle 6, con Mamma incapace di capire come mai non abbiano dormito fino alle 8, e sono andati all'asilo con un quarto d'ora di anticipo sul solito ritardo, e questo è un bene.
Per non farli sentire abbandonati, anzichè al solito orario Mamma li andrà a prendere un'ora prima. O dopo, non ha ancora ben capito. 
Intanto ha dato a Brontolo i nuovi fanalini da montare sulla bicicletta, perchè quando tornerà a casa stasera sarà già buio.
Almeno questo l'ha capito benissimo.

venerdì 25 ottobre 2013

Corso di Italiano

Lei ha i capelli nerissimi e lunghi, un grazioso naso all'insù e due occhi scuri come la notte. Di certo non la si scambierebbe per un'autoctona, in questo posto di biondi-occhi-azzurri.
Ieri ha mandato un messaggio a Mamma e le ha proposto un giro in centro, e così Mamma ha fatto la sua prima passeggiata in compagnia di un essere umano adulto, di sesso femminile e di lingua italiana da quando si è trasferita a Karlsruhe.
"Ti va di entrare in libreria? Cerco un dizionario" ha chiesto lei, e felice di non limitare la sua passeggiata, per una volta, a parchi giochi e campi di lumache, si sono addentrate tra gli scaffali ordinati per lingua. E mentre la sua amica Nadia cercava il suo vocabolario, l'attenzione di Mamma è caduta sul corso di lingua tedesca che ha a casa.
Quello che le sta facendo riscuotere tanto successo nella lingua tedesca, quello che le permette di scambiare armadi per ferri da stiro, quello che ascolta in macchina ogni mattina e le ha insegnato pure a dire "Ma che brutta faccia stamattina". Solo che questo era il corso di italiano per Tedeschi.
Fantastico! il corso speculare al mio, imperdibile! ha pensato eccitata prendendo in mano il libro.
Poi, incuriosita, ha aperto la prima lezione. Inizierà con delle presentazioni? Con qualcuno che ordina una pizza al ristorante? Con un gatto sopra il tavolo, come in tutti i corsi di inglese che si rispettino?

Niente di tutto questo, troppo facile e banale.
Perchè il corso in questione ha catturato quello che è l'essenza dell'italianità per un teutonico. Ed ecco qui:

"Mi scusi, a che ora arriva questo treno a Bologna?"
"Guardi, dovrebbe arrivare a mezzogiorno, ma tanto è sempre in ritardo, arriverà verso la mezza"
"La mezza? Lei è per caso del Sud? la mezza è un modo di dire meridionale, non si usa altrove"
"Si, sono di Napoli, perchè? Ha per caso qualcosa contro noi Terroni?"
"No, per carità, mi piacciono i terroni. Ho perfino lavorato a Salerno!"

Ecco, questa è l'Italia. Questa è l'Italia per Tedeschi, in una lezione unica.

giovedì 24 ottobre 2013

Ho detto a letto!

"Due minuti sdraiata con te e due con tuo fratello, ok?"
Le ultime parole famose: dopo quaranta minuti Mamma è ancora in camera loro, sfinita, innervosita, logora.
Non è capace, è inutile, è un fallimento continuo.
A qualsiasi ora vadano a letto, il tormento si protrae comunque fino a notte fonda e considerando che vengono messi a letto attorno alle 20.30, questo stillicidio non è altro che la prova della sua inettitudine.

Non è capace, è inutile.
Create un rito, dicono quelli dei libri.
E l'hanno creato, 'sto rito: il latte, i denti, la favola, le coccole.
Non lasciateli subito, continuano quelli, accompagnateli nel rilassamento notturno.
E Mamma li accompagna, accidenti, e potrebbero arrivare addirittura a Stoccarda in tutto quel tempo.
Il bacino, la coccola, la canzone, l'acqua, la pipì, la ri-coccola, la favola, la paura dei sogni brutti... ci sono tutte, e ogni mamma ci riconoscerà i suoi figli.
In teoria.
Perchè poi nella pratica ogni madre interpellata da Mamma è libera dopo dieci minuti, mentre lei, la fessa che legge certi libri, è ancora lì ad accarezzare, coccolare, dissetare e consolare.
Con lo stomaco che si rode di acido isterico, fino ad arrivare all'esplosione dell'urlo finale.
Liberatorio ma anche doloroso per le corde vocali.

Mamma è davvero stufa di questa storia, ma non è capace di ribellarsi in maniera risolutiva.
(Inutile, debole e smidollata donnetta!)
La prossima volta proverà ad accompagnarli nel rilassamento notturno fino a Francoforte.
Sperando che quella famosa Signorina Rottermeier sia ancora là, ad elargire la vera Educazione.  A loro, bestiacce, ma soprattutto a lei.

mercoledì 23 ottobre 2013

Un regalo bellissimo

Ieri era una giornata quasi estiva. Dopo giorni con temperature da neve, il sole ci ha ripensato, e ha regalato a questa parte di mondo una settimana di alte temperature.
Mamma è andata presto a prendere i bambini al cruccasilo e li ha portati al lago, avventurandosi in una passeggiata giù giù fin dentro al bosco, nei posti fotografati qualche mattina fa. "Vedrete che bel posto, si vedono anche le papere da vicino" cercava d'incoraggiarli lei. Ma le papere avevano cambiato sponda, e l'assoluta assenza di lumache e coccinelle ha reso la gita nel bosco priva di qualsiasi attrattiva.

Fino all'incontro con loro.
Due signori pescavano in silenzio, seduti sulle loro seggioline pieghevoli, fermi a guardare l'orizzonte che a poco a poco si colorava di sera.

"Mamma cos'è questa? Cosa fanno questi signori? E perché? E chi sono?" chiedevano a ruota libera le belve, camminando intorno alla canna da pesca e pericolosamente vicini alla sponda del lago.
Uno dei due uomini, ormai assurto ad eroe dei loro sogni, ha aperto per loro una scatoletta di polistirolo contenente un tesoro inaudito: svariati lombrichi erano immersi nella torba e si contorcevano lucidi sotto gli occhi esterrefatti dei bambini.
Dopo i lombrichi, sono passati alle larve delle mosche, e infine ai bruchi delle farfalle notturne.
Il paradiso!

Mamma ha da sempre un brutto rapporto con le farfalle notturne, e quando ne vede una le viene un irrefrenabile desiderio di scappare per evitare che le svolazzi addosso. Ma l'antipatia è soltanto sua: "Mamma... i bruchi!" mormorava estasiato Dede. "Posso accarezzarli?" chiedeva sognante.
I due maschietti felici continuavano a girare intorno alle bestiole, finchè il pescatore ha capito che c'era soltanto un modo per liberarsi di loro.
"Tieni portala a casa. Fra un paio di giorni faranno il bozzolo e in una settimana avrai tante farfalle notturne!"

"Ma noooo... non possiamo accettare, grazie" ha provato a dire Mamma col tono acuto dell'isteria.
"Mamma! sono così felice che mi vengono le lacrime" ha risposto invece Dede con il sorriso della gratitudine eterna.
"Anche a me Dede vengono le lacrime" ha risposto lei inghiottendo il rospo e cercando di darsi un contegno mentre prendeva la preziosa scatolina.
Poi li ha trascinati via pieni di bruchi bianchi che cadevano da ogni dove.

Mamma è diventata la fortunata padrona di due dozzine di bruconi affamati e brulicanti di vita nella loro scatolina piena di trucioli.
Ora deve solo decidere se trasferirli in terrazzo, trasferirli in giardino, o trasferirsi lei direttamente in Alaska, sperando che almeno lì, di farfalle notturne, non se ne vedano più per un po'...

martedì 22 ottobre 2013

La minestra

"Buona la minestra mamma!"
"Uhm, è ploplio quisita, sei ttata blavissima mamma" fa eco Macco, parlando come Titti.
Mamma resta col cucchiaio e mezz'aria, li guarda a bocca aperta scolarsi la vellutata del lunedì e si domanda che cosa sia successo.
E' la prima volta che Macco mangia senza fare capricci, e Dede si sta leccando addirittura il piatto.

"E' molto buona" dice Brontolo.
"Ancola mamma, ancola!" dice festoso Macco, mentre Mamma si ferma a guardarlo di sottecchi.
"Te l'ho detto che è buona", spiega Brontolo, ma Mamma non è ancora convinta: può una minestra, ancorchè buona, avere un tale successo? Va bene essere bravi cuochi, va bene essere dei buongustai senza fondo, ma c'è un limite all'entusiasmo per una minestra.
E poi l'illuminazione:
"Ma ditemi bambini... che cosa avete mangiato oggi all'asilo?"

Dede si accende in un attimo: "Eh mamma, hanno provato a fare degli spaghetti che però non gli sono proprio riusciti, sai? Erano una vera schifezza. E c'era il sugo delle polpette, e anche quello era proprio cattivo, mentre le polpette non me le hanno date perchè erano di carme"
"Quindi non hai mangiato praticamente nulla"
"Ehm no mamma"
"E tu Macco? hai mangiato le stesse cose di Dede vero?"
"No. Io ho mangiato le polpette col miele"
"Ma dai, che cosa dici Macco?"
"Si, si. Elano polpette con il miele, e me le hanno date le maestle. Ora pel favole, vojo ancola minestla mamma"

C'era una volta una mamma che si dilettava in cucina, stimolata e pungolata da marito e rampolli che la confrontavano ora con quel ristorante, ora con quella mensa scolastica.
Ora, contro la Fame Nera e le polpette al miele, quella mamma stravince su tutti i fronti.

Quasi quasi non c'è nemmeno più gusto così...

lunedì 21 ottobre 2013

Una visita ai brambillen

Quando la SS scoprì di essere incinta, ebbe come tutte la "dotazione essenziale della mamma": un barattolo di razionalità e uno di follia; una scatola di ordine e una di disordine; una di senso dell'umorismo e una di seriosità; una di chiarezza e una di confusione, e così via con le solite cose che servono da sempre per fare bambini.

Quando nacque Brontolo decise di usare la "dotazione" per creare quello che riteneva l'Essere Perfetto, e abusando di tutte le scatole quadrate che le erano state fornite, suo malgrado, creò un ingegnere.
Poi rimase incinta una seconda volta, e si presentò alla direzione chiedendo nuove scatole. Ma lì ebbe l'amara sorpresa che doveva ingegnarsi con quello che le era rimasto, perchè la Natura aborrisce le copie e non avrebbe mai tollerato due esseri troppo simili, nè tantomeno un ingegnere in più sulla faccia della terra.
E così nacque Elena, che definire l'opposto del fratello sarebbe troppo, visto che i due non sono neanche valutabili con una stessa scala di misura.

"No, non farmi chiamare zia per favore", ha esordito sabato venendo in visita ai brambillen, con una busta di regali per i bimbi e tutta vestita di nero.
Man mano che la temperatura saliva, lei si toglieva uno strato e rimaneva vestita identica a prima, solo più snella. Al quarto strato, Mamma ha capito che quella donna incarnava alla perfezione lo stile "cipolla", e che Mamma aveva veramente tanto da imparare dalla cognata.

La zia, anzi, Elena vive in una casa che non è una vera casa, in una specie di comune che non è una comune, e paga un affitto che non è un vero affitto perchè la casa è stata ceduta (per sfinimento) dal comune svizzero in cui vive a questo gruppo di ragazzi alternativi di cui fa parte.
Ciascuno ha una sua stanza con mobili che non sono veri mobili ("che ci vuole a fare un letto: due assi di legno ed è fatta"), e condividono una vita spartana fatta di stenti e privazioni per amore di un ideale che non è un ideale.
Non esistono chiavi, non esiste un arredamento, non esiste possesso.
Mamma ha provato a capirci qualcosa, ha chiesto, indagato, interrogato, ma le risposte erano troppo vaghe e confuse per poter dire con certezza di aver colto l'essenziale.
"Perchè questa è solo superficialità. Non conta come vivi, l'importante è altro" le ha detto mentre Mamma indagava su chi lavava i piatti, chi puliva, come facevano quando l'unico bagno per nove persone più tre bambini è occupato e dove trovavano la legna per le stufe, perchè il riscaldamento non ce l'hanno.

Ogni volta che la incontra, Mamma prova a carpire un pezzettino in più della storia, ma non sembra ottenere grossi risultati.
Ogni volta che la incontra, Mamma scopre che esiste una realtà inimmaginabile, fatta di legami di amicizia forti più del sangue, in cui i bambini sono figli di tutti, chi lavora paga per chi non ha voglia di farlo, e dove "Guadagno molto più di quello che mi serve, quindi il resto lo dò agli amici che ne hanno bisogno"

E quando la saluta, mentre se ne va, Mamma prova a guardarsi con i suoi occhi, nella sua casa candida che odora di vernice e biscotti, e spera di non uscirne troppo ammaccata.

venerdì 18 ottobre 2013

Felicità

Il sole va e viene, e quando compare sembra che qualcuno lassù, d'un tratto, abbia acceso la luce.
Poi una nuvola scivola sul mondo, e tutto resta di nuovo in penombra.
Mamma è uscita in bici con la sua macchina fotografica, e per la prima volta dopo anni il soggetto non sarà un essere umano in moto inconsulto, con gli occhi chiusi o storti.

Foglie secche rotolano giù per la strada, risucchiate dai raggi in moto e gabbate dal vento.
Mamma ruba una foto ad una vecchietta, poi lascia la bicicletta per terra e l'aiuta a portare tre sacchi colmi di mele raccolte chissà dove, su per la rampa che conduce alla strada maestra.
Riparte, sorride alla vecchia che la ringrazia con mille parole incomprensibili, e si addentra nel bosco.
Un tappeto di foglie rende silenziosa la corsa, mentre il vento l'aiuta a volare spedita.
E' qui che sono nata pensa inspiegabilmente, e respira a pieni polmoni con gli occhi socchiusi.

Mamma sente di appartenere a questi posti più di quanto abbia mai fatto in oltre un decennio in città, e il petto si gonfia di quell'aria dolce e tiepida, carica d'acqua portatrice di vita.
Vita ovunque.
E vento.
Adoro il vento. Dio come amo questo posto!
Il sole compare ad illuminare le bacche, poi le nuvole lo velano ancora e si stagliano sul lago buio.
Fra il fruscio delle fronde e il richiamo di un papero nascosto, il cuore di Mamma pulsa di gioia e si perde così, in una mattina qualunque.

giovedì 17 ottobre 2013

Buon pranzo #2

Come ogni giorno Mamma legge il menù ai figli prima di salutarli al cruccasilo, e come ogni giorno non riesce a comunicare loro molto più che l'insalata di patate, le patate in purè, o le patate al prezzemolo.
Per fortuna le fanno quasi tutti i giorni, visto che fino a capire le kartoffel ci arriva chiunque; il resto degli alimenti invece risulta il più delle volte incomprensibile.

"Cosa avete mangiato oggi?" chiede poi all'uscita, curiosa.
"Il pesce" hanno risposto lunedi in coro.
Ok, era pesce quella parola lì. 
"Con una verdura a forma di palla" Ah, ecco, chiarissimo.
"La carme" ha risposto martedi Dede, deciso. Mamma avrebbe voluto sapere che tipo di carne fosse, avendo il divieto delle carni rosse, ma la risposta "Era marroncina un po' grigia e anche un po' marrone" non è stata particolarmente chiarificatrice.
Ieri invece silenzio.
"Carne" ha detto Macco dopo un po', "anzi no, pesce"
"Pesce" ha detto Dede contemporaneamente, "anzi no, carme"
"... Dunque?"
"Mamma, abbiamo mangiato una cosa che sapeva di pollo e anche di pesce. Però Mamma, aveva l'odore del biscotto"

Non è tanto il fatto che esista qualcosa che sa di pollo, pesce e biscotti insieme.
Non è tanto il fatto che lo mangino all'asilo dei bambini di 3 anni.
Il fatto è, in realtà, che quella scimmia di Mamma non saprà mai che cosa sia questo superlativo alimento.
Perchè diciamolo, dopo essersi trangugiata 18 caramelle tutti-i-gusti per puro amore di sperimentazione, una chicca del genere non può davvero mancare al suo repertorio alimentare...

mercoledì 16 ottobre 2013

Un ricordo doloroso

La canottiera a righe nuova gli sta benissimo. I capelli un po' allungati, biondi, il sorriso totale di chi non ha pensieri.
"Amore della mamma, ma quanto sei bello così!" gli dice lei mentre veste Dede per l'asilo.
Assomiglia a qualcuno... pensa poi distratta.

E in un attimo BAM! un ricordo terribile, drammatico, le toglie il fiato e la lascia ammutolita.
Nessuno dovrebbe soffrire così. Nessuno!
Un bambino della sua stessa età, allora, e della stessa età di Dede, oggi; una canottiera a righe, un sorriso sereno, tanto tempo fa... il suo primo ricordo "storico" probabilmente.
Gli somiglia Dede, somiglia a quel bambino lontano che ha scavato un solco nel suo cuore da sempre, e con la stessa canottiera indosso non si può che pensare a lui.
E non si può non pensare a lei. Sua madre.
Nessuno dovrebbe soffrire così tanto.

La chiamarono fatalità.
Mamma ricorda la tragedia, e può solo immaginare il senso di impotenza di quella donna, l'orrore della vita di un figlio che scivola via in un buco nero, e tu che resti a galla a strillare al cielo.
Fino a che hai voce, fino a che il gelo non ti annienta per sempre.
Fino a che intorno a te non resta che silenzio, e tuo figlio non c'è più.

Mamma ha trascorso la giornata di ieri fra pensieri funesti e lacrime.
Abbiate pazienza, oggi gira così.

martedì 15 ottobre 2013

L'omino Michelin

Lui è laggiù in fondo, Mamma lo vede subito da lontano.
Dede le trotterella accanto mentre vanno a prendere Macco, e le racconta dell'asilo; li hanno portati in giardino e sta piovendo, quella pioggerella leggera che non devi assecondare nelle sue apparizioni improvvise.
Lui è lontano e sembra così piccino.
Infilato nell'impermeabile di Superman che gli arriva ai polpacci, con le ghette antipioggia e gli stivali col coccodrillo sopra, si muove come l'omino Michelin.
Gli hanno messo un berrettino blu per distinguere i bambini della sua classe ad una sola occhiata.

Sta sotto allo scivolo, appoggiato alla scaletta di corda con le manine morbide, e osserva qualcosa di invisibile.
Mamma si ferma un istante e lo guarda senza essere vista. Era la prima misura quell'impermeabile, ma gli va decisamente grande. Probabilmente lo userà fino alle scuole elementari, così come i pantaloni antipioggia! Imbacuccato come un astronauta nella sua passeggiata spaziale, sembra un adulto rimpicciolito nelle vesti, e risveglia in Mamma il ricordo di Cicciobello.

Vorrebbe prenderlo in braccio e stringerlo così tanto da non lasciarlo più, il suo bambolotto, e lo ama di quell'amore sordo e intenso che ti si palesa istantaneo come un pugno nello stomaco. 
Dede gli corre incontro e con un gesto indica Mamma. Lui alza lo sguardo, e gli occhi gli si aprono in un sorriso stupito e felice, inaspettato anche per lui che cerca subito di nasconderlo.
"Mamma sono caduto" le dice traballandole incontro con le braccia larghe, e facendo il broncino spiega "mi sono tutto bagnato di quella pozzanghela là"
Poi la prende per mano e la porta in classe per farsi cambiare.
"Amore che peccato non poterti sposare e stare con te per sempre..." dice lei innamorata, sapendoche gli psicologi la condannerebbero al rogo.
"E pelchè?"
"Perchè sono la tua mamma tesoro, non ci possiamo mica sposare. Tu starai con me finchè sarai cresciuto, e poi..."
"Io ti pposo lo stesso mamma. Andiamo. Ti pposo subito" dice deciso.
Per un istante Mamma prova a crederci.
E in quell'istante si scioglie di felicità.